Storie Brevi
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Info su questo ebook
È che la memoria fa un po' le bizze e certi momenti o sensazioni mi va di fissarle attraverso la manualità della scrittura con penna e carta.
Poi non so, forse questa piccola raccolta, magari chissà, è l'istinto preistorico dei raccoglitori che si rifrange in un file digitale.
Infine come non citare “Sono un clown e faccio collezione di attimi” di Heinrich Böll.
Auspico una lettura piacevole e sospesa.
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Anteprima del libro
Storie Brevi - Ileana Collini
sospesa.
MY STORY
Il raggio di luce metallica del lampione incrociò lo sguardo scaltro del gatto sanpietrino. Il baluginare di quegli occhi felini mi colse immobile in cima alla scalinata, appena fuori dal portone dei miei sogni in cocci.
Fu la scintilla di un attimo che mi accese e mi fece esclamare Fermati! Sei bello.
Il gatto sembrò non curarsi di questa lusinga ma non si allontanò subito. Per qualche momento restò lì ai piedi della scalinata, seduto composto a dialogare in silenzio con la sconosciuta. Mi raccontò, complice una notte bianco lunare e tiepida di primavera, della sua vita di strada, di come e quante volte era riuscito vincitore da rabbiose baruffe, e anche di quando si era leccato le ferite brucianti raccolto in uno scatolone tra le immondizie.
Io stavo ad ascoltarlo, anche se avrei voluto interromperlo, avvicinarmi e accarezzarlo… ma non potevo rompere l'incantesimo. Fu una macchina che, indiscreta, scomodò entrambi: il gatto accovacciato in cortile, la sconosciuta accovacciata sugli scalini.
Il rombo scoppiettante della marmitta increspò le onde di quel silenzioso racconto.
La storia finì, per quella sera, e ognuno se ne andò per la sua strada, saltellando sui ciottoli del vicolo, giocando con le fughe dei lastroni di pietra della piazza. Anche la serranda dell'ultimo bar si abbassò, stanca dopo una lunga serata di lavoro.
Rimase solo la strada, deserta dei suoi estemporanei frequentatori, in attesa di nuove storie.
IL MERCIAIO DI VIA MARCONI
Se non fosse stato per la flebile lampadina che diffondeva nell'ambiente un vago calore umano, il
negozio sarebbe apparso freddo e inospitale quanto una grigia domenica nordica.
Lui, il merciaio, se ne stava asserragliato dietro al suo bancone, impettito e arcigno come una
perfetta guardia svizzera.
Sì perché lui era 'lo svizzero' che dopo la guerra, forse non l'ultima e forse memore dei suoi commilitoni lanzichenecchi, si era fermato lì, in quell'angolo di via Marconi, accanto alla sua Elda, e non se ne era più smosso.
Da allora, lavorando alacremente e con precisione, svizzera appunto, s'era perfezionato pezzo a
pezzo il suo piccolo mondo di cucirini e cerniere, di bottoni dalle forme più disparate e di elastici
per mutande.
Aveva imparato presto, armeggiando fra gli scaffali, la lingua antica e universale del commercio e