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Teatro
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E-book158 pagine1 ora

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Leone de' Sommi, esponente di spicco della fiorente comunità ebraica mantovana del '500, legato da preziosi rapporti con la corte dei Gonzaga, interamente dedito al teatro, è stato prolifico commediografo in italiano ed ebraico, regista, scenografo, coreografo, forse attore e, soprattutto, autore del primo e più interessante trattato di arte scenica del Rinascimento, i Quattro dialoghi. Ciononostante rimane figura ancora piuttosto trascurata, certo anche a causa della perdita di quasi tutti i suoi manoscritti, andati distrutti nel rogo della biblioteca nazionale di Torino, dove erano conservati, nel 1904. In questo volume se ne presenta l'opera teatrale superstite in lingua italiana.
A cura di Daniele Lucchini.
LinguaItaliano
Data di uscita25 lug 2016
ISBN9781326745356
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    Anteprima del libro

    Teatro - Leone De' Sommi

    Colophon

    finisterrae 42

    Titolo originale dell'opera: Tre sorelle e Intermedii di Amore e Psiche

    Prima rappresentazione: Mantova, rispettivamente 1588 e 1573

    Prima volta in Finisterrae: 2014

    In copertina: El Lissitzky

    Illustrazione per La gallina che voleva un pettine, 1919 (particolare)

    © 2014 Daniele Lucchini, Mantova

    www.librifinisterrae.com

    Tutti i diritti riservati

    ISBN: 9781326745356

    Epigrafe

    Chi il piacer si toglie per viver con angosce

    e con affanni, non conosce gli inganni del mondo.

    Niccolò Machiavelli, Mandragola

    Prefazione

    Pur essendo considerato il più interessante trattatista di arte scenica del Rinascimento, pur essendo un rarissimo esempio di commediografo ebreo in lingua italiana, pur essendo stato uno dei personaggi più eminenti della comunità ebraica mantovana del tempo e ben introdotto alla corte dei Gonzaga, in realtà poco si sa della vita e ancor meno rimane della copiosa opera di Yehuda ben Isaac Sommo da Portaleone, più noto come Leone de' Sommi. Basti pensare che di 16 volumi di manoscritti conservati alla biblioteca nazionale di Torino fino al 1904, anno in cui fu devastata da un incendio, oggi restano soltanto una commedia in ebraico - la cui traduzione suona La commedia dello sposalizio -, una in italiano - Tre sorelle -, un dramma pastorale - Hirifile -, un trattato di teatrotecnica – Quattro dialoghi in materia di rappresentazioni sceniche -, un intermezzo - Intermedii di Amore e Psiche - e cinque poesie.

    Sebbene con qualche incertezza, la sua vita è comunemente collocata tra il 1525 e il 1590. Nativo della comunità ebraica di Mantova, della sua formazione non si sa nulla, ma alcuni indizi indiretti suggeriscono la sua presenza, o almeno numerosi contatti, in età giovanile a Ferrara: in effetti il dramma pastorale Hirifile richiama i componimenti omologhi della corte estense, come pure il trattato Quattro dialoghi l'opera del drammaturgo ferrarese Giovan Battista Giraldi Cinzio. E in effetti tra il 1536 e il 1558 de' Sommi non è citato in alcun documento mantovano. Di certo si può anche ragionevolmente ipotizzare che viaggi a lungo, come indicano alcuni riferimenti precisi ad esempio a Bologna e al Portogallo nei Quattro dialoghi.

    Certo è figura eminente della comunità ebraica mantovana, con buoni legami a corte, come mostrano tra l'altro l'intercessione di Ferrante Gonzaga di Novellara presso il duca Guglielmo Gonzaga per non fargli portare la stella gialla (1583), o la partecipazione organizzativa e finanziaria alla società costituita per far ottenere ai Gonzaga il trono vacante di Polonia nel 1586-1587, o ancora la fondazione di una sinagoga in centro a Mantova oggi scomparsa.

    De' Sommi frequenta la corte dei Gonzaga come rappresentante della locale comunità ebraica: un diverso tollerato che nei momenti di sospensione dell'ordine abituale, durante le feste, ha anche il permesso di presentare proprie commedie. Proprio per collocarsi in questo contesto esse non contengono riferimenti ebraici. E tuttavia questa dimensione teatrale e artistica costituisce il maggior interesse del Nostro. Una supplica rivolta a Guglielmo Gonzaga tramite Francesco Gonzaga di Novellara nel 1567 dice della sua ambizione ad avere l'esclusiva decennale per gli spettacoli teatrali di corte. E già dagli anni '70 collabora all'Accademia musicale degli Invaghiti, con sede alla corte di Mantova e protetta dai Gonzaga di Novellara, pur non potendone diventare formalmente membro in quanto ebreo.

    Teatralmente Leone de' Sommi si stacca dalla pratica e dalle indicazioni teoriche del '500, tutte ligie all'osservazione dell'aristotelica unità di tempo luogo e azione, e si avvicina di più alle questioni concrete della rappresentazione, cercando coerenza e interazione tra scenografia interpretazione attoriale e soggetto. In pratica occorre che ci siano congruenza e verosimiglianza tra testo e rappresentazione e che quest'ultima diverta e catturi gli spettatori. E infatti la sua commedia fa ampio uso dei cliché più collaudati per dare immediatezza di godimento, semplificandosi progressivamente verso il canovaccio della commedia dell'arte.

    Per questo è anche il trattatista del tempo col più ricco e preciso linguaggio tecnico teatrale specifico, tanto che i Quattro dialoghi si possono considerare il primo manuale specifico di regia, un interessantissimo testo per addetti ai lavori che svela dall'interno i meccanismi pratici e i materiali del teatro del tardo '500.

    Le Tre sorelle sono messe in scena la prima volta il 24 settembre 1588, con dedica al duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, figlio del già menzionato Guglielmo.

    La commedia prende a riferimento la Mandragola di Machiavelli, il Formicone di Filippo Mantovano e le commedie di Aretino, benché con esiti molto più modesti. Infatti la ricchezza di battute e di intrecci sovrapposti la lega più alla commedia dell'arte che a quella canonica, pur presentando espliciti e virtuosistici rimandi ai riferimenti appena citati; forse proprio a volersi mettere in competizione professionale con i comici dell'arte di corte Gonzaga. E questo tipo di approccio è in effetti comprovato anche dalla raccomandazione dell'autore di non stampare mai le commedie, che devono restare segreto professionale della compagnia, da vedersi recitate e non da leggere.

    Gli Intermedii di Amore e Psiche in origine sono associati alla commedia Gli sconosciuti, perduta nel rogo di Torino. Gli intermezzi per de' Sommi devono essere interessanti, ma senza avere una scenografia troppo spettacolare, per non distrarre il pubblico dalla commedia principale. Ugo de Maria ha descritto bene questo particolarissimo sottogenere teatrale, specificamente in riferimento alla favola di Amore e Psiche.¹

    Secondo lo studioso, dopo essere stata ripresa in più modi, nel corso del tardo '500, la favola di Apuleio trova la sua più interessante evoluzione in riscritture drammatiche e melodrammatiche con tutto un proliferare di scene ed episodi nuovi rispetto all'originale latino. Pur nei non memorabili adattamenti del secolo, la favola si presta bene a costituire i cosiddetti intermezzi: brevi rappresentazioni di scene mitologiche a fungere da intermezzo appunto tra un atto e l'altro della commedia in cui sono inseriti e con cui hanno qualche attinenza. Nel corso del secolo però gli intermezzi finiscono per prendere vita autonoma, staccandosi dal tema della commedia, allungandosi, accompagnandosi a musica e a ogni tipo di artifizio teatrale atto a catturare al meglio l'attenzione dello spettatore, come testimonia anche Vasari in riferimento alle nozze di Francesco de' Medici con Giovanna d'Austria nel 1565.

    Ma gli Intermedii di Amore e Psiche, rappresentati la prima volta a Mantova nel 1573 assieme alla commedia Gli sconosciuti, sempre dello stesso de' Sommi,² segnano un passo decisivo verso la completa autonomia artistica degli stessi rispetto alla commedia principale. Quattro intermezzi sfarzosi che costituiscono una vera e propria rappresentazione in sé e che già nel primo si aprono in medias res, con le sorelle che hanno appena convinto Psiche a verificare se Eros sia un mostro. Con de' Sommi dunque gli intermezzi diventano una rappresentazione autonoma, certo più breve, ma più spettacolare, infarcita di musica e canto, ad aprire, assieme alla favola pastorale, la strada al melodramma che di lì a pochi anni proprio a Mantova troverà la sua prima espressione compiuta nell'Orfeo di Monteverdi.

    Nella presente edizione si è proposta l'inserzione degli Intermedii di Amore e Psiche tra gli atti delle Tre sorelle. Pur consapevoli dell'arbitrarietà dell'operazione, ci è parso un utile espediente per mostrare concretamente al lettore l'articolata costruzione teatrale di Leone de' Sommi.

    Daniele Lucchini

    dicembre 2014

    Tre sorelle e Intermedii di Amore e Psiche

    Al Serenissimo Signore

    il Signor Vincenzo Gonzaga

    Duca di Mantova e di Monferrato

    Tra molti e varii componimenti scenici da me fatti, e appresentati per lo più in servizio de' Serenissimi Predecessori dell'Altezza Vostra Serenissima, aveva io questa comedia delle Tre sorelle non anco publicata. La quale non solamente con prontissimo animo consacra e dono all'Altezza Vostra in iscritto, come parto assai piacevole della mia grave età, ma glie l'appresento anco in scena col soccorso universale della mia Nazione, tanto devota dell'Altezza Vostra Serenissima quanto per debito le conviene, supplicandola a volerla gradire come fattura d'un suo antico e devoto servitore e come appresentata da' suoi devotissimi sudditi e servi. Li quali altro non desiderano che viver in grazia dell'Altezza Vostra Serenissima, e meco umilmente a quella inchinandosi le pregano sempre da Dio nostro Signore felicissima e lunga vita. Di Mantova il 24 di settembre 1588.

    Di Vostra Altezza Serenissima

    umile e devoto servitore Leone de' Sommi ebreo.

    Argomento della favola

    Ha tre figliole Eurònica Carrara,

    Olimpia è l'una, vedova, qual ama

    Fulvio: ma un suo congiunto invan la brama,

    Mosso da amor ma più da voglia avara.

    Lucrezia è l'altra, al suo marito cara,

    Il qual bramando eredi

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