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La terribile banda dei pensionati Inps
La terribile banda dei pensionati Inps
La terribile banda dei pensionati Inps
E-book241 pagine3 ore

La terribile banda dei pensionati Inps

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Info su questo ebook

"La terribile banda dei pensionati INPS" è una raccolta di sette racconti tutti diversi. Diversi i luoghi, i personaggi, le loro età, il contesto dove si svolgono le vicende. Alcuni grotteschi e inverosimili, (ma cos' è poi l' inverosimile?). Altri che potrebbero accadere in qualsiasi momento ad ognuno di noi.
LinguaItaliano
Data di uscita5 mag 2017
ISBN9788893217712
La terribile banda dei pensionati Inps

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    Anteprima del libro

    La terribile banda dei pensionati Inps - Enrico Silvestri

    633/1941.

    Bienvenue a Siam.

    Mi ero svegliato di soprassalto quasi spaventato, avevo tirato un rutto alcolico tanto potente da riuscire a farmi riprendere i sensi o quasi. In bocca avevo un topo morto che era stato marinato al gran marnier, una sensazione di disgusto che non avevo mai provato tanto forte in vita mia. Sulla sveglia che stava sul comodino le lancette segnavano le cinque e quarantadue, avevo dormito poco piu' di tre ore e avevo un mal di testa colossale, mi ricordavo solo che come ogni martedi' sera siccome il ristorante era chiuso ero andato a giocare con gli amici a calcetto, poi i ricordi erano molto vaghi, tanto che potevano anche essere quelli di un altro martedi', di sicuro avevo bevuto tanto di quel fetente liquore all' arancia che qui' in Belgio si usa spessissimo che potevo anche annegarmici. dovevo almeno lavarmi i denti, magari un po' di quel sapore vomitevole se ne sarebbe andato. Dopo questa operazione non era cambiato un granche', ma almeno mi ero svegliato, non che servisse, il mio lavoro non cominciava che alle undici, ma se fossi rimasto a letto c' era il rischio molto serio che avrei potuto vomitare, 'meglio l' aria fresca di questa mattina di inizio maggio' pensai mentre aprivo la porta finestra che dava sul balcone. Dal mio balcone vedevo il lungo viale diritto come un fuso che portava fino alla stazione dei treni che stava a quattro cento metri da casa mia. Non mi svegliavo mai a questo cazzo di orario, mi appoggiai al balcone con i gomiti e mi tenevo la faccia nelle mani. Sotto di me' era tutto un via vai di gente che andava chi lento chi di corsa a prendere il treno, mi incuriosiva quel brulicare di esistenze che non avevo mai visto prima di allora. Nella luce ancora incerta del mattino sembravano tante piccole formiche schizzofreniche e grige che cercavano affamate del cibo o di raggiungere la tana prima di un acquazzone. Proprio di fronte al palazzo dove vivevo da tre anni in affito c' era una mega struttura di almeno sei metri per tre dove ogni dieci quindici giorni mettevano un nuovo mega poster pubblicitario. Mi ero sempre chiesto come cazzo facessero a incollare un simile gigantesco foglio di carta. C' era passato sopra di tutto su quella impalcatura che stava vicino alla stazione e a pochi metri dal fiume, scarpe da jogging, auto sportive, abiti da sposa, cucine ed elettrodomestici, al momento era tappezzato con una anonima pubblicita' di materassi, una donna della quale non si vedeva quasi la faccia era sdraiata su un materasso che non si capiva dove poggiasse, l' unica cosa che era ben visibile era il culo tondo delle ragazza che pareva dovesse saltare fuori dal poster da un momento all' altro, non mi intendevo molto di pubblicita', ma mi era sembrata una cazzata gigantesca e in cuor mio avevo sperato che non avessero venduto nemmeno un materasso con una simile pubblicita' tanto merdosa. Mentre facevo questi pensieri profondissimi quanto alcolici, vicino al mega poster si era fermato un furgoncino bianco, due uomini in tuta bianca avevano preso ad armeggiare all' interno del furgone e avevano tirato fuori dei grossi rotoli di carta, degli spazzoloni per pavimenti o almeno cosi' mi sembravano e dei bidoni bianchi che non riuscivo ad identificare. Uno aveva srotolato uno dei due grossi rotoli di carta e l' altro aveva intinto la parte larga dello spazzolone all' interno del bidone che doveva contenere della colla. Poi aveva passato lo spazzolone sul foglio, l' altro aveva preso una scala e si era messo in cima sul lato sinistro del mega pannello. Ecco come fanno...., come non ero riuscito a pensarci prima, erano delle strisce larghe circa un metro, venivano incollate dall' alto verso il basso e facendole combaciare perfettamente creavano l' immagine come se fosse un foglio gigantesco sulla maxi struttura. Stavo vedendo in diretta la creazione della figura. Era sicuramente una donna che era vestita di azzurro con dei ricami color oro e aveva in testa un copricapo quasi piatto e largo che poteva essere fatto di paglia. Bene, anche il secondo foglio era stato appiccicato mentre la mia impazienza aumentava, era una ragazza orientale e proprio in testa al grande poster potevo leggere Bie. Dovevo avere pazienza ed aspettare, ma potevo e dovevo prendermi una pausa, dovevo andare in bagno altrimenti me la sarei fatta addosso. Al mio ritorno erano stati applicate altre tre delle sei strisce, la ragazza era bellissima in un elegante kimono azzurro cielo con ricami dorati, con il braccio non completamente disteso e la mano destra aperta indicava un monumento che si vedeva solo per meta', sorrideva e il megaposter aveva colori tenui, pastello, era molto bello invitava a guardarlo non come quel banale culo sul materasso che era stato fortunatamente completamente coperto. Bienvenue a, dove diavolo sara' questo posto? Ero impaziente di conoscerlo, il nome a questo punto era corto di sicuro, avrei detto Cina, e avrei sbagliato. Si, queste erano le prime due lettere del luogo misterioso. 'ma che cazzo di posto sara'? pensai indispettitto dal non riuscire ad indovinarlo. Dopo un minuto il poster era completo, la ragazza bellissima con la mano destra indicava una torre, sicuramente un monumento importante del suo paese, sull' angolo destro si vedeva un sole arancione, tutto era di una grande bellezza e sopra a lettere coloro oro che si potevano vedere da cinquanta metri di distanza Bienvenue a Siam dovevo sapere dove diavolo era questo Siam. Sul il tablet digitai 'Siam'. Nome antico di quella che oggi viene chiamata Thailandia. Questa era la dicitura di Wikipedia. Ecco cos' era, ora ero piu' tranquillo. Accesi una sigaretta mentre gli uomini del poster stavano caricando gli atrezzi sul furgone, il loro lavoro era finito, non si vedeva nessuno spazio tra le attaccature delle strisce di carta, avevano fatto un lavoro perfetto. Il furgone era partito mentre le persone che si incamminavano verso la stazione erano diventate quasi un fiume grigio che scorreva sul lungo viale umido della rugiada notturna non ancora evaporata. Chissa' come doveva essere bella e piena di sole la Thailandia, io ero arrivato qui' da Lecce per lavorare al ristorante pizzeria che era gestito da un amico di mio cugino Michele, avevo dovuto lasciare l' Italia per questo posto dove non c' era quasi mai il sole, un posto ai piedi delle Ardenne, una cittadina di una noia mortale. E come aggravante per non farsi mancare niente, due mesi fa' mi ero lasciato con Inga. Tecnicamente mi aveva lasciato lei, pero' sarebbe successo comunque. Questa era la palla che mi continuavo a ripetere da due mesi sperando che mi passasse l' incazzatura e che potessi sentire meno la mancanza dell' unico scopo per il quale ero rimasto in questo fottuto posto piu' di un anno come mi ero ripromesso di fare appena ero arrivato. Nel ristorante lavorava anche lei, era arrivata dalle Faer Oer due anni prima per uno stage, studiava biologia e qui vicino aveva trovato lavoro, per arrotondare dava una mano nel ristorante nei fine settimana. Mi ero innamorato subito di lei, bella, bionda, due tette cosi' e quando parlava sembrava che cantasse, nella sua lingua qualsiasi discorso divantava una specie di lunga filastrocca musicale leggermente cantilenante o almeno cosi' la percepivano le mie orecchie. Non avevo la piu' pallida idea di dove fossero queste Faer Oer prima che la incontrassi. Poi lei mi spiego' in una sera di fine autunno davanti ad un bicchiere di porto finito il servizio, quando il locale stava per chiudere, che la sua terra era fatta di un gruppetto di isole frastagliate quasi perennemente immerse nella nebbia oceanica che si trovavano tra la Scozia e l' Islanda, poche decine di migliaia di abitanti. Mi tratteni dal dirle che mi pareva proprio un bel posto di merda, ecco perche' gli andava bene anche qui', almeno la nebbia si vedeva raramente, non che il sole splendesse piu' di tre quattro volte al mese, ma doveva sembrarle comunque l' eden questo posto ai piedi delle Ardenne.

    Allora la probabilita' di prendere in testa una tegola passando per la via principale della cittadina in un giorno di pieno sole in assenza di vento, fatti qui' assolutamente improbabili e quella di innamorarsi di una ragazza arrivata dalle Faer Oer in Belgio, i bookmakers le avrebbero date piu' o meno alla pari, che so' uno a duecentomilioni, mi conveniva scommetterci sopra.

    Gli dissi questo nel mio inglese stentato, lei capi' e rise di gusto.

    italiani....

    Disse solo questo Inga mentre rideva e scuoteva la testa divertita. Poi dopo due ore stavamo facendo l' amore a casa sua con il suo gatto Niko, un norvegese gigantesco che miagolava e rompeva le palle fuori dalla porta della sua camera. Dopo quella sera andavamo a casa mia, il piccolo acquario con la sua luce violetta che avevo nel soggiorno barra camera e tutto il resto metteva un non so' che di atmosfera e soprattutto i pesci hanno sempre avuto il merito e il buon gusto di essere muti e quindi non rompono le palle come i gatti. Tutto preso da questi profondi pensieri ero arrivato al filtro della sigaretta e il sapore amaro e nauseabondo dell' ultimo tiro quasi mi fece vomitare. 'Meglio farsi una bella doccia, e' prestissimo, ma fra mezz' ora apre il mercato coperto, non ho niente in frigorifero, compero qualcosa. anche se abitualmente mangio al ristorante e' sempre meglio avere in casa del cibo anche solo per uno spuntino e almeno faccio due passi chissa' che mi torni in mente cosa cazzo e' successo ieri sera dopo il black out al grand marnier'. Formaggi olandesi al sapore di tulipani, Cavolini di Brusseles che cotti puzzano che neanche la monnezza che resta in strada per una settimana a Napoli puzza tanto, una delizia per i palati di ghisa di qui' e ancora pomodori di serra olandesi, salsicce affumicate danesi, mozzarella tipica tedesca, ovviamente. Mi sentivo ancora peggio di prima, per fortuna un banco di birre belga, almeno queste si di ottima qualita'.

    mi dia due di questa e tre, meglio quattro di questa doppio malto.

    Dissi alla ragazza che serviva i clienti, Una eventuale sbornia era assicurata, per il cibo sarebbe stata molto meglio la dieta. A furia di girovagare per il mercato erano arrivate le dieci, era ancora presto, ma potevo andare al ristorante, avrei acceso un po' prima il forno delle pizze, almeno cosi' le prime non rischiavano di bruciarsi e magari mi facevo due mani a carte con Fabio il cameriere, un pollo collossale al quale avevo gia' alleggerito il portafoglio tre quattro volte.

    ciao Marco, come va'?

    Mi chiese appena entrato nel locale Fabio che stava apparecchiando.

    un po' di mal di testa, ma va bene dai.

    un po' di mal di testa, ieri sera dopo che ti sei mangiato due gol fatti ci hai bevuto sopra da 'Ramel' per festeggiare, al pub ti sarai sgolato dieci grand marnier.

    Mi ricordo' Fabio ridendo.

    ecco perche' avevo quel sapore di merda in bocca.

    ma ti ricordi almeno chi ti ha portato a casa?

    ma che cazzo ne so'. nella mia testa c'era il vuoto siderale. "

    Mia cugina, la Rosi, ma non te la sei scopata?"

    Adesso era tutto molto piu' chiaro.

    appunto...., tua cugina, ma l' hai vista, mi saro' ubriacato apposta dalla disperazione pur di non finirci a letto.

    ma cosa ha che non va' mia cugina.

    Fabio era risentito della mia risposta.

    a Fabio...., e' alta meno di un metro e cinquanta e sara' almeno settanta chili, mi spiego.

    Avevo mimato con le mani la circonferenza esagerandola di proposito.

    ma hai visto che bocce?

    Mi disse ancora come per renderla piu' appetibile.

    bene, allora la portiamo al bocciodromo, magari li va' forte, chissa' i vecchietti che pippe si fanno a vederla la Rosi.

    E con questo era chiusa la discussione della cugina racchia di Fabio.

    Marco, due margherita, una peperoni e una belga.

    Mi diede l ' ordinazione Fabio mentre stavo tirando fuori dal forno le prime tre pizze. Ma come si fa' a mangiare sta' cazzo di pizza con i cavolini che si era inventata Antonio chiamandola belga. Se l' avesse chiamata al 'sapore di discarica' avrebbe fatto schifo lo stesso, ma almeno forse evitavano di mangiarla e mi evitavano pure quella minchia di odore che poi sentivo tutta la sera e che impestava tutto il forno e quindi di conseguenza anche le altre pizze.

    una napoli, una margherita e una pugliese.

    Maronna, tre tutti insieme che capiscono qualcosa di pizze, incredibile.

    Quasi urlai ad alta voce mentre Fabio continuava a portare ordinativi. Io e Amhed infornavamo e sfornavamo alla velocita' della luce, ogni tanto giusto per dare un po' di spettacolo, cosa che i clienti aprezzavano sempre molto prendevo un impasto e cominciavo a farlo roteare in modo visibile ed esagarato, in alcuni casi lo facevo roteare parecchie volte anche sopra la testa. Poi il piu' delle volte quando lo rimettevo sul piano di lavoro era diventato anche troppo grande e sottile, senza farmi notare con la rapidita' di un prestigiatore lo facevo sparire nella spazzatura, era inutilizzabile oramai, lo sostituivo con un panetto che Amhed aveva gia' preparato mentre gli altri erano intenti a guardare solo me e le mie mani. Il gioco era fatto e quasi sempre quella pizza speciale era per una ragazzina o per una bella signora e in alcuni casi la servivo direttamente io alla cliente, un po' di folclore italiano. La cosa era molto aprezzata anche da tutti gli altri avventori, era un modo ruffiano per risultare ancora piu' simpatici.

    italiani.....

    Dicevano compiaciute parecchie signore; in due occasioni il prosieguo della sera era stata a casa mia e le due signore si divertirono parecchio e non solo guardando l' acquario.

    mamma mia che mal di testa.

    Confidai ad Amhed in un momento di stanca mentre prendevamo un po' di fiato.

    tu ieri sera beve come cammello mi ha detto Fabio, adesso poco a volta deve smaltire.

    Mi rispose ridendo il mio aiutante egiziano.

    ma Fabio i cazzi suoi mai e'.....

    La cosa mi dava fastidio, lui e le sue cugine racchie. Era riuscito anche a presentarmi e a farmi uscire una sera con una parente di sua moglie, due baffi che Garibaldi si sarebbe sognato e la stessa altezza e stazza di quella di ieri sera, erano tutte fatte con lo stampino le sue conoscenze e parentele, dovevano arrivare da una terra dove ti impongono l' altezza massima di un metro e mezzo e la circonferenza minima della stessa misura, dei prisma insomma.

    Marco, la signorina del tavolo undici mi ha fatto notare che la pizza sotto e parecchio bruciata, abbassa un po' la temperatura, metti un po' meno legna Amhed, e per favore rifai la pizza ai peperoni alla ragazza, ok Marco?

    Antonio si era rivolto a me' con voce melliflua, la cosa che piu' mi fa' incazzare al mondo e mi aveva indicato il tavolo dove una ragazza sui diciotto anni carina biondina tutta tiratina stava con il compagno, un ragazzo sui vent' anni tutto tiratino tutto carino, ma che probabilmente gli serviva solo per farsi portare in discoteca, mi sembrava una mozzarellina, ma mica di bufala, no, di quelle tedesche smunte che non sanno di niente.

    Antonio, la pizza posso anche farla, ma la signorina tanto carina se ha un prurito non deve uscire con quel frocetto, altrimenti di pizze ne posso fare pure dieci ma il prurito gli resta.

    Mi ero incazzato, volevo farlo capire e dissi tutto questo additando il tavolo della signorina, come si permetteva di sindacare sul mio lavoro, porca puttana, con quella faccia insipida da monaca frigida.

    cazzo Marco, ma e' la figlia di Grignot, il sindaco, ma che ti costa fare una pizza e basta senza avere sempre qualcosa da ridire?

    Mi aveva quasi urlato Antonio.

    bene e' la figlia del sindaco, e allora non le faccio neanche la pizza, mi accendo una sigaretta e me ne vado, per stasera ne ho le palle piene, se la mangi cosi' se le va'.

    Accesi la sigaretta, mi infilai il giubbotto di pelle dopo che avevo tolto il grembiule da lavoro e uscii senza salutare nessuno. Antonio mi stava gridando dietro qualcosa, ma non ascoltavo e non volevo sentire niente, la testa stava per scoppiarmi, non avevo piu' voglia di niente, solo una passeggiata per prendere un po' d' aria.

    Avevo dormito come un ghiro per dieci ore filate, finalmente stavo bene, avevo veramente preso una ciucca colossale, ci avevo messo due giorni per smaltirla. Le dieci e quaranta, sono anche in ritardo, meglio, telefono e dico che non sto' bene, mi prendo un paio di giorni, devo assolutamente pensare al da farsi, cosi' non va'. Fuori era gia' piuttosto caldo, mi ero appoggiato con i gomiti al balcone e avevo acceso una sigaretta. Il poster mi stava guardando, la ragazza con la mano protesa aveva uno sguardo ipnotico, non era solo bella, sembrava proprio invitarti in un altro mondo promettendoti li' chissa' quali meraviglie, il sole, il mare, un popolo sorridente. Io avevo lasciato la mia citta' bellissima a due passi dal mare per lavoro, in un posto dove per amore avevo persino progettato di mettere su famiglia e di stabilirmici definitivamente. Poi Inga aveva trovato un impiego a Glasgow come ricercatrice, la nostra favola era finita in pochi mesi dopo che lei era partita. La cosa che mi fece piu' male, un male pungente, cattivo, era aver capito che era finita non perche' non ci amassimo piu', ma perche' lei aveva valutato che essendo io solo un pizzaiolo non potevo in alcun modo essere il suo futuro e meno che meno un giorno il padre dei suoi eventuali figli. Mi fece tutto un giro di parole in una mail che mi fece incazzare ancora di piu' che se mi avesse detto la verita.

    stronza, la verita' e' un' altra, solo che non hai il coraggio di dirlo.

    Questa era stata la mia risposta via mail, lei non rispose mai piu'. Chissa' quanto e' bella la Thailandia, ero calamitato da qell' immagine e in me' stava balenando una balzana idea, non che abitualmente la mia mente fosse libera da idee balzane e folli, ma questa mi pareva anche peggio del solito.' Cazzo devo telefonare' mi dissi da solo come incoraggimento. Il cellulare era sul letto.

    pronto, sono Marco.

    ciao, sono Antonio, ma che cacchio ti e' perso ieri sera?

    Mi chiese preoccupato il titolare del ristorante.

    mah...., Anto' non sto' bene, e' un periodo di merda, ho bisogno di riprendermi..., almeno due giorni.

    Risposi senza entrare nei dettagli.

    ok Marco, ma un' altra scenata come quella di ieri sera e tu mi capisci vero?

    Prosegui' minaccioso.

    certo che ti capisco, e hai pure ragione, sono solo un po' stressato, tutto qui', dammi due giorni, sabato sera ci sono ok?

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