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Liggìjë (Elegie)
Liggìjë (Elegie)
Liggìjë (Elegie)
E-book71 pagine28 minuti

Liggìjë (Elegie)

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Info su questo ebook

Si possono riprodurre in dialetto (e nella fattispecie nel dialetto abruzzese così come esso viene realizzato in una fascia di territorio compresa, pressappoco, nella zona interna della provincia di Pescara) i generi, i componimenti, le emozioni, il mondo di una poesia che, come quella latina, è pervenuta al massimo grado di raffinatezza ed eleganza espressiva? Si può tentare di riprodurre le atmosfere, il pathos, la delicatezza, la sensibilità di poeti come Virgilio, Tibullo, Properzio (passando, magari, anche attraverso un Leopardi), in un idioma del quale ci si serve essenzialmente per la mera comunicazione quotidiana che, come tale, non abbisogna certamente di chissà quale erudizione? "Liggìjë" è la risposta a tali domande. Se si è riusciti a ottenere un qualche risultato degno di nota sarà, eventualmente, il lettore a giudicarlo.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2016
ISBN9788822853998
Liggìjë (Elegie)

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    Anteprima del libro

    Liggìjë (Elegie) - Gabriele Falco

    dell’autore

    L'autore

    Agli schietti

    e nobili

    dialetti

    d'Abruzzo

    L'autore

    poesie in vernacolo abruzzese con traduzione italiana

    Gabriele Falco

    Liggìjë

    (Elegìe)

    poesie in vernacolo abruzzese con traduzione italiana

    Note

     INDICE

    Prefazione

    Pronuncia dei principali suoni qui adottati 

    Note di fonetica

    I-a) Ammèźź’alla cambagnë solë štì

    II-a) E cchjù štatè, lu jurnë, ’mbaccë a Enèhë

    III-a) Cumë lu wendë nghi ’nu fucarellë

    IV-a) Ah!, vita ’ngratë mille vôtë e ccendë!

    I) Cambagnë e mmassarïjë tè annascoštë

    II) Ni’ mmi vò bbenë cchjù cumë ’na vôtë

    III) Àjë prihàtë Cèrirë ’n ghinùcchjë

    IV) Ajjugnë l’âtru winë, e nghi lu winë

    V) Jì l’àjë arvištë angorë la bbardascë

    VI) Po’ darsë chi ddi te cacchidun’îtrë

    Lu cîlë arbijë a rritë ’n’ âtra vôtë (NOS PATRIAE...)

    Note

    PREFAZIONE

    PREFAZIONE

    Si possono riprodurre in dialetto (e  nella  fattispecie nel dialetto abruzzese così come esso viene realizzato in una fascia di territorio compresa, suppergiù, nella zona interna della provincia di Pescara) i generi, i componimenti, le emozioni, il mondo di una poesia che, come quella latina, è pervenuta al massimo grado di raffinatezza ed eleganza espressiva? Si può tentare di riprodurre le atmosfere, il pathos, la delicatezza, la sensibilità di poeti come Virgilio, Tibullo, Properzio (passando, magari, anche attraverso un Leopardi), in un idioma del quale ci si serve essenzialmente per la mera comunicazione quotidiana che, come tale, non abbisogna certamente di chissà quale erudizione?

    Queste erano le domande le quali, poco più di vent’anni fa, mi ponevo con un certo scetticismo che  mi trattenne dal dare alle stampe i seguenti versi.

    Tali domande, purtroppo, non hanno avuto ancora  risposta; né penso che ne avranno in futuro. Tuttavia oggi, a differenza di ieri, sono riuscito se non a superare, almeno a ignorare tali dubbi, decidendo, così, per la pubblicazione di quelle che ho voluto chiamare Elegìe. E ciò non per presunzione, bensì per il fatto che i presenti brevi componimenti possono essere così definiti per lo stile umile e dimesso e per temi e ambientazioni, intrisi di una certa malinconia e di un più o meno esplicito amore o vagheggiamento della semplice vita campestre.

    Ho fatto bene un tempo a non pubblicare le mie Liggìje oppure ho deciso per il peggio ora, pubblicandole?... Non lo so. Quello che posso dire, però, è che mi è parso giusto dare una

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