L'isola che non ci sta
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Anteprima del libro
L'isola che non ci sta - Angelo Di Giorgio
Indice
INTRODUZIONE
SETTEMBRE
19 SETTEMBRE
20 SETTEMBRE
24 SETTEMBRE
25 SETTEMBRE
26 SETTEMBRE
27 SETTEMBRE
OTTOBRE
11 OTTOBRE
13 OTTOBRE
30 OTTOBRE
31 OTTOBRE
NOVEMBRE
3 NOVEMBRE
5 NOVEMBRE
8 NOVEMBRE
9 NOVEMBRE
12 NOVEMBRE
14 NOVEMBRE
15 NOVEMBRE
16 NOVEMBRE
EPILOGO
PRESENTAZIONE
Taranto, settembre 2012: l'inchiesta Ambiente Svenduto ha sconvolto e scaldato gli animi di cittadini e operai.
Il giovane cronista Antonio Giannelli, tarantino emigrato a Bologna per sfuggire alla fame, è appena tornato in città. Il suo compito è quello di carpire l'essenza del pensiero e della volontà popolare, e metterla su carta.
Mentre cercherà di raccogliere informazioni, sarà testimone di eventi straordinari e inspiegabili, e vittima di un'allucinante persecuzione.
Un racconto fantastico, sociale e psicologico, ricco di atmosfere oniriche e surreali, ispirato dalla complicata realtà contemporanea.
ANGELO DI GIORGIO è nato a Taranto e vive a Statte. Ama la (buona) musica e la letteratura. L'isola che non ci sta è il suo primo libro.
PER CONTATTI CON L'AUTORE: angelodg1981@libero.it
Angelo Di Giorgio
L'isola
che non ci sta
Questo libro è un'opera di fantasia.
I personaggi descritti sono invenzioni dell'autore.
Qualsiasi analogia con persone, vive o scomparse, è puramente casuale.
I luoghi, invece, sono reali.
L'isola che non ci sta
A Laika,
amica fedele.
Dov'è ora campagna, lì fu la capitale della Magna Grecia;
dov'è Taranto, là sorgeva una rocca ardita;
tu Quinto Fabio massimo, voi Goti e Saraceni
non gloriatevi.
Distruggeste crudelmente la città,
ma potevate annullare le sue delizie,
lo straordinario spettacolo della natura?
GIUSEPPE REGALDI, Iscrizione del 1845
Con inspiegabile agitazione cominciò a girare lo sguardo intorno:
ma non c'era nessuno, non succedeva niente di particolare,
eppure... eppure...
aveva l'impressione che qualcuno, in quel preciso istante,
fosse lì dritto vicino a lui, al suo fianco,
appoggiato come lui al parapetto del lungofiume e, miracolo!
gli avesse anche detto qualcosa, gli avesse detto qualcosa in fretta,
a scatti, qualcosa di non perfettamente comprensibile,
ma qualcosa che lo riguardava molto da vicino,
che si riferiva a lui.
FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ, Il sosia
INTRODUZIONE
Prima di iniziare a raccontarvi gli straordinari avvenimenti che si sono verificati a Taranto, Città dei due mari, tra il settembre e il novembre dell'anno 2012, credo sia opportuno spendere qualche parola per presentarvi uno dei protagonisti principali di questa storia: il signor Antonio Giannelli. Tengo a sottolineare che tali particolari servono semplicemente da introduzione alla narrazione, poiché il racconto vero e proprio verrà di seguito.
Dunque, cominciamo: Antonio Giannelli, un uomo né bello né brutto, non alto ma nemmeno basso, mingherlino, con una gran testa di capelli castani e crespi ad incorniciargli il viso scarno e olivastro, e grandi occhi marroni, molto espressivi, al tempo in cui si svolgono i fatti che mi dispongo a raccontare aveva 28 anni. Era un ragazzo timido e introverso, ma comunque gentile e disponibile con tutti. La sua riservatezza gli aveva sempre impedito di farsi molti amici. Ne aveva pochi, ma con questi aveva un rapporto fraterno, limpido e genuino, e per loro avrebbe dato anche l'anima.
Amava la musica - nel tempo libero si dilettava a suonare la chitarra - e la letteratura.
Nato a Taranto, unico figlio di mamma Rosaria, casalinga, e papà Leonardo, operaio, aveva avuto un'infanzia felice, modesta ma felice. La casa in cui era cresciuto, nel Borgo antico della città, era piccola ma accogliente.
Dopo la scuola dell'obbligo si era iscritto all'istituto tecnico F. S. Nitti, dove, studiando ma senza eccellere, aveva conseguito il diploma di maturità.
Antimilitarista convinto, era stato contento di essere esonerato per sovrannumero dal servizio di leva obbligatoria; del resto, anche se ciò non fosse successo, lui si sarebbe adoperato in qualche modo per evitare di fare il militare.
Subito dopo aveva iniziato a lavorare al porto di Taranto, come operaio. In quel periodo la morte gli portò via entrambi i genitori, uno dopo l'altro, lasciandolo solo. Questo gli causò una enorme sofferenza, talmente grande e insopportabile che temette di impazzire.
Fu in quel periodo che il triste e solitario Antonio conobbe il professor Teodoro Franza, uomo buono, colto, sognatore, con una particolare sensibilità verso la natura e una incrollabile fiducia nella possibilità di cambiare il mondo, che divenne