Quel sorriso che non so più regalare
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Info su questo ebook
In questo caso la morte di un figlio causata da un incidente stradale durante una gita rende i genitori non due alleati, ma due nemici veri e propri.
Abbiamo veramente la forza di donare nei momenti di difficoltà o piuttosto, come forse vuole la natura, riusciamo a pensare solo a noi stessi e ci chiudiamo letteralmente, quasi crogiolandoci nel nostro dolore?
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Anteprima del libro
Quel sorriso che non so più regalare - Simona Francescato
Laura
Stefano
Dopo quasi 15 anni di matrimonio mia moglie è ancora così bella, mi piace.
Sembra sempre avere qualcosa che la disturba, un ciuffo di capelli sul viso, la manica del maglione salita troppo, la sciarpa messa male. Ma io lo so, le vedo dentro. E’ la sua paura di non essere all’altezza, che non mi disturba, anzi, mi fa sentire una tenerezza che sembra dire: casa.
Sono io quello che ha paura, quello con la pancetta, quello che rimane coinvolto dal suo essere vulcanica, si fa trascinare ma non trascina mai. Però quando mi guarda negli occhi lo sento che è solo mia. Laura corre da una stanza all’altra, non ne sbaglia una, sa sempre quando Lorenzo ha ginnastica, catechismo, una festa di compleanno. Ma sa anche se il suo migliore amico del momento è malato, se è la maestra ad essere malata..non le scappa proprio nulla, non so come faccia.
Certo, l’altra faccia dell’efficienza sono i nervi, e su chi potranno mai scaricarsi? Non si fa mai abbastanza quando si ha una compagna che non si prende neanche un minuto di pausa, che non si siede mai sul divano, perché quando lo fa, scatta come una molla, perché le viene in mente l’ennesima cosa da fare.
E io, che invece tendo a starci un bel po’ sul divano, che scappo dai doveri il più possibile, che spero che qualcun altro magicamente faccia quello che dovrei fare io (dice lei!), come posso poi non apparire sempre quello che non sapeva, che non ha fatto, che non si è interessato. Ma non mi lamento, se voglio una moglie che mi travolga con le sue passioni e con i suoi entusiasmi, accetto anche le sfuriate.
Quando la sera siamo tutti e tre sul divano, in inverno, con la copertina di pile sulle gambe a guardare la tv, sento proprio quello che chiamano il calore della famiglia, e il cuore quasi mi fa male da quanto è bello.
Non penso mai che qualcosa potrebbe andare storto, che uno di loro potrebbe ammalarsi. Mai. Non può succedere.
Laura
Stefano vive in un mondo tutto suo, ma ha dei punti fermi: lo sport, la comodità e la comodità, tanto per non sbagliare. Gli dico porti tu la pattumiera? Lui non mi risponde: non ne ho voglia, ma mi dice di sì, così si toglie il problema e poi non so cosa spera, forse che il sacchetto abbia pietà di lui e scenda da solo le scale. O che un terremoto renda inutile portare fuori la pattumiera. Non so, ma lo fa sempre.
Gli ho detto mille volte di dirmi la verità, perché se mi dice che lo fa, sembrerà strano, ma io mi aspetto che lo faccia.
Ma lui non vuole menate, non riesce a ricordarsi niente, non ha un minimo di organizzazione mentale ed è superdisordinato. Perché mi piace? Perché l’unica cosa di cui sembra sempre ricordarsi sono io, perché mi mette sempre davanti a tutto. Perché mi ascolta e mi aspetta, sa che non sono un tipo semplice. Ed è così elegante, mi piace.
Penso sempre a tutte le battute sui matrimoni, a tutti quelli che dicono che ci si stufa della solita minestra
, al mio ex capo che una volta ha sentenziato: il matrimonio è la tomba dell’amore.
Per me non è così, a me piace sapere tutto di lui, conoscere il suo odore e il suo sapore, non mi stanca.
Ma ho paura che lui si stanchi di me, dei miei nervosismi e delle mie paturnie. E un po’ anche della mia indipendenza, del mio scudo oltre al quale nessuno potrà mai andare.
Della sua prossima crisi di mezza età, delle ragazzine giovani e smaliziate, senza pudori, il contrario di me.
Alessandro
Eleonora è chiusa, dura, triste. E io invece mi voglio divertire, voglio vivere!
Mi vorrebbe in pantofole sul divano, marito attento che stende i panni e si occupa della famiglia, che si accontenta della domenica al parco giochi. Ma io voglio eccitazione, sesso, pericolo. Non mi ricordo neanche più perché l’ho sposata, ora mi sembra così brutta, vecchia, indesiderabile.
Mi sento in gabbia, in un matrimonio senza motivo di esistere, e che di fatto non esiste più, è un rapporto di collaborazione e, lo ammetto, da parte mia parziale, per assistere la luce dei miei occhi, il motivo per cui non posso scappare da questa triste prigione: Mattia.
E’ arrivato quando meno ce lo aspettavamo, quando stavo per dirle me ne vado a vivere, a divertirmi. Non butto più via la mia vita con te, ne ho una sola e questa non è quella che voglio. Neanche lontanamente quella che voglio. Poi, come una beffa, arriva lui. E io mi innamoro, riscopro cosa vuol dire amare, sì, perché lo amo con una tenerezza che non pensavo avrei mai provato, mi vengono le lacrime agli occhi solo a pensarci.
E allora sono davanti alla scelta più difficile della mia vita, voglio scappare ma voglio anche lui, e non posso avere tutte e due le cose. Lo so che lei me lo toglierebbe, so che sarebbe facile per lei mettere in piazza tutte le mie mancanze. E, diciamolo pure, sono molte, lo so. Non solo le altre donne, tutte le altre donne, ma anche il gioco, i vizi. Non le sono vicino da anni, abbiamo una maschera per i momenti fuori di casa, davanti agli altri, poi a casa siamo due persone che vivono sole e con un bene in comune.
Un bene adorato da entrambi.
Ma chi mi può dire cosa è giusto? Devo pensare: la mia vita è una sola e non la posso sacrificare per lui correndo il rischio che poi se ne vada e io invecchi solo e pieno di rimpianti, o devo pensare che è mio figlio ed è più importante lui dei miei divertimenti?
E non posso chiedere consiglio!
A chi chiedo, a mia madre? Alla mia ultima amante? Ad un amico che è anche amico di mia moglie? Perché nella gabbia della vita familiare i miei amici conoscono mia moglie, magari sono amici o parenti suoi..non posso parlare con nessuno. come faccio?
Sono al limite.
Eleonora
Me lo dicono tutti che lo devo lasciare.
Me lo ricordano tutti che ne combina una dopo l’altra, che mi umilia. Ma non c’è bisogno di dirmelo, lo so!
Mi tocca rimanere impassibile, chiudermi nel mutismo, essere sgarbata per far capire che non ne voglio parlare. Ma io vorrei