Mondi (Im)Possibili
Di Andrea Torti
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Mondi (Im)Possibili - Andrea Torti
Torti
Perché la strada per l'Inferno è lastricata di buone intenzioni...
Se queste ultime non sentono ragioni.
Newford
TIP-TIP-TIP-TIP-TIP-TIP-TIP-TIP-TIP
...C-che succede?
I circuiti cerebrali si rimettono in moto, a fatica.
Ah.
Di nuovo.
Il suono della sveglia e le luci ad accensione automatica mi hanno strappato senza pietà a quel poco di riposo che ero riuscito ad agguantare.
La mia testa è ancora pesante, piena del nulla benedetto della notte; gli occhi, due piombi che continuano a tirare verso il basso le palpebre arrossate.
Per un attimo, resto sospeso così, fra sonno e veglia, essere e non essere, possibilità e certezza.
Ma devo aprire gli occhi, anche se non vorrei.
Devo alzarmi, anche se non vorrei.
Non vorrei, ma devo – l'ultima volta che ho indugiato troppo a lungo fra le coperte, è stato il mio stesso letto a prendere in mano la situazione, ribaltandosi e scaraventandomi sulle piastrelle gelide.
Programma efficienza 360°, riporta orgogliosa la scritta sulla testiera, dite addio a pigrizia e inutili soste!
Dopo averlo provato sulla mia pelle una dozzina di volte, preferisco evitare di ripetere l'esperienza.
Ed ecco che proprio ora le spie sulle sponde iniziano a lampeggiare in quel certo modo... meglio farsi coraggio e iniziare a prepararsi.
Finalmente mi decido a mettermi in piedi, e attacco con la solita routine – che ormai non mi impegna più di cinque minuti, comunque: rasoio laser, gel disinfettante full body, misura dei parametri vitali, tuta d'ordinanza...
Tutte cortesie della Giunta Giovanile di Newford, che ci tiene a farci sprecare il minimo indispensabile; in termini di tempo, risorse e pensieri.
Prima di uscire dal mio cubicolo abitativo (l'Amministrazione scoraggia l'uso della parola casa
), getto un'occhiata fuori dalla finestra.
Sotto un cielo dal colore incerto – quello strano bluette che se non mostra ancora l'aurora, almeno la presagisce - aghi d'aria fredda punzecchiano la pelle.
Con un sospiro, mi chiudo la porta alle spalle, lasciandomi dietro quattro mura lisce e pochi mobili essenziali.
In corridoio, scambio un saluto silenzioso con i vicini: ciascuno vede la stanchezza sul volto dell'altro, ma nessuno fa commenti; sarebbe inutile... e pericoloso.
I sensori installati dalla Commissione Sicurezza ronzano sulle nostre teste in modo sinistro.
Altro da dire non c'è, fra l'altro – sappiamo tutti dove siamo diretti, cosa faremo e perché.
Scendendo lungo i bianchi viali lastricati, marciamo protetti da basse siepi ad ogni lato, incrociando altre file come la nostra, provenienti da altre unità residenziali come la nostra.
Anche in questo caso, un cenno del capo è più che sufficiente; in fin dei conti, la meta è la stessa per tutti.
Procediamo compatti, minuscoli fanti di un esercito di fantasmi, finché, dopo circa un quarto d'ora, ecco la solita svolta finale – e Piazza del Progresso, con i suoi riquadri bianchi e neri, è pronta ad accoglierci, come ogni mattina, fonda e gelida fra le facciate inespressive degli edifici governativi.
In perfetto silenzio, prendiamo posto secondo lo schema prestabilito, e restiamo lì, dritti come fusi, ciascuno al proprio posto.
Ottomila piccoli pedoni, disposti su una scacchiera immensa.
A est, sulla pedana riservata alle autorità, LEI è già pronta all'azione.
Non guarda nessuno, ma tutti le puntiamo gli occhi addosso – è la regola.
Per un attimo, restiamo immersi nel silenzio, come insetti nell'ambra.
All'improvviso, lo strillo di un fischietto squarcia l'illusione di eternità, seguito dal grido che ormai conosciamo:
FLAAAAAASH MOB!
Scattiamo sull'attenti, e subito la coreografia prende forma, sotto le SUE parole:
Se il Progresso
vuoi agevolare,
Il tuo contributo
devi sempre dare!
(Ci muoviamo rigidi, come macachi addormentati.)
YEAH!
Yeah, yeah
, LE fanno eco tutti.
...Yeah
, dico anch'io, quasi in un sussurro.
Maria Chen, Coordinatore Plenario incaricato dall'Amministrazione, ci osserva soddisfatta.
Probabilmente è contenta che anche oggi il flash mob si sia svolto come di prammatica, in perfetto equilibrio fra passione e organizzazione
, come ama ripetere.
Come possa chiamare flash mob quello che abbiamo appena fatto, sfugge alla mia comprensione – io ne ho fatti ben altri, nella mia vita precedente.
Per un attimo, attorno a me cala il silenzio, e il mio pensiero corre all'indietro.
Già, prima le cose erano diverse...
CITTADINO PZ13, SEI SORDO?! Al fiume per le rilevazioni ambientali, subito!
C-come?
Le urla di Maria mi colpiscono come una mazzata – e mi rendo conto di essere rimasto solo, sullo spiazzo sconfinato.
I componenti della mia unità – i miei vicini, insomma - si devono già essere avviati alla nostra destinazione.
Chiedo scusa
, bofonchio, a mo' di scusa.
NIENTE SCUSE – SCATTAREEEE!
Senza aggiungere altro, mi precipito sulle tracce dei miei compagni, avvertendo sulla nuca lo sguardo incendiario del Coordinatore – non che sia la prima volta: del resto, a tutti prima o poi capita di trovarsi in posizione irregolare
.
Finora mi è anche andata di lusso, devo ammettere – un paio di ammonimenti e tre ore di servizio volontario extra.
Ad altri, le cose non sono andate altrettanto bene, si mormora.
In ogni caso, il compito che mi attende è già quasi una punizione – le analisi ambientali sono forse la mansione meno amata, qui a Newford, e con giusta ragione.
Sbuffando piano, attraverso marciapiedi e unità abitative vuote come tombe, quindi raggiungo la riva.
Prima di ricevere altri rimproveri, infilo gli stivali di gomma e lo scafandro regolamentari, e guadagno la mia posizione, quasi al centro dell'alveo.
Il gelo mi attanaglia le ginocchia, ma non posso farci niente.
Intorno a me, con l'acqua fino alla cintola, tutti gli altri membri del mio gruppo, a perdita d'occhio – come uno stormo di anatre transgeniche.
I flutti, intanto, ci attraversano indifferenti, accontentandosi di darci uno schiaffo distratto.
Tiro fuori dalla tasca della tuta il termometro in dotazione, e vincendo il familiare senso del ridicolo lo immergo nell'acqua.
In teoria, dovrei tenercelo per due minuti esatti, registrare la temperatura rilevata tramite comando vocale, e ripetere la procedura, ma stare curvi con questo stupido aggeggio per centoventi secondi di fila non è il massimo.
Alla fine, se mancano un paio di secondi cosa volete che...
CITTADINO PZ13, TI SEMBRA QUESTO IL MODO DI ESEGUIRE LA PROCEDURA!?
La voce del Coordinatore Chen mi fa sobbalzare a quasi mezzo metro dal livello del fiume.
DUE MINUTI SONO DUE MINUTI, CENTOVENTI SECONDI E-S-A-T-T-I
, sbraita, VEDI DI NON DIMENTICARLO, O DOVREMO RIPETERE IL TRAINING, CHIARO!?
Prima che io possa replicare, mi ha già voltato le spalle, pronta a correggere
un altro paio di membri del team.
Ancora una volta, quella donna mi ha colto in fallo, accidenti! - e, come al solito, nessuno di noi si era accorto della sua presenza.
Eppure, dovremmo esserci abituati alle sue improvvise sortite: la sua apparente ubiquità è ormai leggendaria, e, almeno i primi tempi, qualcuno si azzardava a ipotizzare che Maria fosse stata la prima cavia (assolutamente volontaria!) degli esperimenti di clonazione mai ufficialmente ammessi dalla Giunta.
Solo così, in effetti, si potrebbe spiegare la sua capacità di sorvegliare e punire più membri di diversi gruppi alla volta.
In ogni caso sarà meglio che stia più attento, non ho nessuna voglia di ripetere