Il peso della magia
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Tessa Von Hellengaard è una vera strega. Incantesimi a parte, è insolente ed egoista, e le altre streghe della congrega non la sopportano più. Ma hanno un piano per darle una bella lezione: spogliarla dei suoi poteri magici, ingrassarla di cinquanta chili e spedirla in una clinica per dimagrire. Per andare sul sicuro, ingaggiano Liam Kennedy, un affascinante padrino fatato che le insegni un po' di buone maniere.
Determinata a riottenere i suoi poteri e a rimettersi in forma, Tessa si renderà presto conto che la sfida più dura sarà proteggere il suo cuore da Liam.
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Anteprima del libro
Il peso della magia - Caroline Mickelson
Il peso della magia
Caroline Mickelson
Bon Accord Press
Il peso della magia
Autore Caroline Mickelson
Copyright 2012 Caroline Mickelson
www.carolinemickelson.com
Tutti i diritti riservati
Traduzione di Valentina Impellizzeri
Indice
Capitolo Uno
Capitolo Due
Capitolo tre
Capitolo Quattro
Capitolo Cinque
Capitolo Sei
Capitolo Sette
Capitolo Otto
Capitolo Nove
Capitolo Dieci
Capitolo Undici
Capitolo Dodici
Capitolo Tredici
Capitolo Quattordici
Capitolo Quindici
L'autrice
Capitolo Uno
E hi, bella, nessuno ti ha mai detto che sei una vera strega?
Più spesso di quello che credi
. Contessa Von Hellengaard, Tessa per i suoi pochi amici e per i suoi tanti nemici, osservò l'ostinato operaio che bloccava l'uscita alla sua Mercedes nera.
Si chiese come si sarebbe sentito quel misero mortale se lo avesse trasformato in una puzzola dal pelo vaporoso. Le sue dita fremevano per fare quella magia, ma le tenne strette sul volante:si trovava già abbastanza nei guai con il Consiglio Supremo delle Streghe senza dover lanciare quello che loro avrebbero considerato un incantesimo non necessario. Se fosse stata trattenuta ancora un po', sarebbe arrivata in ritardo alla riunione con il suddetto Consiglio. Tessa sapeva che erano già abbastanza inferocite anche senza aggiungere un'altra infrazione alla loro preziosa lista.
Si sporse fuori dal finestrino. Tolga immediatamente il suo grasso sedere dalla mia vista. Devo usare questa strada e non ho tempo da perdere in ridicole deviazioni
.
Allora avresti fatto meglio a usare la tua scopa perché non lascerò passare la tua macchina da qui
. Incrociò le braccia grasse sul petto.
Sembrava fin troppo divertito dalla sua battuta goliardica. E anche per quello che aveva detto sulla scopa. Mandò il motore su di giri per fargli capire che non scherzava.
Non poteva dire di non essere stato avvisato.
Si tirò su le maniche a pipistrello nere e indicò lo sbarramento arancione e bianco. Ultimo avvertimento. Togliti dalla mia strada insieme a quel coso
.
Le rise in faccia. Rise. In faccia a lei.
Strizzò gli occhi. Quella sottospecie di operaio statale non l'avrebbe fatta arrivare in ritardo alla sua riunione. Toglierlo dalla sua strada, decise infine, era un atto effettivamente necessario. Avrebbe potuto spiegarlo ai membri del consiglio. Ma solo se fosse arrivata in tempo.
Con la punta del suo dito indice smaltato di rosso tracciò un cerchio sul palmo della mano, recitando con voce sommessa l'incantesimo che le avrebbe dato quello che voleva. Un sorrisetto di soddisfazione le increspò le labbra quando l'uomo che aveva davanti a sé cominciò a levitare. Con un movimento leggero diresse il suo volo. La sua espressione scioccata e il torrente d'improperi rabbiosi non la toccarono nemmeno. L’operaio non smise di urlare ed agitarsi nemmeno quando lo agganciò alla gru per il retro della salopette. A quasi quindici metri da terra, comunque, si riusciva a malapena a distinguere le sue parole.
Tessa mosse rapidamente le dita sul palmo della mano e aspettò che la barriera volasse sul margine della strada, per poi schiantarsi su una montagnetta di massi.
Salutò con la mano l'operaio, mentre rimetteva in moto la Mercedes. Quello sciocco avrebbe fatto bene a darsi una calmata oppure a breve le mutande gli avrebbero segato il sedere in due.
Sciocco mortale. Non c'era bisogno di farsi prendere dal panico. Sarebbe venuto qualcuno a tirarlo giù. Prima o poi.
Quindici peccaminosi minuti dopo, Tessa fece svoltare la Mercedes sul vialetto circolare, sollevando pochissima ghiaia per annunciare il suo arrivo. Prese la sua borsa di pelle nera e si rivolse verso il sedile del passeggero.
No, non puoi venire. Sono stanca di essere seguita da te ovunque vada
. Chiuse per metà lo sportello, poi esitò prima di riaprirlo. Oh, forza. Comunque farai meglio a controllarti o sarai fastidioso come un cane che abbaia
.
Sbatté lo sportello dell'auto non appena Malocchio, il suo gatto nero dal pelo corto, balzò fuori e fece il suo ingresso a pieno titolo dalla porta della casa in stile Tudor, dove si riuniva il consiglio. Il gatto era l'ultimo dei suoi problemi quella mattina.
Tessa veleggiò attraverso l'ingresso. L'interno era poco illuminato e fin troppo decorato, per rendere omaggio allo stile vittoriano che sua zia Trudy amava tanto. Tessa aveva passato la maggior parte della sua infanzia in quella casa, senza apprezzarla, esattamente come adesso non apprezzava la sua.
Si fermò davanti alle porte di quercia pesantemente decorate e respirò per calmarsi. Voleva che andasse tutto bene. Aveva bisogno che andasse tutto bene. Il Consiglio doveva approvare la sua richiesta al Consiglio dei Paranormali Uniti come ricercatore esperto di lancio d'incantesimi silenziosi in visita. La sua vita era seria, noiosa e così prevedibile che persino i suoi sbadigli erano programmati. Ma l'Europa la aspettava. Se fosse riuscita ad arrivare lì, avrebbe potuto fare comunella con il tipo di streghe e stregoni ricercati di città ai quali lei pensava di essere destinata. Avrebbe volentieri detto addio in fretta alle streghe bitorzolute e grassocce con le quali era cresciuta.
Spostando i capelli biondo rame oltre le spalle, Tessa spalancò le porte ed entrò nella sala riunioni del Consiglio Supremo delle Streghe.
Il fracasso delle chiacchiere senza senso si fermò immediatamente e le megere lì riunite si voltarono verso di lei impazienti. Con sua immensa sorpresa, si rese conto di essere parecchio nervosa, ma solo perché la posta in gioco era molto alta. Non doveva far altro che cogliere l'occasione e prendere il controllo del proprio destino.
La porta, Tessa
le ricordò zia Trudy.
Beh, ciao anche a te, vecchia strega, riuscì a non lasciarsi scappare Tessa. Chiuse la porta con un calcio.
Nello stesso momento in cui aprì bocca per parlare, un urlo terrificante squarciò l'aria.
Il gatto, Tessa
. Al di sopra di quel trambusto, riuscì in qualche modo a riconoscere la voce della zia.
Malocchio. Dannazione.
Quando si voltò, vide che era troppo tardi per salvare il suo compagno felino. Malocchio era già acciambellato tra le braccia di Amelia Fairweather.
Povero piccolo gattino
sussurrò Amelia, cullando il gatto molto più vicino al suo ampio petto. Povero angelo maltrattato
.
Tessa guardò quella dimostrazione d'amore incapace di dire qualcosa in sua difesa. Non aveva di certo previsto che le prime parole che avrebbe pronunciato sarebbero state per giustificarsi.
E Malocchio sembrava godersi fin troppo tutte quelle attenzioni. I suoi occhi verdi incrociarono quelli di Tessa e lei vi scorse un brillio di soddisfazione. Un punto per Malocchio.
Si schiarì la voce. Forse sarà meglio che vi sediate tutte così potremo cominciare
. Ignorò le occhiate che le lanciarono le streghe radunate lì, grata che stessero lanciando occhiate e non incantesimi.
Tessa strinse le mani a pugno. Di solito le mani erano la prima cosa che la metteva nei guai. Era sempre stato così. Era la sua maledizione. Come le altre streghe in quella stanza, le sue dita non avevano bisogno di parole per lanciare incantesimi.
Chiuse gli occhi per un momento e fece un respiro profondo. Una fresca brezza autunnale entrò attraverso le finestre a forma di losanga. Quantomeno il rigido Consiglio permetteva che nella stanza entrasse l'aria fresca. Un miracolo, se si considerava la loro avversione alle idee fresche.
Malocchio, il piccolo gatto di razza mista, miagolò. Un tentativo beffardo e compiaciuto per richiamarla alla realtà.
Tessa lasciò cadere la propria borsa sul tavolo e si schiarì la voce. Ristabiliamo l'ordine in questa riunione. Sono pronta a cominciare
.
Una megera del gruppo più distante disse: Vedete, è proprio questo il problema. Lei dice soltanto io, io, io
. Scosse la testa con il viso corrugato dall'evidente disapprovazione. È la dimostrazione che abbiamo preso la decisione giusta
.
Decisione?
Ma non avete nemmeno letto la mia richiesta
protestò Tessa. Si guardò attorno con aria ansiosa. Non è giusto prendere una decisione su questo problema senza aver ascoltato quello che devo dire
.
Sei davvero sicura di voler discutere con noi di quello che è giusto?
disse Clarissa Goodbody, che di solito era piuttosto reticente. Vogliamo parlare di quel povero operaio che hai lasciato a penzolare dal gancio di una gru?
Allora lo sapevano. Tessa serrò la mascella. Certo che lo sapevano. Non aveva segreti per quella piccola comunità di ibridi. Ma se avesse potuto andare dall'altra parte dell'Atlantico, allora avrebbe potuto respirare.
Stiamo andando fuori argomento in questo modo
disse evitando di proposito la domanda di Clarissa. Vorrei cominciare con…
Non stiamo andando fuori argomento, cara
la interruppe zia Trudy. Adesso arriveremo alla questione in esame. Siediti, per favore
. Indicò l'unica sedia libera a quel tavolo.
Tessa non voleva sedersi. Voleva parlare. E soprattutto non