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La piccante arte della vendetta (eLit): eLit
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E-book170 pagine2 ore

La piccante arte della vendetta (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Lui vuole semplicemente ciò che gli spetta di diritto...

Tutti sanno che Damion Fortier ha lasciato una scia di cuori infranti in giro per l'Europa. La stampa scandalistica regala ogni giorno un nuovo esempio delle sue leggendarie conquiste, e a Reiko Sagawa è bastata una veloce occhiata alle ultime prime pagine per avere tutte le informazioni necessarie sul ricco collezionista d'arte. Reiko sa di possedere due cose che Damion desidera ardentemente: la prima è un prezioso dipinto appartenuto alla famiglia Fortier, la seconda invece è ben più personale. Lei, però, non ha alcuna intenzione di lasciargli mettere le mani né sull'una né sull'altra.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mag 2019
ISBN9788830500013
La piccante arte della vendetta (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    La piccante arte della vendetta (eLit) - Maya Blake

    Immagine di copertina:

    Sorajack / iStock / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sinful Art of Revenge

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Maya Blake

    Traduzione di Silvia Paola Bazoli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-001-3

    1

    «Fra cinquecento metri, svoltare a destra.»

    Damion Fortier ignorò l’annuncio del navigatore satellitare e premette sul pedale dell’acceleratore della sua Bugatti lungo il viale alberato che conduceva ad Ashton Manor.

    Aveva trascorso la serata a rimpinzare il vecchio duca di champagne e caviale nel loro esclusivo club di Londra per ottenere le indicazioni di un’entrata meno conosciuta del maniero nella campagna del Surrey di Sir Trevor Ashton. Era proprio quello l’ingresso che Damion intendeva utilizzare.

    «Svoltare appena possibile.»

    Ignorò anche quell’avviso. Dopo circa cinquecento metri rallentò e girò in una stradina stretta. Di fronte a lui vedeva il retro dell’antico maniero.

    I giardini da quel lato della proprietà erano meno curati che non sul fronte del palazzo.

    Con mano impaziente, spense il navigatore che continuava a ripetere di svoltare appena possibile.

    Era giunto a destinazione.

    Aveva speso una fortuna per ottenere ciò che voleva, di conseguenza l’intera situazione sarebbe dovuta filare liscia. Aveva appreso molto presto in vita sua che tutto aveva un prezzo ed era convinto che anche in questo caso quella teoria non sarebbe stata smentita.

    I suoi investigatori erano già stati ad Ashton Manor ed erano stati messi alla porta. Una cosa inaccettabile.

    Scese dall’auto in fondo al giardino sul retro e risalì i gradini di pietra che conducevano alla facciata ricoperta di edera. Nonostante l’edificio fosse immerso nell’oscurità della sera, era evidente che necessitava di diversi interventi urgenti di restauro.

    Mentre si avvicinava, udì una risata femminile, intervallata da voci più profonde.

    Damion fece correre lo sguardo fra quella gente, ma non riuscì a metterla subito a fuoco.

    Si spinse avanti sul sentiero dove l’erba era incolta e, mentre stava per svoltare l’angolo per presentarsi sul fronte del maniero, una figura colpì la sua attenzione.

    La sua presenza era leggera, i suoi gesti delicati, lenti, come se non volesse farsi notare. Eppure aveva una forza magnetica e il gruppo si girò verso di lei.

    Qualunque altra donna con indosso un abito bianco dal taglio a kimono sarebbe apparsa semplice ed elegante. Lei era provocante per il modo in cui quell’abito metteva in risalto i suoi seni rotondi e pieni, la vita sottile, la curva morbida dei fianchi.

    Damion sollevò lo sguardo sul volto di lei. Aveva un taglio di capelli diverso, una ciocca le copriva una tempia, nascondendo quasi tutto il lato destro del viso, mentre il resto della sua chioma folta e lucente le accarezzava la schiena.

    Era truccata pesantemente, un trucco che enfatizzava lo sguardo e modificava un po’ la sua espressione.

    Nonostante tutto questo, Damion l’avrebbe riconosciuta ovunque.

    Reiko Sagawa.

    La donna alla quale stava dando la caccia da settimane. La donna così abile da sfuggire ai suoi esperti investigatori. Ed era quasi riuscita a sfuggire anche a lui, non fosse stato per le chiacchiere scambiate per caso con un duca alticcio...

    Damion l’osservò mentre si muoveva in mezzo a quel gruppetto di persone. Era ancora una donna bellissima... e terribilmente ambigua.

    Dovette ricordare a se stesso il motivo per il quale si trovava lì.

    Per suo nonno, l’ultimo dei suoi parenti, l’unico al quale tenesse tanto da affrontare quella prova.

    Non doveva indugiare di fronte a ciò che l’attendeva. Erano trascorsi ben cinque anni da quando aveva appreso che la donna che credeva di conoscere in realtà non esisteva.

    Ma ora avrebbe tenuto gli occhi ben aperti e una volta ottenuto ciò che voleva, se la sarebbe lasciata alle spalle.

    Girò intorno all’edificio e si avvicinò all’ingresso principale.

    Reiko provò un brivido lungo la schiena un attimo prima di udire bussare al portone. Distolse lo sguardo dalla finestra, dalla quale era stata attratta in maniera inspiegabile.

    Aveva provato come una sorta di premonizione e si era messa a fissare nell’oscurità: non c’era nulla là fuori, eccetto forse qualche volpe.

    Eppure...

    Udì bussare una seconda volta, poi il rintocco del vecchio battente che nessuno usava più.

    Reiko ricordò che aveva mandato a casa Simpson, il maggiordomo, e così appoggiò il vassoio che aveva in mano e raggiunse l’ingresso.

    Quella festa era stata una pessima idea, non fosse altro che per i costi. Ma Trevor aveva insistito, per salvare le apparenze.

    Lei era un’esperta dell’arte di salvare le apparenze. Quando serviva, come quella sera, sapeva sorridere, ridere, chiacchierare, sostenere conversazioni insidiose, tenendo a bada i demoni che si agitavano dentro di lei.

    La facciata stava scricchiolando. Ormai le costava uno sforzo sovrumano sorridere e tutto aveva avuto inizio quando aveva saputo che lui la stava cercando...

    Aprì il pesante portone di legno bisognoso di cure e manutenzione e rimase pietrificata.

    «Eccoti» disse la voce morbida e vellutata di lui. Nel suo tono si avvertivano una punta di soddisfazione e la rabbia repressa.

    «Sei solito fare irruzione in casa degli altri come un eroe dei film d’azione?» chiese lei gelida, nonostante avesse il cuore in tumulto.

    Reiko temeva quel momento da quando aveva sentito dire che lui la stava cercando ed era il motivo per il quale non si tratteneva mai più di qualche giorno nello stesso posto.

    Lo fissò e si sentì invadere dal panico.

    L’inconfondibile accento francese e il senso di sicurezza che emanavano da quell’uomo non erano diminuiti dall’ultima volta che lei aveva avuto davanti a sé Damion Fortier. Gli anni avevano accentuato il fascino carismatico e profondo di quell’uomo definito dall’edizione francese di Vogue come lo scapolo più ambito di tutto il mondo occidentale.

    Il sesto barone di St. Valoire discendeva da una delle famiglie più antiche dell’aristocrazia francese ed era un esempio di pura bellezza maschile.

    I suoi folti capelli scuri e ondulati sfioravano appena l’abito grigio. Le spalle larghe, frutto della pratica del rugby durante l’adolescenza, erano forti e imponenti.

    Ma per quanto il suo fisico fosse attraente e indiscutibilmente sexy, era il suo volto a catturare l’attenzione.

    Reiko era un’esperta d’arte, aveva affinato il suo naturale talento sotto la tutela del nonno e sapeva individuare una vera opera d’arte a distanza.

    Damion Fortier era la copia del David di Michelangelo, il volto bellissimo e incredibilmente misterioso, lo sguardo magnetico e profondo.

    Gli occhi di lui le avevano sempre fatto pensare al cielo prima della tempesta.

    «Non mi saluti, Reiko?»

    Lei inspirò lentamente per calmarsi e riuscire ad affrontare la situazione.

    Nonostante fosse in preda all’agitazione, si mosse verso di lui e gli porse la mano.

    «Buonasera... aspetta, devo chiamarti signor Fortier o preferisci barone?»

    Senza attendere, gli strinse la mano.

    Affronta i tuoi demoni.

    Non era forse ciò che le aveva sempre consigliato la sua terapista? Se non avesse avuto bisogno di stare nascosta, Reiko le avrebbe telefonato per pretendere la restituzione di tutto il denaro che aveva speso in svariate sedute, perché i consigli di quella psicoterapeuta non avevano dato i loro frutti.

    A quanto pareva, i suoi demoni si erano rafforzati.

    Damion strinse la mano intorno alla sua e lei provò una violenta ondata di calore.

    Affiorarono i ricordi che aveva creduto sepolti e si dimostrarono ancora più vividi del previsto. Lei fece del suo meglio per ignorarli, ma chiuse la mano libera sulle due intrecciate.

    Non si stupì per lo sguardo sorpreso di lui. Era un trucco che lei aveva messo in atto di recente e che era disarmante quel tanto da permetterle di mettere a fuoco la persona che le stava di fronte, di capire cosa nascondesse sotto la facciata.

    Perché tutti nascondevano qualcosa.

    «Vorrei essere sicura di rivolgermi a te nel modo più corretto, visto che Daniel Fortman a quanto pare non è il tuo vero nome.»

    Reiko aveva pensato di avere superato tutto. Dopo cinque anni credeva di essersi gettata alle spalle il tradimento di Daniel... di Damion.

    Ma come poteva dimenticare? Aveva assistito alla fine di suo nonno, l’aveva visto crollare dopo che Damion Fortier l’aveva condotto alla rovina.

    Tentò di liberare la mano, ma lui non glielo permise.

    «Cosa vuoi da me?» gli chiese.

    Lo sguardo di lui non tradì nulla. Senza lasciarla andare, arretrò e chiuse la porta.

    «Non mi hai mai dato modo di spiegare...»

    «Cosa avresti dovuto spiegarmi? Dopo che le tue guardie del corpo per poco non distruggevano la casa di mio nonno perché pensavano che tu fossi stato rapito? Cosa avevi da aggiungere dopo che il capo della tua sicurezza aveva casualmente rivelato che eri Damion Fortier, un nobile francese, l’uomo che aveva deciso di condurre alla rovina mio nonno, mentre portava a letto la nipote?»

    Il dolore era molto più acuto di quanto lei avesse mai immaginato.

    «Quello che è successo con tuo nonno erano questioni di affari...»

    «Non osare dirmi che si trattava di affari! Gli hai portato via tutto ciò che contasse per lui solo per poterti arricchire.»

    Damion si strinse nelle spalle.

    «Fece un accordo, Reiko. Poi prese una decisione sbagliata e tentò di nasconderla. In nome dell’amicizia che lo legava a mio nonno, gli fu concesso tempo a sufficienza per risolvere il problema e lui non lo fece. Preferii tenere celata la mia identità perché non volevo che la situazione si facesse troppo delicata.»

    «Ovviamente. I sentimenti complicano le questioni di denaro, vero? Sai che mio nonno morì un mese dopo che tu lo conducesti alla bancarotta?»

    Non era riuscita a superare il senso di colpa per non essersi resa conto di quello che aveva davanti finché non era stato troppo tardi. Si era fidata, si era lasciata andare e aveva pagato un prezzo molto salato.

    «Reiko...»

    Il suo sguardo si era fatto più intenso e la presa più stretta.

    «Potresti lasciarmi andare, per favore? Sono sicura che non mi hai cercata per settimane solo per ricordare il passato.»

    Un passato che di recente la tormentava in sogno.

    «Sapevi che ti stavo cercando?» chiese lui.

    Reiko si sforzò di sorridere.

    «Ovviamente. È stato divertente vedere come se la cavavano i tuoi investigatori. Un paio di volte mi sono arrivati vicini.»

    «Pensi che sia un gioco?»

    Lei provò una fitta al petto.

    «Non ho idea di cosa sia. Prima me lo dici e prima posso farti uscire nuovamente dalla mia vita.»

    Lui sembrò non trovare le parole per qualche secondo, poi la sua espressione si fece dura.

    «Ho bisogno di

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