Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Diplomazia e amore cristiano nel mondo: La vita di S.E. Mons. Carmine Rocco nunzio apostolico
Diplomazia e amore cristiano nel mondo: La vita di S.E. Mons. Carmine Rocco nunzio apostolico
Diplomazia e amore cristiano nel mondo: La vita di S.E. Mons. Carmine Rocco nunzio apostolico
E-book371 pagine4 ore

Diplomazia e amore cristiano nel mondo: La vita di S.E. Mons. Carmine Rocco nunzio apostolico

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

S.E. Mons. Carmine Rocco ha attraversato i grandi cambiamenti del Novecento dalla Seconda Guerra Mondiale, alle feroci dittature dell'America Latina e delle Filippine nella direzione del bene delle popolazioni e del bene della Chiesa.
LinguaItaliano
Data di uscita22 giu 2017
ISBN9788878536074
Diplomazia e amore cristiano nel mondo: La vita di S.E. Mons. Carmine Rocco nunzio apostolico

Correlato a Diplomazia e amore cristiano nel mondo

Titoli di questa serie (14)

Visualizza altri

Ebook correlati

Biografie religiose per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Diplomazia e amore cristiano nel mondo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Diplomazia e amore cristiano nel mondo - a cura di Sandra Pozzi Rocco

    Bibliografia

    Prefazione

    S.E. Giovanni d’Aniello

    Nunzio Apostolico in Brasile

    Quando mi fu chiesto di scrivere la prefazione al presente libro, accettai subito e di buon grado, per due semplici motivi. Il primo, perché anch’io, in quanto, oggi, Rappresentante del Santo Padre in Brasile, sto percorrendo i luoghi che lo stesso Mons. Rocco visitò; secondo, perché ancora oggi è vivo, in Brasile, il ricordo di una persona che ha dedicato parte della sua vita a questo meraviglioso popolo. Scrivere per lui e su di lui, mi è sembrato un dovere ed un modo per farmi portavoce di tanti brasiliani che lo hanno conosciuto ed esprimere, a posteriori, gratitudine ed affetto per quanto a qui realizzato.

    La pagine che seguono ci presentano la figura e l’attività di uno dei Nunzi più amati del secolo XX, il cui ricordo, come dicevo, continua ancora vivo in quanti lo hanno conosciuto o, ancora oggi, ne sentono tessere le lodi.

    Nato a Camigliano, in Provincia di Caserta, ha compiuto gli studi ecclesiastici nella Diocesi di Calvi e Teano, per poi frequentare l’allora Accademia dei Nobili, oggi Pontificia Accademia Ecclesiastica, istituzione che prepara i giovani ecclesiastici al servizio diplomatico della Santa Sede nelle Nunziature sparse per il mondo.

    Com’è noto, le Nunziature Apostoliche differiscono dalle Ambasciate tradizionali, a cui sono equiparate, in quanto il Rappresentante Pontificio, prima ancora di rappresentare la Santa Sede presso un Paese, è soprattutto la presenza visibile della sollecitudine del Santo Padre ed il ponte che unisce la Chiesa Universale a quella particolare.

    Intrattenendo reciproci rapporti con le Nazioni, la diplomazia della Santa Sede, secondo parole dell’allora Card. Giovanni Battista Montini, " è l’arte di creare e di mantenere l’ordine internazionale, cioè la pace; l’arte, voglio dire, d’instaurare rapporti umani, ragionevoli, giuridici fra i popoli, e non per via di forza o di inesorabile contrasto".

    E per Mons. Rocco, il problema della pace è stata una delle prime preoccupazioni del suo servizio diplomatico. Infatti, appena compiuti gli studi, dopo aver trascorso pochi mesi in Segreteria di Stato a Roma, il 30 Ottobre 1939, a soli 27 anni di età, fu nominato Addetto presso la Nunziatura Apostolica a Parigi, dove era Nunzio Apostolico Mons. Valerio Valeri. La 2° Guerra Mondiale era appena iniziata: le truppe tedesche di Hitler avevano invaso la Polonia e successivamente conquistato la capitale francese.

    La fede trasmessagli dalla famiglia e rafforzata negli anni della formazione, gli permise di affrontare con serenità quegli anni bui, resi ancora più duri e tristi dalla notizia della morte di suo padre, cui la guerra gli impedi di dargli l’ultimo abbraccio.

    Alla scuola del maestro Valeri, il giovane Carmine affronta le difficoltà dell’invasione tedesca, il trasferimento della Nunziatura a Vichy, come anche il dolore causato dal massacro di Oradon, nel giugno 1944, considerato da Mons. Rocco " una delle pagine più orribili della storia dell’umanità".

    Ritornato a Parigi, e dopo che il Governo De Gaulle non accettò Mons. Valeri come Nunzio, Mons. Rocco ebbe la fortuna di conoscere e collaborare con Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro e buon Papa Giovanni XXIII, che divenne, poi, suo amico. Con Mons. Roncalli egli dovette affrontare varie difficoltà, in particolare l’insistenza del Governo di De Gaulle per le dimissioni di diversi Vescovi considerati contrari alla politica del momento e, soprattutto, il problema dell’insegnamento religioso nelle scuole.

    Alla fine della guerra - Maggio 1945 -, la diplomazia della Santa Sede intensificò la sua attenzione sulla sfera politica mondiale, caratterizzata dalla scomparsa del Presidente Roosevelt negli Stati Uniti, dall’esecuzione di Mussolini in Italia e dalla fine di regime nazionalsocialista di Hitler in Germania.

    Anche per Mons. Rocco gli orizzonti si spostarono, e dopo sette intensissimi anni in Francia, nel mese di agosto 1946, fu trasferito in Argentina, in quello che Papa Pio XII usava chiamare " il Continente della speranza".

    Arrivato in Argentina all’inizio dell’ottobre 1946, prima in qualità di Uditore e poi di Consigliere del Nunzio Mons. Fietta, Mons. Rocco ha dovuto confrontarsi con la politica di un regime, quello peronista, che ha si contribuito allo sviluppo del Paese ma che è stato anche caratterizzato da contrasti con la Chiesa, in particolare per quanto riguardava l’insegnamento religioso nelle scuole e il divorzio. A Buenos Aires Mons. Rocco è rimasto fino al 1953, anno in cui fu richiamato a prestare la sua collaborazione nella Segreteria di Stato.

    Dopo vari anni di servizio come collaboratore, il 19 gennaio 1959 Mons. Carmine Rocco è nominato Nunzio Apostolico in Bolivia, altro Paese del " continente della speranza", che a quell’epoca era interessato da continui colpi di stato, soffriva conflitti sociali, azioni di guerriglia - si ricorderà che Che Guevara è morto in quel Paese -, gli abitanti indigeni attraversavano grandi necessità e le ricchezze del Paese erano concentrate nelle mani di pochi.

    Mons. Rocco è arrivato nel Paese animato dalla fede che lo aveva sempre sostenuto, dall’ottimismo della sua terra natale e dalla volontà di porsi a servizio di quelle popolazioni e di trasmettere loro l’amore di Dio e della Chiesa.

    E per dimostrare praticamente l’amore verso il Paese, il Nunzio si è impegnato prima nella costruzione di un Seminario Maggiore nazionale per la formazione dei futuri Sacerdoti, idea accettata pienamente dalla Conferenza Episcopale Boliviana, e poi nella fondazione di un’Università Cattolica, un progetto di capitale importanza per lo sviluppo della future generazioni. Progetti di particolare importanza e che richiedevano molte energie, portati avanti, grazie anche all’appoggio dei Padri Gesuiti, sempre con serenità d’animo ma anche con la fermezza di chi conosceva perfettamente l’importanza dell’istruzione cristiana per la gioventù del Paese e per quella della Chiesa.

    Dopo alcuni anni di proficuo ministero nel continente della speranze, il Santo Padre Paolo VI chiedeva a Mons. Rocco di spostarsi nella parte opposta dell’emisfero, nominandolo Nunzio Apostolico nelle Filippine. Tale nomina era la conferma della stima che Mons. Rocco si era meritata presso il Santo Padre e i Superiori della Segreteria di Stato, testimoniata dall’invio come Rappresentante Pontificio nel Paese più cattolico dell’Asia, dopo avrebbe dovuto preparare e ricevere lo stesso Pontefice, in visita a quelle terre, dopo il disastroso terremoto del 1968.

    Nell’Agosto del 1973, Mons. Rocco inizia I’ultima tappa del suo servizio diplomatico alla Santa Sede, ritornando nelle Americhe, come Nunzio Apostolico in Brasile. In quegli anni il Paese attraversa un momento difficile della sua storia moderna, retto da un regime politico di eccezione ed ecclesiasticamente interessato da vari movimenti.

    Immediatamente, Mons. Rocco si è appassionato alla nuova realtà, dedicandosi instancabilmente al suo ministero e cercando di far giungere anche nelle zone piu remote dell’immenso Paese la sollecitudine del Sànto Padre e l’amore della Chiesa Universale.

    Senza risparmiare tempo ed energie, ha visitato pastoralmente diverse regioni del Paese, ha partecipato all’importante Assemblea del CELAM a Puebla - Messico - e ha preparato e svolto il lungo viaggio di Papa Giovanni Paolo II al Brasile nei mesi di giugno-luglio 1980.

    In quanto suo successore in questo Paese-Continente, voglio cogliere l’occasione per ringraziare quanti hanno avuto la felice idea di dedicare questo libro a S.E. Mons. Carmine Rocco, senz’altro una delle figure piu belle del secolo scorso.

    Questo libro, permetterà non solo di ripercorrere itinerari storici che hanno caratterizzato alcuni Paesi del mondo, ma, soprattutto, dall’opportunità di ricordare o conoscere Ia figura di un ecclesiastico che ha fatto dell’amore a Dio il motore di un’intensa attività spesa unicamente a favore di un’azione evangelizzatrice sempre più penetrante, efficiente ed efficace.

    La dedizione e l’amore, ampiamente dimostrate nella fedeltà del servizio e nella vicinanza al prossimo, sono stati gli elementi caratterizzanti di un Vescovo che, alla fine del suo pellegrinaggio terreno, può dire di essersi sinceramente adoperato per testimoniare il volto di Dio amorevole e misericordioso, di aver dato la sua vita per gli altri e di aver contribuito a scrivere alcune belle pagine della storia, che lo ha visto protagonista, spesso in situazioni non facili.

    Possa il ricordo di S.E. Mons. Carmine Rocco essere di esempio a quanti, come lui, sono stati chiamati a questo ministero particolare della Santa Sede, ma anche a quanti vogliono, sinceramente, impegnarsi nella costruzione di una società e di un mondo sempre più caratterizzati dall'amore e dal servizio al prossimo.

    L'infanzia e gli studi

    Camigliano è un paese di duemila abitanti posto sotto il Monte Grande in provincia di Caserta. La vegetazione che lo circonda è aspra, a tratti brulla, ma il paesino è comunque ridente ed allegro nei colori pastello dei palazzi, nelle stradine strette su cui si affacciano i grandi portoni chiusi che nascondono i cortili delle abitazioni.

    La vita delle famiglie si svolgeva in questi cortili e fino alla fine del novecento era il punto di ritrovo di tutta la comunità del palazzo: gli anziani si sedevano a parlare tra loro, i bambini vi giocavano, le donne lavoravano la maglia o l’uncinetto e vi preparavano le conserve di pomodoro, gli uomini eseguivano piccoli lavori di manutenzione. Ogni palazzo era un mondo a sé, con le sue famiglie, le sue regole e i suoi equilibri. Nella grande casa bianca il 9 Aprile 1912 nasceva il piccolo Carmine da Vincenzo e Clementina Rocco, penultimo di sette figli. Fu battezzato il 24 Aprile dello stesso mese nella Chiesa Parrocchiale di San Simeone Profeta e ricevette i nomi di Carmine, Gabriele, Giovanni. La famiglia Rocco era profondamente religiosa in quanto ben otto suoi componenti avevano dedicato la propria vita alla Chiesa: dal chierico Antonio Iovino, a due sorelle di Vincenzo, andate in clausura al Monastero di San Biagio di Aversa, due nipoti maschi di Vincenzo divenuti Sacerdoti, tre nipoti femmine divenute suore di clausura.

    Tutte le sere la famiglia si raccoglieva nel salotto al primo piano per la recita del Santo Rosario, alla presenza di tutti i figli e degli eventuali ospiti. Vincenzo il papà di Carmine, era direttore del locale ufficio postale, la mamma Clementina si occupava della casa e dell’educazione dei figli: tre maschi e quattro femmine (Francesco, detto Ciccio per la famiglia, Antonio detto Totonno e Carmine, Carmela, Anna, Gabriella soprannominata Biuccia e Nicolina detta Lina).

    Malgrado l’inizio del primo conflitto mondiale i cui echi furono lontani dal paese, l’infanzia di Carmine fu spensierata, favorita dall’affetto dei fratelli e sorelle, allietata dai giochi nel grande cortile della casa e dai ritmi e tempi della vita contadina. Dai terreni di proprietà presso la località detta Monticello venivano il vino, l’olio, e la frutta; dall’orto posto in fondo al giardino le verdure necessarie al fabbisogno casalingo. L’uva da vino arrivava nel cortile della grande casa sui carretti trainati da un asino e veniva lavorata nella cantina posta a sinistra del portone: era una festa per i bambini, oltre che per gli adulti, considerata la buona qualità del prodotto.

    All’età di 12 anni il piccolo Carmine venne avviato presso il Seminario di Calvi e Teano, al fine di frequentare gli studi idonei alla formazione umana e scolastica. Qui Carmine iniziò lo studio del latino, del greco, delle discipline umanistiche, e più tardi della teologia. Prese coscienza della sua Vocazione Religiosa e in seguito serbò di quel Seminario un ricordo grato e caro che gli servì da modello per i vari Seminari che aprì o incrementò nei diversi Paesi ove prestò servizio come inviato della Chiesa.

    Il Seminario di Calvi e Teano è una bellissima costruzione cinquecentesca, adiacente alla Cattedrale fornito di una ricca biblioteca in cui sono raccolti e custoditi testi antichissimi. Gli insegnanti erano dotti Sacerdoti che svolgevano con grande passione il loro lavoro per cui era normale che quei giovani che si avviavano alla vita Religiosa avessero una preparazione di prim’ordine. Convinto di avere la Vocazione per la vita Religiosa, passò nel 1930 al Seminario Regionale di Posillipo, il quale, sotto il rigido controllo dei Padri Gesuiti, gli diede quella preparazione giuridica e teologica che gli servì per tanti anni futuri. A tale Seminario giungono gli alunni dei Seminari Diocesani destinati ad essere ordinati Sacerdoti.

    Sorto a Posillipo nel 1898, l’istituto era l’erede di una tradizione che, sia pure con forzate interruzioni, durava da più di 400 anni, in quanto i Gesuiti erano presenti a Napoli dal 1552. Il Seminario nacque quando nel 1898, il Provinciale Giuseppe Marra, decise di riaprire la Scuola di Teologia, e a tale scopo acquistò all’asta, per 28. 360 lire un cinquecentesco convento domenicano sito a mezza costa fra i vigneti della collina di Posillipo. Superfluo aggiungere che la vista di cui gode il convento è di rara bellezza. Accanto si erge la Chiesa dedicata alla grande mistica e pellegrina svedese S. Brigida che aveva trascorso lunghi mesi della sua vita a Napoli.

    L’adattamento a sede del Collegium S. Aloissii ad Pausilypum richiese lavori di restauro e di ampliamento per dotarlo di 36 stanze: fu costruito il 3° piano con altre 20 stanze, il salone-biblioteca con scaffalature lignee (1900) ad opera del FR Francesco Longobardi.

    Un giorno il Provinciale della Compagnia di Gesù, Padre Stravino, fu chiamato da Napoli in Vaticano: Pio XI lo accolse con paterne ed affettuose premure, gli raccomandò di accettare la direzione del nuovo erigendo Seminario e concluse con queste memorande parole:

    è l’opera più bella che vi affida la Chiesa ed il Vicario di Cristo.

    L’inaugurazione avvenne il 29 Aprile 1912.

    Con la Costituzione Apostolica Deus scientiarum Dominus (24 Maggio 1931) Pio XI diede le norme giuridiche alle quali dovevano adeguarsi gli istituti teologici per essere riconosciuti facoltà teologiche pontificie.

    Carmine arrivò al seminario nel 1931 ove iniziò i corsi di Teologia fondamentale, e poi della dogmatica, del Greco Biblico ed Ebraico, materie alle quali si applicò con serietà e pazienza come testimoniano i suoi quaderni custoditi nell’archivio della diocesi di Calvi e Teano. Furono anni molto fecondi e belli in cui il giovane Carmine sviluppò quella concezione Missionaria della Chiesa e, non a caso, fu eletto all’unanimità Presidente del Circolo Missionario esistente nel Seminario.

    Pubblicò uno studio sulla condizione della Chiesa e dei cristiani in India, lavoro che ricevette un premio da S. A. il principe Umberto che spesso frequentava quella scuola. Riporta il Circolo missionario di Posillipo, nel 1935, la pubblicazione di Carmine Rocco, che spiega il perché dell’India:

    "dopo aver studiato, negli scorsi due anni, il continente africano, ci proponiamo studiare per quest’anno e il venturo, il continente indiano. La vastità del territorio, eguale alla superficie dell’Europa, meno la Russia, ci spaventa; ma i 350 milioni di abitanti reclamano la nostra fraterna conoscenza, poiché anch’essi sono figli del medesimo Padre nostro che è nei Cieli. Sarebbe straordinaria gioia e conforto pensare che siano nostri fratelli nella fede; invece è amaro dolore pensare che di essi appena 3 milioni sono cattolici contro 245 milioni di Hindù e 75 milioni Maomettani. Sconfinata dunque la messe. e gli operai? 8268 fra Sacerdoti, fratelli laici e suore. Oprerarii autem pauci. E il domani quale sarà? Ci promettiamo far conoscenza con questo vasto continente, esplorarne, sia pure a volo d’uccello, le varie regioni, conoscere tutti, specie i derelitti, che i diseredati di tutto ciò che è temporale trovino, con l’aiuto della nostra preghiera, il conforto in ciò che Iddio solo può dare. Concludeva la presentazione del suo lavoro con Il nostro amore missionario non sia effimero, formiamo in noi la coscienza missionaria che ci accompagnerà tutta la vita di ministero".

    I Circoli missionari dei Seminari furono fortemente voluti da Papa Pio XI. Quello di Posillipo era denso di attività socio culturali e religiose, ed anche la Congregazione di Propaganda Fide ne elogiò l’opera a firma del Rettore Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Giovanni XXIII. Nel Circolo Missionario aderì anche il giovane Mario Vergara, compagno di corso di Carmine, che nel 1934 entrò nella famiglia religiosa del P. I. M. E., che partì in seguito per la Birmania ed il 25 Maggio del 1950 subì il martirio per la fede cattolica.

    Nato il 18 Novembre 1910 a Frattamaggiore, Mario Vergara frequentò il Seminario di Aversa ed in seguito il Seminario di Posillipo, e alla fine di Settembre del 1934 partì per la missione in Birmania, dove fece molto per le popolazioni locali, portando la catechesi, ma anche curando ed insegnando ai bambini. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale si recò in India e fu cappellano dei soldati italiani a Bombay. Nel 1946 riuscì a ritornare in Birmania dove ricostruì in solitudine le attività missionarie che la guerra aveva travolto: portò la catechesi nei villaggi e costruì dispensari e luoghi di assistenza.

    Dopo l’indipendenza della Birmania, nel 1948 i luoghi dove operava Padre Mario divennero teatro dello scontro armato tra gruppi locali con ideologie anti cattoliche che il 25 Maggio 1950 trucidarono Padre Mario insieme al suo catechista birmano Isidoro Ngei Ko Lat. Prima di partire per la Missione il P. Mario Vergara celebrò la messa nella Cappella del Seminario, pranzò con i Superiori ed i compagni e nel pomeriggio tutti i Seminaristi lo accompagnarono al porto per assistere alla partenza.

    A un compagno di Seminario di Posillipo che gli chiedeva perché volesse andare in missione, dato che c’era molto lavoro apostolico anche qui, Vergara rispose: Perché lì c’è la speranza di more martire. Questo desiderio lo aveva maturato in Seminario. Scriveva infatti Padre Mario:

    Non posso pensare senza profonda commozione e gratitudine al rinnovamento spirituale che il Seminario di Posillipo operò in me; fu una inondazione di grazie, specialmente nei primi due anni di teologia. Leopardi amò il colle sul quale saliva a contemplare l’infinito. Io amerò sempre la dolce collina (di Posillipo N.d.A.) che mi slargò l’anima a quell’amore in cui è dolce naufragare. Un visitatore di Posillipo definiva il Seminario un dolce nido fatto per sognare, io sognai a Posillipo la bellezza della vocazione missionaria (Padre Vergara da una lettera ai seminaristi).

    Da questi episodi emerge come Carmine si preparasse alla sua Missione, coltivando, grazie alla preparazione teologica e giuridica il Sensus Ecclesiae, che avrebbe contrassegnato tutta la sua vita. Egli serbò un ricordo ed un legame intenso con il Seminario di Posillipo, tutte le volte in cui era in Italia non mancava mai di farvi visita. L’ultima volta fu nel 1981, un anno prima di morire. Arrivò e fu accolto in portineria dal Rettore, celebrò la Santa Messa e poi volle cenare con i Seminaristi. Fratel Corradino, memoria storica del Seminario, e presente alla visita, lo ricorda così:

    Era una figura che colpiva per il portamento, per lo sguardo, e perché sempre immediato ed intuitivo.

    Il 26 Luglio del 1936, festa di Sant’Anna, Carmine fu ordinato Sacerdote nella Chiesa Cattedrale di Teano da S. E. Mons. Giuseppe Marcozzi, Vescovo Diocesano.

    La prima Messa Solenne la celebrò nella Chiesa Parrocchiale di San Simeone Profeta, alla presenza di tutta la famiglia, che nel frattempo si era allargata con i matrimoni dei fratelli, e di tanta parte del paese. Il clima fu quello di gran festa, e Carmine, come testimonia la cugina, Badessa Gertrude Parisi, trasmetteva una gioia commossa e pura. Desideroso di approfondire la sua preparazione ed i suoi studi, si iscrisse alla Pontificia Università Gregoriana a Roma, ove dal 1936 al 1939 seguì il corso di Diritto Canonico laureandosi a pieni voti.

    Nel 1937 venne ammesso alla Accademia dei Nobili, a Roma, Istituto che prepara ancora oggi, i giovani ecclesiastici al servizio alla Santa Sede nel mondo.

    Tale Istituto, denominato in seguito Pontificia Accademia Ecclesiastica da Papa Pio XI, ha visto tra i suoi allievi vari pontefici, in ultimo Giovan Battista Montini, futuro Paolo VI e proclamato beato il 19 Ottobre 2014 da Papa Francesco. Nel discorso commemorativo per i 250 anni dell’Accademia, il 23 Aprile 1951, Montini all’epoca Sostituto Segretario di Stato spiegò bene lo scopo e le linee guida di detta Accademia:

    "Essere la diplomazia l’arte di creare e di mantenere l’ordine internazionale, cioè la pace; l’arte, voglio dire, d’instaurare rapporti umani, ragionevoli, giuridici fra i popoli, e non per via di forza o di inesorabile contrasto ed equilibrio d’interessi, ma per via di aperto e responsabile regolamento. Il diplomatico migliore è quello che sa proporre il programma più largo, più universale, che sa trovare delle formule che siano di beneficio di tutti e che propone programmi di vita internazionale, tra Stato e Stato, che non difendano gli interessi esclusivi della propria nazione, ma siano invece di beneficio reciproco, d’interesse comune e di valore universale. Se la diplomazia si esercita attraverso una rappresentanza responsabile, e se essa tende a costruire la pace, se essa è l’arte della pace, direi che nessun istituto, che nessuna forma di attività tra i popoli è più appartenente alla Chiesa Cattolica, che la pace, la vera pace, più d’ogni altro bene terreno predica, cerca, produce.

    La diplomazia della Santa Sede manda i suoi Rappresentanti, i suoi Nunzi nei vari paesi non solo a difendere, è ovvio, i diritti della Chiesa, ma li manda altresì a difendere i diritti, a servire i bisogni del popolo presso cui va. Va a portare una parola di collaborazione, va a svelare i bisogni della popolazione, va a collaborare con il Governo e la Nazione che lo ospita. Non rappresenta interessi contrastanti, ma coincidenti. Ed è per questo che la diplomazia si presenta come forma di amore tra i popoli; e la scuola che li prepara è scuola di superiore carità.

    Quando eravamo in Seminario ci insegnavano ad amare le anime, ad amare la parrocchia, ad amare la diocesi. Qui ci insegnano ad amare i popoli interi, ad estendere i cuori ad allargarlo in una magnanimità veramente romana, ad aprire lo spirito nella considerazione delle nazioni, dei continenti delle storie più complesse, delle forme di vita umana. La scuola qui dice all’alunno:

    tu sarai servitore di questi grandi, di questi superiori, di questi immensi bisogni.

    All’alunno dell’Accademia viene presentata una scala di responsabilità:

    a mano a mano che salirai, tanto più servirai; e ricordati che salire vuol dire avere il peso di nuove responsabilità; e sappi che vuol dire rappresentare: vuol dire dare, esporre te stesso per un altro: oportet me minui, ilium autem crescere, a mano a mano che salirai, tremerai della tua missione, e dovrai confondere nella preghiera e nella umiltà l’esercizio delle funzioni che ti saranno demandate. La diplomazia è una rappresentanza:

    Abbiamo il senso della rappresentanza di Cristo, della rappresentanza della Chiesa.

    E sia nostra meta e nostro vanto il poter dire:

    Io sono Cristo, io sono la Chiesa.

    Questi profondi ideali di cui è permeata la Pontificia Accademia, Carmine li fece suoi, come testimoniano la sua vita e le sue opere. Il 15 Agosto 1939 Don Carmine entrò a far parte della Segreteria di Stato a Roma, a nomina di Mons. Giovan Battista Montini, il 30 Ottobre 1939 arrivò la comunicazione da parte di Mons. Montini della nomina di Carmine ad Addetto presso la Nunziatura Apostolica di Francia.

    Nella missiva il testo riporta La buona prova che Ella ha fatto negli uffici di questa Segreteria di Stato dà il migliore affidamento che Ella corrisponderà alla fiducia che in Lei ripongono i Superiori.

    Nomina a Monsignore

    La Francia e la seconda guerra mondiale

    La seconda guerra Mondiale era appena scoppiata, poiché il 1 Settembre 1939 la Germania Nazista aveva invaso la Polonia ed il 3 Settembre la Francia e l’Inghilterra avevano dichiarato guerra alla Germania. Il 17 Settembre 1939 l’Unione Sovietica invase la Polonia ad Est, ed il 30 Settembre invase la Finlandia. Il giovane Carmine, a soli 27 anni, si trovò a lavorare presso la Nunziatura di un grande paese, come la Francia, e da questo osservatorio assisterà all’evolversi di tutto il conflitto mondiale.

    Giunse a Parigi in treno, ed ad accoglierlo in Nunziatura, all’indirizzo di Avenue du President Wilson n°10, il Nunzio Valerio Valeri, ed il suo collaboratore Mons. Alfredo Pacini. Mentre era a Parigi gli giunse la notizia della morte del padre, Vincenzo Rocco ma causa la guerra egli fu impossibilitato a muoversi. Il 12 Marzo 1940, giunse a Don Carmine la nomina, da parte del Santo Padre, a Cameriere Segreto Soprannumerario con il titolo di Monsignore. Aveva 28 anni.

    Il 10 Maggio del 1940 i tedeschi attaccarono i Paesi Bassi ed il Belgio, passando per la foresta delle Ardenne ed entrarono in Francia. Rommel sbucò sulla Mosa a Dinant, caddero Monthermè e Sedan, e l’avanzata tedesca proseguì fino a Parigi, dove entrarono il 14 Giugno 1940 senza ulteriori spargimenti di sangue: l’allora governatore militare della città, Pierre Héring aveva dichiarato Parigi città aperta.

    Nel frattempo il 10 Giugno 1940, l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra. Nella notte del 16 Giugno 1940, Paul Reynaud si dimise dall’incarico di Presidente del Consiglio francese. Il suo posto fu preso dal maresciallo Petain, che formò subito un nuovo gabinetto ed il nuovo ministro degli esteri, Paul Baudoin, chiese l’armistizio ai tedeschi. Il 21 Giugno del 1940 Hitler ricevette i plenipotenziari francesi, a cui comunicò le condizioni della resa che erano molto pesanti: 3/5 del territorio nazionale fu lasciato all’invasore occupante, non furono resi i prigionieri, l’esercito fu ridotto a 100. 000 uomini. La Germania ebbe il possesso di Parigi, del nord della Francia e di tutta la costa atlantica, mentre la Francia centro meridionale rimaneva ai francesi insieme alle colonie, e il governo francese si insediava nella cittadina di Vichy.

    Così la sede

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1