Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il Cinquecento - Musica (49): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 44
Il Cinquecento - Musica (49): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 44
Il Cinquecento - Musica (49): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 44
E-book261 pagine3 ore

Il Cinquecento - Musica (49): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 44

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La cultura musicale del Cinquecento si distingue dalle altre espressioni artistiche del secolo per un elemento essenziale: se la ricerca di un collegamento diretto e non soltanto ideale con i modelli formali greci e romani e con lo spirito del mondo antico è il carattere principale delle arti figurative, dell’architettura e delle lettere dell’età rinascimentale, quest’elemento fondante manca alla musica. Il mondo antico si dimostra incapace di offrire opere canoniche all’ansia di “ritorno all’antico” dei musicisti. È così che la musica del Rinascimento si inserisce nello stesso disegno di riscoperta “naturalistica” delle arti, perseguendo un recupero del “profano” e una riconduzione dello spirituale e del religioso in uno spazio “umano”. In questo ebook si può conoscere tutta la musica cinquecentesca che sul finire del secolo darà i suoi frutti migliori: mentre Vincenzo Galilei e i suoi compagni della Camerata de’ Bardi danno vita alla nuova esperienza monodica e pongono le basi dell’opera in musica, il madrigale italiano esaspera la sua ricerca di un intenso rapporto fra la parola e la musica, fino al punto da subordinare il senso alle pure immagini evocate, preparando il terreno alla modalità intensamente affettiva di comporre musica della sensibilità barocca.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2014
ISBN9788897514787
Il Cinquecento - Musica (49): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 44

Correlato a Il Cinquecento - Musica (49)

Titoli di questa serie (74)

Visualizza altri

Ebook correlati

Musica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Il Cinquecento - Musica (49)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il Cinquecento - Musica (49) - Umberto Eco

    copertina

    Il Cinquecento - Musica

    Storia della civiltà europea

    a cura di Umberto Eco

    Comitato scientifico

    Coordinatore: Umberto Eco

    Per l’Antichità

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Lucio Milano (Storia politica, economica e sociale – Vicino Oriente) Marco Bettalli (Storia politica, economica e sociale – Grecia e Roma); Maurizio Bettini (Letteratura, Mito e religione); Giuseppe Pucci (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Eva Cantarella (Diritto) Giovanni Manetti (Semiotica); Luca Marconi, Eleonora Rocconi (Musica)

    Coordinatori di sezione:

    Simone Beta (Letteratura greca); Donatella Puliga (Letteratura latina); Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche); Gilberto Corbellini, Valentina Gazzaniga (Medicina)

    Consulenze: Gabriella Pironti (Mito e religione – Grecia) Francesca Prescendi (Mito e religione – Roma)

    Medioevo

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Laura Barletta (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Valentino Pace (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Luca Marconi, Cecilia Panti (Musica); Ezio Raimondi, Marco Bazzocchi, Giuseppe Ledda (Letteratura)

    Coordinatori di sezione: Dario Ippolito (Storia politica, economica e sociale); Marcella Culatti (Arte Basso Medioevo e Quattrocento); Andrea Bernardoni, Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche)

    Età moderna e contemporanea

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Umberto Eco (Comunicazione); Laura Barletta, Vittorio Beonio Brocchieri (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Marcella Culatti (Arti visive); Roberto Leydi † , Luca Marconi, Lucio Spaziante (Musica); Pietro Corsi, Gilberto Corbellini, Antonio Clericuzio (Scienze e tecniche); Ezio Raimondi, Marco Antonio Bazzocchi, Gino Cervi (Letteratura e teatro); Marco de Marinis (Teatro – Novecento); Giovanna Grignaffini (Cinema - Novecento).

    © 2014 EM Publishers s.r.l, Milano

    STORIA DELLA CIVILTÀ EUROPEA

    a cura di Umberto Eco

    Il Cinquecento

    Musica

    logo editore

    La collana

    Un grande mosaico della Storia della civiltà europea, in 74 ebook firmati da 400 tra i più prestigiosi studiosi diretti da Umberto Eco. Un viaggio attraverso l’arte, la letteratura, i miti e le scienze che hanno forgiato la nostra identità: scegli tu il percorso, cominci dove vuoi tu, ti soffermi dove vuoi tu, cambi percorso quando vuoi tu, seguendo i tuoi interessi.

    ◼ Storia

    ◼ Scienze e tecniche

    ◼ Filosofia

    ◼ Mito e religione

    ◼ Arti visive

    ◼ Letteratura

    ◼ Musica

    Ogni ebook della collana tratta una specifica disciplina in un determinato periodo ed è quindi completo in se stesso.

    Ogni capitolo è in collegamento con la totalità dell’opera grazie a un gran numero di link che rimandano sia ad altri capitoli dello stesso ebook, sia a capitoli degli altri ebook della collana. Un insieme organico totalmente interdisciplinare, perché ogni storia è tutte le storie.

    Introduzione

    Introduzione alla musica del Cinquecento

    Roberto Leydi

    Se la ricerca di un collegamento diretto, e non soltanto ideale, con i modelli formali greci (e romani) e con quello che si ritiene (o si immagina) esser stato lo spirito del mondo antico è il carattere principale (ma non unico, in un gioco complesso e anche contraddittorio di mediazioni) delle arti figurative, dell’architettura e anche delle lettere di quell’età che chiamiamo Rinascimento, quest’elemento fondante manca alla musica. Infatti, se il mondo antico può trasmettere agli scopritori del Cinquecento i suoi segni concreti (e mitici) nella cultura visiva, letteraria e filosofica, pressoché nulla può ormai offrire, di sopravvissuto, all’ansia di ritorno all’antico dei musicisti.

    Il ritorno all’antico

    La cultura musicale del Cinquecento si distingue dalle altre espressioni artistiche del secolo per un elemento essenziale: se la ricerca di un collegamento diretto, e non soltanto ideale, con i modelli formali greci e romani e con lo spirito del mondo antico è il carattere principale delle arti figurative, dell’architettura e anche delle lettere dell’età rinascimentale, quest’elemento fondante manca alla musica. Infatti, il mondo antico può trasmettere agli umanisti del Cinquecento i suoi segni concreti nella cultura visiva, letteraria e filosofica, ma non può offrire opere canoniche all’ansia di ritorno all’antico dei musicisti.

    In tale ambito, la poesia può risalire fino a Pindaro (e anche oltre) per cercare un’identificazione che le consenta di elaborare nuovi concetti e nuove forme capaci di esprimere i nuovi sentimenti laici che fermentano entro una società in evoluzione; analogamente, le arti visive possono confrontarsi concretamente con i monumenti dell’età greco-romana per superare la decadenza del Medioevo e recuperare la dimensione di una rappresentazione del mondo fondata sulla ricomposizione di regole attinte da un’età ritenuta perfetta; la musica invece partecipa a questo movimento in uno spazio esclusivamente concettuale, senza confronti con testi che esemplifichino le pratiche antiche. È così che la presenza della musica nel processo di rinnovamento del Rinascimento si realizza perseguendo un suo recupero del profano e una sua riconduzione dello spirituale e del religioso in uno spazio umano, secondo lo stesso disegno di riscoperta naturalistica delle altre arti.

    È però soltanto nell’ultimo quarto del secolo, con la fiorentina Camerata de’ Bardi, che la musica riesce a trovare un geniale surrogato della ritrovata classicità delle altre arti e a proporne la sua interpretazione: in assenza di modelli e sul filo della memoria tramandata dalla trattatistica, è nel teatro musicale che si individua un collegamento possibile con il mondo antico. Nell’ambizione di restaurare l’antica tragedia greca, ritenuta capace di commuovere gli uomini fino a ottenere effetti purificatorii, viene così a maturare l’opera in musica, destinata a esprimere per molti, nei secoli seguenti, l’idea stessa di musica. La monodia e il recitar cantando, immaginata essenza della musica greca, consentendo di recuperare un’eredità altrimenti perduta e di connettere passato mitico e presente, costituiscono la vera rivoluzione rinascimentale della musica.

    Centralità dell’Italia

    In Italia le chiese e le corti alimentano senza conflitti una produzione musicale che riflette la ricchezza culturale di quel periodo e la sontuosità umana delle manifestazioni sia religiose che laiche. È l’Italia il luogo centrale di queste manifestazioni musicali che sono uno strumento primario di rappresentazione di potere e di raffinatezza sia della Chiesa sia delle corti signorili. Negli altri Paesi europei le vicende politiche e militari non consentono un eguale sviluppo di produzione. Soltanto con il superamento dei tragici sconvolgimenti portati dalla guerra dei Cento anni, delle guerre di religione e delle rivolte contadine consentirà alla Germania, alle Fiandre, alla Francia e all’Inghilterra una viva ripresa anche nell’ambito della vita musicale.

    Tradizioni sviluppate e nuove armonie

    Nell’ambito della musica liturgica, cruciale è l’incidenza della Riforma e della Controriforma: nel primo caso, nella musica religiosa protestante il latino viene sostituito dal tedesco e ci si riferisce non più alla tradizione del canto gregoriano, ma a materiali musicali di origine popolare, soprattutto tedesca, con una notevole semplificazione, funzionale a consentire una partecipazione comunitaria. La Controriforma ha profonde ricadute soprattutto nelle complesse e rigogliose produzioni romane, nelle quali fondamentale pietra di paragone sono le messe e i mottetti di Palestrina, mentre in Italia l’altro principale polo di attrazione è costituito dalla musica sacra realizzata a Venezia da grandi maestri quali Andrea e Giovanni Gabrieli. La musica vocale profana cinquecentesca ha le sue manifestazioni più significative nelle chansons e nei madrigali: la canzone polifonica si sviluppa soprattutto in Francia, dove Janequin e altri autori coevi combinano la sapienza compositiva fiamminga ed elementi popolareschi, eleganze contrappuntistiche e ritmi di danza, sentimentalità malinconica e toni scherzosi. Il madrigale nasce invece in Italia dal connubio tra i compositori fiamminghi e la poesia petrarchesca: la sua prima prattica (attuata da compositori quali Arcadelt e Verdelot) incarna gli ideali di armonia, soavità e dolcezza propugnati nelle principali corti italiane, diffondendosi poi in tutta Europa, con esiti particolarmente notevoli e originali in Inghilterra. Contemporaneamente, la musica strumentale, pur godendo ancora di un’importanza inferiore a quella della musica vocale, comincia ad assumere un’identità che va oltre le tradizionali funzioni di accompagnamento di danze e cerimonie rituali o di sostituzione e rinforzo delle parti vocali: a questo cambiamento di condizione, sancito dall’inserimento di un numero sempre più ampio di queste musiche tra quelle scritte e stampate, corrisponde la nascita, accanto ai generi più legati alle funzioni precedentemente assolte (quali la Suite di danze e la Canzone da sonar), di nuovi generi, quali l’invenzione, il ricercare, la fantasia e la toccata.

    Verso il barocco

    Sulla fine del secolo, mentre Vincenzo Galilei e i suoi compagni di incontri in casa Bardi danno vita alla nuova esperienza monodica e pongono le basi dell’opera in musica, il madrigale italiano esaspera la sua ricerca di un intenso rapporto fra la parola e la musica, fino al punto di mettere in secondo piano il senso generale del testo concentrandosi di volta in volta su singole immagini, cui vengono fatte coincidere soluzioni compositive sempre più audaci. Queste caratteristiche segnano chiaramente una seconda prattica (con autori quali Luca Marenzio,Orlando di Lasso, Gesualdo da Venosa e Claudio Monteverdi), che si allontana dagli ideali di equilibrio e di superiore proporzione che avevano fino ad allora guidato le sorti musicali, in direzione di una modalità più intensamente affettiva che darà impronta al nuovo secolo e all’età barocca.

    I protagonisti: teorici e compositori

    I teorici: Franchino Gaffurio e Gioseffo Zarlino

    Luca Marconi

    Franchino Gaffurio e Gioseffo Zarlino, i due più importanti teorici italiani del Cinquecento, sviluppano un’approfondita riscoperta dei trattati musicali greci e latini, in linea con le tendenze umanistiche dell’epoca, per confrontare i sistemi musicali antichi con quelli adottati nelle composizioni più recenti, delle quali analizzano in particolare la struttura dei modi, le regole del contrappunto e i rapporti degli intervalli.

    Franchino Gaffurio e l’umanesimo musicale

    Nell’ambito della trattatistica musicale del primo Cinquecento, Franchino Gaffurio, teorico musicale e compositore, è uno dei principali protagonisti del processo di graduale affrancamento dalla sudditanza nei confronti delle teorie medievali, rappresentate soprattutto dall’auctoritas di Boezio, e di riscoperta della saggezza antica, in linea con le tendenze umanistiche dell’epoca.

    Le sue prime riflessioni, in chiave prevalentemente speculativa, vengono presentate nel Theoricum opus musicae disciplinae, pubblicato nel 1480 a Napoli, dove Gaffurio frequenta l’autorevole teorico Johannes Tinctoris, e nella Theorica musicae, versione riveduta e ampliata del precedente lavoro, pubblicata nel 1492 a Milano, dove egli è maestro di cappella del duomo dal 1484 fino alla morte.

    In questi scritti Gaffurio, però, non sviluppa un’approfondita considerazione delle fonti antiche perché non conosce la lingua greca e quindi non può accedere ai principali trattati greci sulla musica che, in quel momento, non erano ancora stati tradotti. È di questi anni infatti la sua decisione di commissionare la traduzione degli scritti musicali di Tolomeo, Aristide Quintiliano, Briennio e Bacchio.

    La lettura di queste e altre traduzioni di testi greci mostra i suoi primi frutti nella Practica musicae, pubblicata a Milano nel 1496, ma viene a incidere profondamente sulle opinioni dell’autore soprattutto nel De harmonia musicorum instrumentorum opus, stampato a Milano nel 1518 e terminato alcuni anni prima, dove Gaffurio cerca di raccogliere in modo ordinato, in un unico volume, quanto era stato scritto sulla teoria musicale in precedenza.

    La musica mundana

    L’integrazione delle diverse teorie musicali da parte di Gaffurio porta a riflettere sulla questione della musica mundana, una teoria per la quale vi è la presenza di elementi musicali nella struttura del cosmo. Nella Theorica musicae, anche se l’accostamento proposto di frammenti della tradizione pagana e di quella cristiana non ricalca modelli precedenti, Gaffurio arriva all’affermazione, già più volte enunciata nel corso del Quattrocento, dell’equivalenza tra la musica degli angeli e quella degli astri: a tale riguardo viene sottolineata soprattutto la presenza dei rapporti numerici corrispondenti agli intervalli musicali nei rapporti delle distanze tra le sfere celesti. Questo porta ad affermare che l’universo è organizzato sulla base di rapporti musicali armonici ed è dunque l’organo di Dio, sul quale Egli suona melodie che, per la grandezza dei suoni e la limitatezza delle nostre orecchie, non sono udibili dall’uomo.

    Molto più originale è la trattazione della musica mundana nel De harmonia musicorum instrumentorum opus, in cui Gaffurio, combinando in maniera inedita il commento di Ficino al Timeo con una serie di altri testi, ricava una cosmologia di stampo neoplatonico. In tale cosmologia – basata sull’idea che esiste un’anima mundi strutturata armonicamente che regola i rapporti tra la musica prodotta dall’uomo, la sua anima e l’universo – le muse, che sostituiscono gli angeli nella mediazione tra il cielo e la terra, vengono associate alle sfere, ai modi musicali e ai gradi della scala.

    Modi antichi e moderni

    Gaffurio si distingue dai teorici precedenti anche nel tipo di approccio adottato per affrontare il confronto tra i modi ecclesiastici (le strutture scalari sulle quali si fonda il canto cristiano liturgico medievale e rinascimentale) e il sistema dei modi impiegato dalla musica greca antica.

    Nel corso del Quattrocento, Johannes Gallicus, nel suo trattato Ritus canendi, aveva mostrato una fondamentale differenza tra i modi ecclesiastici e ciò che i teorici greci chiamavano modi, tropi o toni: mentre i primi sono specie d’ottava, e cioè articolano l’intervallo d’ottava in una successione di

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1