Portami a vedere i treni
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Anteprima del libro
Portami a vedere i treni - Roberta Magliocca
http://creoebook.blogspot.com
Roberta Magliocca
PORTAMI A VEDERE
I TRENI
A Peppe, Paolo, Lisetta e Laura
per aver raccontato a Lucia una storia,
la SUA STORIA, per essersi fatti memoria eterna.
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono fittizi o usati in modo fittizio. Tutti gli episodi, le vicende, i dialoghi di questo libro, sono partoriti dall’immaginazione dell’autore e non vanno riferiti a situazioni reali se non per pura coincidenza.
1.
Fa freddo, ma Tetella non sembra accorgersene. Coperta solo da un timidissimo giacchettino di cotone, si gode una sigaretta sul terrazzo di un quarto piano qualunque nel mondo. La sigaretta. Quella dell’una in punto, non una qualsiasi sigaretta. Il Vesuvio potrebbe svegliarsi, il Napoli potrebbe vincere lo scudetto, George Clooney potrebbe chiamarla per invitarla fuori a cena. Tetella non risponderebbe. Resterebbe qui, in terrazza a fumare la sua sigaretta dell’una. Nessuno potrebbe rovinarle questo momento.
Tetellaaa!
.
Nessuno tranne lui, ovviamente.
Giulio, che c’è?!
.
Tetella abbassa la testa per lo sconforto ma non si volta, tanto sa chi è che la vuole, chi è che la chiama tanto insistentemente. Da tre mesi tenta di fumare in pace la sua sigaretta dell’una e da tre mesi, puntualmente, non ci riesce. Da tre mesi, all’una e qualche minuto, si innervosisce, Tetella, per quel suo momento violato e da tre mesi, puntualmente, il nervosismo le passa quando guarda Giulio. Un uomo di 75 anni, alto come sono alti i professori di Filosofia, alti sul mondo dei pensieri, alti e capaci di andare oltre. Capelli brizzolati e occhiali da vista con montatura trasparente appoggiati sul naso. Lo guarda e si sorprende comprensiva nei confronti di quell’uomo che ha bisogno di lei. Almeno quanto lei ha bisogno di lui.
Vieni dentro, spegni quella sigaretta
.
Bofonchia Giulio, visibilmente seccato da quella finestra aperta.
Agli ordini! Non vuoi fare un tiro prima che la spenga?
.
Tetella sa come prenderlo per il verso sbagliato, volutamente e con un’incontenibile voglia di provocarlo.
Fumare, io? Fossi matto! Piuttosto, chi ti ha dato il permesso di darmi del tu?
. Ora il visibilmente seccato sembra trasformarsi in sicuramente seccato e forse qualcosa in più.
Io. Me lo sono presa da sola questo diritto! Mi va di darti del tu… problemi?
., Mette il carico da undici Tetella, nascondendo un sorrisino di irriverenza.
Insolente
, accusa lui.
Mi vuoi bene
, sostiene lei.
Vai a cucinare, va’, che altrimenti faccio tardi in tribunale, ho tanto di quel lavoro da sbrigare oggi
.
Questo frettoloso tentativo di cambiare discorso vuol dire che, forse, le vuole bene sul serio.
Sissignore!
.
Entrando in cucina, passando dietro una sedia del tavolo da pranzo e avviandosi ai fornelli, Tetella è triste al pensiero che Giulio, anche oggi, è convinto di essere un magistrato. E questo, tradotto nella lingua di una badante stramba e irreverente, significa solo una cosa: stirargli il vestito blu. E stirarlo bene, altrimenti chi lo sente il Presidente! Avrebbe preferito il professore in pensione, almeno non avrebbero dovuto uscire di casa proprio mentre fuori piove a dirotto.
– Sorrento è così triste quando piove – pensa Tetella mentre lava l’insalata. – Scatoletta di tonno? E sia –. Queste badanti hanno un linguaggio tutto loro. Per loro cucinare significa svuotare una scatoletta di tonno in un recipiente con quattro foglie d’insalata.
Con il cielo terso che non sembra avere un colore sopra di loro e una pioggia così fina e fitta da essere quasi impercettibile, di quelle piogge che dimentichi, che sembra riapparire nei ricordi solo quando smette di