Le canzoni dei Modena City Ramblers Tomo II: Da Appunti Partigiani a Niente di nuovo sul fronte occidentale 2005-2013
Di Carlo Susara
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Le canzoni dei Modena City Ramblers Tomo II - Carlo Susara
www.digitalindex.it/le-canzoni-dei-modena-city-ramblers
APPUNTI PARTIGIANI
Pubblicazione: Aprile 2005
Durata: 60' 58"
Etichetta: Universal / Modena City Records
Supporti: Solo CD
Produttore artistico: MCR
Produttore esecutivo: Valerio Soave per Mescal
Registrazione: Studio Esagono di Rubiera, dal 1º febbraio al 20 marzo 2005.
Tracce: 15, 1) Bella Ciao 2) Auschwitz 3) Oltre il ponte 4) I ribellli della montagna 5) La guerra di Piero 6) Al Dievel 7) All you fascist 8) Notte di San Severo 9) Il sentiero 10) Il partigiano John 11) L'unica superstite 12) Spara Jurij 13) La pianura dei sette fratelli 14) Pietà l'è morta 15) Viva l'Italia
FORMAZIONE
Stefano Cisco
Bellotti: Voce e chitarre.
Francesco Fry
Moneti: Violino, chitarre, mandolino, banjo.
Massimo Ghiacci: Bassi, contrabbasso e chitarra baritono.
Franco D'Aniello: Tin whistle, flauto traverso, tromba.
Roberto Zeno: Batteria, djembe e percussioni.
Arcangelo Kaba
Cavazzuti: Chitarra acustica, banjo, tastiere, tabla e percussioni varie.
Luca Gabibbo
Giacometti: Bouzouki, mandolino, banjo.
PARTECIPAZIONI
Goran Bregović and Wedding and Funeral Band
: orchestrazione ed arrangiamento dichiaratamente live
in Bella ciao
.
Francesco Guccini: voce in Auschwitz
.
Moni Ovadia: voce in Oltre il ponte
.
Erriquez della Bandabardò: voci in I ribelli della montagna
e Viva l'Italia
, cori in I ribelli della montagna
.
Finaz della Bandabardò: voci in I ribelli della montagna
e Viva l'Italia
, cori in I ribelli della montagna
, intro chitarra classica in Oltre il ponte
.
Piero Pelù: voce in La guerra di Piero
e Viva l'Italia
.
Coro delle mondine di Novi: coro in Al Dievel
.
Billy Bragg: voce in All you fascists
.
Luca Lanzi della Casa del Vento
: voce in Notte di San Severo
e Viva l'Italia
.
Bunna degli Africa Unite: voce in Il partigiano John
e Viva l'Italia
.
Fiamma: voce in L'unica superstite
.
Paolo Rossi: voce in Spara Jurij
e Viva l'Italia
.
Marino Severini dei Gang: voce in La pianura dei sette fratelli
e Viva l'Italia
.
Ginevra Di Marco: voce in Pietà l'è morta
e Viva l'Italia
.
Morgan - voce in Viva l'Italia
.
Carlo Loiodice: fisarmonica in La pianura dei sette fratelli
, Il sentiero
, Al Dievel
, L'unica superstite
.
Alberto Cottica: fisarmonica in Il partigiano John
, La guerra di Piero
, Auschwitz
e intro di La pietà l'è morta
.
Sauro Lanzi della Casa del Vento
: fisarmonica in I ribelli della montagna
, Notte di San Severo
, Viva l'Italia
e La guerra di Piero
, tromba e trombone in Spara Jurij
e Il partigiano John
.
Daniele Contardo: organetto in Oltre il ponte
, Pietà l'è morta
, L'unica superstite
e Auschwitz
, fisarmonica in Spara Jurij
.
Franco Borghi: fisarmonica in All you fascists
.
Massimo Giuntini: uilleann pipes in Oltre il ponte
, Auschwitz
, Il sentiero
e Pietà l'è morta
; low whistle in I ribelli della montagna
, clarinetto in Spara Jurij
, bouzouki in Al Dievel
e L'unica superstite
.
Luciano Gaetani: mandolino in Oltre il ponte
e L'unica superstite
, assicella in Oltre il ponte
.
Giovanni Rubbiani: chitarra acustica in Al Dievel
.
Sandro Severini dei Gang: chitarra elettrica in La pianura dei sette fratelli.
Wafa Zagahal: quanun in La guerra di Piero
.
Abed-el Salam Sbbah: darabouka in La guerra di Piero
.
Wail-abu Salum: oud in La guerra di Piero
.
I MCR con il precedente lavoro ¡Viva la vida muera la muerte!
hanno conquistato il loro primo disco d'oro; riescono a bissarlo con questo Appunti Partigiani
, dove inseriscono nel ramblerizzatore
(definizione di Francesco Moneti) , quindici canzoni con un filo comune, una trentina di collaborazioni ed i sessant'anni della Resistenza.
E' un percorso paragonabile a quello che poco tempo dopo compirà Simone Cristicchi: arrivato al successo con la vittoria di Sanremo, non pensa a sfruttarla commercialmente, ma ad usarla per veicolare un lavoro di ricerca sugli ex manicomi, una collaborazione con i minatori di Santa Fiora riguardante la musica popolare, un monologo sulla guerra di Russia ed un altro sull'esodo istriano-dalmata
Con Appunti Partigiani
i MCR tornano alle radici della Resistenza, ma anche della loro storia; per fare questo è necessario riportare tutto a casa: in questo lavoro ben cinque MCR (Alberto Cottica, Daniele Contardo, Massimo Giuntini, Luciano Gaetani, Giovanni Rubbiani) tornano ad incidere col gruppo, troviamo Sandro e Marino Severini dei Gang
, (fra i principali ispiratori dei MCR ai loro inizi) , Sauro e Luca Lanzi (compagni di Francesco Moneti ne La casa del vento
) , Franco Borghi che suonava con Massimo Ghiacci nei Plutonium 99
, Paolo Rossi e le Mondine di Novi che già collaborarono con i MCR in precedenza.
Appunti Partigiani
è, almeno idealmente, la prosecuzione dell'esperienza che, dieci anni prima, portò diciotto gruppi ad incidere la compilation Materiale resistente
, sulla quale vennero raccolte canzoni della Resistenza o ad essa ispirate. Alcuni artisti presenti in quel lavoro suonano anche in Appunti partigiani
: troviamo nuovamente i Gang, Bunna degli Africa Unite e Ginevra di Marco (dieci anni prima presente con i CSI) .
La copertina di Appunti Partigiani
riporta in bella vista uno stralcio dell'articolo che Antonio Gramsci scrisse l'11 febbraio I9I7 per La Città futura
, numero unico pubblicato dalla Federazione giovanile socialista piemontese.
Il testo completo, rintracciabile nei libri dedicati agli scritti giovanili di Gramsci, è il seguente:
"Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che «vivere vuol dire essere partigiani». Non possono esistere solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.
L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se né preoccupa. I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se né preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell’ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l’attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."
Antonio Gramsci fu sicuramente impegnato e coerente fino alla fine: incarcerato per le proprie idee, restò agli arresti praticamente fino alla morte; venne scarcerato giusto per evitare lo scandalo che sarebbe seguito al suo trapasso in carcere, ma le condizioni di detenzione influirono in maniera determinante sulla sua fine, è quindi una delle innumerevoli vittime che il regime fascista ha sulla coscienza.
Gramsci nacque nel 1891 e morì nel 1937; malato fin dai primi anni di vita, non poté curarsi durante l'età adulta a causa della detenzione. Venne incarcerato a seguito dell'ondata di repressioni scatenata dallo stesso Mussolini, che prese a pretesto un fallito attentato nei suoi confronti in quel di Bologna. Le accuse nei confronti del filosofo furono: attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all'odio di classe. Venne giudicato da un tribunale interamente in divisa fascista e condannato ad oltre vent'anni di carcere; durante la sua requisitoria il pubblico ministero pare ebbe a dire:
Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare
.
I MCR rendono quindi il giusto e doveroso omaggio a Gramsci, ma prendono anche spunto dalle parole estrapolate da un suo articolo, per sottolineare uno dei punti fermi del loro progetto musicale: l'impegno civile che contrasta il potere, il quale ci vorrebbe indifferenti e qualunquisti.
Siccome non può esistere impegno sociale senza memoria, ecco l'idea del CD dedicato alla Resistenza, valore fondante della nostra democrazia, del nostro vivere civile, dell'essere cittadini e cittadine, non sudditi.
Gli stessi MCR ci spiegano come nasce l'idea di questo disco, all'interno del libretto allegato al CD:
"L'idea degli Appunti Partigiani non nasce solo dalla voglia di ricordare e celebrare i sessant'anni della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. L'art. 1 della Costituzione italiana non è l'epitaffio sulla lapide di un periodo morto e sepolto ma il concetto portante su cui le generazioni, e non solo quella che ha vissuto la guerra, devono formare i loro principi e valori morali. Ricordare e raccontare le piccole e grandi storie dei partigiani, di chi ha lottato a rischio della propria vita e delle vittime innocenti, deve contribuire alla costruzione di una società con una forte coscienza civile, di libertà e solidarietà.
Le canzoni di questo disco non appartengono tutte al repertorio popolare dell'epoca della Seconda Guerra Mondiale. Ci sono nostri brani riarrangiati per l'occasione e brani di altri artisti composti in tempi recenti o comunque successivi alla Liberazione. Ripercorrendo questi sessant'anni di musica resistente, la nostra scelta è andata sulle canzoni che abbiamo sentito in vari modi più vicine."
Troviamo, sempre all'interno del libretto, anche il contributo di Fabrizio Tavernelli, a suo tempo ideatore di Materiale resistente
: "Dieci anni fa l'esperienza di Materiale Resistente
ci vedeva coinvolti in una nuova Resistenza Culturale. Un urgente impegno mentale e creativo che fosse in grado di coinvolgere le nuove generazioni in un continuo esercizio della memoria. Ogni giorno, in ogni luogo, dentro noi stessi. Tracce in grado di resistere all'usura del tempo, ideali sempre disponibili come estrema forza residuale. Una energia a cui attingere per riscoprire una identità, una chiara dichiarazione d'appartenenza.
Il coagularsi di donne ed uomini , giovani ed anziani è ancora oggi la giusta risposta a nuovi fascismi mimetici. Nel momento del pericolo gli anticorpi si mettono in azione, tutte le difese sono in allarme, è un meccanismo biologico, una memoria genetica in cui è racchiuso il nostro profondo essere. Il pensiero debole cerca parole deboli, inconsistenti, di poca durata. Allora come oggi, per sempre, tocca a noi ricercare nuove liberazioni. Tocca a noi creare nuovi materiali resistenti."
Bella Ciao
Il testo di questa canzone, pur importante, già esplicitato in precedenza, non è stavolta il punto focale: dobbiamo rifarci in specifico alla musica, differente dalle precedenti versioni.
Era il capo d'anno del 2000, l'impatto mediatico fu molto forte: una di quelle giornate da ricordare, delle quali qualcuno verrà a chiedercene memoria in futuro, sul dove eravamo e cosa stessimo facendo. I MCR erano in Piazza Grande a Modena (la piazza che dal 1997 è patrimonio mondiale dell'umanità assieme alla cattedrale ed alla torre lì presenti) per un concerto che vide sul palco anche Goran Bregovic (musicista serbo sulla scena dalla fine degli anni '60) , il quale suonò per la prima parte della serata. Poco prima di mezzanotte salirono sul palco i MCR che, prima d'iniziare la loro seconda parte di concerto, festeggiarono allo scoccare del nuovo anno suonando, con Bregovic e la sua Wedding and Funeral Orchestra
, la versione di Bella Ciao
che possiamo ascoltare su questo cd.
Auschwitz
E' imbarazzante parlare di campi di sterminio: sarebbe irriverente trattare una tale tragedia in qualche riga, o magari in qualche pagina, ma comunque superficialmente.
I milioni di persone uccise, torturate, costrette a condizioni sub-animali sono straordinariamente raccontate da Primo Levi nel suo Se questo è un uomo
, narrazione autobiografica della sua detenzione proprio nel campo di sterminio di Auschwitz. Appena tornato nel 1945, Levi iniziò subito la stesura del suo più celebre testo, che gli richiese poco più di un anno. Se questo è un uomo
inizia dove Levi subì la prima arbitraria detenzione: dal campo di concentramento di Fossoli, a pochi chilometri da Modena. La lettura di Se questo è un uomo
non può essere sostituita da alcuna sintesi, pertanto l'invito è quello di leggere l'opera di Levi, che inizia con un'eccezionale poesia:
SE QUESTO È UN UOMO
(Primo Levi)
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Sicuramente Francesco Guccini ha ben presente questo libro di Primo Levi, quindi deve averne tenuto conto durante la scrittura di questa canzone; ma lo stesso autore di Auschwitz
dichiara che la prima idea
per questo brano gli venne dalla lettura di Tu passerai per il camino - Vita e morte a Mauthausen
, un libro scritto da Vincenzo Pappalettera (un sopravvissuto ai campi di sterminio) , edito nel 1965; un testo che, a pieno diritto, fa parte di quel mosaico di memorie le cui tessere sono state via via pubblicate dopo il 1945, dal Diario di Anna Frank
in poi.
Come dimostra la Storia, gli oppositori politici hanno spesso pagato con la pelle il loro impegno (dai morti di Bava Beccaris a Carlo Giuliani, passando per le repressioni ed i gulag stalinisti) , ma il sistema dei campi nazisti, pienamente appoggiato dal regime fascista, ha qualcosa di nuovo: per rischiare la vita è sufficiente essere ritenuti pericolosi, o dannosi od inutili; non è quindi necessaria alcuna azione, basta molto meno (meno ancora d'un pensiero o di un'intenzione) per venire condannati a morte, puniti, torturati. Questa è la base del razzismo; lo è sempre stata, ma la crudeltà non si era mai spinta così in là, non era mai stata istituzionalizzata dal potere e resa un sistema.
Oltre il ponte
Italo Calvino, autore di questo testo, è senza dubbio uno dei maggiori scrittori italiani di sempre; se, per definire l'importanza di un artista, usiamo come metro principale la capacità d'esprimersi con linguaggi diversi, Calvino può probabilmente scavalcare tutti gli altri autori, ed essere definito il migliore in assoluto (sempre dopo Dante, s'intende) .
Come già capitato in precedenza su queste pagine, non si può trattare un argomento tanto importante (in questo caso le opere di Italo Calvino) in poco spazio; è molto più rispettoso rimandare alla lettura di libri come Marcovaldo
, Se una notte d'inverno un viaggiatore
, Le città invisibili
, Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato
, ma anche Il sentiero dei nidi di ragno
sua opera prima, alla quale i MCR si sono ispirati per l'omonima canzone presente su Appunti partigiani
.
Il testo di Oltre il ponte
non è stato musicato dai MCR per la prima volta: come accaduto ad altre poesie di Calvino, era già stato messo in musica da Sergio Liberovici e cantato da Piero Buttarelli per i Cantacronache
, un collettivo composto da musicisti e letterati; questo gruppo, nato a Torino nel 1957, aveva il preciso scopo di valorizzare il mondo della canzone sociale proponendo brani della tradizione anarchica e socialista, ma anche canzoni nuove avvalendosi di collaborazioni prestigiosissime quali: Italo Calvino, Umberto Eco e Gianni Rodari.
I Cantacronache
sono i genitori, riconosciuti, del cantautorato impegnato italiano: devono molto a questo gruppo torinese figure importanti come De André o Guccini.
La versione originale (Liberovici – Buttarelli) di Oltre il ponte
ha una musica piuttosto diversa da questa: anche se i MCR dichiarano d'esservici ispirati mescolandola con il tradizionale irlandese The blacksmith
. Basta reperire in rete i due differenti pezzi (per The Blacksmith
preferite quello suonato dai Planxty
) per confrontarli e rendersi conto che, in questa versione, il ricordo dell'originale inciso dai Cantacronache
è piuttosto sfumato, mentre il pezzo popolare irlandese è ben presente.
C'è da dire, come sempre, che ai MCR riesce benissimo incrociare varie canzoni: quello che ne esce non si può considerare una cover, ma un loro pezzo a tutti gli effetti; in questo caso fra i migliori di tutto il loro repertorio, grazie anche all'autore del testo: un vero fuoriclasse, che sembra riuscisse a scrivere, anche la prosa, in endecasillabi senza alcuna difficoltà, in maniera completamente naturale.
Italo Calvino si rivolge ad una ragazza identificando in lei, in quanto giovane e in quanto donna, la speranza verso un futuro migliore, più giusto, più libero e lieto; quando la definisce ragazza dalle guance di pesca
, ne sottolinea la giovane età, ma quando scrive ragazza dalle guance d'aurora
si può pensare che