Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Ingialliti sudari
Ingialliti sudari
Ingialliti sudari
E-book227 pagine1 ora

Ingialliti sudari

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Ingialliti Sudari, nel loro alternarsi di prosa e poesia, rappresentano un'esperienza letteraria sofisticata nella loro complessa struttura e articolazione, la quale si rivela come raggiungimento di uno stile poetico che, sebbene lo si possa interpretare a una prima lettura come una forma di imperfetta imitazione, non viene più sperimentato dalla poesia contemporanea, nella cui estrema sintesi linguistica e espressiva si condensano significati facilmente equivocabili e insufficienti per descrivere la pluralità delle esperienze umane, ben rappresentate, invece, dal filtro dell’esperienza visionaria dei poètes maudits, ai quali l'autore si ispira e dei quali si dichiara devoto discepolo.

Con Ingialliti Sudari, l’autore percorre un viaggio tormentato attraverso le caliginose terre dello spirito imprigionato nella miseria della carne, con il cui sangue verga, con estrema fatica, immerso nelle decomposte ombre delle diroccate cattedrali della propria espiazione, le note dei canti di cui si compone, i quali tessono, in una fitta trama che non lascia filtrare nemmeno la fioca luce della ragione, un sudario sdrucito, dentro il quale nascondersi per sottrarsi a un mondo incanutito, scandito dalla ripetitività delle forme più bieche e assurde della decadenza e dell'immoralità umane, che infettano i fragili tessuti dell'io sfilacciati dalle invisibili e indolenti dita dell’eterno Nulla.
LinguaItaliano
Data di uscita27 feb 2018
ISBN9788827816295
Ingialliti sudari

Leggi altro di Dario Taurino

Autori correlati

Correlato a Ingialliti sudari

Ebook correlati

Poesia per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Ingialliti sudari

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Ingialliti sudari - Dario Taurino

    POSCRITTO

    Dario Taurino

    Ingialliti sudari

    I Canti del Male

    Youcanprint Self-Publishing

    Titolo | Ingialliti sudari

    Autore | Dario Taurino

    ISBN | 9788827816295

    © 2019. Tutti i diritti riservati all'Autore

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'Autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'Autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'Autore.

    Youcanprint

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    A Avril Ramona e Josephine

    CONSUMPTA SUDARIA CARMINUM LIBRI TRES

    PRAEFATIO

    Nelle morte cavità della Notte, quando i pensieri stillano sulle immote acque dei laghi del tempo, mi accingo, come sovente mi accade di fare, a vergare questi sdruciti versi – infausta rivelazione di un insano scellerato, che ha abiezione per la luce del giorno – per recare alla mia avvizzita anima, fiaccata dai malanni contratti nelle incerte stagioni della giovinezza, un poco di desiata requie, onde ritardare la mia rovinosa caduta negli sterili abissi della Follia. Più volte, se ben ricordo, la mia carne di fanciullo riottoso, cariata da un’inestinguibile necessità di lordarmi coi liquami della lussuria, dedito agli amari nepenti che danno l’oblio, si è imporporata della rutilante luce dell’aurora dalle dita di rosa, prima di celarsi nei cerosi anfratti dell’avita dimora paterna, le cui spesse mura – oscura latebra, intrisa di lacrime amare e di sputi – hanno sempre contenuto le urla del mio cuore malato, che essudano, come putrida semenza, da questi ingialliti fogli, intrisi del sudore della mia insonne mano callosa.

    Punito dal severo Fato, mi sono sempre aggirato – emaciata ombra, lutata dalla caligine della necessità – per le fosche e silenti terre della Notte, e come una creatura colta da inestinguibile fame, ho masticato a lungo ammuffiti sudari e bevuto caldo sangue, lontano dal calore della vita che mi è sempre stata ostile. Da molto tempo ormai, abito in un Inferno fatto di spesse mura di carne, che il tempo, reo di nascondersi nei cunicoli delle mie assenze, non pare abbia mai sbrecciato, mai scalfito; né le rumorose e interminabili crapule hanno mai fatto marcire il mio ventre di esecrabile cinedo, il cui stigio e mesto verbo ha consacrato alle maledette lingue del vangelo della disperazione.

    Costernato dagli altisonanti canti dell’espiazione, mi ritrovo, ogni giorno, a officiare solenni preci e sacrifici dinanzi a vuoti altari eburnei, illuminati dalla fioca luce del fuoco sacrificale, cosparso di aulenti oli che sgocciolano sulle bianche vesti di attento miste, mentre gli odorosi fumi che sgorgano da incontinenti turiboli effondono, nella morta aria del mio tempio di ombre vetuste (la stipata dimora!), raro olibano, acciocché la divina ulzione possa venire purificata, a causa della quale venni colpito per tre volte nel delicato costato da acuminata enea lancia. Ingoio, con estrema fatica e con riluttanza, lunghe sorsate di veleno, acciocché spenga le oscene salmodie che inneggiano ai miei immaturi verbi – scomposti arazzi di sozzo plauso intrisi.

    O pietà divina, tu che redimi il peccatore penitente, allevia le mie pene, e soffia le fiamme dell’alta pira giù per i miei abissi, acciocché le loro lingue insolenti lambiscano le mie illividite carni e le consumino in un sol combusto pasto, e l’oltraggio delle ombre che ivi hanno dimora presto si asciughi. Ho attraversato tutte le età del mondo, per vivere in quella della decadenza più santa, nella quale ho posto in pesanti e rugginosi ceppi la voce del mio cuore idolatra; di esse, non ricordo che le torbide maree della rabbia dissolvere la mia ferita carne di fanciullo, tristo retaggio che il Male restituisce del proprio peccato mortale. Sento ancora, nella brevità del respiro della giovane tenebra, il funesto canto della morte invocare il mio antico nome: nel velamine dell’espiazione, ho celato soltanto le mie vulnerate membra, mentre le sue stanche ombre sono nude, e mi sconfessano dinanzi al chiassoso consesso degli dèi adirati e falsi.

    Deliro come se fossi affebbrato, ma la mia voce non si spande, come mesto flammeo, sui cadaveri dei miei malaticci verbi, putrido soma nel ventre del disadorno ciborio occultato. Io, che ho versato l’amaro cruore delle mie intonse carni di martire del mendacio Verbo, non risorgerò più nella carne; precipiterò, invece, nel fosco abisso delle mie passioni abortite, subendo dell’urna di Minosse l’incerta sorte. Sono l’accolito del superno Male, della quale ascesa decanto le prodezze e le funeste pugne, come le vili e enfie menzogne: esso, creatura d’abominio impareggiabile, si aggira per le vuote e vetuste stanze della mia vagula animula, e da essa, come scaltro furo, trafuga il fuoco della ragione. Stolto, nell’ora più incerta della Notte, tento di invocare il sonno dei Titani, acciocché addormenti la furia – fuoco imperituro, che della tenebra esalta il tumefatto volto – che arde dentro le mie ripide solitudini di candido dio lapso.

    Aspergo di aulenti balsami le impenitenti carni mie per sanarle dalla devozione, per poi avvolgere in ingialliti sudari ciò che resta del mio mortale sembiante – simulacro difforme di carne, che degli dèi superni è l’imperfetta imitazione. Nel martirio dei miei stinti giorni, conficco su canne d’issopo i miei sogni nati prematuri, e li offro al Cielo dimentico perché faccia tacere i suoi stonati canti di remissione dei peccati. Tu, dio decaduto, spodestato dal dorato soglio del Cielo, che ti ergi dai miei rutilanti abissi senza eco, allevia le mie sanguinanti miserie, e dammi la pace eterna.

    Tu, immacolato Lucifero, figlio immemore del mio insonne doppio – specchio deforme dell’Ego – spegni l’irta fiamma che lambisce le mie carni, ormai aduste di martire converso al mendace precetto. Amareggiato dal lutto delle mie violate promesse, tracanno avido lunghe sorsate di veleno, acciocché

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1