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Strange Activity - Ep2 di 4
Strange Activity - Ep2 di 4
Strange Activity - Ep2 di 4
E-book66 pagine49 minuti

Strange Activity - Ep2 di 4

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Info su questo ebook

“Strange Activity. Investigazioni, esorcismi e minchiate varie”. Questo è il biglietto da visita di Angelo Strano, svogliato investigatore dell’occulto dal carattere estroverso. Il suo lavoro consiste nell’occuparsi di casi anomali che nessuno riesce a risolvere, ed è proprio per un problema del genere che viene contattato da un noto boss mafioso catanese. L’uomo vuole che Angelo protegga Regina, la sua adorata figlia minacciata da una strana creatura. Malgrado le insistenze della sua assistente Vera, per Angelo accettare l’incarico è fuori discussione: lui non lavora per i mafiosi. Tutto cambia, però, non appena tocca accidentalmente Regina: la vede in fuga, assalita e uccisa da un mostro. Sì, perché Angelo riesce ad avere flash della morte imminente delle persone con cui viene in contatto. Una maledizione, più che un dono, perché il futuro non può essere cambiato. Ma arrendersi senza provare non è un’opzione.
LinguaItaliano
Data di uscita29 feb 2016
ISBN9788898585359
Strange Activity - Ep2 di 4

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    Anteprima del libro

    Strange Activity - Ep2 di 4 - Fabrizio Cadili

    Strange Activity

    Regina

    Episodio 2

    Prologo

    Accovacciato davanti al cadavere di quella povera ragazza, Dario si chiese per l’ennesima volta che diavolo le fosse accaduto. Il viso era giovane, così come il corpo, eppure la carne era marcia, divorata dall’interno. Vene nere si intrecciavano dalla fronte alle gambe, in un disegno senza senso.

    Come se non bastasse, al complesso andavano aggiunti i vermi, i cui resti gonfi di sangue giacevano morti attorno alla vittima.

    Dario coprì la salma con un lenzuolo e si rimise in piedi. Tentò di deglutire e si guardò intorno: la scena del crimine era il salone di una villetta il cui proprietario era ormai sepolto da anni. Nessun erede aveva avuto interesse nel reclamare l’edificio, quindi forniture di energia, gas e acqua erano state interrotte, la villa sbarrata e i pochi mobili lasciati a marcire in balia della polvere e dell’umidità.

    Dunque ecco la domanda cruciale: che ci faceva lì quella ragazza? Tutto lasciava intendere che ci fosse stata portata di proposito da chi l’aveva uccisa, anche se il come era ancora da capire. Però che senso avevano le candele ritrovate in giro?

    Classificare il caso come rito satanico sarebbe stato semplice.

    Troppo semplice.

    C’era di più, se lo sentiva. Il punto era capire che cosa.

    I vermi, ecco quale poteva essere la chiave per risolvere l’omicidio.

    A quel pensiero, Dario si avvicinò a uno degli uomini della scientifica che, nella sua tuta bianca, era intento a raccogliere indizi.

    «Ne hai trovati altri, di quei vermi?»

    «Sì, ispettore» rispose l’uomo da sotto la maschera. «Al primo piano».

    Indicò le scale.

    Dario era già stato di sopra. Solo nella soffitta c’era qualcosa, ma a parte indumenti laceri, accessori da donna distrutti e qualche mobile malandato, non aveva trovato nulla di interessante.

    «Dove di preciso?»

    «Sopra alcuni cumuli di vestiti. Ah, e qualcuno nell’armadio a muro».

    «Avete trovato anche cera? Candele?»

    «No, le candele erano tutte dalla porta d’ingresso al salone dell’omicidio».

    Dario annuì. «Continuate a cercare».

    Lasciò andare l’agente e, attento a non compromettere l’integrità della scena, girovagò per il salone. Le finestre erano state sbarrate con delle assi, probabilmente per evitare che la villa venisse invasa da vandali. Solo che quella nei pressi della vittima era stata aperta. Anzi no, squarciata era la parola corretta. Ciò che rimaneva delle tavole di legno era a terra, insieme ai chiodi i cui segni erano ancora visibili sugli infissi. Il vetro, poi, era sfondato, e il fatto che solo pochi frammenti si trovassero all’interno lasciava intendere che qualcuno avesse sfondato la finestra per uscire.

    Un’altra possibile vittima? Uno dei colpevoli?

    Dario non ne aveva la più pallida idea. Troppe cose non quadravano in quella scena del crimine, e come ogni volta l’emicrania era venuta a trovarlo. Gli ci volevano un’aspirina e una bella sigaretta, la prima per combattere il dolore alle tempie, la seconda per scacciare il fetore putrido di cadavere e vermi.

    Prima di uscire, però, gli restava ancora qualcosa da fare.

    Con cautela si affacciò dalla finestra e rimase a fissare l’oscurità. La villa era isolata e a parte un imponente palazzone residenziale in lontananza, dubitava ci potessero essere testimoni. Almeno però l’aria era buona, lì fuori, così ne approfittò per tirare un paio di respiri, prima di tornare dentro.

    Si chinò sulle assi divelte.

    Solo un paio erano ancora intatte, mentre le altre erano spezzate a metà come da un piede di porco o da un oggetto similare. Niente di strano, se non fosse stato per le impronte di sangue ben visibili persino con quella scarsa luminosità. La scientifica aveva già raccolto i campioni necessari, e gli avevano spiegato che, a prima vista, era come se quelle assi fossero state spezzate a mani nude.

    Altra assurdità.

    Spostò un frammento e ritrasse la mano tanto in fretta che per poco non perse l’equilibrio. Un verme. Un altro. Anzi no, ce n’erano tanti, anche se ormai morti. Arricciò le labbra, ingoiò la bile e tirò fuori dalla tasca della camicia bustina sterile e pinzette. Si

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