Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Le dodici porte: La scoperta del segreto
Le dodici porte: La scoperta del segreto
Le dodici porte: La scoperta del segreto
E-book177 pagine2 ore

Le dodici porte: La scoperta del segreto

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In un Egitto sospeso tra mito e leggenda dove tutto esiste in possibilità non manifesta, Aley Amira, orfana diciassettenne, crede di poter ricomporre i pezzi del suo oscuro passato, alla ricerca del mistero che avvolge la sventurata morte dei genitori. Unico ricordo della vita precedente, un prezioso diadema regalatole dal padre prima di lasciarla alle cure della zia, Juhanah.
Tormentata dal solito e ricorrente incubo, Aley non sa che il suo destino sembra essere già scritto e in Egitto vive una seconda vita: è lì che il mondo che pensa di conoscere le crolla addosso.
– La magia esiste, non è una favola per bambini! –
Il misterioso Dhaki romperà la sfera di cristallo nella quale la ragazza viveva, rivelandole l’antico legame che unisce il popolo d’Egitto alla magia.
Aley, in collera, pretenderà una spiegazione da Juhanah che, per paura di perdere l’amata nipote, l’aveva tenuta all’oscuro dell’esistenza delle arti magiche, ritenute troppo pericolose.
L’avventura ha inizio.
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2016
ISBN9788822872944
Le dodici porte: La scoperta del segreto

Leggi altro di Veronica Pellegrino

Correlato a Le dodici porte

Ebook correlati

Fantasy per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Le dodici porte

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Le dodici porte - Veronica Pellegrino

    I

    Morte e sangue

    Notte fonda.

    Il mondo è avvolto dal buio, scosso dal vento, bagnato dall’acqua. Un'atmosfera spettrale, fulmini spaventosi e lampi abbaglianti avvolgono la città, che sembra manifestarsi per poi scomparire nel nulla come un’illusione. Il cielo è nero come pece, il boato dei tuoni scuote il creato, la voce del vento urla la sua potenza inarrestabile e gocce d'acqua battono sull'umida terra.

    Il silenzio che avvolge Aley in un gelido abbraccio silente s'insinua sotto la pelle, l'ululare dei lupi la fa tremare come una foglia sollecitata dal vento. Senza meta, impaurita, nel pieno delle forze, cammina lungo una stretta e tortuosa strada, solo i suoi passi risuonano a farle compagnia. Non conosce la città in cui si trova, è tutto così strano, confuso, come se qualcuno la spingesse ad andare avanti per quel buio sentiero, qualcuno che muove fili troppo complessi per lei, la faceva sentire indifesa, conducendola in fine dinanzi a un folto bosco. Si guarda attorno, alla ricerca di qualcosa che possa risultarle familiare, nulla di tutto questo si palesa davanti ai suoi occhi, riprende a camminare quando un forte vento si alza, mentre la natura intorno sembra prender vita. Gli alberi danno inizio a una sorta di danza tribale, le foglie secche ormai cadute, si sollevano da terra cominciando a rincorrersi l’una con l’altra.

    Aley le segue con lo sguardo soffermandosi a osservare il cielo, la luna piena gioca a nascondino dietro le poche nubi dimenticate dalla tempesta.

    — Oh luna, astro lucente, amica silenziosa ed eterna, compagna instancabile delle mie notti. Assisti alla commedia umana, deridi, austera e superba, giusta consigliera, fonte di luce per amanti che nella notte esauriscono la passione dell'amore. Che notti sarebbero senza te, luna? Buie, vuote, senza alcun'ispirazione per giovani e sognanti poeti che, con gli occhi al cielo, sperano in un suo sussurro. ―

    All'improvviso uno spettacolo mozzafiato la distoglie da quel pensiero.

    Come d’incanto uno sciame di lucciole illumina il bosco, Aley n'è attratta, si lascia guidare dalla loro magia pur non avendo idea di dove la stanno conducendo, ma preferisce seguirle che rimanere sola nel bosco. Le piccole perle lucenti la conducono fino un sentiero di ciottoli bianchi, baciati dai raggi lunari emanano una luce argentea ed è così bello proseguire che si sente quasi avvolta da un dolce senso di beatitudine, finché quel viale non scompare misteriosamente nel nulla. Purtroppo la sensazione dura poco.

    La terra comincia a tremare con una violenza inaudita, Aley corre, corre a più non posso fin quando una crepa si apre nel terreno, sembra seguirla, quando la raggiunge la giovane sente di non avere più scampo. Il vuoto le prende lo stomaco, le manca il respiro, il cuore in gola, è come cadere dalla torre più alta di un castello, dinanzi a lei tutto è nero, oscuro, celato, il silenzio opprimente. E' un attimo.

    Quando riacquista i sensi, si sente stordita, quello che la circonda è sfocato alla vista, inconsapevolmente si tocca la testa, le mani sporche di sangue, inorridendo stringe gli occhi e quando li riapre tutto è nuovamente sparito. Si rialza lentamente,tutto gira talmente forte che deve sedersi ancora una volta sul freddo pavimento.

    Riacquistando le forze comincia a esplorare il luogo, il suono dei suoi passi si perde nell'alto soffitto, austere colonne marmoree impreziosite d'oro e pietre preziose, rievocanti disegni antichi, s'innalzavano sino a sparire nel buio impenetrabile; capisce subito di trovarsi all’interno di un palazzo, forse appartenente a un Re o a un nobile altolocato. Si affaccia da un balcone, sorride notando un vasto giardino sottostante ben curato con al centro una meravigliosa fontana, che la lascia a bocca aperta per cotanta bellezza, poi per pochi secondi, il suo sguardo si perde affascinato da un bellissimo roseto. Aley ama le rose, sono il suo fiore preferito, legate al mese della sua nascita, maggio. Dopo torna dentro.

    Un lungo corridoio con tante porte si mostra a lei, la curiosità prende il sopravvento, inizia ad aprirle una a una, spingendola a scoprire cosa c'è all'interno, — che conducano da qualche parte, un passaggio segreto, chissà. ―

    Le stanze sono ricche e maestose: letti a baldacchino con lenzuola in seta chiara, camini accesi, mobili di lusso impreziosito da intarsi pregiati, arazzi di ottima manifattura e cofanetti in oro decorati da gemme d'inestimabile valore.

    Esplora le varie camere fino a quando giunge in un’altra stanza, udendo delle voci provenienti dall'interno, decide d'aprirla senza fare troppo rumore.

    Aley si accorge che la sala è più grande rispetto le altre, vicino al letto è posta una culla, un uomo e una donna si stringono l'uno fra le braccia dell'altro, entrambi in silenzio.

    «Devi prendere il bambino e metterti al riparo». L'uomo accarezza le braccia della donna che ha di fronte a sé.

    «Che ne sarà di te, amor mio?»

    «Io combatterò senza mai esitare e proteggerò il nostro mondo a costo della vita».

    «Non lasciarmi». Le lacrime incorniciano il viso della dama.

    «Vai e non pensare a me. Prometto che tornerò a baciarti le labbra, stringerti la mano e a giacere con te sul nostro talamo d'amore».

    Solo un attimo di silenzio. Un attimo che sembra eterno. «Ho fiducia in te».

    Le figure sono sfocate, quasi eteree.

    Un forte boato, improvviso, fuoco e fiamme diventano i protagonisti di questa silenziosa notte.

    Aley mette una mano alla bocca e corre via dalla stanza lasciandosi alle spalle i due amanti, ma ormai è tardi per fuggire, il palazzo è preso d’assalto, la gente urla e si dimena alla ricerca di un’uscita.

    Orrore.

    Uomini e donne sono crudelmente infilzati dalle lame ardenti impugnate dai nemici invasori, il sangue cola sulle stesse, è l’ultima immagine che Aley riesce a distinguere prima di perdere completamente i sensi.

    Si risveglia sola, davanti a lei si svela la valle dei Templi della sua città natia, Luxor.

    Emozionata, non aveva mai visto tale meraviglia se non dipinta in un meraviglioso arazzo di famiglia, s'avvicina. Solo sacerdoti, sacerdotesse e gli adepti possono entrare nella Sacra valle e all'interno dei suoi Templi maestosi. Aley non sa se è giusto o sbagliato dirigersi verso quel luogo sacro, ma non può farne a meno, cammina e osserva i meravigliosi santuari eretti in nome degli Dei. Quello in onore di Ra, al centro, sovrasta gli altri per dimensione. Alla sua destra, quello in nome della Dea Isis, poco più piccolo rispetto a quello per il Dio dell'oltretomba Osiride posto sulla sinistra. Quest'ultimi due si diversificano l'uno dall'altro, il fregio del primo mostra un inno rivolto a Isis che la descrive come una Dea dalle molte facoltà: amabile, nemica dell’odio e signora della Terra, il frontone raffigura la stessa con indosso una veste lunga e bianca, sul capo porta il simbolo del trono. Il tempio di Osiride non sfoggia alcuna rappresentazione sul fregio, a differenza del frontone sul quale è raffigurata la chiave della vita. Aley si dirige verso il Tempio di Ra, passeggia lungo il viale di sfingi, il Dromos, che precede il pilone costituito da due muraglioni rastremati, in pratica si assottiglia andando verso l'alto, rappresentanti le lontane montagne tra cui il sole nasce e muore. La facciata è decorata con scene del Re che uccide il nemico, a simboleggiare la vittoria del bene sul male. Superate le mura, sale gli innumerevoli gradini del Tempio che la conducono al suo ingresso.

    Due fiaccole, in posizione speculare rispetto all’altra, illuminano la maestosa porta. La varca.

    Di fronte a lei la corte colonnata a cielo aperto circondata da un peristilio di marmo bianco, molto pregiato, probabilmente proveniente dall'Ellade, con le colonne alte e maestose, la facciata invece è decorata con scene rappresentanti le gesta vittoriose del Sovrano Farens, cavaliere dell'ordine e della giustizia e una profezia:

    "Nell'era del demonio le tenebre oscureranno il mondo.

    Solo chi dalla magia è forgiato potrà sconfiggere il fardello. La sua arma impugnerà e un nuovo sole sorgerà".

    Aley si sofferma attentamente su quelle parole — non credo alle profezie ― fa spallucce — credenze popolari ―. Abbandona i pensieri e torna a osservare la stanza, uno spazio dal cielo aperto cui segue la sala ipostila, dove lì giunge. Difficilmente la luce penetra in quella sala, causa le finestre a feritoia aperte in alto, tuttavia, riesce a vedere le decorazioni del soffitto dipinto di stelle.

    — Magnifico. ―

    Incalzata da cotanta bellezza, si addentra nelle altre sale.

    Più avanti vede il vestibolo in cui anticamente si preparavano le operazioni di culto della divinità, infine la cella, il Naos, nel quale si trova la statua del Dio, si avvicina alla porta che magicamente si apre.

    «Che meraviglia!» sussurra.

    Le pareti sono decorate da geroglifici raffiguranti il Dio e frasi celebrative per il Faraone che ordinò la costruzione del Tempio.

    Sulla cappella più alta è raffigurato l’occhio di Ra, sole nascente, circondato da fasci di luce ricoperti d’oro, splendono illuminati dai raggi lunari che filtrano dalle finestre in alto.

    Tutto infonde in Aley una dolce sensazione di pace interiore. Le candele, incolonnate a destra e a sinistra delle navate, volteggiano in aria illuminando l’intero Naos, in fondo al quale si trova il grande altare posto sopra una piccola gradinata. Subito si avvicina e poggia un piede sul primo gradino al fin di scorgerlo meglio.

    «Morte e sangue» un sussurro strascicato, gelido.

    Di colpo Aley si volta, dietro di lei nessuno.

    «Chi sei?»

    Nessuna risposta alla domanda, solo l’eco della voce che rimbomba per tutta la sala. Improvvisamente, un forte vento spegne e scaglia le candele sul pavimento, Aley porta le mani al viso per proteggere gli occhi cercando riparo sotto l’altare.

    Facendosi coraggio, si sporge ma non riesce a credere a ciò che vede. Il vortice si trasforma in fuoco e impersona due figure in piena battaglia, le loro spade ardono, emanando lampi di luce non appena si toccano. La lotta è ardua, ma al culmine della stessa, tutto torna nuovamente al nulla.

    Aley si trova avvolta nel buio più profondo quando la voce torna a farsi sentire.

    «Morte e sangue».

    Ode dei passi avvicinarsi, una figura completamente nera, ma innaturalmente distinta, si mostra a lei fermandosi a guardarla. Possiede delle ali, ali nere corvine, un attimo dopo averla vista il buio che la circonda muta in mura di sangue colante come una cascata, nell'attraversarlo la spaventosa creatura sparisce. Guardandosi attorno, inorridita e disgustata, Aley si accorge di due corpi sul sozzo pavimento, l’angoscia pervade il suo cuore quando si accorge che si tratta dei suoi genitori, lì inermi, ma non accetta l’orribile realtà.

    «Perché? Perché proprio voi?»

    Quella voce sibila ancora.

    «Morte e sangue».

    Un urlo straziante lacera il cuore di Aley, «cosa vuoi da me?»

    Poi di nuovo silenzio, e ancora, «morte e sangue».

    Si sente confusa, quando un'altra voce echeggia in lontananza, fa il suo nome, Aley, la percepisce sempre più vicina e familiare, poi si sveglia.

    «Aley, Aley svegliati!».

    «Lasciami! Non toccarmi!».

    Aveva ancora gli occhi chiusi e si dimenava come non riuscisse a far ritorno alla vita reale.

    «Bambina mia, sono io». La voce era rassicurante.

    «Cosa…».

    «Calmati, ci sono io qui con te».

    Aley si era appena svegliata da un brutto incubo, le girava la testa come non mai, madida di sudore si sentiva sporca di quel sangue che nel suo sogno colava, come l'acqua di una cascata pura, ma non era sola. Accanto a lei, visibilmente preoccupata, c'era la zia Juhanah.

    «Oh cara, ti ho udito urlare e mi sono precipitata nella tua stanza».

    La donna, quasi sulla quarantina, era molto legata alla giovane nipote, unica gioia della sua vita.

    Non essendosi mai sposata, nonostante fosse una donna molto affascinante e attraente, non aveva mai avuto figli suoi, Aley era per lei come una figlia e come tale la trattò dal primo momento in cui fu affidata alle sue cure. Juhanah è una donna formosa, ma longilinea, i suoi occhi tendono al verde bottiglia, i capelli lisci come quelli della nipote ma più scuri e quasi neri.

    «Sempre lo stesso sogno» un sussurro a fil di voce.

    Lo aveva vissuto così spesso che una volta sveglia, non doveva fare grossi sforzi per ricordarlo e ogni volta c'erano sempre maggiori dettagli. Aley, ora sollevata tra le lenzuola, asciugava le lacrime che rigavano il suo bel viso.

    «Che ore sono?»

    Si guardava attorno, spaesata, come se quella non fosse la sua stanza da letto, sembrava nervosa, affaticata, stanca, per non dire sfinita.

    «È quasi l’alba ormai, piccola mia».

    Juhanah accarezzò i lunghi capelli della nipote con fare materno, mentre Aley portava una mano alla fronte, ancora scossa da quel terribile sogno.

    «Sembrava tutto così vero».

    «Era solo un incubo. Non pensarci più e prova a riposare adesso».

    Juhanah cercò di rassicurarla, la strinse a sé, con la mano destra accarezzò i lunghi e morbidi capelli, così Aley chiuse gli occhi per un momento cercando di rilassarsi, ma i pensieri erano più forti della stessa

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1