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Dallo Sputnik a Marte e Oltre
Dallo Sputnik a Marte e Oltre
Dallo Sputnik a Marte e Oltre
E-book398 pagine4 ore

Dallo Sputnik a Marte e Oltre

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Info su questo ebook

Il volume è una guida in tre parti che con rigore e leggerezza presenta la storia, le scoperte ed il futuro dell'esplorazione dello spazio. Introdotto da Franco Malerba, primo astronauta italiano, inizia ripercorrendo l'affascinante storia dell'esplorazione spaziale dai precursori ad oggi: una sfida tecnologica tra le più ardue mai tentate dall'Uomo, narrata attraverso aneddoti avvincenti, episodi dietro le quinte e curiosità, ignoti a molti, dai quali emergono caratteri ed umanità dei protagonisti. La narrazione prosegue portandoci a scoprire le peculiarità di alcuni pianeti e introducendo la metodologia adottata per la comprensione della loro evoluzione geologica. L'ultima parte è dedicata al futuro e al possibile percorso che l'umanità seguirà per muoversi al di fuori della sua "culla". Dalle sonde robotiche per osservare da vicino tutti i corpi del Sistema Solare al passo successivo: lo sbarco umano, con l'evoluzione dei mezzi di trasporto spaziale, in parte già in atto. Infine sono presentati gli avamposti umani sulla Luna e su Marte e il lavoro necessario per realizzare nei prossimi decenni basi permanenti ed autonome da cui trarre risorse preziose per la Terra. Leggendo questo libro potremo capire meglio com'è cominciato, cosa sappiamo oggi e dove potremmo essere domani, noi astronauti dell'astronave Terra.
LinguaItaliano
Data di uscita25 mar 2021
ISBN9791220329576
Dallo Sputnik a Marte e Oltre

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    Anteprima del libro

    Dallo Sputnik a Marte e Oltre - Bartolomeo Di Pinto

    gioia.

    Parte I

    Breve storia della conquista dello spazio

    di Bartolomeo Di Pinto

    Capitolo 1

    "e di chi vide

    Sotto l’etereo padiglion rotarsi

    Più mondi, e il Sole irradiarli immoto,

    Onde all’Anglo che tanta ala vi stese

    Sgombrò prima le vie del firmamento".

    Ugo Foscolo (Dei Sepolcri)

    I Precursori

    Il 4 ottobre 1957 alle ore 23.00 (di Mosca) un annuncio a sorpresa di Radio Mosca fece trattenere il fiato agli ascoltatori di tutto il mondo: il primo satellite artificiale della Terra è stato lanciato con successo e sta ora girando attorno al globo, su una traiettoria ellittica, alla quota di circa 900 km…. Si trattava dello Sputnik 1, una piccola sfera del diametro di soli 58 centimetri e primo oggetto messo in orbita dall’Uomo. Cominciava quel giorno la gara per la conquista dello spazio: una storia affascinante quella dell’esplorazione spaziale, una sfida tecnologica tra le più ardue mai tentate dall’uomo, una straordinaria avventura costellata da geniali intuizioni, da grandi successi ma anche da fallimenti e tragedie. Ma prima di raccontare questa meravigliosa storia riteniamo sia doveroso ricordare, sia pure a grandi linee, i primi passi della scienza astronomica e i primi voli, che hanno posto le basi per la futura esplorazione di spazi sempre più lontani del nostro universo.

    Naturalmente, data la vastità e la complessità di tali argomenti, abbiamo dovuto operare delle scelte e abbiamo ritenuto opportuno fare delle sintesi e delle schematizzazioni.

    Sistema Tolemaico e Teoria Eliocentrica

    è appena il caso di ricordare che l’astronomia è stata la scienza più antica: sin dagli albori delle prime civiltà l’uomo è stato affascinato dalla vista degli oggetti luminosi della volta celeste e dai fenomeni, allora strani, inspiegabili, spesso considerati soprannaturali, a essi connessi. Legata alla nascita dell’astronomia è la creazione della più antica forma di scrittura, quella cuneiforme dei Sumeri che utilizzarono per la prima volta il sistema di numerazione sessagesimale e la divisione del cerchio in 360 gradi e 60 primi, come facciamo ancora ai nostri giorni. Poi ricorderemo le famose tavolette dei Babilonesi (Rivista Aer. 1/2016) con il riconoscimento della periodicità di alcuni fenomeni atmosferici e l’uso della matematica; le loro conoscenze astronomiche influenzarono la cultura scientifica di Egizi, Indiani e Greci. Sulla base delle conoscenze dell’epoca, già l’astronomo greco Eudosso Di Cnido (La Scienza, 2005), allievo di Platone, nel IV sec. a C. aveva proposto il sistema geocentrico, accettato e rivisto da Aristotele e formulato da Ipparco di Nicea nel II secolo a.C. Ma fu l’astronomo, geografo e matematico Claudio Tolomeo, di lingua e cultura ellenistica, vissuto ad Alessandria d’Egitto, allora Prefettura dell’Impero Romano che, nel II secolo d.C. nei tredici libri del trattato Almagesto, diede una chiara formulazione del sistema astronomico geocentrico che prese il suo nome: l’assunto principale era che la Terra, di forma sferica, fosse immobile al centro dell’Universo, mentre attorno le ruotavano il Sole e tutti gli altri astri.

    Un’altra sua opera fondamentale fu la Introduzione geografica, che costituiva la sintesi delle conoscenze geografiche dell’epoca. Il sistema geocentrico o tolemaico fu dominante presso molte civiltà antiche in occidente e oriente, fra musulmani e cristiani e fu comunemente accettato per circa duemila anni fino agli inizi dell’epoca moderna quando, nel XVI secolo l’astronomo polacco Niccolò Copernico, nella sua opera De revolutionibus orbium caelestium, formulò la teoria astronomica eliocentrica, secondo la quale era il Sole immobile al centro dell’Universo, mentre attorno a esso ruotavano la Terra e gli altri astri. Copernico per varie vicissitudini, ebbe la prima copia a stampa del suo libro sul letto di morte il 24 maggio 1543; il De Revolutionibus è considerato uno dei più importanti libri della storia del mondo.

    Astronomo, ecclesiastico, giurista, astrologo e medico, Copernico fu un grandissimo scienziato, fondamentale per la storia dell’umanità: la sua teoria ha dato luogo alla rivoluzione copernicana (G. Bonera,1995) che rappresentò il primo tassello di un lungo e tormentato processo di rinnovamento della scienza, iniziato appunto con Copernico verso la metà del XVI secolo, che portò alla demolizione della precedente scienza aristotelica e alla definitiva affermazione della scienza moderna. Fondamentale fu il contributo di pensatori e scienziati tra i quali dobbiamo ricordare René Descartes, Robert Boyle, Christiaan Huyghens, Robert Hooke, Tycho Brahe, Giovanni Keplero e soprattutto due giganti della scienza come Galileo Galilei e Isaac Newton.

    Tale processo di rinnovamento, si è detto, fu lungo e tormentato, ma non si limitò all’ambito scientifico poiché ebbe forti ripercussioni anche in quello filosofico e soprattutto religioso. Infatti, è da tenere presente che Aristotele aveva messo nelle sue teorie la Terra e l’Uomo al centro dell’universo: una tale visione del mondo, condivisa e ripresa dal Cristianesimo, era dominante da oltre duemila anni. Inoltre, in quel periodo storico infuriava la "Guerra dei trent’anni" (1618-1648) tra Stati cattolici e protestanti e la Chiesa di Roma stava attraversando un periodo molto delicato in quanto doveva contrastare la riforma protestante che l’accusava di non attenersi all’interpretazione rigida delle Sacre Scritture: chi metteva in dubbio la filosofia tradizionale di Aristotele e dei Padri della Chiesa rischiava la vita.

    Giordano Bruno per aver sostenuto, tra le altre tesi, quelle della molteplicità dei mondi, dell’infinità dell’Universo, del moto della Terra, il 17 febbraio 1600 fu arso vivo in piazza Campo dei Fiori a Roma, dove un monumento ricorda ancora oggi il suo martirio.

    Galileo Galilei

    E Galilei rischiò di fare la stessa fine quando, puntando il cannocchiale verso il cielo, con le sue scoperte ebbe la conferma definitiva della nuova teoria copernicana ed entrò in conflitto con la Chiesa. Con le sue osservazioni aveva scoperto, tra l’altro, che la Via Lattea non era una massa di vapori ma una quantità sterminata di stelle, che la Luna aveva valli e montagne come la Terra e la sua luce era quella del Sole riflessa sulla Terra, che anche Giove era un pianeta con i suoi quattro satelliti che chiamò Medicei, che anche Venere orbitava intorno al Sole, che le Pleiadi non erano sette ma molte di più; riportò le sue scoperte nel Sidereus Nuncius dedicato a Cosimo II, Granduca di Toscana, che lo nominò Primo Matematico all’Università di Pisa e filosofo di Corte; inoltre, cercò di mantenere buoni rapporti con la Chiesa, tanto da essere ricevuto con tutti i riguardi dal papa Paolo V. Poiché, nonostante gli ammonimenti e le minacce, Galilei continuava ad esporre con spavalderia, in pubblici dibattiti e in privato le tesi di Copernico, il Sant’Uffizio il 5 marzo 1616 pubblicò l’Editto che resterà come una macchia nella storia della Chiesa: "L’opinione che il sole stia immobile al centro dell’Universo è assurda, falsa filosoficamente, e profondamente ereticale perché contraria alla Sacra Scrittura.

    L’opinione che la Terra non è il centro dell’Universo e anche che ha una rotazione quotidiana, è filosoficamente falsa, e per lo meno una credenza erronea"; come scrisse Montanelli nella sua Storia d’Italia il mito della sua infallibilità non se n’è mai più riavuto" (I. Montanelli,1979).

    Galilei, prudentemente, per qualche anno condusse vita ritirata e lontano dalle polemiche; ebbe anche sei lunghi incontri con il papa Urbano VIII per discutere delle tesi di Copernico ma, quando nel 1630 completò la sua grande opera Dialogo sopra i due massimi sistemi del Mondo, diede l’occasione per essere denunciato; fu processato, giudicato colpevole di eresia e condannato dal Sant’Uffizio: la mattina del 22 giugno 1633, nel convento di Santa Maria sopra Minerva in Roma, Galilei, alle soglie dei settant’anni, fu fatto inginocchiare e costretto a pronunciare l’atto di ritrattazione: Con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li suddetti errori et heresie[…]e giuro che per l’avvenire non dirò mai più né asserirò, in voce o per iscritto, cose tali per le quali si possa haver di me simil sospitione, ma se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d’heresia, lo denuncerò a questo Santo Offizio… Per quell’uomo orgoglioso, ormai vecchio e quasi cieco che, con i suoi occhi aveva scoperto e dato all’umanità la nuova visione dell’universo, fu un momento durissimo! Astronomo, fisico, filosofo e matematico, fondatore della scienza moderna, Galilei, con le sue osservazioni e scoperte aveva spianato la strada a tanti scienziati, primo fra tutti Isaac Newton, come poeticamente sintetizzò il Foscolo nei versi de I Sepolcri: e di chi vide sotto l’etereo padiglion rotarsi più mondi, e il Sole irradiarli immoto, onde all’Anglo che tanta ala vi stese sgombrò prima le vie del firmamento. A proposito delle vicissitudini e della condanna subìta da Galilei nel 1633, è doveroso ricordare che, dopo tre secoli e mezzo, un grande papa dei nostri tempi, Giovanni Paolo II, il 3 luglio 1981 istituì un’apposita commissione pontificia di studio; e dopo ulteriori undici anni di lavori di questa, il 31 ottobre 1992 la Chiesa cancellò la condanna, formalmente ancora esistente, per riabilitare definitivamente il grande scienziato italiano (Papa Giovanni Paolo II,1992): sic transit gloria mundi!

    Giovanni Virginio Schiaparelli

    Tra i grandi della scienza astronomica, ci sembra doveroso menzionare lo scienziato italiano Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), uno dei più grandi astronomi del 19° secolo, ingegnere, storico dell’astronomia antica, senatore del Regno d’Italia, membro dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia delle Scienze. Nominato nel 1862, a soli 27 anni, direttore dell’Osservatorio di Brera, si dedicò a osservazioni e misurazioni con grande professionalità. I suoi studi più importanti riguardarono le comete e gli sciami meteorici, i pianeti Venere e Mercurio, le stelle doppie: a lui si deve, tra l’altro, la spiegazione dell’origine cosmica delle cosiddette stelle cadenti (delle famose lacrime di San Lorenzo, le Perseidi che ispirarono Giovanni Pascoli), dovute ai detriti lasciati dalla cometa 1862III. Schiaparelli è stato il primo a fare una mappa di Mercurio, ma il suo nome è legato indubbiamente ai canali di Marte, le cui osservazioni, iniziate nel 1877, avevano portato alla pubblicazione del volume Il Pianeta Marte.

    Nella traduzione del volume in inglese nel 1893 il termine canali fu tradotto erroneamente con la parola canals invece che con channels, dando l’idea di opere costruite da una civiltà marziana ormai scomparsa.

    La scoperta dei canali, grazie anche alla propaganda di un ricco visionario americano Percival Lowell, diede origine a tutta la letteratura sui Marziani e portò ad una lunga disputa tra scienziati che sarà risolta definitivamente solo nel 1965 dalla sonda Mariner 4. L’Europa ha voluto onorare questo grande scienziato italiano, dando il nome Schiaparelli al Lander di ExoMars, prima missione su Marte dell’Agenzia Spaziale Europea, che purtroppo si è schiantato sul suolo marziano il 19 ottobre 2016.

    Il mondo del Volo

    Il sogno dell’uomo di librarsi nell’aria affonda le sue radici nelle civiltà più antiche: miti e leggende abbondavano nell’antico Egitto con alcune divinità alate, in Persia con il re folle Kai Kawus, in Cina con aquiloni e lanterne volanti, nell’antica Grecia con il famoso mito di Dedalo e Icaro e altri.

    Anche la Santa Casa della Madonna di Loreto, secondo la tradizione cristiana, il 10 dicembre 1291 fu portata in volo, dalla città di Nazareth, prima in Illiria, nei pressi di Fiume e, quattro anni dopo nel territorio di Lauretum, dove si trova ancora oggi; per questo volo miracoloso, nel 1920 la Madonna di Loreto fu proclamata Patrona Universale degli Aviatori dal Papa Benedetto XV.

    Leonardo da Vinci

    Ma i primi veri studi scientifici sul volo furono quelli condotti nel Rinascimento da un grande italiano, Leonardo da Vinci che, osservando il volo degli uccelli, dimostrò le reali possibilità dell’uomo di volare: egli ideò, tra l’altro, un aliante con estremità manovrabili, il primo paracadute, diverse macchine volanti o parti di esse, modelli ad ala battente (ornitotteri) mossi dalla forza muscolare umana e la famosa vite aerea, futuro elicottero, che descrisse in modo straordinario: trovo se questo strumento fatto a vite sarà ben fatto, cioè di tela di lino, stopata i suoi pori con amido e voltato con prestezza, che detta vite si fa femmina nell’aria e monterà in alto.

    I suoi disegni di primordiali deltaplani ai quali sono legati quei primi uomini volanti, con gambe e braccia serrate da robuste cinghie di cuoio fanno sorridere noi uomini del terzo millennio!

    Ma le sue furono intuizioni geniali anche se allora irrealizzabili; i suoi studi avveniristici, i suoi calcoli e le sue osservazioni consentirono di anticipare molte delle scoperte dei secoli successivi.

    Mongolfiere e dirigibili

    Un posto fondamentale nella storia del volo lo occupano sicuramente i fratelli francesi Joseph Michel e Jacques Etienne Montgolfier, inventori del pallone aerostatico ad aria calda, chiamato poi mongolfiera dal loro cognome.

    Dopo vari esperimenti condotti anche con l’impiego di animali (una pecora, un’oca e un gallo), finalmente riuscirono a realizzare il sogno atavico dell’uomo: il 21 novembre 1783 per la prima volta al mondo una folla immensa a testa in su, tra lo stupore e l’incredulità generale, vide alzarsi magicamente in cielo un pallone volante con due persone a bordo: si trattava di Jean François Pilatre de Rozier e François Laurent Levieux marchese d’Arlandes, i primi due uomini a volare! Quel volo durò 25 minuti, percorrendo 9 Km ad una altezza di circa 100 metri sopra i tetti di Parigi. Naturalmente il pallone si era sollevato da terra grazie alla famosa spinta di Archimede.

    A partire da quella data i palloni ad aria calda, a gas o ibridi, migliorati nei materiali e nella propulsione, furono impiegati prima per scopi turistici, poi durante il periodo bellico come mezzi di osservazione e sono utilizzati ancora ai nostri giorni per scopi meteorologici e scientifici.

    Ma già a metà ‘800, i Francesi avevano progettato i dirigibili che sostituirono progressivamente le mongolfiere perché più affidabili, grazie alla possibilità di essere guidati mediante comandi aerodinamici e propulsivi.

    I dirigibili o aeronavi furono a lungo impiegati sia in campo bellico che per scopi scientifici: basti ricordare le grandiose spedizioni al Polo Nord del generale Umberto Nobile, quella condotta con il Norge il 12 maggio 1926 assieme al famoso esploratore norvegese Roald Amundsen e quella condotta con il dirigibile Italia che, il 24 maggio 1928, raggiunse il polo, ma si concluse con la tragedia della tenda rossa.

    Il Dirigibile Italia,1° aprile 1928

    (Credits: Bundesarchiv, Bild 102-05736 / Georg Pahl / CC-BY-SA 3.0)

    I dirigibili furono utilizzati anche nel campo commerciale ed ebbero un grande successo soprattutto negli anni ‘20 e ’30, quando collegavano in quattro/cinque giorni, ad un velocità di circa 100 km/h l’Europa all’America, trasportando passeggeri e merci. Ma diversi incidenti occorsi in quegli anni e soprattutto la tragedia dell’Hindeburg avvenuta in fase di atterraggio il 6 maggio 1937, decretarono la fine della loro costruzione e del loro impiego; essi furono sostituiti dagli aeroplani.

    L’aeroplano

    La nascita dell’aeroplano si fa risalire a quel 17 dicembre 1903 quando i fratelli Wright riuscirono a far alzare un planeur di loro costruzione, cui avevano applicato un piccolo motore. Al riguardo bisogna ricordare che, già dalla metà dell’Ottocento, nei Paesi più industrializzati si studiava e sperimentava la possibilità del volo con un mezzo più pesante dell’aria; ma la mancanza di conoscenza dell’aerodinamica portò quei pionieri del volo a degli insuccessi colossali, a volte a delle tragedie e spinse tutti a procedere per via sperimentale; moltissime furono le macchine volanti costruite o progettate, munite anche di strani congegni, in gran parte ininfluenti al volo. Tra i tanti pionieri sono da ricordare l’ingegnere tedesco Otto Lilienthal, l’inglese George Cayley, il francese Octave Canute. Al riguardo c’è da ricordare anche un italiano, non conosciuto dal grande pubblico, l’ingegnere Enrico Forlanini che, nel 1877, aveva costruito un modello di elicottero del peso di tre chili e mezzo, con eliche controrotanti con un’apertura di 1,70 e 2,80 metri, cui aveva applicato un motore a vapore: nel mese di luglio di quell’anno, in una manifestazione pubblica tenuta al Teatro alla Scala di Milano, il modello si alzò fino a 13 metri, volando per una ventina di secondi; alcuni considerano questo il primo volo di un mezzo più pesante dell’aria: ma si trattava, comunque, solo di un modello di elicottero. La data fondamentale nella storia del volo resta sicuramente quel lontano 17 dicembre 1903 quando, sulla spiaggia deserta di Kitty Hawk nel North Caroline, i fratelli Orville e Wilbur Wright, due costruttori di biciclette, dopo diversi esperimenti condotti con i planeurs, riuscirono a far sollevare per dodici secondi, percorrendo 36 metri, il Flyer di loro costruzione cui avevano applicato un piccolo motore da 16 hp: grazie a quel piccolo balzo in aria di quello sgraziato farfallone, i fratelli Wright entrarono nel grande libro della storia: si deve a loro la nascita dell’aeroplano, una pietra miliare nel progresso dell’umanità! Ma ci vollero alcuni anni prima che il volo fosse preso nella giusta considerazione. Il 1908 fu l’anno della svolta: infatti mentre Orville, dopo ulteriori esperimenti e migliorie, presentava in volo il Flyer alla commissione dell’Esercito Americano, suo fratello Wilbur venne in Europa e, prima in Francia e poi in Italia (aprile 1909), con il Flyer III effettuò una serie di voli dimostrativi, fondando le prime scuole di volo e addestrando i primi piloti.

    Il Primo volo del Flyer dei fratelli Wright,

    ai comandi di Orville, il 17 dicembre 1903

    Seguirono imprese aeree come l’attraversamento della Manica di Bleriot (26 luglio 1909) e il sorvolo delle Alpi di Geo Chavez (23 settembre 1910) che morirà a Domodossola per le ferite riportate durante l’atterraggio. Ovunque si organizzarono le prime manifestazioni aeree, giornate aviatorie e grandi spettacoli d’Aviazione: dilagò ben presto la febbre del volo che contagiò scrittori, giornalisti, uomini di cultura, istituzioni e larghi strati della popolazione. Sulle ali (è proprio il caso di dirlo) dell’entusiasmo, anche a Pescara furono organizzati gli Spettacoli d’Aviazione che si svolsero alla Pineta di Pescara dal 31 luglio al 7 agosto 1910: l’ispiratore della manifestazione era stato Gabriele d’Annunzio che, dopo i primi voli aveva contratto il virus del volo, una nuova passione che lui coltiverà per tutta la vita. Proprio all’inizio di quell’anno, durante una serie di conferenze dal titolo Il Dominio dei Cieli, tenute nelle città più importanti del Nord Italia, il Poeta coniò la parola velivolo e, tra l’altro, affermava: non celebriamo un gioco d’audacia ma la metamorfosi della società civile. Si istituisce già il codice dell’aria. Nasce la proprietà verticale. La frontiera invade le nuvole; era l’epoca pionieristica del volo, dei velivoli di legno e tela e con le ruote di bicicletta; ogni volta che un velivolo si sollevava sembrava un miracolo: ma d’Annunzio, tra lo scetticismo generale, fu tra i primi a comprendere l’importanza del volo, una tappa fondamentale del progresso che avrebbe cambiato il modo di vivere dell’umanità e a prevedere quello che sarebbe avvenuto nella nostra epoca, con aerei che sfrecciano da una parte all’altra del globo, raggiungendo, in una manciata di ore, gli angoli più remoti della Terra.

    Con lo scoppio della I Guerra Mondiale, dopo un timido utilizzo dell’aereo all’inizio delle operazioni, l’impiego dell’aviazione sarà sempre più determinante fino a diventare decisivo alla fine del conflitto; furono costruiti migliaia di velivoli, migliorati motori e apparecchiature di bordo, aperte scuole di volo, costituiti Reparti di Volo, incrementato il numero dei piloti e degli osservatori.

    L’Aviazione italiana con le sue industrie, le sue eccellenti maestranze e i suoi piloti darà un contributo determinante agli eventi bellici: basti ricordare la Caproni con i suoi potenti velivoli, l’Ansaldo che costruì lo SVA, il velivolo più veloce e all’avanguardia nel mondo, la Pomilio con la costruzione di oltre 1500 velivoli; Gabriele d’Annunzio, al comando della Squadriglia La Serenissima, con un raid di oltre 1000 km, sfiderà l’impero Austro-ungarico inondando Vienna di manifestini tricolori; il maggiore pilota Francesco Baracca con le sue 34 vittorie aeree divenne il simbolo di tutti gli aviatori italiani.

    Notevole fu il contributo dell’ingegnere abruzzese Corradino D’Ascanio allo sviluppo della nascente aviazione durante la Grande Guerra; condusse approfonditi studi, elaborò molti disegni e progetti, depositò un gran numero di brevetti concentrando i suoi interessi sui motori e le eliche; tra l’altro, una sua ingegnosa soluzione nel 1915 consentì a 40 Caudron, bloccati a terra, di volare anche con basse temperature; nel 1916 brevettò l’Inclinometro Universale e nel 1932, presso la Piaggio, brevettò le eliche a passo variabile in volo. Ma il suo nome è associato all’invenzione dell’Elicottero e della Vespa; infatti dopo le esperienze in campo aeronautico condotte in Italia e negli Stati Uniti, nel 1926 presso la Ditta Giuseppe Camplone a Pescara cominciò le prove e le sperimentazioni sui primi modelli di elicottero D’AT 1 e D’AT 2; ma bisogna arrivare al mese di ottobre del 1930, quando sull’aeroporto di Ciampino con il suo elicottero D’AT 3 riuscì a conquistare i primati mondiali di durata di 8’45", di distanza con 1078 metri e di altezza con 18 metri: i primati furono certificati dalla Federazione Aeronautica Internazionale con regolare verbale del 13 ottobre 1930. Il generale Domenico Ludovico scrisse a proposito: il D’AT3 progettato dall’Ing. D’Ascanio fu il primo elicottero funzionale apparso nel mondo[…]dopo quattro secoli l’idea del divino Leonardo diventò così definitiva realtà, con uno strumento ben fatto da un geniale italiano, in Italia, in uno stabilimento dell’Aeronautica Militare.

    L’aeroplano tra le due Guerre Mondiali

    La fine della Guerra segnò, per tutte le Nazioni che l’avevano combattuta, un duro periodo di recessione, con ripercussioni negative sul mondo aeronautico; ma irriducibili Aviatori, nei Paesi più industrializzati si adoperarono in tutti i modi per rilanciare l’aviazione anche a fini commerciali. Furono gli anni dei piloti postali americani, degli spaventagalline che attraversavano gli States da costa a costa, dei piloti che s’avventuravano in voli solitari su lunghe distanze anche attraverso gli oceani e dei recordmen che si lanciavano alla conquista di primati di velocità, di quota e di distanza: basti ricordare i nomi di Antonio Locatelli, dei canadesi John Alcock e Arthur Brown, Arturo Ferrarin, Guido Masiero, Umberto Maddalena, Francesco De Pinedo, Umberto Nobile, Charles Lindbergh, Mario Pezzi e di Italo Balbo con le crociere di massa che ebbero una risonanza mondiale.

    Anche tra le due guerre lo sviluppo dell’aviazione militare e commerciale proseguì soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e Gran Bretagna, con la disponibilità di notevoli risorse economiche per la ricerca e i progetti. Furono costruiti migliaia di velivoli in metallo, con l’impiego di materiali a elevata tecnologia, equipaggiati con moderne apparecchiature, dotati di ottimi sistemi di armamento, come il B-24 Liberator che lanciò tonnellate di bombe su molte città italiane.

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