I carbonari della montagna di Giovanni Verga
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Infatti verbosità, accesa oratoria patriottica di sapore romantico, colpi di scena, interventi diretti del narratore e ideologia da ancien régime caratterizzano a tal punto quest’opera, che verrebbe da pensare più a un provinciale e poco promettente scrittore di dozzinali romanzi d’appendice che all’iniziatore di un nuovo e importante indirizzo estetico della nostra prosa.
Tuttavia, a un esame più approfondito, alcuni particolari finiscono con il rivelare la presenza, IN NUCE, del Maestro verista.
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Anteprima del libro
I carbonari della montagna di Giovanni Verga - Gabriele Falco
25
lascia presagire della futura grandezza dello scrittore catanese
Gabriele Falco
I CARBONARI DELLA MONTAGNA DI GIOVANNI VERGA
Le ragioni di un esordio letterario che a una prima lettura nulla
lascia presagire della futura grandezza dello scrittore catanese
Prefazione
Prefazione
Chiunque provi a leggere I carbonari della montagna, romanzo con cui il giovane Verga esordì nel panorama letterario italiano (all’età di circa 17 anni lo scrittore aveva composto un altro romanzo, rimasto però inedito: Amore e Patria), stenterà non poco a riconoscervi la mano dell’autore de I Malavoglia e del Mastro-Don Gesualdo.
Infatti in esso sono profusi una tale verbosità, una tale oratoria patriottica di sapore romantico, così tanti colpi di scena e interventi diretti del narratore e un’ideologia talmente aderente a una mentalità da ancien régime, che verrebbe da pensare più a un provinciale e poco promettente scrittore di dozzinali romanzi d’appendice che all’iniziatore di un nuovo e importante indirizzo estetico della nostra prosa.
Eppure non c’è dubbio che a scrivere I carbonari della montagna sia stato proprio il Verga. Ma si tratta di un Verga poco più che ventenne immerso in un ambiente culturale non certamente all’avanguardia, fervente ammiratore di Alexandre Dumas padre, di Francesco Domenico Guerrazzi e di Walter Scott (l’iniziatore del romanzo storico), nonché di autori catanesi quali Domenico Castorina e Antonino Abate.
Quest’ultimo, in particolare, ebbe grande importanza nella formazione dello scrittore, in quanto fu suo maestro per circa dieci anni. Dalla sua scuola, in cui accanto ad autori classici (Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso) e moderni (Monti, Foscolo, Manzoni) venivano proposti anche romanzieri catanesi (Domenico Castorina in particolare) e opere letterarie di scarso valore artistico, il Verga uscì con una formazione culturale non certamente solida e sicura sia sotto il profilo estetico che sotto quello linguistico, visto che il maestro, come scrive il critico Luigi Russo, non era per nulla grammatichevole e cruschevole nel suo insegnamento
e favorì piuttosto la letteratura di moda
, facendosi banditore della più facile rimeria del tempo
.
Egli, inoltre, proponeva agli alunni anche la lettura delle proprie opere, piene di amor patrio e di fremente sdegno contro gli oppressori della libertà, ma contenenti anche vizi di natura linguistica e stilistica. Dalle sue lezioni, tuttavia, il giovane Verga dovette rimanere segnato, se esordirà come scrittore con un romanzo storico (I carbonari della montagna, appunto), in cui traboccano quella stessa retorica patriottica e quello stesso sdegno contro gli oppressori stranieri (in questo caso i Francesi di Gioacchino Murat) che animavano il maestro quando rievocava le imprese a cui egli aveva partecipato nel 1848, combattendo a Catania contro i nemici della patria (i Borboni).
Il futuro maestro del Verismo, in ogni caso, è già presente nell’opera (come rivela un suo più approfondito esame), sebbene ancora racchiuso in un bozzolo costituito da materiali culturali deteriori
che, relegandolo in posizione periferica, rispetto alla cultura e alla storia del suo tempo
, lo faranno attardare in operazioni letterarie di retroguardia
(C. Annoni).
Gabriele Falco
LA FORMAZIONE LETTERARIA DEL PRIMO VERGA
PARTE PRIMA
LA FORMAZIONE LETTERARIA DEL PRIMO VERGA
1 - LE LETTURE DEL GIOVANE VERGA
1 - LE LETTURE DEL GIOVANE VERGA
Il romanzo I carbonari della montagna, prima opera pubblicata da Giovanni Verga poco più che ventenne (all’età di circa 17 anni lo scrittore aveva composto un altro romanzo dal titolo Amore e Patria rimasto però inedito) trae le origini da una delusione politica: l’armistizio di Villafranca (11/6/1859) (1).
In effetti Napoleone III, firmando la pace con l’Austria, aveva raffreddato l’entusiasmo dei patrioti italiani e inferto un duro colpo alle loro aspirazioni unitarie, apparendo così, agli occhi di quanti avevano sinceramente confidato in lui, un traditore e facendo riaffiorare, tra le molte polemiche, quel vivo sentimento antifrancese di lontana ispirazione foscoliana
(2) che aveva alimentato, più o meno apertamente, gli animi degli Italiani. Sentimento antifrancese che era giunto alle sue estreme conseguenze qualche tempo prima della seconda guerra di indipendenza italiana, allorché l’anarchico Felice Orsini attentò alla vita dell’imperatore francese (1858). Tale attentato, come scrive Lina Perroni, era l’indice del lungo fermento di rancore verso la Francia, che aveva dalla conquista napoleonica diretto la politica italiana senza tener conto, se non a parole, del nuovo risveglio nazionale
.(3)
Di risentimento contro la Francia sono pregne le pagine de I carbonari della montagna, nelle quali si scorgono reminiscenze foscoliane e precisamente de Le ultime lettere di Jacopo Ortis, opera anch’essa originata da una cocente delusione patriottica: il trattato di Campoformido (17/10/1797), con il quale Napoleone I cedeva Venezia all’Austria.
Quanto esposto, lungi dall’essere un tentativo di accostare le due opere, vuole piuttosto individuare quali fossero le letture del giovane Verga, le quali non mancarono certamente di riaffiorare o, più precisamente, di essere riecheggiate in maniera più o meno conscia ne I carbonari della montagna.(4)
Non sappiamo fino a che punto Le ultime lettere di Jacopo Ortis pesassero nella cultura del giovane Verga, ma è indubbio che nel suo romanzo lo schema richiamava quello dello Jacopo Ortis: tema politico (Ortis patriota-Corrado carbonaro) e tema amoroso (amore di Ortis per Teresa-amore di Corrado per Giustina).(5)
NOTE
1- Il romanzo I carbonari della montagna cominciò a nascere nella mente del giovane scrittore sotto l’impulso degli avvenimenti del '59, che si fondevano idealmente con i ricordi, vivissimi ancora nel meridione, dei moti antifrancesi del 1810. Il Verga vi lavorò negli anni accesissimi del nostro riscatto... e mentre i fremiti della passione garibaldina facevano trattenere il respiro ai patrioti siciliani e producevano il volontarismo dei picciotti
(Cfr. N. Cappellani, Vita di Giovanni Verga, Firenze, Le Monnier 1940).
2- Cfr. L. Russo, Giovanni Verga, Bari, Laterza 1941, p. 39: "Di argomento napoleonico, e celebrante i fasti della carboneria calabrese contro i francesi di Gioacchino Murat, è il romanzo I carbonari della montagna, apparso nel 1861-62, e dove corre fortissima la polemica antifrancese e antinapoleonica, di lontana ispirazione foscoliana e rinforzata dalla situazione contemporanea, per la pace di Villafranca e per il contegno del terzo Napoleone nei riguardi dell’Italia.
3- Cfr. L. Perroni, Ricordi di D’Artagnan, in AA.VV., Studi critici su Giovanni Verga, Roma, Bibliotheca ed., 1934.
4- Cfr. G. Niccolai, Giovanni Verga, I romanzi a stampa del periodo catanese, ricerca e saggio, Catania, 1970. Scrive il Niccolai: Ma il Verga fu sostanzialmente un autodidatta: lesse il Monti, il Manzoni, il Foscolo, l’Alfieri e li riecheggiò nella lingua, nel tono, in varie situazioni
(p.11).
5- L. Russo, op.cit., p. 40: Un romanzo questo,... in cui aleggia lo spirito di Jacopo Ortis (Foscolo: testo di declamazione nella scuola dell’Abate)...
). Si veda anche quanto scrive il Cappellani in op.cit., p.16: C’è... anche una chiara relazione del motivo centrale dell’opera coll’Ortis del Foscolo. Perché per Corrado due sono le passioni e due le delusioni: la patria, la donna.
Ne I carbonari della montagna però corrono, lungo l’intricato filo del racconto, tre diverse storie d’amore che non mancano di rendere la narrazione spettacolare e piena di colpi di scena, nel loro vario intrecciarsi. Da una parte si ha l’amore di Corrado e Giustina (i protagonisti), tutto delirii e tormenti cerebrali; dall’altra la perversa relazione tra Guiscard e Carolina (contrapposizione all’amore casto e verginale e al Bene), la quale a sua volta, come si scoprirà nel terzo libro,(6) era stata amata da Corrado e all’amore del giovane