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Tempesta dal nulla
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E-book225 pagine3 ore

Tempesta dal nulla

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Fantascienza - racconti (175 pagine) - Nove storie per un’antologia che racconta il cambiamento climatico, attraverso l’immaginario della fantascienza contemporanea.


Climate Fiction è il termine con cui, da circa dieci anni, si identifica la letteratura che racconta il cambiamento climatico. Un tipo di narrativa, nata inizialmente all’interno della fantascienza, che ha come motore delle sue storie i profondi mutamenti climatici che il nostro pianeta sta subendo, dallo scioglimento dei ghiacciai al surriscaldamento globale, dalle catastrofiche tempeste all’eccesso di CO² nell’atmosfera. La similitudine acustica tra le abbreviazioni sci-fi e cli-fi non è casuale, perché seppur oggi la climate fiction si è parzialmente affrancata dalla fantascienza è pur vero che molte delle sue opere sono nate in seno a questo filone della narrativa speculativa. Di contro, la science fiction si è sempre occupata di climate fiction, quando questo nuovo genere non era chiamato così.

Tempesta dal nulla presenta 9 racconti di 10 tra i più importanti scrittori italiani di fantascienza, che hanno avvertito l’urgenza di toccare con la loro sensibilità di autori la tematica del cambiamento climatico, cruciale per la vita stessa del nostro pianeta e dell’umanità.

Racconti di Donato Altomare, Stefano Carducci & Alessandro Fambrini, Franci Conforti, Giovanni De Matteo, Linda De Santi, Arturo Fabra, Franco Piccinini, Monica Serra, Claudio Vastano.


Luca Ortino ha curato, sempre in collaborazione, antologie di racconti di genere (fantascienza, noir, horror): Volterra in giallo e nero (2011), I sogni di Cartesio (2013), Continuum Hopper (2016), Fantaetruria (2018), fra di esse una dedicata al rapporto fra musica e letteratura fantastica Le Variazioni Gernsback del 2015 è stata ristampata su Urania (Mondadori) nel 2017. Ha curato con il Gruppo Maelström collane dedicate al recupero della narrativa Pulp degli anni Trenta per piccoli editori come Fratini Editore e La Ponga. Per Odoya ha collaborato con Catalano e Panella alla Guida alla letteratura noir (2018), alla Guida ai Narratori del Fantastico (2018) e La luna nell’immaginario. Storia, letteratura, cinema (2019). Ha curato e scritto per Odoya i volumi Guida alla percezione del tempo (2019) a cui ha fatto seguito Guida alla percezione del viaggio (2020) e Guida alla percezione del mutamento climatico (2021).

Carmine Treanni (Napoli, 1971), giornalista e saggista, studia la storia e le forme della cultura di massa: dalla letteratura di genere al fumetto, fino alla televisione. Dal 2006 è il curatore della rivista online di fantascienza Delos Science Fiction.  Ha pubblicato, con Giuseppe Cozzolino, Cult Tv – L’universo dei telefilm (Falsopiano, 2000) e Planet Serial – I telefilm che hanno fatto la storia della TV (Aracne Editrice, 2004). Suoi saggi sono apparsi nei volumi AA.VV., Alieni – Creature di altri mondi (Editrice Nord, Milano, 2000), Viaggi straordinari tra spazio e tempo (a cura di Claudio Gallo, Biblioteca Civica di Verona, 2001). Nel 2018 ha pubblicato il saggio Il futuro è adesso. Il grande libro della fantascienza (Homo Scrivens), nel 2019 il volume Sulla Luna. A 50 dallo sbarco, un viaggio tra scienza e fantascienza per Cento Autori, casa editrice di cui è stato il direttore editoriale dal 2012 al 2021. Nel 2020 un suo breve saggio su distopia e letteratura è apparso in Distòpia a cura di Franco Forte (Urania Millemondi 87). Per Delos Digital cura le antologie del meglio della fantascienza italiana. Sono già uscite le antologie Altri futuri (2019), Mondi paralleli (2020), Oltre il reale (2021) e Universi smarriti (2022). Scrive di fantascienza su Wired.

LinguaItaliano
Data di uscita7 nov 2023
ISBN9788825425840
Tempesta dal nulla

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    Anteprima del libro

    Tempesta dal nulla - Carmine Treanni

    A Vic Curtoni

    Introduzione

    Luca Ortino e Carmine Treanni

    Climate Fiction è il termine con cui, da circa dieci anni, si identifica la letteratura che racconta il cambiamento climatico. Un tipo di narrativa, nata inizialmente all’interno della fantascienza, che ha come motore delle sue storie i profondi mutamenti climatici che il nostro pianeta sta subendo, dallo scioglimento dei ghiacciai al surriscaldamento globale, da catastrofiche tempeste all’eccesso di Co2 nell’atmosfera. È un argomento che proprio la science fiction angloamericana ha affrontato per prima e qui vogliamo parlarne in modo più approfondito di quanto sia stato fatto in precedenza, coinvolgendo gli scrittori di letteratura di anticipazione italiana che attraverso i loro racconti ci emozioneranno aiutandoci a trasmettere con le loro parole e i loro sentimenti un messaggio fondamentale per il futuro dell’Umanità.

    Niente è ancora del tutto compromesso, non dobbiamo guardare al futuro necessariamente come a un quadro distopico, ma neanche cullarci nell’ipotesi che tutto vada a posto per conto proprio. Per arrivare a dei risultati dobbiamo contribuire, ognuno nella propria modalità, a risvegliare le coscienze le quali spesso, pur sollecitate, vengono sommerse oltre che dalla sempre più rapida escalation delle attività quotidiane e lavorative che tutto smemorano, anche da messaggi decisamente contrastanti.

    I due curatori di questa antologia hanno già scritto in saggi usciti su varie pubblicazioni, anche per un pubblico generalista, su questo argomento, ora qui si vuole andare oltre e costituire un appuntamento periodico per vagliare cosa può dirci l’inconscio degli autori di letteratura fantastica che andiamo a sollecitare, per capire cosa essi abbiano assorbito in merito e quello che vogliono rappresentare ai possibili lettori. Questi scrittori sono persone che fanno della propria particolare sensibilità agli eventi che ci avvolgono quotidianamente la propria forza. A chi altri potremmo chiedere di registrare meglio con i propri sismografi interiori se i tanti messaggi sul mutamento climatico stanno penetrando in noi o meno?

    Contiamo di chiedere il proprio contributo ad altri scrittori ma anche di tornare a lavorare insieme per verificare cambiamenti in corso, idee da sviluppare e progetti di sintesi di gruppi di lavoro su specifici temi. Non ci fermeremo a un unico libro, troveremo il modo di trasmettere i nostri segnali in ambiti diversi, in presentazioni e conversazioni con i lettori e tutti quanti vorranno ad aiutarci a fare crescere una vera coscienza, equilibrata e informata, in merito al cambiamento climatico.

    Vogliamo ringraziare i nostri dieci autori per il loro importante contributo che hanno desiderato condividere con noi tutti. Grazie quindi a Donato Altomare, Stefano Carducci & Alessandro Fambrini, Franci Conforti, Giovanni De Matteo, Linda De Santi, Arturo Fabra, Franco Piccinini, Monica Serra, Claudio Vastano.

    Megamarket

    Linda De Santi

    Reparto 42, DOLCI. Che gioia trovarsi davanti a quegli scaffali pieni di squisitezze. Lia lascia vagare lo sguardo tra i pacchetti e le confezioni di pasticcini, wafer, biscotti al doppio e triplo cioccolato, frollini al latte vegetale, tortine con confettura di arancia idroponica.

    Il reparto Dolci del Megamarket è l’ideale per distrarre la mente. Lia ci va spesso, soprattutto dopo le brutte giornate al lavoro: la consolano i payoff premurosi sui pacchi. Mettiamo la tua salute al primo posto. Una colazione sana è l’inizio di una giornata splendida. Prodotti sostenibili significano un mondo migliore.

    Adora gli ambienti spaziosi e puliti del Megamarket, gli incarti colorati, l’eccedenza. I condizionatori sono accesi ventiquattro ore su ventiquattro e la temperatura interna è sempre piacevole. Di notte, quando si rigira nel letto in un bagno di sudore, pensa a quella frescura, all’atmosfera accogliente e rigenerante.

    Il Megamarket è aperto fino a mezzanotte e Lia può fare la spesa negli orari in cui c’è meno gente. Il reparto Dolci è uno di quelli in cui le piace restare più a lungo. I prodotti in vendita le fanno tornare in mente le colazioni che faceva una volta, quando ancora Davide preparava il caffè al mattino canticchiando, e lei gliene rubava un po’ per mescolarlo al latte di cocco.

    La sera tardi è il momento ideale per fare compere al Megamarket. Lia ci va ogni volta che non riesce a prendere sonno, anche se non deve comprare nulla. In giro ci sono lavoratori serali in pausa, studenti alla ricerca di caffè sintetico, insonni con le facce. Sono tutti silenziosi e si tengono alla larga gli uni dagli altri, ma nell’aria c’è una specie di solidarietà condivisa, un’indulgenza istintiva che si prova verso chi, come noi, non riesce a dormire. La fratellanza del popolo della notte. Lia si sente a suo agio lì dentro; nessuno la conosce né le chiederà notizie su di lei, al massimo può scambiare due parole cordiali con qualcuno che, subito dopo, la dimenticherà.

    Ogni tanto, alla sera, incontra una signora sui sessant’anni con una vestaglia rosa stinto sopra a una tuta grigia. Sempre la stessa vestaglia, sempre la stessa tuta. Acquista solo dolci, tavolette di cioccolato extra large e frutta in vaschetta.

    Lia le ha parlato diverse volte, ma la donna se ne dimentica sempre. Una volta, nel reparto Frutta, l’anziana le ha chiesto se le confezioni di super-fragole erano finite e lei le ha indicato due cestini che erano rimasti accanto alle mele idroponiche.

    – Oh, meno male, pensavo di non trovarle – si è rallegrata la signora in quell’occasione. – Già dormo poco, se poi smettessi anche di mangiare, sarebbe un guaio. Di solito prendo solo la frutta.

    Lia ha abbassato lo sguardo sul cestino colmo di dolciumi, la donna ha fatto un sorriso imbarazzato.

    – Questi? Sono per mio figlio. Glieli metto da parte per quando viene a trovarmi. Ogni settimana mi si presenta a casa…

    L’ha guardata con gli occhi spenti. La donna non sembra molto presente a sé stessa. La volta precedente in cui si sono parlate, davanti alla sezione delle merendine con farine non processare industrialmente, l’anziana le ha raccontato che suo figlio abita in Nord Europa e non lo vede da tre anni. – Quelli che si trasferiscono là, qua non ci tornano.

    La signora c’è anche stanotte, sta facendo scorta di tavolette di cioccolato bianco al caramello. Se la ritrova accanto all’improvviso, con un gesto rapido la donna le ruba da sotto il naso il pacchetto di biscotti che stava per prendere. Per educazione, la saluta.

    La donna la guarda come se avesse un muro davanti e se ne va senza dire niente.

    Lia riprende a fare la spesa con la massima tranquillità.

    Reparto 3, CARNE COLTIVATA.

    L’uomo con la cicatrice sullo zigomo è in piedi davanti al banco degli hamburger. Non sa decidersi tra una confezione di hamburger in-vitro e una bistecca di carne stampata. Sposta lo sguardo dalla prima alla seconda, l’indice che picchietta distratto sul mento.

    A Lia quell’uomo ricorda un po’ Davide; gli ha visto fare lo stesso gesto in diverse occasioni. Quando, alla sera, decidevano di guardare un film, si toccava il mento in quel modo ogni volta che scorreva le liste di titoli sulle piattaforme di streaming.

    Lia vede spesso l’uomo con la cicatrice al Megamarket. Di solito c’è il martedì e il giovedì sera, verso le dieci. Dev’essere un lavoratore serale a fine turno che si ferma a prendere la cena. Compra sempre confezioni di carne coltivata monoporzione, 100% sostenibile.

    Lia si trattiene nel reparto Carne per ammirare le bistecche, gli spiedini, le cotolette, gli involtini, i salami, le strisce di pollo, maiale e manzo in-vitro. Le fanno venire in mente le festività, i pranzi della domenica, l’infanzia. C’è anche una piccola sezione dedicata alla carne di animali macellati. Sua nonna l’ha mangiata per quasi tutta la vita, ai suoi tempi la carne coltivata non era ancora diffusa come oggi.

    Finalmente l’uomo si decide. Mette nel cestino gli hamburger e prosegue in direzione di Lia. È allora che la ragazza vede la maglietta che indossa. La sensazione di familiarità le arriva una frazione di secondo prima che il cervello riconosca quello che ha davanti.

    Il logo dell’Abacus. Non si aspettava di vederlo qui. Quel semplice disegno, del tutto fuori contesto, le fa sentire come un legame con l’uomo, che rigetta subito.

    Lui inclina la testa e scruta i cartelli appesi al soffitto all’inizio di ogni settore. Si gratta la nuca, cerca qualcuno intorno a sé. Vede Lia.

    – Mi scusi. Ho dimenticato gli occhiali e non riesco a leggere i cartelli. Sa dove hanno messo il reparto dei prodotti per chi ha intolleranze alimentari?

    È al 44A. Di recente lo hanno spostato da dov’era prima, al 27B: hanno dovuto ingrandirlo per far fronte all’aumento vertiginoso di intolleranti al glutine e al lattosio. Lia è diventata un’esperta di quei prodotti quando anche Davide ha scoperto di avere delle intolleranze.

    Risponde: – Mi spiace, non lo so.

    Non vuole che l’uomo pensi che conosce i reparti a memoria, anche se è così.

    Lui indica i cartelli in alto. – Sarebbe così gentile da…?

    Lia alza lo sguardo e finge di osservare con attenzione. – Eccolo laggiù. Corsia 54.

    – Grazie.

    L’uomo fa per andarsene, poi si ferma.

    – Mi scusi, per caso ci siamo già visti prima?

    Lia si irrigidisce. Lo sguardo le cade sulla A gialla all’altezza del cuore dell’uomo e sente una fitta alla bocca dello stomaco.

    Scuote la testa. – Non credo. Vengo qui di rado.

    – Da qualche altra parte, magari?

    – Non mi pare.

    Lui fa un sorriso imbarazzato. – Mi perdoni. Mi sembrava che…

    Lia raccoglie il cestino da terra e pronuncia un frettoloso arrivederci.

    Lui fa un gesto come a dire, non importa. Si allontana. Lia si tranquillizza solo quando lo vede sparire dietro alla torretta delle polpette in lattina.

    Riprende a fare la spesa. Le mancano ancora i crackers per la pausa pranzo, si avvia verso la corsia degli Snack. E si ripromette di non venire più nel reparto Carne Coltivata il martedì e il giovedì sera.

    17, VERDURA. Ieri sera le jellychips le hanno fatto male, ha avuto mal di stomaco per tutta la notte. Mentre giaceva a pancia in giù sul divano, si è rimproverata per aver scelto un prodotto scadente, ignorando le numerose esposizioni con prodotti di qualità in evidenza del Megamarket.

    Nel pomeriggio va a comprare della verdura da far bollire. Sono le sei di sera e il Megamarket è affollato. Vanno tutti di corsa, infilano gli alimenti nel cestino più in fretta che possono, gl’interessa solo arrivare il prima possibile a casa. Anzi no, agli alloggi, cioè il nome con cui quelli che vivono a Oasi chiamano i posti in cui vivono.

    Lia le riconosce, ormai, le facce da alloggio, e non solo perché il Megamarket è l’unico supermercato che c’è in quella zona di sfollati dalla costa. Quelle facce avvilite, da persone che aspettano l’autobus in ritardo sotto un acquazzone, appartengono a chi vive in ambienti così piccoli e scomodi che perfino gli uffici al lavoro, al confronto, sembrano posti desiderabili.

    D’altronde non ci si può lamentare: è già tanto avere un tetto sulla testa, anche se magari è quello del magazzino di un corriere fallito o di una boutique in un ex villaggio outlet. Gli imprenditori che hanno riconvertito le strutture dismesse in mini appartamenti devono aver pensato che chiamare l’intera area Oasi avrebbe dato al tutto un’aria più invitante, peccato che questo nome, per gli alloggi che affittano, sia decisamente poco azzeccato. Se non altro, tutto questo è stato un richiamo per altri imprenditori, che in quella zona hanno costruito il Megamarket.

    Da quando vive a Oasi, Lia non si è fatta neppure un amico. I vicini di alloggio e i colleghi hanno troppi problemi per pensare a stringere amicizie. Lei stessa non desidera farsi conoscere. Preferisce l’anonimato del Megamarket, poter essere chiunque voglia, a suo piacimento. Un carrello con bottiglie di vino, patatine e stuzzichini rivela l’imminenza di una cena con molti invitati; acquistare dolcetti e bocconcini di pollo in vitro suggerisce la presenza di bambini e può ispirare tenerezza nei cassieri. Le piace raccontare una storia diversa su di sé a ogni spesa.

    Oggi, però, non può essere altro che una persona che ha avuto il mal di pancia. Mette nel cestino carote e broccoli di serra idroponica sottomarina. Le serre installate sul fondo del mare sono uno dei pochi commerci floridi che c’è in quella zona, e in effetti sono un’ottima idea, dopo che i campi hanno smesso di essere un’opzione. Secondo Davide, quella verdura non ha sapore. Ogni volta che Lia l’ha acquistata, non ha mai voluto mangiarla.

    Una coppia le passa vicino. Lui gesticola, ha le spalle incurvate, il tono di voce remissivo di chi sta avendo la peggio in una discussione.

    – Ti sto solo dicendo che una vacanza ci farebbe bene.

    La compagna, con la mano già inguantata, infila un cespo di lattuga in una busta di carta. Anche se si muove con lentezza, il nervosismo trapela dai gesti.

    – Una vacanza dove, Pietro?

    – Non lo so. Non ci ho pensato.

    – Allora perché me lo proponi, se non ci hai pensato?

    – Potremmo andare in Nord Europa.

    Lei soffia fuori una risata acida. – Certo. In Nord Europa.

    Lui resta indietro, rotea la testa, allarga le braccia in un appello disperato, ma lei gli dà le spalle e non lo vede.

    – Era solo un’idea. Per spezzare la solita routine…

    – Pietro, sei disoccupato, tu sei già in vacanza. E non c’è nessun posto in cui possiamo andare. Proprio nessuno.

    Si allontanano e le loro voci diventano un borbottio indistinto. Lui resta immobile davanti alle patate, lei insacchetta altra verdura.

    Lia e Davide hanno fatto un solo viaggio. Il primo anno in cui stavano insieme, sono andati a Praga. Durante il viaggio in treno, hanno chiacchierato in mezzo a viaggiatori di altre nazioni, mentre fuori dal finestrino scorrevano paesaggi sconosciuti, foreste fitte. Hanno finto di progettare uno spostamento al Nord. Davide avrebbe lavorato come operaio, Lia avrebbe insegnato l’italiano. Amavano pensare che l’avrebbero fatto davvero, e su quel treno, in mezzo al tripudio di lingue straniere, con le vibrazioni di quel vagone in movimento che gli ronzavano fin nelle gambe, era sembrato possibile.

    Adesso il Nord è una meta per persone ricche ed è difficile perfino andarci in vacanza. Molto spesso qualcuno, dal profondo Sud, cerca di arrivarci a piedi, attraverso terre desertificate e altipiani aridi. Lia ascolta quelle storie alla sera, quando cena da sola davanti al telegiornale. Ma sono racconti così tristi e indigeribili che le passa l’appetito, e l’unica cosa che le rimane da fare è mettersi a letto e cercare il sonno.

    Si passa una mano sulla fronte sudata; la temperatura del Megamarket è più alta del solito, oggi. Forse c’è un problema con i condizionatori.

    Nel frattempo la coppia è scomparsa, persa nel dedalo di reparti, a proseguire il litigio in altre corsie. Lei e Davide non hanno mai litigato in un supermercato. O forse sì? Non è sicura.

    I ricordi iniziano a scivolarle via dalla mente. Il passato perde i contorni, la vita di prima sembra sempre di più un sogno. È un’epidemia che colpisce molti di quelli che vivono a Oasi.

    Le torna il mal di pancia.

    35, LATTICINI. Stanotte, mentre Lia faceva la spesa, al Megamarket è mancata la corrente.

    Si sono accese le luci di emergenza, ma c’è stato lo stesso un po’ di panico. La gente si è subito ammucchiata alle casse per pagare e andare via il prima possibile. Lia ha lasciato il cestino e se n’è andata. Si è rifiutata di essere spettatrice di quel disservizio; ha già troppi problemi con il suo alloggio a Oasi per sopportarne altri.

    Torna al Megamarket alle tre di pomeriggio, dopo il turno in fabbrica, e appura, sollevata, che ogni cosa è di nuovo normale.

    Nel reparto Latticini una ragazza non riesce più a spingere il carrello troppo pieno di cibo. Ci prova con tutte le forze, i denti stretti e la testa abbassata in mezzo alle braccia tese. Le ruote cigolano e si piegano in avanti.

    Un commesso sbuca fuori dal fondo della corsia e la raggiunge, trascinando un cestino dietro di sé. – Le serve una mano?

    La ragazza sorride. – Grazie. Molto gentile.

    Il commesso tocca il cestino che ha in mano. – Meglio spostare qualcosa qui dentro, che ne dice?

    Un’efficienza da non credere. La giovane annuisce.

    – Le do una mano. – Il commesso prende tre confezioni di formaggini a forma di pinguino dalla cima del cumulo e le sposta nell’altro carrello.

    – Faccia attenzione con quelli – lo avverte lei. – I miei bambini mi ucciderebbero, se glieli portassi spiaccicati.

    Il ragazzo sorride, il

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