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Morìa. La Sapienza altra del mondo
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E-book139 pagine1 ora

Morìa. La Sapienza altra del mondo

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Info su questo ebook

Si contano a centinaia le iniziative in tutto il mondo tese a celebrare i cinquecento anni della composizione e pubblicazione dell’Utopia di Thomas More. Non potendo ignorare questa speciale ricorrenza, viene dedicato un numero della rivista alla celebre opera. Sebbene una delle sezioni tematiche del giornale, mutuando il titolo di un importante scritto utopico di William Morris Notizie da nessun luogo, si impegna periodicamente ad esplorare la famosa isola di Nusquama convinti che da qualche parte in questo mondo possa trovarsi una Repubblica felice come quella ipotizzata dal grande umanista inglese, l’evento dei cinquecento anni ci conferma nel lavoro e ci spinge attraverso i saggi che vengono proposti ad una presentazione in qualche misura diversa della tematica moreana. In realtà senza dover minimamente snaturare la struttura tematica della rivista è stato possibile parlare dell’Utopia agganciando l’ispirazione moreana alle sezioni tematiche prestabilite. In questo modo, forse più della maniera stessa di affrontarla autonomamente, l’Utopia acquista una visione globale nella misura in cui riesce a leggere e interpretare qualsiasi aspetto antropologico della condizione umana, non soltanto quello politico e sociale. More non si limita alla sola riflessione ma propone un vero e proprio modello di vita che non può esistere né in un tempo né in un luogo, perciò un’Utopia. Si trattava di pensare e di creare un uomo nuovo, diverso, nelle sue aspirazioni e nelle sue istituzioni, da quello che sin allora aveva dominato. Proprio per questo Moro la presentò come un’Utopia: una scommessa sull’uomo che ogni Stato dovrebbe far propria, un modello di vita verso il quale ogni società dovrebbe tendere, senza, probabilmente, mai riuscire a realizzarlo a pieno. La verifica storica della condizione degli uomini e delle donne su questa terra dalla composizione di Utopia ad oggi inevitabilmente ci porta a constatare che la Repubblica tanto desiderata dal suo autore, per la quale non ebbe dubbi e timori nell’offrire anche la sua testa perché potesse eleggersi, ancora si trova in nessun luogo, tuttavia la speranza sta proprio nel fatto che non trovandosi da nessuna parte sia alla portata di tutti, nelle mani di tutti, pronta per essere realizzata. Questo è il dono che ci ha fatto Thomas More, questo è il suo sogno che cinquecento anni dopo ancora continua.
 
LinguaItaliano
Data di uscita22 feb 2017
ISBN9788838245459
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    Anteprima del libro

    Morìa. La Sapienza altra del mondo - Annalisa Margarino

    Marie-Claire Phélippeau, Annalisa Margarino, Gregorio Piaia, Maria Pia Pagani, Marialisa Bertagnoni, Giorgio Faro, Marialisa Bertagnoni, Giuseppe Gangale, Silvio Berlusconi

    Morìa. La Sapienza altra del mondo

    Morìa

    Rivista semestrale di studi moreani

    7 febbraio / 22 giugno

    La rivista del Centro Internazionale Thomas More si articola in otto sezioni che ospitano interventi di largo respiro, contributi di carattere scientifico, pubblicazioni e traduzioni di testi inediti o rari di particolare rilievo per la diffusione della memoria del martire inglese e del pensiero moreano, quale promozione di una sapienza altra per il mondo, capace di generare un pensiero di vita, verità e giustizia. La rivista inizia la sua storia proponendosi la pubblicazione di due fascicoli annuali intorno al periodo della memoria liturgica e della nascita di Tommaso Moro.

    Direttore editoriale Direttore responsabile

    Cesare Ignazio Grampa Giuseppe Gangale

    Comitato di direzione

    Arrigo Anzani, Giovanni Colombo, Angelo Fracchia, Roberto Ghisu, Annalisa Margarino, Giuseppe Parisi, Maria Pia Pagani, Ferdinando Valcarenghi

    Consiglio scientifico

    Alessandro Andreini (Comunità di San Leolino), Giovanni Battista Balconi (Diocesi di Milano), Carlo Maria Bajetta (Università della Valle d’Aosta), Franco Buzzi (Biblioteca Ambrosiana). Carlo De Marchi (Opus Dei e Pontificia Università della Santa Croce), Giorgio Faro (Pontificio Ateneo della Santa Croce), Paul Fryer (Centro Stanislavski, Sidcup, Kent, Gran Bretagna), Isabella Gagliardi (Università degli studi di Firenze), Andrew Hegarty (Thomas More Institute Londra), Dieter Kampen (Chiesa luterana di Trieste), Anna Maranini (Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica Università di Bologna), Frank Mitjans (Thomas More Institute Londra), Fortunato Morrone (Istituto Teologico Calabro San Pio X Catanzaro), Jacques Mulliez (Associazione francese Amici Thomae Mori), Maria Pia Pagani (Università di Pavia), Luciano Paglialunga (Anglista, studioso e traduttore di Thomas More), Marie-Claire Phelippeau (Rivista Moreana), Gregorio Piaia (Università di Padova)

    Direzione: Via Orti 3, 20122 Milano; Tel. 0289058356; www.thomasmore.eu

    Redazione: Crotone, Via Georgia 1 - 88900; Tel. 3287534885; innessunluogo@libero.it ; www.progettomoria.xyz

    In copertina: Anversa all’epoca di More, la città dove More scrisse il secondo libro della sua opera.

    ISSN 2239-6055 Autorizzazione del Tribunale di Crotone n. 2/11 del 28/02/2011

    ISBN: 9788838245459

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    EDITORIALE

    L’Utopie de Thomas More: 500 ans d’énigme

    LA FOLLIA DEL VANGELO

    Il vangelo è utopia

    Evangelizzazione e libertà religiosa in utopia

    SALOÍ & JURODIVYE

    L’utopia cinematografica di Eleonora Duse

    CONSCIENTIA ET MARTIRYUM

    Dal giardino di Anversa alla torre di Londra

    UTOPIA: NOTIZIE DA NESSUN LUOGO

    I dieci mali dell’Inghilterra nell’Utopia di Thomas More

    MERRILY

    Ironia e pietas

    DOCUMENTA MOREANA

    Il Sogno Di Thomas More

    UOMINI E LIBRI

    Utopia fa rima con ironia

    NOVITÀ EDITORIALI

    CULTURA STUDIUM - Nuova serie

    Morìa

    La Sapienza altra del mondo

    Rivista semestrale di studi moreani Centro Internazionale Thomas More 8/2016

    EDITORIALE

    Si contano a centinaia le iniziative in tutto il mondo tese a celebrare i cinquecento anni della composizione e pubblicazione dell’ Utopia di Thomas More.

    Anche noi nel nostro piccolo, ma molto piccolo, non potevamo ignorare questa speciale ricorrenza dedicando un numero della rivista alla celebre opera. Sebbene una delle sezioni tematiche del giornale, mutuando il titolo di un importante scritto utopico di William Morris Notizie da nessun luogo, si impegna periodicamente ad esplorare la famosa isola di Nusquama convinti che da qualche parte in questo mondo possa trovarsi una Repubblica felice come quella ipotizzata dal grande umanista inglese, l’evento dei cinquecento anni ci conferma nel lavoro e ci spinge attraverso i saggi che vengono proposti ad una presentazione in qualche misura diversa della tematica moreana.

    In realtà senza dover minimamente snaturare la struttura tematica della rivista ci è sembrato possibile parlare dell’ Utopia agganciando l’ispirazione moreana alle sezioni tematiche prestabilite. In questo modo, forse più della maniera stessa di affrontarla autonomamente, l’ Utopia acquista una visione globale nella misura in cui riesce a leggere e interpretare qualsiasi aspetto antropologico della condizione umana, non soltanto quello politico e sociale.

    More non si limita alla sola riflessione ma propone un vero e proprio modello di vita che non può esistere né in un tempo né in un luogo, perciò un’ Utopia. Si trattava di pensare e di creare un uomo nuovo, diverso, nelle sue aspirazioni e nelle sue istituzioni, da quello che sin allora aveva dominato. Proprio per questo Moro la presentò come un’ Utopia: una scommessa sull’uomo che ogni Stato dovrebbe far propria, un modello di vita verso il quale ogni società dovrebbe tendere, senza, probabilmente, mai riuscire a realizzarlo a pieno.

    La verifica storica della condizione degli uomini e delle donne su questa terra dalla composizione di Utopia ad oggi inevitabilmente ci porta a constatare che la Repubblica tanto desiderata dal suo autore, per la quale non ebbe dubbi e timori nell’offrire anche la sua testa perché potesse eleggersi, ancora si trova in nessun luogo, tuttavia la speranza sta proprio nel fatto che non trovandosi da nessuna parte sia alla portata di tutti, nelle mani di tutti, pronta per essere realizzata.

    Questo è il dono che ci ha fatto Thomas More, questo è il suo sogno che cinquecento anni dopo ancora continua.

    Giuseppe Gangale

    L’Utopie de Thomas More: 500 ans d’énigme

    Marie-Claire Phélippeau, Editor of Moreana

    Thomas More publia LUtopie en 1516. Nous fêtons donc en 2016 le 500 ème anniversaire de ce texte fondateur. Depuis sa création L’Utopie ne cesse de narguer les lecteurs et les penseurs. Il n’est pas un colloque sur le sujet sans que surgissent des interprétations nouvelles, des études inédites, des interrogations contradictoires, et bien sûr des comparaisons audacieuses avec telle ou telle entreprise utopique, tel plan de ville inspiré de L’Utopie. Certains ont tout bonnement découvert l’Utopie au Siam, d’autres en Amérique latine, d’autres encore y voient en filigrane la description d’une cité flamande. Pierre le Grand aurait bâti Saint-Pétersbourg après avoir lu la traduction de L’Utopie. On peut sans crainte parler d’une récupération de L’Utopie par des idéologies diamétralement opposées. Lénine voyait en Thomas More un précurseur du communisme et le nom de More figure sur l’ Obélisque aux penseurs révolutionnaires, dans les jardins Alexandre, au pied du Kremlin, parmi les 19 noms prestigieux des « combattants de la Liberté », dont Marx, Engels, Campanella, Bakounine, Fourier et Proudhon.

    Présentation de L’Utopie

    Pour Thomas More, L’Utopie n’était qu’une fantaisie, écrite en Latin lors de son séjour à Bruges en 1515. C’était d’une certaine façon la réponse à L’Eloge de la folie d’Erasme, une œuvre sibylline, qui cherchait à railler et réformer mais ne voulait pas se prendre au sérieux. More lui donne d’abord le nom de Nusquama, « Nulle part », puis décide de rendre le titre plus énigmatique en y mêlant du grec, comme Erasme avait fait avec Moriae Encomium, utilisant deux mots grecs, « morias » et « encomion » qu’il décline en latin, pour s’amuser à laisser une ambiguïté. Le néologisme « utopia » ne se comprend que si l’on connaît le préfixe grec « u », privatif, et le mot grec « topos », lieu. On arrive bien au sens de « Nulle part », mais il faut être un peu plus savant. En outre, le préfixe « u » évoque aisément l’autre préfixe, « eu », qui veut dire « bon », comme dans « euphorie » ou « eugénisme ». L’association semble naturelle, « utopie » égale « eutopie », et la conclusion inscrite dans le mot lui-même : le bon endroit ne se trouve nulle part.

    Vista di Anversa all’epoca di Thomas More, incisione di artista sconosciuto, 1515

    Nulle part, sauf dans l’imagination d’un écrivain, comme l’avait montré Platon dans la République en rêvant d’une société parfaite. Face à la déchéance morale et aux désordres qu’il observe en Angleterre, More se met à concevoir un projet de république idéale. Se trouvant en Flandres, parfois désœuvré entre deux négociations, il entreprend de coucher ses élucubrations sur le papier. Cela donne le livre II de L’Utopie: un certain Raphaël Hythlodée, compagnon de voyage d’Amerigo Vespucci, a découvert une île inconnue, qu’il aurait abordée par hasard au cours d’une expédition. Non seulement More s’inspire des récits des grands navigateurs, mais il en prolonge l’histoire. On apprend qu’au terme de son quatrième et dernier voyage, en 1504, Vespucci avait laissé 24 de ses hommes dans un fortin quelque part sur la côte brésilienne, et personne n’a jamais su ce qu’il était advenu d’eux. Raphaël Hythlodée prétend alors être l’un de ces hommes et nous raconte la suite de l’histoire. Lui et ses compagnons, dit-il, ont découvert l’île d’Utopia, ont séjourné quelque temps dans cette république étonnante qui les a bien accueillis – et s’est montrée avide de leurs connaissances et du christianisme – avant de revenir en Europe via l’Asie, accomplissant

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