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La Chiave di Azarahal
La Chiave di Azarahal
La Chiave di Azarahal
E-book428 pagine5 ore

La Chiave di Azarahal

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Info su questo ebook

Un oggetto raro, un artefatto di cui si parla solo nelle vecchie storie, e un gruppo di fuorilegge deciso a rubarlo a tutti i costi.

Un unico intento. Guadagnarci il più possibile rivendendolo a chiunque sia disposto a pagarlo, bene si intende.

Se poi i suoi poteri siano reali oppure no, questo ai cinque compagni interessa ben poco.

In una terra dove la Sacra Torre getta la sua ombra e le sue leggi sulle razze, ed i regni sono travolti dalle scorrerie di orde di predoni e illuminati dai roghi degli Inquisitori,

uno spietato sicario, un piccolo e svelto ladro abile con i coltelli, una sensuale mercenaria la cui bellezza è pari solo alla sua pericolosità, un astuto mediatore che non esita a vendere chiunque per denaro e un isterico chierico stufo di seguire i dettami del suo ordine, si uniranno per portare a termine il loro intento ed impadronirsi dell'oggetto.

Ma non sono i soli a volerlo.

Occhi invisibili seguiranno la loro impresa in attesa che si compia, e quando se ne accorgeranno sarà ormai troppo tardi.

Uomini a capo di gilde sanguinarie e chierici di culti banditi che lo desideravano già da tempo, per i quali il denaro non ha importanza, e l'artefatto è veramente ciò che si dice, con tutti i poteri che nasconde.

Quello che doveva essere un lavoro discreto e silenzioso, rapido, tipico di professionisti come loro, l'ultimo che li avrebbe resi ricchi e permesso di lasciare per sempre questa vita, si trasformerà in una vera e propria caccia, dove da predatori diverranno prede.

Utilizzati a loro insaputa, anche dall'interno del loro gruppo, capiranno troppo tardi che non si trattava solo di una leggenda, e che la Chiave di Azarahal non era stata forgiata per essere toccata da mani mortali.

Il primo libro della trilogia di Azarahal.
LinguaItaliano
Data di uscita8 gen 2017
ISBN9788822886446
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    Anteprima del libro

    La Chiave di Azarahal - Francesco Nori

    Francesco Nori

    La Chiave di Azarahal

    UUID: 9b220a34-1862-11e7-b7fd-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Ringraziamenti

    A mio figlio David, che con il suo arrivo ha illuminato la mia vita, ed alla sua mamma, che con un amore e una devozione sconfinata veglia su di lui...e su di me.

    Indice dei contenuti

    Ringraziamenti

    Premessa

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Epilogo

    Appendici

    Note

    Premessa

    Capitolo 1

    Il sicario si guardò attorno prima di proseguire. Il tramonto era ormai passato, ed intorno a lui vedeva solo le fronde degli alberi smosse dal vento stagliarsi nere contro le stelle.

    Avanti, sopra una piccola collina, incombeva una rocca abbandonata, scura, dove erano visibili le mura crollate e circondate di vegetazione, un antico posto di guardia utilizzato dagli uomini quando dominavano le Terre, secoli prima.

    Non tutti conoscevano questo luogo, ed in genere chi lo conosceva lo evitava. Un ottimo posto dove incontrarsi lontano da orecchie indiscrete, si disse Garthrana. Del resto, non era insolito per lui incontrare i suoi clienti in luoghi simili.

    Non esitò un secondo di più. Avvolto nelle sue vesti nere, con l'ampio cappuccio del medesimo colore sul capo che nascondeva il suo volto, iniziò a dirigersi verso la vecchia costruzione, incurante dei pericoli che poteva nascondere la foresta. Dietro di lui un wolwor, uno degli enormi felini del Nord, lo seguiva passo passo, come avrebbe fatto un cagnolino con il suo padrone, annusando l'aria attorno. Di indole feroce, erano bestie quasi impossibili da controllare.

    Non ci volle molto per raggiungere la cima della collina. Garthrana si arrestò davanti quella che una volta doveva essere stata l'entrata dentro la rocca, con il suo fedele wolwor di fianco.

    In fondo, oltre il cortile interno ormai disseminato di sterpi e sassi, si intravide la luce tremolante di una candela dietro la finestra, ed una sagoma seduta.

    Lentamente, con le lunghe vesti nere che strusciavano in terra, Garthrana raggiunse la porta, ridotta ormai ad una serie di travi di legno marce che si tenevano a malapena, e l'aprì.

    Una folata di aria gelida proruppe nella stanza, smuovendo le sue vesti e facendo ondeggiare la fiamma della candela. L'uomo rimase fermo sulla soglia, stagliandosi più scuro della notte attorno a lui.

    -Entra- disse la figura seduta dall'altra parte del tavolo. La candela creava un debole cerchio di luce attorno a se, facendo vedere solo la barba dell'uomo che aveva parlato.

    Garthrana tuttavia non aveva bisogno di vedere quel volto, lo conosceva bene.

    Il wolwor emise un ringhio sommesso appena l'uomo parlò, ma smise subito quando il suo padrone gli posò una mano sulla sua testa irta di peli.

    Senza rispondere Garthrana richiuse la porta, facendo cessare di colpo il vento, avvicinandosi al tavolo senza sedersi. Il wolwor si accucciò dietro la porta.

    -Ne è passato di tempo da quando ci siamo visti l'ultima volta ed hai fatto quel lavoretto per me. Sei stato pagato bene allora, ricordi?-

    -Per questo sono qui-

    -Ti porti ancora dietro quella bestia?-

    -Già- rispose cupo Garthrana, guardandosi attorno da sotto il cappuccio. Non si fidava di Lotha abbastanza per non sospettare che ci fosse qualcun altro nascosto nelle ombre, come di tutti quelli con cui aveva a che fare nel suo campo. Per quello che ne sapeva poteva essere stato anche lui a mandare quei goblin, del resto anche Lotha aveva i suoi agganci a Sohik.

    -A volte è utile- aggiunse riportando il suo sguardo sulla figura seduta.

    -Ne sono sicuro- ribattè l'uomo seduto con voce assente. Era evidente che ormai la sua mente stava già seguendo altri pensieri.

    -Nessuno deve sapere quello che ho da dirti. Puoi immaginare quindi il motivo per cui ti ho chiesto di venire proprio qui, in questa topaia dimenticata dagli dei, amico mio. -

    Garthrana fece un lieve sorriso sotto l'ampio cappuccio

    -Io e te non siamo mai stati amici, Lotha-

    -Però sei venuto all'appuntamento-

    -Gli affari sono affari, e tu lo sai meglio di me. Dimmi quello che hai da propormi senza troppi preamboli-

    La tenue luce della candela vibrò lievemente, illuminando la mano grassoccia di Lotha che si accarezzava la barba.

    -Dritto al punto come sempre. Bene. Allora ti spiegherò cosa ho in mente. Questa volta non si tratta di scovare uomini per conto di qualche nobile. Sai nulla della Chiave di Azarahal?-

    -Ne ho sentito parlare. Una favola per bambini tramandata per lo più dagli elfi-

    Lotha sospirò divertito

    -Una favola dici!-

    Garthrana non disse nulla, aspettando.

    -E se ti dicessi che non è affatto così? Se ti dicessi che quella dannata chiave non è solo un'invenzione degli elfi ma esiste realmente?-

    -Non sono venuto sino a qua, di notte, per ascoltare queste sciocchezze- rispose spazientito Garthrana

    Lotha attese qualche secondo prima di parlare.

    -Ammettiamo però che quello che dico sia vero, così per il puro piacere di parlare. Puoi immaginare cosa significherebbe per chi si impossessasse di questo segreto-

    -Se fosse vero...-

    Un ghigno si formò sotto la barba

    -Lo è, se solo mi ascolti...-

    Garthrana lo interruppe con un gesto

    -Parlami di qualcosa di serio, oppure...- si fermò di colpo.

    Lotha lo fissò incuriosito, poi quando vide che il wolwor accucciato davanti la porta aveva alzato la testa e stava emettendo un ringhio sommesso capì cosa aveva allarmato l'altro.

    -Non siamo soli!- sibilò Garthrana voltandosi di colpo verso l'uomo seduto.

    Lotha allarmato alzò le mani. Conosceva Garthrana da tempo. Sapeva che non avrebbe esitato ad ucciderlo se lo avesse ritenuto necessario.

    -Non ho detto a nessuno del nostro incontro!-

    Garthrana lo fissò per qualche secondo da sotto il cappuccio, come se stesse valutando la verità di quelle parole.

    -Spegni la candela. Forse è solo qualche vagabondo in cerca di riparo-

    Lotha scosse la testa

    -Sono qui per me. Non sono il solo a sapere quello che stavo per dirti-

    -Vecchio imbecille!- ringhiò Garthrana -Se sapevi di essere seguito perchè hai voluto incontrarmi?-

    Il wolwor ormai era in piedi, e continuava a ringhiare.

    Lotha fece per alzarsi, allungando la mano verso la candela

    Un sibilo tagliò l'aria, mentre dalla finestra entrava una freccia e si conficcava sulla parete di legno, dall'altra parte.

    Lotha si buttò in terra rovesciando la sedia con se.

    Garthrana lo fissò solo un istante, poi con rapidità buttò la candela sul tavolo in terra facendo piombare la stanza nell'oscurità e si avvicinò alla porta, sussurrando al wolwor di fare silenzio.

    Sentiva il legno marcio scricchiolare sotto gli stivali di qualcuno.

    Si voltò verso la finestra, da dove entrava il lieve chiarore delle stelle che lasciavano intravedere il contorno del tavolo. Posò lo sguardo ancora una volta sulla sagoma in terra di Lotha.

    Lentamente estrasse da sotto le sue vesti una lunga spada nera, seghettata da un lato. Poi di colpo aprì la porta, e fu investito dalla brezza gelida della notte.

    Con il wolwor che scattò in avanti al suo fianco pronto a balzare addosso a chiunque, si guardò attorno, incurante delle frecce che potevano colpirlo. La sua magia, ormai un'arte rara e pericolosa fra gli uomini nelle Terre, e bandita dagli Inquisitori, lo avrebbe protetto.

    Vide delle ombre fissarlo al margine del cortile e poi sparire velocemente oltre i contorni scuri degli arbusti che erano cresciuti fra le pietre.

    Il wolwor stava già scattando in avanti ma Garthrana lo fermò. Non gli interessava prenderli. Non era una battaglia che lo riguardava dato che non erano venuti lì per lui.

    Senza perdere altro tempo rinfoderò la spada sotto le sue vesti nere, e riparandosi dal freddo rientrò richiudendo la porta.

    -Puoi alzarti ora- disse con un tono di scherno. Lotha era tutto, trafficante, contrabbandiere, falsificatore, avrebbe venduto chiunque se ci poteva guadagnare, ma non era mai stato un guerriero, anzi tutt'altro, ed il coraggio non era mai stata una sua dote -Chiunque fosse, ora se ne è andato-

    Lotha ansimando si alzò. In piedi, la sua sagoma era poco più alta di quando stava seduto.

    -Questo è un punto a mio favore, Garthrana- disse -Ora sai che non sono l'unico ad essere convinto che la chiave di Azarahal esista realmente-

    Garthrana fece un passo verso di lui. Nell'oscurità della stanza vide Lotha indietreggiare. Ovviamente non credeva alla storia della Chiave di Azarahal.

    -Io penso piuttosto che tu sapevi che volevano ammazzarti questa notte, per qualche motivo, ed hai voluto incontrarmi, raccontandomi favole per bambini per salvare la tua pelle da porco. Dovrei ucciderti-

    Lotha sorrise

    -In effetti ammetto che ho sperato in questo, amico...- si interruppe sulla parola amico, non era proprio questo il momento di usarla -se non ci fossi stato tu probabilmente sarebbero entrati a prendermi- continuò con un ghigno furbo sul suo viso rotondo -ma devono aver rinunciato quando ti hanno visto uscire. Sono in pochi a non conoscere il possente Garthrana da queste parti-

    Nonostante fosse furioso, il sicario non potè fare a meno di guardarlo divertito. Dopo tutto questo tempo non era affatto cambiato. Un grasso astuto leccaculo, ma era il miglior intermediario fra i clienti ed i sicari come lui con il quale Garthrana avesse avuto a che fare. Ovviamente tale servizio Lotha se lo faceva pagare profumatamente.

    -A chi hai pestato i piedi questa volta?-

    Lotha lo guardò offeso

    -Ti ho detto la verità prima! Erano venuti qui per quello che ho scoperto, e di cui ti stavo parlando. Non ho imbrogliato nessuno, almeno non questa volta-

    -Chi erano?-

    Lotha, con un grugnito, tirò su la sedia trascinandola in un angolo

    -Non posso stare molto in piedi, arrivare fino a qui è stato difficile e ormai mi stanco facilmente- spiegò con un sorrisetto astuto, vedendo la sagoma ammantata di Garthrana che lo fissava immobile nelle ombre, -E' meglio che mi sieda, magari questa volta lontano dalla finestra-

    -Ti ho chiesto chi erano-

    Lotha si passò una mano sulla testa, guardando l’altro quasi preoccupato

    -Come dire…credo che fossero Cacciatori venuti da Sohik-

    -Credi o ne sei certo?-

    -Beh, diciamo che a questo punto ne sono sicuro-

    Garthrana fissò l’uomo in maniera gelida. Allora era stata la gilda di Sohik che aveva ingaggiato dei goblin per farlo uccidere, apparentemente senza motivo. Non poteva essere una caso che ora cercavano anche Lotha, proprio la persona che lo aveva contattato per incontrarlo.

    -Hai detto a qualcuno del nostro incontro?-

    Lotha scosse energicamente la testa

    -No, no. Conosco il mio lavoro – si sbrigò a rispondere - Ti pare che andavo a spifferare in giro che ti avrei incontrato?-

    -Sei sicuro?-

    -Certo che sono sicuro. Ma per tutti i figli di Kangrahel, perché diavolo mi stai fissando in questo modo?-

    -Perchè ultimamente a Sohik si stanno interessando anche di me-

    Lotha spalancò gli occhi per la sorpresa

    -Davvero?- poi sul suo viso grassoccio si formò un ghigno trionfante –Vedi? Un altro punto a mio favore-

    Garthrana non disse nulla, andò invece verso la porta e l'aprì, sussurrando al wolwor qualcosa. La bestia uscì fuori e sparì.

    Poi estrasse nuovamente la sua spada senza voltarsi, facendo rabbrividire l'altro.

    -Così non ci disturberà più nessuno, e visto quello che mi hai detto non posso permettere a quei tre di andarsene, dato che forse stavano cercando anche me-

    Lotha non ebbe dubbi. Sapeva cosa era in grado di fare quella bestiaccia, e come riusciva a capire i suoi ordini in maniera sorprendente. Non rispose, tenendo gli occhi fissi sulla spada che intravedeva nell’oscurità

    Garthrana si girò con calma verso di lui

    -Ora, vecchio ruffiano, cerca di convincermi a non ucciderti subito per aver attirato l’interesse della Gilda su di me- disse avvicinandosi -Raccontami tutto, ed anche in fretta-

    Capitolo 2

    Lotha borbottò qualcosa riguardo alla sua villa piena di servitori che era stato costretto a lasciare per sfuggire alla gilda di Sohik, guardandosi intorno. La taverna sembrava essere maledettamente troppo stretta per contenere tutti i bifolchi di questo cencioso paese, nelle Kalaharahan, eppure continuava a riversarsi gente.

    Fra i tavolacci di legno si affollavano per lo più contadini che dopo il lavoro nei campi si venivano ad ubriacare, e qualche mercante ansioso di rifilare qualche fregatura agli ingenui campagnoli. Molti ridevano sgraziatamente, fra il fumo delle pipe e dei bracieri agli angoli, che illuminavano di arancione quel groviglio di corpi sudati.

    Fortunatamente avevano preso un tavolo in un angolo, seminascosto, dato che i bracieri, rozzamente montati, non illuminavano tutta la locanda. Garthrana lo osservava divertito da sotto il suo cappuccio, poggiato con la schiena contro il muro, immerso per metà nella penombra. Meglio non far vedere troppo le loro facce in giro per il momento.

    -Non è di tuo gradimento?- chiese il sicario

    Lotha guardò torvo il ragazzo che posava avanti a loro uno stufato puzzolente di patate e quattro ciotole di legno che sarebbero dovuti essere dei bicchieri, due per loro e due per le persone che stavano aspettando.

    -Perchè dici così?- gracchiò conn voce stridula l’altro –In fondo cosa mi è cambiato?-

    -Avresti dovuto pensarci prima. Ad ogni modo puoi sempre lasciare che faccia tutto io e ritornartene alle tue comodità da vecchio grassone-

    Lotha si passò la sua mano grassoccia sul capo, completamente sudato

    -Qui fa maledettamente caldo!- ansimò

    Guardò Garthrana come se solo ora lo avesse sentito

    –Lasciare tutto in mano tua, dici?- rise quasi isterico -Ah, mai! Spariresti con tutto il segreto chissà dove. Devo sorvegliare il mio investimento. E poi non posso tornare, lo sai, perchè credi che sia scappato? Per venire in questo letamaio di locanda o perchè la gilda di Sohik ha sguinzagliato i suoi cacciatori?- sospirò –senza contare i chierici- aggiunse afflitto

    -Potrei comunque ucciderti e sarebbe lo stesso-

    Lotha lo guardò allarmato, cercando di vedere il viso dell’uomo nella penombra del cappuccio. Poi scrollò le spalle, facendo ondeggiare anche la sua pancia

    -Se avessi voluto lo avresti fatto già la notte che ci siamo incontrati. E poi che razza di discorsi sono questi?-

    Garthrana non rispose, divertendosi a lasciare quel vecchio tricheco nel dubbio. I tipi come Lotha dovevano essere tenuti sempre sul chi vive. Più di una persona era rimasta fregata dall’astuzia del vecchio, ritenendolo solo un ammasso di grasso ruffiano, sottovalutando le sua furbizia e soprattutto la sua capacità di raggirare la gente, il tutto nascosto sotto i suoi modi da leccaculo che tirava fuori all’occorrenza. Avrebbe convinto un inquisitore a diventare un mercante, se questi gli avesse permesso di parlare per più di dieci minuti di seguito.

    -L’unica cosa decente che hai fatto sino ad ora è stato non fare entrare quel tua gattaccio roso dalle pulci qua dentro, in modo da non aumentare la sporcizia che già c’è-

    Irritato, abituato a mangiare ben altre portate ed a bere l’ottimo vino delle colline di Linthorl, servitogli dai suoi servi in trasparenti calici di cristallo, iniziò con perizia a scostare quello che non gli sembrava commestibile nella ciotola, prendendo solo qualche patata.

    -Sei sicuro che sarebbero venuti questa sera?- chiese dopo un pò masticando

    Garthrana annuì, o almeno così parve a Lotha vedendo il movimento del suo cappuccio.

    I contadini del piccolo villaggio, vicino Taarak, ormai gridavano gioiosi, dando qualche pacca sul sedere alla grassa e provocane cameriera che si aggirava fra i tavoli. Questa si girava di scatto ogni volta, riempendoli di improperi, ma poi se ne andava sorridendo.

    Proprio in quel momento la porta della locanda si aprì fra il baccano ed i vapori che si alzavano.

    Entrarono due figure. Una era un uomo basso e magro, indossava un piccolo mantello marrone. Aveva i capelli ricci e neri, come i suoi occhi, che si guardavano attorno con vivacità. Il suo viso ricordava quello di un menestrello, gioviale e furbo, abbronzato. Un grosso cerchio d’oro pendeva dal suo orecchio sinistro. Nessuno sembrò prestargli molta attenzione, e proprio questo era una delle sue qualità. L’altra figura invece suscitò interesse, soprattutto negli uomini inebetiti dalla birra. Lo stesso Lotha vedendola rimase a bocca aperta, raddoppiando il suo doppio mento già evidente in condizioni normali.

    Una figura snella e sensuale che con grazia maliziosa passava fra i tavoli. Aveva dei lunghi capelli neri e lisci, le labbra rosso sangue che risaltavano sulla sua pelle chiara. Gli occhi leggermente obliqui e con qualche riflesso viola, rivelavano una parte di sangue elfico nelle sue vene, dovuto ad una qualche unione mista in passato, frutto sicuramente di una delle tante violenze subite durante le guerre fra razze che si erano succedute.

    Ma ciò che attirava di più l’attenzione era il suo abbigliamento. Una casacca di pelle di daino, impellicciato ai bordi, che lasciava un abbondante scollatura del suo seno leggermente coperto di lentiggini, e che arrivava sino a metà coscia lasciando intravedere le sue gambe ben tornite ed abbronzate. Portava due corti pugnali in ciascuno stivale, ed una daga sul fianco, assieme ad una piccola balestra.

    Sorrise maliziosa agli sguardi lascivi che le venivano lanciati, abituata a tante attenzioni. Anche se molti ritennero strano che una donna avesse tante armi addosso.

    -Questa poi- borbottò Lotha con gli occhi cisposi che brillavano di approvazione

    -Non farti illusioni, vecchio maiale- sogghignò Garthrana –ti taglierebbe la mano solo se provassi a sfiorarla, stanne certo-

    I due si diressero verso di loro. Lotha scattò in piedi, abbigliato nelle sue vesti colorate con la cintura che gli cingeva la sua enorme pancia.

    L’uomo piccolo si limitò ad osservarlo incuriosito, mentre la mezz’elfa sembrò apprezzare tale galanteria.

    Garthrana non si mosse

    -Prego, mia signora- disse Lotha porgendo la sua sedia alla donna.

    Il sicario lo guardò divertito, del resto Lotha era abituato a vivere nei lussi ed a contatto con gente così detta per bene.

    La donna gli rivolse un lieve sogghigno, pieno di sensualità,

    -Grazie- disse sedendosi ed accavallando le sue gambe. In questo modo la casacca divenne ancora più corta.

    Lotha strabuzziò gli occhi, non disdegnando neanche di sbirciare dall’alto la scollatura, sino a quando sentì lo sguardo fisso dell’altro tizio che era entrato su di se. Imbarazzato si sbrigò a prendere un altra sedia anche per lui.

    L’altro si sedette fra la donna e Garthrana

    -Allora- chiese in tono gioviale –Cos’era questa cosa importante di cui volevi parlarci?-

    Garthrana si tirò indietro il cappuccio, sporgendosi dalla penombra del suo angolo.

    Una fascia di rame sulla fronte teneva insieme i suoi capelli castani, incorniciando un viso magro e ben fatto dai tratti quasi delicati. Un uomo sui trentacinque anni, con una fronte ampia, gli suoi occhi verdi che risaltavano stretti in una durezza gelida, nei quali ci si poteva quasi specchiare.

    -Prima le presentazioni- disse

    Lotha scattò in piedi un’altra volta

    -Lotha, mia signora- disse in maniera calorosa afferrando la mano della donna –per servirti-

    Il tipo basso e ricciuto gettò uno sguardo paziente a Garthrana, che scrollò le spalle.

    La mezz’elfa sembrò invece approvare anche questa volta, ma prima che potesse rispondere si intromise Garthrana con un sogghigno

    -Inutile, non verrebbe mai a letto con un suino grasso ed unto come te-

    La mezz’elfa sorrise divertita, l’altro tipo, invece, scosse la testa quasi incedulo.

    Lotha guardò il sicario scandalizzato

    -Per i Quattro Figli!- esclamò –Che io sia dannato se un’idea tanto bassa mi avesse mai sfiorato! Mia signora non dare retta a questo calunniatore...-

    -Lei è Maleria e lui Lutrhash – tagliò corto Garthrana

    Lotha si ammutolì offeso.

    -Su, non fare così- disse Maleria –io ti trovo molto simpatico-

    -Davvero?-

    -Allora, ricominciamo?- sbuffò Luthrash –ti avviso Maleria, se continui così non te lo scrollerai più di dosso, peggio di una zecca-

    -Solo sarà una zecca di duecento chili, flaccida e puzzolente- aggiunse Garhtrana

    Maleria li ignorò entrambi, le piaceva essere corteggiata e giocare con gli uomini. Fece l’occhiolino a Lotha, il quale sogghignò. Era ovvio che quest’uomo non era uno sciocco da prendere in giro, altrimenti Garthrana non se lo sarebe portato dietro.

    -Fatte le presentazioni, ora puoi dirci perchè ci hai chiamato. Sai bene che su di noi puoi contare sempre, per qualsiasi lavoro. A proposito, dov’è finito il tuo micione?-

    -Sempre con me. Ora ascoltatemi bene. Quello che sto per proporvi non è un lavoro come gli altri, e mi serve gente in gamba e di cui mi posa fidare, come voi due-

    -Con Garthrana il guadagno è sempre sicuro- rise Lutrash versandosi della birra –Giusto Maleria?-

    La donna annuì con un ghigno

    -Questa volta però è pericoloso, e la cosa interessa anche altri-

    -Beh, qual’è il problema?- sogghignò Maleria furbescamente, adagiandosi sulla sedia con fare sinuoso. Lotha iniziò a sudare copiosamente, e non era per il caldo. –Non è mica la prima volta che dobbiamo liberarci della concorrenza-

    -Anche se la concorrenza è la gilda dei cacciatori di Sohik?- si intromise Lotha

    -Ah!- esclamò Luthrash guardandolo sorpreso, e smettendo di bere -Certo, sarebbe un problema eliminare tutta la gilda- borbottò

    -E mettici anche qualche chierico- aggiunse Garthrana

    L’espressione della mezz’elfa cambiò subito, diventando subito interessata, con i suoi strani occhi mezzosangue che ora scintillavano di interesse

    -Deve essere una cosa importante, allora- disse incurvandosi in avanti, offrendo a Garthrana un bello spettacolo che il sicario non disdegnò. La mezz’elfa si guardò intorno nella locanda. Nessuno, nella coltre di fumo e odori, sembrava badare a loro –Raccontaci di più, signore dei felini del Nord- aggiunse alludendo ironicamente all’appelativo con il quale alcuni lo chiamavano

    Garthrana indicò Lotha

    Entrambi gli altri due si voltarono verso di lui.

    Lotha, con entrambe le mani poggiate sulla pancia, aspettò qualche secondo prima di parlare.

    Garhrana lo guardava con un lieve sorriso, assaporando già la reazione degli altri due

    -Voglio prima dirvi che per me è un piacere poter lavorare con due professionisti come voi- esordì –Io e Garthrana abbiamo fatto tanti lavori...-

    -Smettila di cincischiare- lo interruppe Garthrana

    -Ah, certo. Vado dritto al punto, allora- roteò gli occhi sugli altri due con aria furba–Cosa direste se vi dicessi che stiamo andando a prendere la Chiave di Azarahal?-

    Luthrash per poco non sputò la birra sul tavolo, mentre Maleria si voltò irata verso Garthrana

    -E tu ci hai fatto venire sino a qua per questo?-

    -Ascoltalo- rispose calmo il sicario –Anche io volevo sgozzarlo quando mi ha scomodato per questa storia, e non solo per questo...-

    -Grazie- mormorò Lotha

    -...prego. E poi se Rethen Gahel si è preso tanta premura da Sohik per noi, deve esserci un motivo. Ascoltalo prima-

    -Forse anche lui non sopporta chi va in giro a raccontare frottole da elfi-

    Lotha continuò, ignorando l’ultimo commento. Non era uno sciocco e sapeva che poteva fidarsi delle persone che gli portava Garthrana.

    -Sapete, il mio mestiere è raccogliere informazioni per poi venderle, almeno prima di dover...come dire...andare via frettolosamente. E’ per questo che ho procurato tanti lavori a lui-

    -Ecco chi era il tuo mandante che non ci hai mai voluto rivelare, e come riuscivi a trovare tutti quei lavoretti- sbottò Luthrash in tono accusatorio

    Garthrana si limitò a scrollare le spalle

    -Mi sembra che c’è stato sempre un guadagno per tutti-

    Luthrash annuì, calmandosi

    -In effetti...-

    -L’ultima volta che sono stato a Sohik, se avrete la cortesia di farmi parlare, diciamo per discutere di alcune piccole faccende, mi chiesero di organizzare una piccola incursione in un tempio. Rethren Gahel sembra impazzire per questo tipo di cose. Lui e la sua gilda di ladri accumulano tutto quello che possono, con l’idea che tutto può tornare utile un giorno, oltre al possibile valore-

    -Un tempio?- chiese sorpresa Maleria –Nessuno va rubare dai chierici, non di questi tempi almeno-

    Lotha la guardò con ammirazione

    -Giusto! E’ quello che ho pensato anche io, soprattutto se poi uno come Rethren Gahel, che può disporre di quanti uomini vuole, si rivolge ad uno esterno come me- guardò tutti quanti tronfio della sua perspicacia –Era ovvio che gli serviva gente che se fosse stata presa non avrebbe permesso di risalire a lui. E quando accade questo vuol dire solo una cosa, che si tratta di una cosa importante, di valore. Insomma che vale un mucchio...-

    -E’ chiaro il concetto- lo interruppe spazientito Garthrana –Vai avanti-

    -Certo- Lotha gli lanciò un’occhiata seccata, prima di proseguire –Per farla breve organizzai la cosa, e rimasi ancora più sorpreso quando vidi il tempio. Non era un tempio qualsiasi, ma un Primo Tempio di Azarahal-

    Luthrash e Maleria si guardarono, incuriositi

    -Un furto ai chierici e per giunta in quello del dio dell’oscurità?-

    -Già- approvò Lotha –Come potete ben capire la cosa mi ha insospettitto. E’ andato tutto bene- guardò Maleria pieno di orgoglio –Non è un caso che uno come Rethren Gahel si sia rivolto a me, sa che quello che organizzo io va sempre bene. Uso gente di prima scelta, come lui-

    Garthrana sospirò esasperato.

    -Peccato che poi siano tutti misteriosamente spariti-

    -Credo di immaginare per colpa di chi- disse Luthrash

    Lotha alzò le mani

    -Non certo per mano mia! Io non tratto così gli affari. Altra cosa che mi ha insospettito. Talmente delicata che nessuno doveva sapere, per questo ho agito in un certo modo. Sono sicuro che prima o poi la Gilda avrebbe fatto sparire anche me. Comunque quello che hanno preso lo hanno portato a me, ovviamente. Ero io il contatto con Rethren Gahel. Come vi ho detto il mio lavoro è informarmi, e quindi l’ho fatto. E diciamo che quando portai tutto agli scagnozzi di Rethren Gahel, mi dimenticai di dargli una cosa. Oh! Casualmente, si intende-

    Li guardò rammaricato

    -Ahime! Purtroppo molti si offendono subito. Quando la refurtiva è arrivata a lui io avevo già lasciato Sohik, e non pensavo che Gahel se la prendesse così-

    -Un mondo davvero cattivo- sogghignò Luthrash alla luce dei bracieri

    Lotha annuì con aria sofferente, facendo sorridere gli altri

    -Davvero cattivo. Quando ritornai sulle colline di Linthorl vidi la mia villa in fiamme. Mandai subito qualcuno a cercare Garthrana, dato che sapevo che solo uno come lui avrebbe potuto aiutarmi, ma devono averlo intercettato. La Gilda controlla quasi tutte le strade da Sohik a Linthorl in un modo o nell’altro. E con rammarico ho saputo solo dopo che inavvertitamente, e ripeto, inavvertitamente, ed in maniera del tutto involontaria, avevo attirato l’attenzione di Gahel anche sul mio carissimo amico Gathrana-

    Il sicario aprì la bocca pronto a far partire una scarica di insulti davanti a tanta sfacciataggine, ma le parole non gli uscirono. In fondo, grazie a Lotha, se tutto andava per il verso giusto sarebbe stato l’affare più grande della sua vita.

    -E come se non gli bastasse ha mandato i suoi a cercarmi anche fino a qua-

    -Strano davvero- disse Maleria ironica –Del resto come potevi immaginare che i Cacciatori di Sohik se la sarebbero presa se qualcuno gli avesse rubato qualcosa. Neanche io avrei mai potuto immaginarlo-

    -Vedi, mia signora? Siamo molto simili io e te-

    -Non mi sembra proprio- borbottò Luthrash guardando la figura sensuale della mezz’elfa e quella tarchiata e rotonda di Lotha.

    -Beh, in fondo come dargli torto?- disse Garthrana –Tra l’altro hai lasciato lui a vedersela con i chierici-

    Lotha annuì, quasi soddisfatto

    -Sono usciti pazzi. Ho saputo che Sohik brulica di inquisitori. E questo deve aver fatto arrabbiare ancora di più quel delinquente di Rethren Gahel-

    Luthrash continuava a fissarlo sconcertato. Scosse la testa per riassumere le idee

    -Ricapitoliamo. Tu ci stai dicendo che hai mandato qualcuno a rubare in un tempio, e non in uno qualsiasi, ma in un Primo Tempio del dio dell’oscurità per conto dell’uomo più potente di Sohik, e che poi, nel suo territorio, hai rubato qualcosa pure a lui e te ne sei andato sicuro che non ci sarebbero state conseguenze?-

    -Più o meno-

    Il piccolo ladro fissò Garthrana esterrefatto

    -E’ scemo- asserì

    -Non come pensi- rispose il sicario. Guardò Lotha –E’ il caso di arrivare al punto-

    Ma Lotha non ne voleva sapere di farla breve. Era il suo momento, e lo avrebbe assaporato fino alla fine.

    -E poi un’altra cosa mi ha dato da pensare. Se Rethren Gahel, fra tutto ciò che gli ho fatto consegnare, si è accorto subito che mancava una cosa insignificante come quella che vi farò vedere fra un momento, una cosa veramente di poco valore, dimostra che deve trattarsi di un oggetto veramente importante, e non certo per la sua lavorazione. Dico bene?-

    -Forse, oppure non può permettere che qualcuno porti via gli averi della Gilda e rimanere impunito. Ad ogni modo continuo a non capire cosa centra con la Chiave-

    Maleria scosse la testa. Se non fosse

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