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Carezze e inganni: Harmony Collezione
Carezze e inganni: Harmony Collezione
Carezze e inganni: Harmony Collezione
E-book158 pagine3 ore

Carezze e inganni: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Fingersi diversa da quella che si è in realtà non è affatto facile. Tanto più se, da timida e innocente, si deve apparire sexy e aggressiva.
Milly Lee decide di accettare le condizioni impostele da Cesare Saracino seguendolo in Italia. L'uomo, che le si è presentato raccontandole una brutta storia a proposito di Jilly, la sua gemella, è convinto di trovarsi di fronte proprio a quest'ultima. Milly, che da tempo non ha più notizie della sorella, ha tutte le intenzioni di andare in fondo alla faccenda, così si ritrova a vestire i panni per lei inusuali della ragazza esuberante e avvezza alle attenzioni maschili. Ma quando la passione esplode davvero tra i due, lei scopre di non avere la forza di resistere alle avance di Cesare.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2020
ISBN9788830518360
Carezze e inganni: Harmony Collezione
Autore

Diana Hamilton

Prolifica autrice inglese, adora la bellissima villa in stile Tudor in cui vive con il marito.

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    Anteprima del libro

    Carezze e inganni - Diana Hamilton

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian’s Price

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Diana Hamilton

    Traduzione di Cristina Proto

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-836-0

    1

    Dopo aver dato istruzione al taxi di aspettare, Cesare Saracino allungò le gambe sul marciapiede umido e si diresse verso la piccola macelleria vecchio stile alla fine della strada stretta e deserta, gli occhi scuri, cupi per la determinazione.

    Il suo investigatore aveva rintracciato senza alcuna difficoltà l’indirizzo della madre vedova di Jilly Lee. Personalmente non riusciva a immaginarsi che la ragazza fosse anche solo passata di lì, figuriamoci vivere in un appartamento sopra un macellaio in una cittadina ai confini del Galles dove non succedeva quasi niente. Lei aveva bisogno di luci e vita, come della compagnia di uomini generosi sempre in ammirazione. Lei amava il fascino e la seduzione.

    Magari non c’era davvero, ma sua madre doveva sapere dove era andata dopo la sua furtiva scomparsa dalla villa.

    Jilly Lee, un nome tenero quanto ridicolo per una prostituta di prima classe, l’avrebbe pagata. Lui l’avrebbe trovata e l’avrebbe trascinata di nuovo in Toscana e, pretendendo un risarcimento, l’avrebbe costretta a sospendere la sua ricerca di un marito ricco e i suoi furti e a riprendere il lavoro per cui era stata assunta.

    Serrò la bocca per il dolore. Per come stavano andando le cose, Jilly Lee non avrebbe dovuto lavorare ancora a lungo. La nonna stava diventando visibilmente più fragile, anche se lo irritava ammettere che dall’arrivo di Jilly aveva riacquistato vitalità.

    «Non ci sono segni di malattia clinica» lo aveva informato il suo specialista tre mesi prima, all’inizio dell’anno. «Ma sua nonna ha passato gli ottanta da un pezzo e... da quanto è vedova?»

    «Trent’anni.»

    «E un anno dopo l’altro avrà visto molti dei suoi coetanei andarsene. Il corpo si fa sempre più cagionevole, la volontà di vivere si assottiglia e c’è meno da aspettarsi...»

    Odiando il pensiero che la nonna si stesse semplicemente lasciando morire, le aveva allora proposto di assumere una compagnia piacevole.

    «Qualcuno che legga per me mentre ricamo? E che tenga prediche noiose e antiquate sulle nefandezze dei ragazzi di oggi e mi annoi con interminabili storie della sua tramontata giovinezza?» gli aveva risposto, accarezzandogli la mano e sorridendogli gentile e amorevole come sempre. «Non credo proprio.»

    «Pensavo a qualcuno che ti tenga compagnia.»

    «Può pensarci Rosa.»

    «Rosa è molto occupata con la gestione della casa. Non può passare il tempo a passeggiare con te in giardino mentre tu rifili e spunti le tue piante.»

    «Ci sono molti giardinieri che mi aiutano ad alzarmi se cado mentre elimino i fiori appassiti... se è questo che ti preoccupa.»

    Lui le aveva preso le fragili mani tra le proprie.

    «Passo qui alla villa tutto il tempo possibile, ma spesso sono via. Certo che mi preoccupo per te. Mi hai accolto qui quando ero un dodicenne irascibile. Ti sei presa cura di me. Lascia che ora io faccia lo stesso. E nessuno dice che una dama di compagnia deve essere per forza anziana e noiosa» aveva aggiunto.

    Aveva preparato lui stesso l’annuncio, offrendo stipendi astronomici, presenziando ai colloqui, ma la prima scintilla di vero interesse si era accesa in quegli occhi anziani solo quando era apparsa Jilly Lee.

    Sulle prime gli era sembrata vagamente familiare. Un volto intravisto in un locale notturno a Firenze, quando aveva intrattenuto un cliente americano in cerca di distrazioni. Ma quelle ochette a caccia della preda sembravano tutte uguali. Fluenti capelli biondi e lunghi, labbra scarlatte, abiti minuscoli scelti per mostrare seni giunonici e gambe senza fine. A trentaquattro anni le riconosceva da lontano. Non c’era da stupirsi che la nonna lo definisse cinico.

    Certo, la signorina Lee aveva lunghi capelli biondi, ma erano legati con una fascia di velluto nero, e il tubino blu che aveva indossato, anche se non sminuiva le sue curve innegabili, nella lunghezza era abbastanza decoroso.

    Come nelle tre interviste precedenti si era limitato a osservare, lasciando alla nonna la conduzione del gioco.

    In apparenza sembrava perfetta. Venticinque anni, quindi non certo la seccatrice di mezz’età che la nonna non avrebbe tollerato. Inglese, ma con un italiano molto discreto. Ottime referenze da un grande magazzino di Londra. In seguito aveva trascorso del tempo in viaggio per l’Italia, imparando la lingua, svolgendo lavori vari per sbarcare il lunario, senza rimanere mai molto a lungo in un posto. E ora desiderava sistemarsi definitivamente nel bel paese.

    Senza quasi guardarlo aveva conversato con agio, affascinante ed estroversa, e quando la nonna, già conquistata, le aveva chiesto di allontanarsi per un attimo, gli aveva annunciato: «Mi piace. È giovane, piena di vita e piacevole da guardare. Proprio ciò di cui ho bisogno, dato che tu ti rifiuti categoricamente di sposarti e di condurrequi una giovane moglie che mi stimoli e mi illumini le giornate! In più, insieme possiamo esercitare il mio inglese. Una volta lo parlavo bene come te, ma ora sono arrugginita. Che cosa ne pensi? La assumiamo?».

    Lui aveva esitato, ma solo per un attimo. Forse sembrava perfetta, ma qualcosa in quell’ultima candidata non lo convinceva. Non aveva però alcun elemento concreto a cui aggrapparsi.

    Scrollando le spalle aveva allontanato quel pensiero. Alla nonna piaceva, e questa era la cosa più importante.

    «Se è ciò che desideri.»

    Avrebbe fatto qualunque cosa per la nonna. Le doveva così tanto. Era stata la prima persona a dargli un affetto vero. I suoi genitori non ne avevano mai dimostrato, né a lui né fra loro. Suo padre, fanatico del lavoro, non era quasi mai a casa e sua madre, per compensare, aveva scialacquato denaro e cambiato una serie di amanti.

    Poteva solo ipotizzare che fossero rimasti sposati per le apparenze. Negli ambienti che frequentavano l’apparenza era tutto.

    Con la loro morte accidentale su un aereo da turismo, durante una delle rare occasioni in cui avevano partecipato insieme alla stessa cerimonia, lui era diventato erede della grande impresa di famiglia, che andava dall’industria petrolchimica agli alberghi di lusso, fino al commercio di opere d’arte e pietre preziose.

    La nonna lo aveva aiutato ad assumersi quel compito. Gli affari sarebbero stati gestiti dai dirigenti scelti dal suo defunto padre finché non avesse raggiunto la maggiore età, naturalmente, ma lei aveva assunto un insegnante privato per aiutarlo a imparare tutto il possibile sulla sua futura eredità, un progetto che lui aveva accolto con entusiasmo.

    Non poteva quindi negarle niente, ma la prudenza, e quel dubbio, lo avevano spinto ad aggiungere: «Organizzerò i miei impegni in modo da trattenermi qualche settimana per assicurarmi che andiate d’accordo».

    Fu preso dalla rabbia ora, mentre entrava nel corridoio umido e arrivava alla porta che conduceva ai locali sopra il negozio. Jilly Lee aveva affascinato sua nonna, portandola a fidarsi di lei, a contare sulla sua compagnia, a deliziarsi di ciò che quella intrigante aveva definito discorsi da ragazze. E quando lui aveva messo in chiaro che non la desiderava nel suo letto e non era disponibile al matrimonio, se l’era data a gambe, prendendo con sé un bel mucchio dei contanti dell’anziana signora.

    Gliel’avrebbe fatta pagare. Pesantemente. E con quel pensiero si attaccò al campanello.

    Milly Lee accese la luce centrale e tirò le tendine striminzite sulla finestra per velare la vista demoralizzante di quell’umida sera di aprile. Non aveva smesso di piovere per tutto il giorno. L’interno della piccola zona giorno era altrettanto freddo e deprimente: lei non vi sarebbe rimasta un momento più del necessario dopo la morte di sua madre, trovandosi un semplice monolocale a buon mercato, ma Jilly in quel caso non avrebbe potuto contattarla e dato che aveva lasciato il lavoro a Firenze Milly non sapeva come trovarla.

    Che la sua gemella fosse sconsiderata era risaputo, ma questo non significava che Jilly prima o poi non si sarebbe fatta sentire. Al momento però Jilly non sapeva neanche che la loro madre era morta. Quindi, finché la sua gemella non si ricordava di avere una famiglia, Milly era costretta a restare.

    Allontanando dagli occhi la frangia dei corti capelli biondi, aprì il giornale locale della sera che aveva comprato tornando a casa dal lavoro e con ottimismo osservò gli annunci.

    Avrebbe dovuto trovarsi un altro impiego.

    Manda, la sua principale, le aveva detto quella mattina che stava vendendo. Lei e il marito volevano mettere su famiglia: a trentasei anni era ormai tempo, e rimanere incinta sarebbe stato più facile se lei avesse smesso di correre fin dalle prime luci dell’alba.

    Ad ogni modo, la probabilità che un altro fioraio rilevasse l’attività era limitata: i ricavi erano calati nell’ultimo anno. «Faresti meglio a cercarti qualcos’altro» le aveva consigliato Manda. «Se trovi qualcosa, non preoccuparti di dare il preavviso. Posso chiudere da sola. Nessun problema.» Quindi questo significava che doveva trovarsi qualcosa in fretta se voleva riuscire a pagare l’affitto dell’appartamento.

    Il suono del campanello le sollevò lo spirito. Cleo, la sua migliore amica dai tempi della scuola, aveva detto che quella sera sarebbe passata con una bottiglia di vino per parlare delle sue nozze. Milly sarebbe stata la damigella d’onore.

    Felice che la sua amica fosse in anticipo di un paio d’ore, aveva detto probabilmente alle nove, volò giù per la scala stretta per farla entrare. E si ritrovò di fronte a un completo estraneo.

    Un estraneo dannatamente attraente.

    Un’inspiegabile sensazione le percorse la schiena, intensificandosi mentre un lampo di trionfo illuminava per un attimo gli occhi scuri dello sconosciuto.

    «Il travestimento non mi inganna, Jilly, ma ti si adatta, che tu ci creda o no.»

    Quella voce profonda aveva un leggero accento. Ovviamente credeva che lei fosse la sua affascinante gemella, anche se portava abiti con cui Jilly non si sarebbe fatta vedere neanche morta: vecchi jeans stinti e un maglione di lana, i bei capelli lunghi tagliati corti da maschio. Scosse la testa, sul punto di dirgli che aveva fatto un comprensibile errore. Ma lui la anticipò, passandole davanti: «Avresti dovuto sapere che non c’era nascondiglio possibile. Lezione numero uno: nessuno tratta male me o la mia famiglia. Lezione numero due: pagherai per averci provato».

    Cielo! Cosa aveva fatto ora Jilly? La bruciante domanda rimase inespressa mentre l’uomo raggiungeva i piedi delle scale poco illuminate e si girava ad affrontarla. Fisico di un metro e ottanta asciutto ed elegante, ampie spalle, vita stretta e gambe lunghe. I capelli neri, luccicanti per la pioggia, avevano un bel taglio, mentre i tratti del volto erano severi, anche se la bocca sensuale ne annullava la freddezza. E gli occhi erano di un intenso marrone scuro con una penetrante luce ambrata.

    «Mia nonna sta già sentendo la tua mancanza e io non permetterò che si agiti. Le ho detto che dovevi lasciare la villa per una questione familiare. Tu ti atterrai a questa storia.» Serrò la bocca con evidente disgusto. «Personalmente non ti vorrei a un miglio da casa mia, ma per il bene della nonna domani tornerai con me in Toscana. Riprenderai i tuoi doveri, continuando a divertirla, ma a una condizione: non ci saranno più gite a Firenze con la scusa di rinnovarle il guardaroba e convincerla così a incrementare anche

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