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La Fine della Risoluta: Le Lande Infrante, #1
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Info su questo ebook
Vi sono momenti in cui nulla è certo, in cui né la vita né il destino possono essere dati per scontato. Vi sono lande dove le battaglie ancora segnano la terra, e nelle quali regni rivali non cessano mai di lottare per il dominio. In tali momenti e in tali luoghi, la vita vale poco, e la morte sopraggiunge rapidamente. In tali momenti e in tali luoghi, vi sono vincitori e vittime... e niente nel mezzo. Ne La Fine della Risoluta, l'autore Greg Alldredge ci porta nel nuovo e audace cuore della dark fantasy e ci lascia scossi, elettrizzati e desiderosi di altre avventure. Per i fan de Il Trono di Spade, questo prequel garantirà adrenalina a non finire, e si assicurerà di tenere incollati i lettori dalla sua prima, fantastica pagina all'ultima.
Mentre le città-stato muovono guerra le une contro le altre in una battaglia infinita per la supremazia e il dominio, e mentre i pirati e gli schiavisti solcano i mari alla ricerca delle loro vittime ritagliandosi i propri territori, il pericolo nelle Lande Infrante fa tanto parte della vita di tutti i giorni quanto il respirare, il mangiare o il dormire. Facciamo la conoscenza di Kanika, impegnata in una vertiginosa lotta per tenersi un passo avanti alla morte - qualcosa che si cela dietro ogni collina irregolare, dietro ogni muro a secco, e sotto la superficie di ogni distesa d'acqua - mentre tenta di trovare la sua strada in un mondo insensibile, già intriso del sangue di ogni era oscura. Quando un uomo misterioso entra nella sua vita, mille domande sorgono dai meandri della sua mente: chi è lui? Come influenzerà la sua strada? Sarà degno di fiducia? Ha lei bisogno di un uomo nella propria vita? Tutte queste domande - e molte altre - riceveranno una risposta mentre noi vagheremo nel dark fantasy de Le Lande Infrante, e mentre verremo trascinati verso l'emozionante conclusione di questa incredibile e coinvolgente opera di fantasia.
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Anteprima del libro
La Fine della Risoluta - Greg Alldredge
A chi ama le storie un po’ più cupe.
Alla mia adorata moglie, che non smette mai di credere.
Capitolo 1
La Spia ammirava l’acqua indaco e il cielo azzurro di là dalla finestra. Ad est, le lune gemelle Maggiore e Minore si riflettevano pacificamente lungo la fenditura. Il buio oscurava molte cose, incluse le tensioni circondanti il suo mondo. La guerra non era ancora giunta tanto a oriente. La fenditura, quello spazio tra i frammenti, ricolma d’acqua, veniva utilizzata dai marinai per viaggiare tra le città-stato.
Comprese che vi erano scarse possibilità che qualcuno l’avrebbe visto nella stanza buia. Uniche luci, le lune gemelle e una piccola lanterna chiusa nella stanza adiacente.
La città sottostante era chiusa per la notte, eccezion fatta per i moli, che non si fermavano mai. Gli edifici ricavati dall’arenaria nera componevano la maggior parte dei centri di civiltà dei frammenti. Si ergevano verticalmente dall’acqua, e i moli che servivano la popolazione col commercio delle altre città-stato s’allungavano in essa come viticci. Alla luce delle lune, egli osservava le rastrelliere sui tetti, cariche di pesce e altri carni lasciate a essiccare. Gli ricordavano degli strumenti di tortura, con le vittime penzolanti dalla barra trasversale.
Si crogiolava in questa piccola tregua dall’intrigo che rappresentava la sua vita. Innumerevoli rivali o vittime lo volevano morto o, peggio, catturato. Il covo dell’uomo si trovava sul ciglio della scogliera, il muro dell’isola, dandogli perlomeno una via di fuga dalla città sottostante. Le montagne partivano a meno di una giornata di un viaggio comodo; s’innalzavano rapidamente come denti seghettati dal centro dell’isola.
I maiali dietro la sua piccola baracca bilocale facevano poco rumore. Come i suoi vicini, erano andati a dormire poco dopo il tramonto del sole. Le persone oneste dormivano quando il sole tramontava. La Spia raramente dormiva di notte.
Alla gente coi soldi non piaceva vivere così in alto. Trecento piedi sopra l’acqua erano un bel salto, benché ci fossero alcuni posti dove una persona avrebbe potuto precipitare fino in fondo. Era comunque una lunga e impegnativa salita.
Vi erano ascensori alimentati da schiavi, gru con cesti che trasportavano persone o carichi, risparmiando la scalata, ma costavano oro. Per l’uomo alla finestra, la guardia costante a ciascun ascensore diventò la sua preoccupazione. Mai avrebbe voluto che la gente apprendesse i suoi movimenti.
La schiavitù era un costante punto critico per molti. La maggior parte odiava l’istituzione ma privatamente ammetteva che non si poteva fare nulla. La civiltà sarebbe caduta a pezzi senza la manodopera extra. Chi avrebbe mandato avanti i bordelli? Chi avrebbe badato ai bambini? La cosa più triste era che la maggior parte di quelli asserviti non erano stati costretti alla schiavitù da adulti. I genitori vendevano i figli indesiderati agli schiavisti una volta raggiunta l’età giusta da poter essere addestrati. In alcune città sorgeva l’attività artigianale di allevamento di bambini solo per tenere pieni i recinti degli schiavisti. Era un’istituzione disgustosa, ma nessuno intendeva sistemare il problema.
Alcuni adulti venivano condannati alla servitù debitoria, o addirittura si mettevano loro stessi al servizio per liberare le loro famiglie dai debiti, ma una volta sotto il giogo, raramente ne uscivano prima che la vecchiaia si impossessasse di loro. Poche città bandivano la schiavitù, ma non Abaraka: lei l’accoglieva a braccia aperte. I suoi cittadini sentivano che il forte doveva regnare sul debole.
Coloro che rimuovevano la schiavitù trovavano un’espansione nei loro ceti medi e inferiori, in quanto essi richiedevano un pagamento per i loro servizi. Dentro e attorno alle città-stato, la vita costava poco. Quando le persone vivevano accatastate le une sulle altre, facevano di tutto e di più per tirare avanti.
La Spia riconosceva che la battaglia su di un umano che possedeva un altro umano stava fermentando. Non era sicuro di quando sarebbe diventata abbastanza calda da esplodere in un conflitto aperto, ma avrebbe voluto essere dalla parte giusta di quello scontro.
Nonostante la scalata, questa località gli calzava a pennello. Poteva osservare chiunque salisse i gradini per molti livelli prima di arrivare, e una volta che il sole calava sotto l’orizzonte, i contadini e gli artigiani a quest’altezza andavano a dormire invece di fare baldoria. Poca luce circondava la sua casa, lui viveva per il buio.
Il suo contatto era in ritardo. L’incontro era previsto per quando la Minore avesse raggiunto l’ampiezza di una mano sopra l’orizzonte. Ora era dell’ampiezza di una mano e mezzo. Ciò irritava l’uomo. Aveva altri piani per la notte: il marinaio che aspettava solo per il principio di una lunga notte a venire. Se ne sarebbe andato, ma aveva pagato profumatamente per le informazioni che esigeva e avrebbe dovuto temporeggiare fino a che l’uomo non si fosse mostrato.
Cominciò con latrati di cani. Il suo corpo si irrigidì mentre egli percepiva qualcuno salire i gradini, restando nelle ombre e senza una torcia... il suo contatto oppure un assassino. Se un omicida agitava i cani, era un novellino e sarebbe stato facile da far fuori.
Chiuse le persiane di legno dell’unica finestra sulla facciata dell’edificio. Con un guizzo del polso, riportò il chiavistello ben oliato al suo posto, andò alla porta sul retro per assicurarsi che anch’essa fosse sbarrata, chiuse una lampada rossa e si diresse alla porta principale per attendere l’arrivo del suo ospite. La sua mano strinse l’impugnatura di legno dell’ago di un velaio lungo dodici pollici. Per la Spia, aveva un unico utilizzo qui nella città di Abaraka.
Lo sconosciuto all’esterno si fermò alla porta. Ci furono un colpetto e tre colpi dopo altri tre colpetti. Questo era il segnale prestabilito. Socchiudendo leggerissimamente la porta, scrutò la faccia dell’intruso alla fioca luce della luna. Trovò quel che si aspettava, la barba ispida di un uomo molto più anziano, il nostromo della Risoluta.
La porta si spalancò e lui afferrò il marinaio, trascinandolo nello spazio piccolo. Con la voce bassa della cospirazione, sussurrò: «Sei in ritardo.»
Il marinaio abbinò il proprio tono al suo. «Già, quella puttana di Kanika mi ha fatto fare gli straordinari, le vele avevano bisogno di essere riparate.»
«Non mi serviva una spiegazione, stavo affermando un dato di fatto.
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