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Boche de Pièra
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Boche de Pièra
E-book117 pagine34 minuti

Boche de Pièra

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I racconti in versi che compongono questo ipotetico e poetico diario di bordo, sono squarci - finestra sul fluire del tempo. Sono i definitivi appunti affilati di un osservatore appartato, abituato a spiare la terra da angoli angusti con l’intenzione di snidare, tra gli attimi in incessante mescolamento che scompongono il reale, microscopici segni di verità. Attraverso lo spicchio d’osservazione da cui Marco Bolla ci invita a origliare, che si stringe a volte per la rabbia e si allarga, altrimenti, per la meraviglia, scoviamo un paesaggio di cose e gesti che non fatichiamo a riconoscere come nostro.

Dalla prefazione di Riccardo Calderara
LinguaItaliano
Data di uscita6 nov 2014
ISBN9788899091057
Boche de Pièra

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    Anteprima del libro

    Boche de Pièra - Marco Bolla

    Boche de Pièra

    Marco Bolla

    Panda Edizioni

    ISBN 9788899091057

    ©2014 Panda Edizioni

    www.pandaedizioni.it

    info@pandaedizioni.it

    Presentazione di Renzo Favaron

    Diciamo subito che è una voce che si è precisata nel tempo, che si è fatta a poco a poco ed è diventata gradualmente e distintamente riconoscibile, quella di Marco Bolla. Le poesie qui presenti vengono anche da lontano, da raccolte setacciate e valutate con occhio critico, così da secernere quelle ritenute più compiute e aderenti a una cifra che suoni consonante. L'autore non ha fatto di ogni erba un fascio, ma ha scelto, approdando a una lingua che è principalmente la lingua di Boche de pièra, cioè del dialetto. Potrebbe sembrare una scelta passatista, se non fosse che la poesia in dialetto può tranquillamente rappresentare, quando è genuina e profondamente vissuta, la parte per il tutto. Eloquente in questo senso è Fógo, testo in cui l'autore esprime l'urgenza di una lengoa che siga (lingua che grida). E noi aggiungiamo, assecondandone l'eco, che si tiene sin dall'inizio e ci regala subito un’agreste e vegetale immagine che nasce dall'osservazione, come questa: "...zermóio/ che serca 'l móio/ nel suto de la tera" (...radicchio/ che cerca il bagnato/ nell'asciutto della terra).

    Per altro, nella trama dei versi sembra a noi di scorgere come il bisogno di tendere a una sorta di tiepida atmosfera, di quiete che riporti il respiro a uno stato di calma. Ne sono sintomo più di una strofa, come quando si legge: "...ma on pìssigo al core/ me avissina a Dio (...ma un pizzico al cuore/ mi avvicina a Dio); oppure: ...ciapo fià (...prendo fiato); o ancora: On moro ventasso.../ el se chiéta,/ el se s'ciàra (Un nero ventaccio.../ si chieta,/ si schiarisce). Eppure si coglie anche il tormento di quando la realtà s'impone brutalmente, come se non ci fosse il tempo di difendersi o tentare (trovare) una via di fuga: ...on colpo de aria ingiassà/ destaca l'ultima ilusion (un colpo d'aria ghiacciato/ distacca l'ultima illusione), scrive Marco Bolla, e di lì a poco: De colpo 'n cassadóre 'l sbara (Di colpo un cacciatore spara"). A fare da collante a questi quadri in opposizione, se così si può dire, pare a noi ci sia uno stato d'animo di lirica (più che psicologica) malinconia (dichiarata e manifesta nella terza sezione della raccolta, pur se attraversata e addolcita da squarci e sospiri amorosi).

    E così, ecco Boche de pièra in cui la parola primordiale è privilegiata a dispetto (a scapito) di quella letteraria (a noi è nota la frequentazione di Ernesto Calzavara da parte di Marco Bolla). Non si è fatto a caso il nome del poeta (sperimentale) in dialetto, perché in questa sezione il metro

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