A Bologna danno l'acqua
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Anita deve arrivare alla fine della storia che sta scrivendo per rivelare che l’assassino è…
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Anteprima del libro
A Bologna danno l'acqua - Anna Patrizia Mongiardo
Anna Patrizia Mongiardo
A BOLOGNA DANNO L’ACQUA
Prima Edizione Ebook 2022 © Damster Edizioni, Modena
ISBN: 9788868104603
Immagine di copertina su licenza
Adobestock.com
Damster Edizioni è un marchio editoriale
Edizioni del Loggione S.r.l.
Via Paolo Ferrari 51/c - 41121 Modena
http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it
img1.pngAnna Patrizia Mongiardo
A BOLOGNA DANNO L’ACQUA
Romanzo
INDICE
IL CASO
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RINGRAZIAMENTI
L’AUTRICE
A mio padre e mia madre
Rocco e Francesca
IL CASO
Stanotte, sul viale Silvani, è stata uccisa una prostituta. La notizia è stata pubblicata stamattina sul Resto del Carlino, a grandi caratteri, nella pagina della cronaca di Bologna. L’articolo dichiara che è stato un omicidio inusuale. Il corpo della ragazza, riverso sul marciapiede, è stato trovato all’alba, quando il primo inquilino del palazzo usciva per portare fuori il cane.
Alcuni inquilini ne hanno riconosciuto il corpo. Era la prostituta straniera che, tutte le notti, percorreva il tratto del viale antistante al loro ingresso.
Una settantacinquenne, Ofelia Malferrari, è stata in grado di riferire agli inquirenti molti particolari. La testimone abita al primo piano di quell’edificio, le cui finestre danno sulla strada.
Ha riferito agli inquirenti che la ragazza, alle venti e trenta circa della sera, sempre alla medesima ora, scendeva da un’auto per iniziare la serata di lavoro. La signora Ofelia Malferrari ha dichiarato anche che, da quando è andata in pensione, la sera ha preso l’abitudine di guardare dalla finestra, dove tra le aiuole, il marciapiede e la strada, si svolgeva il traffico di uomini con la prostituta. Non si è lasciata scappare l’occasione di osservare, fotografare e filmare la ragazza con il cellulare. Le piaceva guardare tutto il viavai della donna e dei clienti. Ha dichiarato, inoltre, che immaginava prima o poi sarebbe successo qualcosa.
Il luogo del ritrovamento del cadavere non è lontano. Il palazzo si affaccia sul viale, nei pressi di casa mia e il Bar delle Svelte. Per questo ho trovato interesse alla notizia. L’articolo che ha riportato questo fattaccio ha la firma di Dario Parolini.
1
Ho visto un bel caos, sul viale Silvani. Passavo nel pomeriggio, al ritorno dal lavoro, davanti al luogo dove è stata uccisa una prostituta. L’hanno trovata stamattina presto, perché, a quanto pare, i delitti avvengono la notte. Hanno ridotto la strada a una sola corsia. Per colpa delle macchine della polizia, parcheggiate a destra e il semaforo che diventava rosso in continuazione, si era formata una lunga fila di auto. Ho avuto il tempo di sbirciare le aiuole del piccolo giardinetto del palazzo. Era transennato con un nastro bianco e rosso, messo a protezione e controllo della scena del crimine. Da quel che so, l’area deve essere protetta per evitare curiosi in grado di causare danni irreparabili.
C’erano due agenti in divisa e un’auto, che fungeva da laboratorio mobile del Gabinetto della polizia scientifica.
Per fortuna in questo periodo ci sono giorni di sole che si alternano al maltempo e questo ha consentito alla polizia di fare i rilievi del caso senza problemi.
Non appena il semaforo è diventato verde, ho svoltato su via Calori e subito mi sono infilata in via Mondino de Liuzzi, dove io abito. Ho parcheggiato e sono entrata in casa prima dell’arrivo di qualche goccia d’acqua. Ho visto un lampo che, come un flash, ha svirgolato tra le nuvole nere.
Intanto mi aggiro in cucina e continuo a pensare all’omicidio e alla vittima. Da tempo sto pensando di scrivere un altro giallo, ma non l’ho scritto, perché non ho la storia in testa. Dico che vorrei perché da un po’ di anni mi dedico alla scrittura di romanzi. Scrivere mi distrae da quello che è il mio lavoro primario.
Ed ecco che arriva questo caso, che mi smuove le idee, m’intriga, visto che è successo vicino casa mia. Vedrò, ho pensato rimuginandoci sopra.
Quel vedrò si è fatto avanti ieri quando sono arrivata al lavoro. Io lavoro all’Ospedale Bellaria di Bologna, in Radioterapia, dove si eseguono i trattamenti radianti per i malati di tumore: sono laureata in Scienze Tecniche di Radiologia Medica e Radioterapia.
In realtà questo non è proprio un luogo tristissimo, come uno potrebbe immaginare. Ogni tanto anche da noi succedono cose incredibili. Nello spogliatoio, indosso il camice al posto dei vestiti inzuppati di acqua. Piove in un modo torrenziale. Sono i temporali primaverili che alternano lampi e tuoni e sole e nuvole e sereno. Entro in reparto molto in anticipo.
Ho sentito in corridoio la voce alta della collega Farisa. Non so con chi sta parlando, visto che ci siamo solo io, lei, e qualche altro collega che si affaccia da una porta, per capire cosa sta succedendo. Pensavo parlasse da sola.
Cos’hai combinato, stava dicendo. E ha puntato il dito verso un ambulatorio dalla porta semichiusa.
— Chi ha combinato cosa — le ho chiesto.
— Sto parlando al dottor Papa — ha risposto lei. — Non sai niente?
— Di cosa?
— Il dottor Papa è stato inquadrato dalle telecamere di sorveglianza di viale Silvani, dove ieri hanno assassinato una prostituta.
— Chi te l’ha detto — le ho risposto.
— Non leggi i giornali?
— Non ho letto niente.
— Ecco come si scoprono gli altarini — ha finito di dire contrariata.
— Hai capito te? Va pure a puttane lui! Mo’ sono cazzi suoi — ha commentato ancora come a dire: perché sei andato con le prostitute?
Da quanto ho capito, il Dottor Alessandro Papa che è uno dei cinque medici del nostro reparto, è coinvolto e indiziato per questo omicidio. Noi lo chiamiamo Bergoglio, per via del suo cognome.
Si chiama Papa è inevitabile giocarci sopra. L’ha detto anche lui: Sai quante volte a scuola mi chiamavano Paolo VI, oppure Wojtyla, ormai non me la prendo più
.
Il dottor Papa è un cinquantenne che dondola un po’ quando cammina, con il camice bianco aperto davanti che gli sfarfalla di qua e di là. Adesso si è rinchiuso nell’ambulatorio. Ha ragione a non volere essere importunato. Con la moglie, medico in un altro reparto, sapevamo che erano in crisi, ma che andasse con le prostitute no, non lo potevamo immaginare.
— Se andava a puttane avrà avuto le sue ragioni — ho detto a Farisa.
Lei mi ha guardato male poi, senza rispondere, si è diretta con falcate da marciatore verso l’ambulatorio. L’ho vista aprire e sbattere la porta, chiudersi dentro con il dottor Papa, anzi con Bergoglio. Lo tallona, ha troppa confidenza con lui, vuole sapere.
Per un attimo tutto tace nel corridoio. I miei colleghi si sono collocati ognuno nelle loro postazioni. Arriva anche il primo paziente. Farisa tace.
Si sentono solo i nostri passi attutiti sul pavimento di linoleum e qualche voce provenire da un’altra sala.
Sto pensando.
Credo che il materiale per scrivere un giallo si stia materializzando all’improvviso. Eccola di nuovo Farisa che sgattaiola fuori dall’ambulatorio. Questa settimana siamo in turno insieme. Mentre si dirige verso la postazione le chiedo sottovoce.
— Allora?
— Lui dice che non era andato a puttane. Dice che quello che ha da dire lo dirà alla polizia e non a me. Se era lì, la notte del delitto, qualcosa era andato a fare no?
Farisa è meticcia, con il papà italiano e la mamma eritrea; incarna la donna che fisicamente avrei voluto essere io: alta, scura di carnagione, con i lineamenti così perfetti, come il naso per esempio, che sembra fatto con la squadra.
I capelli ricci e lunghi, la bocca carnosa, sensuale, attira gli uomini come le mosche. Io sono l’opposto di lei, bassa con la carnagione bianca, i capelli lisci e chiari, porto gli occhiali, insomma un’altra cosa.
Quando parla, Farisa ha questo intercalare che tra una parola e l’altra ci infila sempre cazzo
, oppure ecchecazzo
Un camionista al suo cospetto impallidisce. Vederla fisicamente è un incanto, è un piacere, ma quando apre la bocca si rimane di stucco, per quel suo modo di parlare, per l’irruenza dei modi, nervosi, maschili. Comunque per me è perfetta, non sarebbe lei senza quella parolina che la distingue: cazzo! Lei ha due figlie avute con un medico dell’Ospedale Sant’Orsola che non l’ha voluta sposare. Si è sposato invece con un’altra. Farisa, finita la storia con il padre delle sue figlie, Bellomo mi pare si chiamasse, si era messo insieme a un ex corteggiatore ma anche con quello è finita male. Insomma adesso è così, in cerca di una nuova storia.
— Bergoglio ha detto che oggi, quando ha finito le visite, in pausa pranzo, ci facciamo portare le pizze, invece di andare in mensa, e ci racconta qualcosa a modo suo — ha riferito Farisa.
Il giorno dopo l’assassinio della prostituta, il Resto del Carlino ha pubblicato molti particolari.
2
Niente preamboli. Voglio partire all’attacco per dimostrare che anch’io sono capace di combattere. Predatori ce ne sono tanti e per mille motivi. Un giornalista che conosco da tempo ha chiesto il frutto di un mio lavoro, un reportage narrativo sulla radioterapia che avevo scritto tempo fa.
No. Non si dà nulla invano, soprattutto quello che si è scritto e riscritto con fatica. Voglio qualcosa in cambio. Anch’io sono arrivista e baratto quel che ho con qualcos’altro. Così sono scesa a patti con il giornalista. Ebbene sì, del mio reportage gli concederò pochi capitoli alla volta. Non sarò nemmeno imbarazzata, a chiedere a lui quel che devo chiedere, ma che alla fine chiederò. In cambio voglio tutte le informazioni possibili sul caso della prostituta uccisa sui viali di Bologna per via del giallo che ho pensato di scrivere. Voglio notizie fresche su come si svolgono le indagini, da lui voglio notizie vive e lui, il giornalista, me le deve dare. Sembra un ricatto come in un romanzo di spionaggio, forse lo è per metà, ma voglio ottenere ciò che voglio.
—D’accordo — ha detto il giornalista, — ci sto.
Per fare questo ci siamo trovati, Dario e io, al Bar delle Svelte.
È successo quattro anni fa che l’ho conosciuto, quando nel reparto d’ospedale dove lavoro, era successo un omicidio. Lui era uno stagista, si stava specializzando in cronaca nera ed era al seguito del vice ispettore Brunetti. In quell’occasione si era innamorato di una mia collega che per lui aveva lasciato il marito. Ormai è passato del tempo e nel tempo ho anche imparato a conoscerlo.
È un romagnolo capace di farti le scarpe, tirarti via i lacci e lasciarti a piedi scalzi senza che tu possa accorgertene. È anche una persona irrequieta cui mi lega una strana amicizia, forse per via della mia collega, Elvira si chiama.
Per definire il nostro accordo gli ho dato appuntamento al bar che frequento di solito.
Il Bar delle Svelte è diventato un’altra cosa rispetto a quattro anni fa, anche se io continuo a chiamarlo così. L’insegna è cambiata, è diventata ECSTASY WINE BAR.
Entrando dalla vetrata principale c’è, per il piacere degli avventori, un poster che recita così: Santa Birra aiutaci tu e col Wine vedi cosa puoi fare!
Anche gli avventori sono cambiati. Forse anch’io sono cambiata. Anzi, sono cambiate molte cose in questi quattro anni.
I precedenti proprietari hanno venduto l’attività a uno stravagante personaggio che ha pagato cash. Il locale è stato trasformato in pub, piadineria, panineria, birreria, stuzzicheria, insomma di tutto un po’. Apre alle dieci del mattino e rimane aperto fino alle tre del mattino successivo.
Dario mi ha trovato seduta a un tavolino d’angolo, lui si è seduto di fronte.
Il barista l’ha sbirciato, è un cliente che non ha mai visto.
Il suo è uno sguardo investigativo, di chi è abituato a osservare la gente.
Con le braccia messe ad anfora, i pugni poggiati sui fianchi, si è presentato davanti a noi. È un cinghialone alto, tatuato dalla testa ai piedi, con i cerchi alle orecchie, la barba corta ma incolta, la bandana nera in testa e gli occhiali da vista rotondi come quelli di Gramsci. Gli amici lo chiamano Work perché lavora troppo, è sempre presente nel locale e controlla tutto. In fondo, i tatuaggi e tutto il resto che si porta addosso sono solo una forma teatrale, come fosse sempre in scena con un costume che si è cucito addosso, nient’altro.
In realtà si chiama Alberto Beccalossi ed è un tipo tranquillo, così dice chi lo conosce bene. Dalla posizione ad anfora è passato alla posizione prendo appunti
, perciò ha estratto dalla tasca del grembiule nero un taccuino e una penna.
— Due caffè? — chiede Work.
— Io macchiato — dico.
— Io una brioche imbustata Bio con la marmellata e un succo d’albicocca Bio — dice Dario.
Work lo ha guardato male. Alla parola BIO
la sua faccia ha cambiato espressione, ho capito subito che non è entrato nelle sue simpatie. Comunque ha scritto due scarabocchi e si è allontanato.
Dario senza perdere tempo ha chiesto quello che doveva chiedere e che io stavo aspettando che mi chiedesse: il mio reportage narrativo, quello che avevo scritto qualche anno prima e che avevo abbandonato. Ho accettato. In cambio ho chiesto informazioni sul caso della prostituta uccisa sui viali. Ho ritenuto utile per entrambi, lo scambio di questi favori trasversali. Nonostante la sua abilità nell’eloquio ho gestito bene la conversazione, così inizia per me l’avventura di scrivere un romanzo giallo attingendo da fatti realmente accaduti.
— In questo momento sto seguendo il caso di Igor il Russo, non credo ti interessi.
— Lo seguo anch’io, per curiosità. Invece il caso Bergoglio chi lo segue?
— Lo segue Garruto, della postazione di viale Pietramellara. In questo momento al posto di Brunetti hanno inviato momentaneamente un sostituto che non so chi sia.
— Quindi non sai niente del caso della prostituta?
— So. So tutto — ha risposto mentre scarta la sua brioche BIO.
— Allora raccontami di tutto.
— So di certo che sul luogo del delitto, sono stati raccolti mozziconi di sigarette dei clienti, anche quelle di Bergoglio.
— Quindi, a noi del reparto, Bergoglio non ha detto il vero perché frequentava la prostituta.
— Quando la scientifica di Forlì, che collabora alle indagini, le avrà analizzate, vedrai che darà conferma che lui la conosceva non bene ma benissimo.
— A mio parere aveva il diritto di frequentare chi voleva. Stava quasi divorziando dalla moglie — ho replicato.
— Certo. C’è solo un piccolo particolare: la prostituta che frequentava è stata ammazzata. Inoltre sono stati rintracciati anche altri clienti di cui ancora non so nulla. Non sfugge nessuno alle telecamere disseminate per la città, ma la trappola per eccellenza sono i telefoni cellulari. Nessuno ha la forza di lasciarli a casa. Il telefono sembra diventato un oggetto inseparabile dal corpo. E allora trac! Quando accade qualcosa sei incastrato! Di più non so. Continuo ad aggiornarmi sul caso e ti faccio sapere ok? — È proprio contento di dirmi quelle quattro cose.
— Bene, affare fatto. Tu mi consegni informazioni sulle novità dell’omicidio, io in cambio ti passo il manoscritto.
— Batti il cinque Anita — ha detto con lo sguardo rapace e la mano elevata verso la mia. — Il mio reportage deve essere ben scritto, abbastanza originale, altrimenti addio carriera. Resterei sempre lì, a seguire la cronaca nera e sinceramente, vorrei fare un passo avanti e non rimanere fermo. Magari un giorno scriverò anch’io dei gialli, non si sa mai.
— Allora li scriverai, vedrai — ho risposto.
Insomma, a dire il vero, da diversi anni cerco di assecondare la passione di scrivere, perché del lavoro in ospedale mi sono stancata. Ho pensato che vorrei fare altro nella vita.
3
Entro in reparto. Subito vado incontro a Elvira la compagna di Dario. Ha le mani tra i capelli che sta legando a coda con un elastico.
— Ci sono novità? — le ho chiesto.
— Su Bergoglio?
— Sì. Dovresti essere informata, visto che stai insieme a un giornalista — le ho detto. Lei si è messa il dito davanti alla bocca e ha sussurrato: — Stai zitta che ti sente, Bergoglio è in cucinetta.
Il caso Bergoglio sta diventando una cosa seria. Stamattina è venuto a lavorare con le spalle curve, la barba ispida, la faccia stravolta. Dopo quest’accusa terribile sappiamo che è tornato a casa da sua madre. Sappiamo anche che sua moglie l’ha cacciato di casa. Anche il nostro direttore lo vuole cacciare dal reparto, in tutto l’Ospedale Bellaria non si parla d’altro. È diventato un divo al rovescio. Anche il TG locale ha parlato a lungo dell’omicidio e di lui come persona informata dei fatti. È lui il mostro sbattuto in prima pagina, l’assassino, l’omicida, il femminicida. Ha detto che, ci avrebbe raccontato la sua