Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Le cinque pietre
Le cinque pietre
Le cinque pietre
E-book202 pagine3 ore

Le cinque pietre

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Qualcosa di sensazionale avviene nel giardino del professor Assunto Guglielmi: nel cuore della notte, così calma e pregna di odori della campagna toscana, un boato squarcia le tenebre svegliandolo di soprassalto. Cinque monoliti disposti in cerchio appaiono misteriosamente, in una parte piuttosto nascosta del suo parco, a inquietare l’esistenza del dotto professore, il quale assalito da una serie di sensazioni, cerca di far luce sulla loro provenienza. Da molteplici segnali, Assunto comprende che l’esistenza umana è appesa a un filo, l’uomo rischia il tracollo e con lui il cosmo intero. È necessario isolare i semi della conoscenza che rischiano di andare perduti, raccoglierli in una sorta di arca di Noè al fine di proteggere le origini e ogni forma di acquisizione umana.
Assunto Guglielmi è un uomo che per scelta ha deciso di rimanere solo, di non condividere la sua esistenza con un’altra persona. Incline alla meditazione e all’introspezione, nel testo insegue la sua vita entrando e uscendo dal passato, rievocando momenti e inserendoli in un presente alquanto oscuro.
Massimo Gregorini in Le cinque pietre tratteggia ottimamente la figura del professore, mettendo in risalto le contraddizioni e le debolezze dell’essere umano, nello specifico del genere maschile, a volte così controverso e irrazionale.

Architetto, ha svolto attività di libero professionista con studi ad Arezzo e Montevarchi e lavorato presso vari Enti Locali. È stato Sindaco del Comune di Montevarchi dal 1982 al 1992. Dal 1996 al 2004 ha ricoperto il ruolo di Direttore del Servizio di pianificazione urbanistica nel Comune di Arezzo. Negli anni 2004 -’14 è stato Dirigente prima del Settore beni paesaggistici e successivamente del Settore valorizzazione del patrimonio culturale della Regione Toscana. È stato responsabile del coordinamento e dell’organizzazione della candidatura del sito seriale “Ville e giardini medicei in Toscana” inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco nel 2013. Tra le sue pubblicazioni: Paesaggio in Toscana, il più umano di questi mondi; Paesaggi d’autore in Toscana; Ville dei Medici in Toscana.
LinguaItaliano
Data di uscita11 gen 2024
ISBN9788830694392
Le cinque pietre

Correlato a Le cinque pietre

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Le cinque pietre

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Le cinque pietre - Massimo Gregorini

    gregoriniLQ.jpg

    Massimo Gregorini

    Le cinque pietre

    © 2024 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-8984-8

    I edizione febbraio 2024

    Finito di stampare nel mese di febbraio 2024

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Le cinque pietre

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    *****

    Un boato squarciò la notte e un movimento tellurico squassò la terra. Era parsa una bomba, un aereo caduto, un terremoto che aveva scosso tutta la campagna, gli alberi e gli animali. Poi il silenzio.

    Il professor Assunto Guglielmi, stordito per il risveglio improvviso e, con il pensiero che la casa potesse crollare, era saltato dal letto ed aveva aperto il finestrone che dava direttamente nel giardino, per uscire all’aperto e mettersi in salvo. Ma improvvisamente si era fermato, colpito da una visione surreale: in un baluginìo di vapori aveva visto che sul prato si ergevano cinque enormi massi bianchi illuminati dalla luna che rendeva la notte chiara.

    Atterrito ma allo stesso tempo affascinato e attratto dal prodigio che ancora non capiva e nemmeno intuiva, si sforzava di ragionare e di comprendere cosa fosse successo davanti alla sua casa di campagna isolata tra i boschi della Toscana. Viveva solo, in quella casa di pietra, che un tempo era stata la casa dei contadini che avevano coltivato il podere, accudito alle bestie, prodotto vino, olio e grano. Da alcuni anni era soltanto una casa da riposo, da meditazione, per il professore, dopo aver passato una vita tra i doveri e gli impegni di una attività pubblica e i piaceri della cultura.

    Era stata una casa tranquilla fino a quella notte. Si fece coraggio e alla luce della luna si avvicinò all’accadimento, al castello che si ergeva tra i cipressi, al fiore che era sbocciato nel suo giardino. Si fermò all’improvviso turbato e impaurito. C’era una persona. Silenzio. Rimase immobile davanti alla figura che aveva davanti fino a che, con la voce strozzata dall’emozione, riuscì a dire: «Chi sei?». Silenzio. Non aveva niente per difendersi, avrebbe potuto prendere un bastone, un sasso, ma sapeva che non aveva la forza per affrontare e tantomeno per aggredire nessuno. In casa non aveva armi; lui si era sempre difeso con la penna e con la parola. In un disperato sussulto di coraggio senile alzò il braccio per intimare… ma anche la figura davanti a lui alzò simultaneamente il braccio, come in uno specchio… aveva come lui i capelli bianchi, la camicia bianca… come lui… sembravano identici e speculari… sì, era davanti ad uno specchio. Si rasserenò. Il sangue ritornò a circolare nelle sue vene, nelle sue gambe; il cuore, che aveva preso a battere come in tumulto, riprese a poco a poco il suo ritmo normale.

    Cinque monoliti conficcati nell’erba del prato erano illuminati in maniera sfolgorante da una luna piena sfacciata, la cui luce riflessa permetteva di comprendere il prodigio dell’incognito e lo stupore della ragione. La calma era totale. Non un canto d’uccelli, non un rumore, non uno stormire di foglie. Silenzio. La natura era stupita perché l’evento aveva l’aura del soprannaturale. Si trattava di meteoriti che erano precipitati nell’atmosfera terrestre? E perché erano disposti in cerchio, in maniera a prima vista regolare? E le superfici specchiate come si erano prodotte? L’astro lunare si spostava ad ovest e lasciava il cielo e la terra alla incombente luminosità dell’alba, tingendo l’aria ad est di un tenue colore dorato che di lì a poco avrebbe svelato compiutamente il prodigioso accadimento della notte. La pietra grigia aveva larghe venature bianche e superfici rossastre, rugginose, con rientranze e propaggini che le facevano assomigliare a catene montuose; lo spessore di ciascuna variava da una sottile lastra simile ad una lama tagliente ad altre più tozze e irregolari. Nei lati lisci, bianchi, si notavano striature come lunghe cicatrici prodotte da una saetta infuocata ed altre che parevano un’incisione floreale dove splendevano corolle brillanti. Su una faccia di ogni elemento la presenza di specchi, perfettamente combacianti con il profilo irregolare delle grosse pietre, consentivano il riflettersi dell’una con l’altra, combinando infinite immagini come lo scorrere dell’esistenza, le sue molteplici facce e passioni, i molteplici umori e le innumerevoli sensazioni. Il cielo si stava schiarendo mentre la luna continuava il suo corso calante. Le cinque lame sembravano indicare delle direzioni, come se fossero orientate verso dei luoghi, delle immaginazioni, delle possibili mete.

    Ma era caduto dal cielo oppure era sgorgato dalla terra questo fiore con cinque petali? Era il risultato di un precipitare dall’alto oppure di un frutto sorgente dalla terra? Non pareva un meteorite caduto in quanto non aveva provocato voragini e creato crateri col suo disintegrarsi. Pareva più un fiore germogliato e sbocciato nella terra feconda e cristallizzatosi nell’atmosfera. Un prodigio della natura che mostrava la sua potenza sia nel bene che nel male.

    Il professor Guglielmi improvvisamente si accorse che la luce del giorno aveva rischiarato tutto intorno e vedeva i cipressi svettare, i cedri tingersi dei raggi dorati del sole, le siepi di alloro risplendere di un verde olimpico ed eroico. Anche il grande fiore di pietra si colorava di sfumature verdi, grigie, ruggine fino a che un raggio si riflesse nello specchio rivolto ad est ed un guizzo di luce gli colpì gli occhi che si illuminarono e brillarono pieni di speranza e stupore. Quella parte del parco era situata in una zona che non si poteva vedere dall’ingresso della casa; era circondata da cipressi e da siepi di alloro e questo fatto lo tranquillizzò. Se fosse venuto qualcuno a trovarlo, cosa rara, non avrebbe potuto vedere il dono del cielo oppure della terra che era venuto a fargli compagnia.

    Ma quella mattina qualcuno venne a trovarlo.

    Dalla casa si vedeva la lunga strada bianca che si inerpicava su per la collina tra le olivete e le vigne del professore e nessuno poteva arrivare senza essere atteso, a meno che non raggiungesse la casa a piedi tra i filari delle viti, scavalcando i muri a secco dei terrazzamenti, graffiandosi tra le siepi di biancospino, calpestando le piante di giaggiolo e i grossi cesti di rosmarino. La macchina che saliva si era fatta avvertire dal rumore del motore in seconda e visivamente dalla polvere che si alzava lungo tutto il percorso. Appena giunta davanti al cancello si sentì lo sbattere di uno sportello e dopo qualche istante il suono della campanella. Il professore si preparò all’incontro nel breve tragitto tra la casa e le inferriate della cancellata, che percorse con la consueta lentezza. Mentre si avvicinava vide il carabiniere, che, toltosi il cappello, tentava di aprire la serratura del cancello.

    «Professore, si tiene ben chiuso, eh! Fa bene, fa bene. È così lontano dal paese!».

    «Maresciallo, buongiorno! Arrivo, arrivo. Sa, tengo chiuso la notte… non si sa mai!».

    «Fa bene, fa bene; la prudenza non è mai troppa».

    Il professore, aperto il lucchetto che chiudeva la catena attorcigliata ai ferri, porse la mano al maresciallo dei Carabinieri della vicina stazione del paese, che distava una decina di chilometri e spalancò le due ante della cancellata per consentire l’accesso dell’auto alla cui guida c’era un giovane attendente. Mentre l’auto proseguiva fin davanti al portone di casa, i due fecero il breve tratto di strada iniziando una illuminante conversazione.

    «Professore, lei si chiude dentro al suo rifugio e si tutela dai possibili intrusi terrestri… ma se venissero dal cielo… come farebbe a difendersi?».

    Questa apparentemente scherzosa osservazione allarmò il nostro pover’uomo, che per poco non inciampava, e nel suo cervello balenarono mille supposizioni, tanto che riuscì a dire solo: «Dal cielo?».

    «Sì, ormai con la tecnologia moderna si può arrivare in casa d’altri dal cielo, senza essere visti e senza chieder permesso…».

    «Eh, già; invece quando vengono da terra… chiedono il permesso!».

    «Chi?».

    «I ladri chiedono il permesso?».

    «Caro professore, io non parlo dei ladri, io parlo di eventi inspiegabili… di fughe di notizie… di scie luminose… di corpi misteriosi».

    Il professore cominciò ad insospettirsi. Ma questi che cosa sapeva, che cosa aveva visto? Dove voleva arrivare? Per uscire dall’imbarazzo invitò il maresciallo ad entrare in casa.

    «Venga, venga maresciallo, le faccio un caffè. Vuole un vinsantino?».

    «Grazie professore, vada per il caffè».

    «Allora, mi dica di queste scie luminose. Ne ho sentito parlare».

    «L’avrà visto alla televisione!».

    «No. L’ho letto sui giornali, su internet».

    «Ah, internet. Altra invenzione che entra nelle case senza chiedere il permesso. Per spiare cosa pensiamo, come ci comportiamo, che prodotti compriamo… Ma devo dire che spesso ci aiutano nelle indagini le frequentazioni su internet; non si cancella nulla!».

    «Non si cancella nulla… ehm…».

    «Una volta l’assassino lasciava le orme sul terreno, ora lascia le tracce sul web…

    Non si cancella nulla

    !».

    «L’assassino?» disse sgomento il professore «C’è un assassino?».

    «Ma no, professore, dicevo così per farle capire il concetto delle tracce indelebili!

    Tracce indelebili come le scie luminose

    !».

    «Anche le scie luminose sono indelebili?» chiese sommessamente il professore, ormai vicino al panico. Ma il caffè, che borbottava e sbuffava nella moka, lo salvò e gli consentì, senza essere visto, di ingoiare la saliva che il disagio gli faceva accumulare in bocca. Un gradevole profumo di caffè si diffuse nella stanza e riportò, apparentemente, un clima di normale quotidianità, ravvivata dai raggi del sole che si infiltravano tra le persiane accostate del finestrone che dava sul giardinetto disegnato con siepi di bosso e di rosmarino e colorito da rose scarlatte.

    «Maresciallo, il giovane attendente lo vuole il caffè? Lo faccia entrare!».

    «No, non si preoccupi, è abituato ad aspettare. Dobbiamo parlare a quattr’occhi» disse perentorio il maresciallo e di nuovo al professor Guglielmi ripiombò il gelo nelle vene dopo un’effimera illusione di scampato pericolo. Ma di cosa mai avrebbe dovuto aver paura, si domandava: Io non ho fatto nulla; l’oggetto fiorito nel prato dietro casa non ce l’ho messo io; perché devo temere? Forse è bene dirlo al maresciallo e così la facciamo finita. Ma qualcosa di misterioso lo trattenne.

    Sapeva che non doveva dire niente a nessuno, che quella notte era accaduta una cosa straordinaria che non poteva essere raccontata prima di interpretarne il significato, il messaggio, sia che esso provenisse dal cielo oppure scaturisse dalle profondità della terra. Era come se l’oggetto lo avesse incantato ed incatenato al suo mistero, lo avesse contaminato con radiazioni che emanavano dai cinque corpi riflettenti. E così si adeguò ad un volere superiore che gli imponeva di tacere.

    «Bene, maresciallo… È successo qualcosa?».

    «Professore, questo me lo deve dire lei!». ribatté con tono imperioso ed ultimativo «Cosa è successo qui questa notte alle 3.35?».

    Il professore rimase di sasso, ma ebbe la forza di dire: «E cosa sarebbe dovuto succedere questa notte alle 3.35? Io non ho visto nulla» e si morse la lingua per l’errore commesso.

    «Non ha visto nulla ma ha sentito qualcosa!» ribatté il maresciallo più deciso di prima.

    «Come? Le ripeto che non ho visto nulla perché dormivo a quell’ora e poi, essendo anche un po’ sordo, non avrei potuto sentire niente!».

    «Allora lei, professore carissimo, lei esclude che alle 3.35 di questa notte, in località Casa al Piano sia avvenuto qualcosa di strano, di anormale, di inconsueto?».

    «Lo escludo categoricamente. Se fosse accaduto qualcosa di strano, di anormale, di inconsueto, l’avrei chiamata io al telefono alle 3.35!» disse ormai ringalluzzito, di nuovo padrone della propria volontà e sicuro di sé.

    «Bene. Era questo che volevo sentirle dire».

    «E lei, maresciallo, è venuto fin quassù di buon mattino per una domanda di cui non capisco il senso?».

    «Vede professore, mi perdoni… io devo interrogare. Sa, ci sono i superiori… ordini superiori!» e con la mano tracciava sopra la testa una sorta di invisibile livello «Ci sono le tracce che ormai non sfuggono a nessuno,

    sono indelebili

    … e queste tracce le hanno viste… forse con il satellite, forse con i radar, ma possono anche sbagliare!».

    «Sì, secondo me sbagliano; sono illusioni… sulle scie luminose hanno fatto anche interrogazioni parlamentari!».

    «Addirittura le interrogazioni parlamentari! Ma chi c’è in Parlamento? Gli italiani hanno eletto dei monelli burloni? Non abbiamo più pace ormai… caro professore, siamo spiati tutti!».

    «Come! Anche i Carabinieri? Ma non dovete essere voi a spiare? Beninteso, per la sicurezza pubblica… niente di illegittimo» si affrettò a precisare il professore, che si era nel frattempo rilassato e godeva nell’avere un maresciallo così arrendevole alla tavola

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1