Amori diversi
Di Nicola Cieri
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Amori diversi - Nicola Cieri
Albatros
Nuove Voci
Ebook
© 2016 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma
www.gruppoalbatrosilfilo.it
ISBN 978-88-567-8054-3
I edizione elettronica ottobre 2016
Capitolo 1
Attilio Bonfanti nasce in una famiglia di commercianti a Torino. I suoi genitori muoiono entrambi abbastanza giovani. Non ha fratelli o sorelle. Gli restano alcuni parenti che vivono a Lanzo Torinese. Abita in un appartamento al piano terra, vicino a Largo Francia.
Ha studiato a Torino ed ha conseguito il diploma di geometra che non ha mai utilizzato.
Attualmente Attilio lavora come portiere di notte in un Hotel, non lontano dalla sua abitazione.
Per una ventina d’anni è stato occupato in Svizzera, a Neuchâtel, nell’hotel Central, dove ha perfezionato la sua conoscenza delle lingue.
Attilio a 20 anni conosce una ragazza svizzera e, per seguirla, trova un lavoro alberghiero. Diventa un Réceptionniste. Guadagna bene ed è soddisfatto di Christine, anche lei impiegata in un albergo. Con la compagna svizzera convive senza mai arrivare al matrimonio.
Ma quando Attilio viene a conoscenza dei tradimenti di Christine (ha una seria relazione col padrone dell’albergo dove lavora), decide di lasciare la Svizzera e di rientrare in Italia. Incontra Cesira, una single carina, d’animo buono e servizievole. Dopo un anno la sposa. Quell’unione, che sembra tanto felice, s’interrompe con la morte della donna. Per due anni Attilio soffre molto ma si rassegna e si abitua a vivere da solo.
Egli, per arrotondare lo stipendio, mette su una specie d’agenzia di collocamento per badanti e colf. Affitta un locale al piano terra d’una casa d’epoca, non lontano da dove lavora, in Corso Francia.
Poiché il suo orario d’impiego all’Hotel va dalle ore venti alle otto del mattino, egli, dopo aver dormito fino alle due del pomeriggio, ha il tempo di mandare avanti la sua nuova attività fino alle sette di sera. In quelle quattro ore riesce a sistemare, in media, un paio di ragazze: sopratutto colf. Ogni tanto anche qualche badante per anziani. In totale, una decina a settimana. Le clienti pagano una cifra modesta. Le richieste vengono fatte dalle interessate tramite telefono, dato che l’agenzia viene pubblicizzata su diversi giornali di Torino ed anche fuori provincia.
Siamo alla fine di Ottobre. Sono le ore 15 e trenta ed Attilio è già nel suo studio. Riceve una telefonata: «Mi chiamo Estera, sono nata in Romania, ho 21 anni e cerco lavoro. Uno qualsiasi…».
«Lei è fortunata! Ho appena ricevuto una richiesta per una colf da parte della signora Gritta. È a Piazza Rivoli, qui vicino. Si tratta d’una famiglia molto benestante. Il marito è un ingegnere. I due figli maschi studiano all’Università. Può presentarsi, se vuole già oggi, prima delle sette di sera…».
«D’accordo, andrò».
«A proposito, con l’italiano, come se la cava?».
«Non parlo perfettamente ma capisco e mi faccio capire… Ho studiato da sola… Aiutato me un mio fidanzato di Roma».
«Va bene, prima di andare, passi da me qui, in Corso Francia, le darò l’indirizzo esatto e pagherà la mia informazione».
«Va bene! Ci vediamo fra un’ora circa. Ciao!».
Attilio, alle sedici e dieci sente squillare il campanello della porta d’ingresso. Va ad aprire.
«Sono Estera, sono venuta per quel posto di lavoro…» la ragazza termina la frase con uno splendido sorriso che le mette in mostra una perfetta dentatura bianca. È alta, bionda con occhi più verdi che grigi. Veste in modo non troppo elegante e una regolare minigonna fa vedere due gambe lunghe e ben fatte.
«Si accomodi, signorina, prego!» Attilio le indica la via e poi le fa cenno di sedersi sull’unica poltrona che si trova di fronte alla sua scrivania.
«Sono arrivata a Torino da una decina di giorni con due amiche rumene. Loro già lavorano come badanti. Io vengo da Bucarest, la capitale della Romania…».
«Parla benissimo l’italiano… Complimenti! Ha già fatto la colf? Questa parola vuol dire collaboratrice domestica».
«Capisco. A Trieste ho lavorato per un anno in una famiglia di anziani. Sono morti tutti e due e loro figlia ha venduto casa genitori…».
«Si tratta di un lavoro a tempo pieno… Le danno da mangiare, da dormire più lo stipendio da pattuire».
«Cosa volere dire pattuire? Non conosco questa parola».
«Pattuire vuol dire concordare…».
«Ora, capito. Grazie!».
Estera, dopo aver pagato il compenso dovuto all’agenzia, riceve l’indirizzo esatto del suo probabile datore di lavoro. Poi si alza, ringrazia di nuovo con entusiasmo e dice: «Farò sapere risultato incontro per telefono… Mi dai anche numero tuo cellulare? È più facile per me».
Attilio non ha difficoltà a soddisfare la richiesta della bella Estera.
«In bocca al lupo!» esclama accompagnandola all’uscita.
Quel pomeriggio Attilio riceve solo un’altra telefonata. È una ragazza che gli chiede informazioni su come funziona quell’ufficio… Non è interessata ad alcun lavoro, in quanto è già sistemata presso una famiglia di Orbassano.
Attilio, prima d’iniziare la sua attività notturna all’hotel, di solito mangia nel bar di fronte un ricco panino al prosciutto o salame e beve un succo di pompelmo. Il pranzo vero e proprio lo consuma dalle due alle tre del pomeriggio.
Quella sera non ha fame. Decide di prendere solo un cappuccino con un croissant.
L’occupazione in albergo non gli dà molto da fare. Se si esclude il week-end, in cui c’è più movimento, negli altri giorni della settimana c’è abbastanza calma ed i clienti sono davvero pochi. In sostanza il suo lavoro consiste, più che altro, nel fare il guardiano. Più tardi, Attilio, verso le ventidue, sente squillare il suo telefonino. È Estera. Il colloquio con la signora Gritta è andato a buon fine. È stata assunta in prova per alcuni mesi, la cifra pattuita è per lei soddisfacente, è contenta e saluta con calore.
Di solito, dopo mezzanotte, in Albergo arriva qualche coppietta che vuole passare la notte insieme. A volte sono mariti con l’amante, a volte clienti occasionali con prostitute. Dopo le due di notte, d’abitudine, non si fa vivo nessuno. È in questo periodo che Attilio può dormire tranquillamente fino alle sette del mattino, l’ora in cui comincia a lavorare Maria, la donna delle camere e delle pulizie. Attilio, quando alle otto torna a casa, non fa colazione ma va direttamente a dormire fino all’una, l’ora in cui prepara il suo pranzo.
Dopo la perdita della moglie Cesira, ha attraversato un lungo periodo di riflessione sull’esistenza e sulla precarietà dei suoi progetti ed aspirazioni. Poi, grazie a dei corsi di yoga ed all’interesse per le culture orientali, ha riacquistato la fiducia nella vita. Da un anno, ormai, ritiene di aver superato la fase grave della sua depressione, tanto che riesce a conoscere altre donne. Il lunedì, giorno libero, va a ballare al Dancing Le Roi, ed è qui che fa amicizia con Laura, una vedova quarantatreenne carina, senza figli. Lavora alle Poste. Anche lei vive da sola ed abita nella zona di Corso Regina. Non vuole convivere. Ci tiene alla propria libertà.
Attilio s’incontra con lei, oltre che al ballo, in casa propria o in quella della compagna.
Laura è una donna bionda, non alta, un po’ formosa, con degli occhi azzurri interessanti. Attilio ha una statura normale, 174 centimetri, castano di capelli che comincia a perdere, occhi neri, sorriso che suscita simpatia, voce calda e suadente.
Laura, prima di Attilio, ha avuto tanti altri uomini, ma con lui sente di avere un’attrazione particolare ed un’intesa di vedute singolare. Entrambi amano lo stesso genere di film, l’operetta e la musica brasiliana. Quanto alla danza, c’è qualche differenza. Attilio, per esempio, è un appassionato di Tango mentre la compagna preferisce la Baciata, la Salsa, il Mambo.
Attilio, dopo la sistemazione di Estera, riceve diverse telefonate, tutte fatte da ragazze rumene: Dalia, Jenice ed altre.
Egli riesce sempre a contattare famiglie o persone singole che richiedono badanti. Ha una bella lista di nomi in attesa. La maggior parte è costituita da anziani soli o non autosufficienti, che hanno bisogno d’aiuto.
Alcune di queste ragazze mantengono i contatti con Attilio anche dopo aver trovato lavoro.
Siamo alla metà di Novembre. Squilla il telefono.
«Sono Dalia, come stai? Il mio lavoro, qui a Collegno, a volte è difficile. Giuseppe, il padrone, chiede troppe cose. Non è mai contento e allunga anche le mani…. Mi puoi aiutare?».
«Il suo numero di telefono ce l’ho. Proverò a parlare con lui e a farlo ragionare. Se ti infastidisce troppo, comunque, esiste anche la Polizia!».
Giuseppe Pallani è un ex impiegato bancario. Vive in pensione da quasi dieci anni. La moglie è morta giovane ed il figlio vive a Parigi. Si chiama Luca e lavora in un bar, di cui è comproprietario con un altro italiano. Luca è come se non ci fosse. Telefona una volta ogni tre mesi e non torna più in Piemonte. È sempre occupato e le vacanze preferisce passarle in qualche località esotica.
Giuseppe ha settant’anni. Ha dei seri problemi di deambulazione. Ha dovuto assumere Dalia, sia per i lavori domestici che per la spesa e tutto il resto.
«Pronto, è il signor Pallani? Sono Bonfanti dell’Agenzia. Dalia mi ha telefonato dicendomi che si trova abbastanza bene da lei. L’unico problema sono le sue esigenze che, a volte, diventano fuori dal normale, come: fare la spesa con pochi soldi, richiesta di pulizie esagerate ed anche, ahimè le sue mani troppo lunghe. La ragazza é seria, ha un fidanzato rumeno, per quello che so io, e non accetta assolutamente le sue avances».
«Grazie per la telefonata. Chiedo scusa, ma non potevo immaginare che una badante così giovane fosse tanto complicata… comunque le sono grato per gli avvertimenti. Cercherò di correggere il mio comportamento. Il problema è che sono troppo impedito e la mia vita per lo più si svolge su una sedia a rotelle! Mio figlio se ne frega di me e non vede l’ora che io muoia per impadronirsi dei miei risparmi e di questo appartamento in cui vivo…».
«Non dica così, lei è troppo pessimista… i giovani devono vivere la loro vita… e poi non sono tutti uguali. Vedrà che presto si farà vivo! Stia bene e mi raccomando!».
«Non si preoccupi, vedrà che in futuro andrà tutto bene! La saluto».
Nel mese di Dicembre di quell’anno, prima di Natale, Attilio trova un posto di lavoro per altre due ragazze rumene: Jasmine e Romanita.
Sono due belle fanciulle, di statura normale ma con caratteristiche rimarchevoli.
La prima è bionda chiara ed è molto appariscente, per via del viso, truccato esageratamente, e del corpo, flessuoso e magro al punto giusto.
Romanita è invece una ragazza acqua e sapone ma con tutte le curve messe bene. È bruna, con occhi e capelli neri.
Jasmine viene impiegata presso una signora eccentrica che abita in Via Valperga Caluso, vicino al Valentino. Si chiama Eleonora e, anche a settant’anni compiuti, conserva una bella presenza. È benestante. Suo marito, Aldo Minuto, costruiva case a Torino e provincia.
Romanita è andata a fare la colf presso una famiglia di professionisti, i Ferrero, a Piazza Chironi.
Luigi, il marito, è un avvocato molto quotato, Cristiana, la moglie, fa il medico generico ed ha tanti clienti. Hanno due figli, universitari entrambi.
Manca una settimana a Natale e Attilio, quel Lunedì, suo giorno libero, decide di passarlo con Laura. Intorno alle ore quattordici va ad aspettarla all’uscita dal suo ufficio.
«Ciao Attilio, come mai sei qui?» esordisce la donna alla vista del compagno.
«Sai che il lunedì non lavoro in hotel e che, qutando decido di prendermelo tutto, rimando anche la mia occupazione in Agenzia al sabato mattino. e ne avevo parlato già un’altra volta. L’hai dimenticato?».
«Oh, sì, adesso me ne ricordo… scusami! Passiamo un attimo a casa mia. Mangiamo qualcosa e mi cambio d’abito, prima di fare un giro in centro…».
Attilio le apre la portiera della sua Toyota Coupé che, anche se ha nove anni di vita, si presenta ancora come una vettura originale e prestante in tutti i sensi.
Quando arrivano sotto casa di Laura, egli esclama: «Sai che ti dico?! Precedimi, vai pure. Io arriverò dopo aver trovato un parcheggio qui, nelle vicinanze. Come vedi l’impresa non sarà facile. Probabilmente dovrò aspettare che qualche auto vada via».
Finalmente dopo una decina di minuti, una signora libera un posto in Via Belluno, una traversa che fa angolo con Corso Regina. La Toyota, che è abbastanza lunga, riesce ad entrare con difficoltà in quello spazio troppo stretto.
Gli spaghetti col sugo di seppie, conservato in frigo, preparati in meno di un’ora, sono squisiti.
«Senti, Laura, ma la roba cucinata da te, ha proprio un sapore diverso. È più buona in tutti i sensi. Qual’è il tuo segreto?».
«Gli aromi nell’arte culinaria sono indispensabili e io ne faccio molto uso. Li compro freschi e me li preparo, triturandoli dentro diversi barattoli».
Dopo il caffè, Laura va a vestirsi e a truccarsi. Alle 16,30 la coppia passeggia sotto i portici di Via Po. Lungo la strada, come ogni anno, hanno allestito numerose ed artistiche composizioni di luminarie varie.
«Non ti sembra che tutto ciò sia uno spreco di denaro pubblico?» osserva Attilio mentre dà il braccio alla sua compagna.
«Gli anni scorsi queste illuminazioni erano più parsimoniose. Si vede che il nostro Sindaco, insieme ai suoi collaboratori, hanno voluto dare alla città un aspetto diurno anche di notte».
Le vetrine sono tutte super allestite. Ci sono occasioni per fare un regalo a chiunque. Laura osserva con insistenza un paio di scarpe, davanti ad un negozio ben fornito. Attilio non esita un istante. Subito entra e decide di comprargliele. Laura contraccambia regalando all’amico un set de parfums pour homme.
I bar ed i locali pubblici sono stracolmi di gente. Le persone camminano in fretta e sono indaffarate a fare acquisti. I portici sono pieni di librai che hanno esposto i loro libri usati. La via, come al solito, pullula di studenti e giovani di ogni tipo. Il bar dell’università è talmente affollato che non lascia entrare più nessuno.
Prima di arrivare a Piazza Vittorio, sulla sinistra del porticato, c’è un locale adibito a «Mostre d’arte». Espongono alcuni pittori che fanno parte d’un’associazione artistica di Via Santa Giulia.
I due innamorati entrano. I quadri sono