Delos Science Fiction 194
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È un omaggio? È una copia? È questo il dilemma che gli appassionati di serie televisive di fantascienza si sono posti quando è stata annunciata la realizzazione di The Orville, creata da quel genio della commedia che è Seth MacFarlane. L'ideatore del cartoon I Griffin è da sempre un grande appassionato di science fiction, con Star Wars e Star Trek in prima fila. E proprio la serie tv creata da Gene Roddenberry sembra il principale punto di riferimento per The Orville. Non tanto la Serie Classica, ma quella successiva, ossia The Next Generation. Siamo a bordo di un'astronave da esplorazione denominata Orville e il capito Ed Mercer, interpretato dallo stesso MacFarlane, viene messo al comando di un equipaggio metà umano e metà di altre forme di vita. Ma il punto è che come vice-comandante viene nominata la sua ex-moglie, lasciata di punto in bianco perché la donna lo ha tradito con un alieno dalla pelle blu. Da queste premesse parte il telefilm che mescola la fantascienza in stile space opera e la commedia, con situazioni e battute tipiche di questo genere dell'intrattenimento popolare. Sarà riuscito nell'ardua impresa? Intanto vi invitiamo a leggere lo speciale curato da Arturo Fabra che abbiamo realizzato per il numero 194 di Delos Science Fiction.
Roberto Paura, invece, ci porta nei meandri della scienza dedicata alla ricerca di vita extraterrestre e qui il connubio scienza e fantascienza si scatena in tutte le sue forme.
Il cinema ci offre due film diversi, ma entrambi molto interessanti. Da un lato c'è il ritorno de Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores, che ritorna con un secondo capitolo forse ancor più avvincente del primo; dall'altro il regista americano Alexander Payne ci trasporta nell'infinitamente piccolo, un classico della fantascienza, in Downsizing – Vivere alla grande, con Matt Damon in veste di protagonista.
Michele F. Fontefrancesco ci spiega i legami esistenti tra antropologia e fantascienza, che come scoprirete sono molto più forti di quel che potete pensare.
L'uscita del libro Nuove Eterotopie. L'antologia definitiva del Connettivismo (Delos Digital) è invece stata un'ottima occasione per fare il punto sul movimento che ha rivoluzionato la fantascienza italiana con Sandro Battisti e Giovanni De Matteo.
Il racconto è di Diego Lama.
Rivista fondata da Silvio Sosio e diretta da Carmine Treanni.
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Anteprima del libro
Delos Science Fiction 194 - Carmine Treanni
Lama
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La fantascienza della Pravda
Articolo di Carmine Treanni
Nel 2010, Marte è stato conquistato dall’uomo e vi è stata costruita una clinica specializzata in trapianti di organi umani. La Luna, invece, è diventata la sede di varie fabbriche dove si lavorano i metalli che sono presenti sul suo suolo. La criminalità è stata definitivamente sconfitta, così come è stato abolito l’alcol. Ma non finisce qui. Chi vuole viaggiare in limousine può permetterselo, visto che è gratis, così come lo è viaggiare in elicottero. I telefoni, invece, saranno piccoli e portatili e dotati di una telecamera.
Profezie di fantascienza, si direbbe, provenienti però non da un romanzo di un illuminato scrittore americano, bensì da un giornalista russo del 1959 che cercò di immaginare come sarebbe stato il 2010. L’articolo era stato pubblicato sulla Pravda, l’organo ufficiale del Comitato centrale dell’Unione comunista della gioventù sovietica dal 1925 al 1991.
Oltre ai telefonini, il giornalista russo ha anche indovinato l’anno della conquista della Luna, il 1969, peccato che la sua immaginazione lo avesse condotto a profetizzare che fosse stato un russo a mettere piede sul nostro satellite. Niente di male, visto che allora l’Unione Sovietica era all’avanguardia nelle tecnologie spaziali,mentre l’America arrancava più o meno nel buio. Il primo satellite era russo, lo Sputnik, e fu lanciato appena due anni prima, nel 1957.
Ancora, nella futura società del 2010, il denaro è stato abolito e si vive fino a 100-125 anni, anche perché il lavoro pesante è svolto dalle macchine e robot e la vita è ancora più comoda, visto che i ristoranti sono aperti 24 ore su 24 e tutti, o quasi, non mangiano a casa propria, quindi niente piatti da lavare.
Infine, è stato scongelato un mammuth, ovviamente riportato in vita, che presto sarà visitabile presso lo zoo di Mosca, anche perché i ghiacci della Siberia sono stati sciolti grazie alla potenza dell’atomo.
Fantascienza? Si, certo, ma forse più futurologia. L’articolo dimostra che in fondo non è difficile immaginare il futuro, partendo da quella che è la realtà odierna, e qualche volta ci si indovina anche alla grande, vedi la previsione sui telefonini e lo sbarco sulla Luna.
Ecco perché spesso chi confonde la fantascienza con il semplice immaginare il futuro è completamente fuori strada. La fantascienza non immagina il Futuro, o meglio non è questo il suo compito, al massimo è un fatto che capita casualmente. Una delle sue funzioni è quella di aiutarci a capire il presente, immaginando il futuro. E questo al di là del fatto che possa prevedere o no una tecnologia come Internet. Onore comunque all’immaginazione dell’articolista della Pravda e al suo tentativo di aver allettato i lettori del 1959 con le sue previsioni.
4 febbraio 2018 http://www.fantascienza.com/23287/la-fantascienza-della-pravda
La Strana Scienza
Alla ricerca dei fabbricanti di universi: civiltà extraterrestri ed enigmi cosmologici
Una rubrica per scoprire e meravigliarsi della scienza e della tecnologia.
Articolo di Roberto Paura
Pare che alla fine la famosa stella di Tabby (KIC 8462852 per i più precisi) non nasconda giganteschi manufatti alieni abbandonati, come speravano in molti. Nel settembre 2015 si scoprì che questa stella – distante 1280 anni-luce dal Sole, nella costellazione del Cigno – presentava fluttuazioni davvero insolite nella luminosità, registrate dal telescopio spaziale Kepler.
Tra le possibili teorie per spiegare queste variazioni, ben al di fuori delle normali scale di variazione della luminosità periodica di una stella (per capirci, anche oltre il 20% della luminosità in un solo giorno), c’è stato chi ha preso in considerazione l’ipotesi di una sfera di Dyson, una gigantesca opera ingegneristica realizzata da una civiltà extraterrestre per raccogliere l’energia del sole. Una civiltà di tipo II nella famosa scala di Kardashev, ossia una civiltà in grado – diversamente dalla nostra – di sfruttare tutta l’energia del proprio sole per i propri fabbisogni energetici.
Sebbene una simile costruzione dovrebbe lasciare una firma particolare nella radiazione infrarossa, non osservata, l’ipotesi della sfera di Dyson ha esercitato una grande attrazione sull’immaginazione degli astronomi (e non solo), convincendo quelli del progetto SETI a orientare la propria antenna in direzione della stella per mettersi in ascolto nella speranza di intercettare segnali radio. Non emerse nulla(1).
Da allora è stato un susseguirsi di ipotesi innovative per spiegare il mistero della stella di Tabby. L’ultima in ordine di tempo è il frutto di una serie di osservazioni della fluttuazione di luminosità da parte di un team internazionale di astronomi, che ha analizzato la luce in diverse lunghezze d’onda, rilevando un’emissione compatibile solo con un oscuramento prodotto da finissima povere spaziale, dal diametro di meno di un micrometro per particella. Pianeti o altri oggetti anche di natura artificiale assorbirebbero lunghezze d’onda diverse, per cui la luce ricevuta sulla Terra risulterebbe diversa da quella analizzata dagli astronomi(2). Resta, certo, da capire da dove venga tutta questa polvere, che non si è mai osservata intorno ad altre stelle in quantità tali da riuscire a coprire in questo modo la luminosità stellare; magari gli ingegneri cosmici intorno alla stella di Tabby hanno fatto esplodere qualche pianeta con la loro Morte Nera, per ragioni a noi sconosciute, o forse qualche loro esperimento andato a male ha fatto saltare in aria buona parte del loro sistema solare. O più probabilmente c’è un’ipotesi naturale.
Illustrazione artistica di un quasar molto simile all'oggetto APM 08279+5255, dove gli astronomi hanno scoperto una grande quantità di vapore acqueo. Image credit: NASA/ESA
Con l’infittirsi del mistero del Grande Silenzio
dell’universo, le ipotesi sulla natura delle