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L'amore a colpi di Champagne
L'amore a colpi di Champagne
L'amore a colpi di Champagne
E-book376 pagine5 ore

L'amore a colpi di Champagne

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Info su questo ebook

Veronica è una gourmet, amante del tacco 12, del Vecchio Continente e di Christian, l’AD della società per cui lavora, uomo affascinante ma che ha un’ingombrante situazione alle spalle. Christian, anche per farsi perdonare qualche mancanza, quando può adora sorprenderla regalandole momenti romantici all’insegna di vino, arte, amore in luoghi magici: Dresda, Parigi, la Normandia ed è qui, dove vivono la madre di Christian e le eclettiche zie, che tra loro qualcosa cambia.
Veronica non è più sicura che quel rapporto sia perfetto, perché per lei era perfetto, almeno finché il destino decide di mettere in discussione il suo modo di vedere la vita e l’amore.
Riuscirà Christian ad adeguarsi e a liberarsi delle ombre che arrivano dal passato? E Veronica riuscirà a realizzare il suo sogno d’amore? Quali inattese sorprese le riserverà il destino?
LinguaItaliano
Data di uscita21 feb 2018
ISBN9788827575345
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    Anteprima del libro

    L'amore a colpi di Champagne - SABINA SAMOGIN

    Bollinger

    Uno

    Per fortuna mi aspetta un calice

    «Non importa come, non importa quando e non importa perché, ma devi chiudere, chiudere! E non è un suggerimento bensì un ordine! Be', relativamente al quando, meglio subito, immediatamente! Prima lo fai meglio è per te. Direi che è già tardi! Questa cosa non doveva nemmeno cominciare!», è un fiume in piena. Prende fiato e riattacca «intrattenere una storia con il marito del socio di maggioranza della società per cui lavori, non mi sembra esattamente una buona idea!».

    Ebbene sì, questa è Sabine Graff, femminista rampante e spietata fustigatrice. Non è il mio capo ma le viene abbastanza naturale impartire ordini a chiunque. Io, in questo periodo, sono la sua vittima predestinata.

    Alle 13.05 di un venerdì come tanti, mentre mi accingo a lasciare l’ufficio, mi dà un ultimo compito, che un tantino esula dagli incarichi di lavoro, mi ordina di porre fine alla mia relazione con Christian Saltbacher, il Presidente della SANTE BERGER INDUSTRIES AG nonché, appunto, marito di Madame Tussauds, al secolo Corinna Sante Berger, algida quarantacinquenne, ereditiera multimilionaria di Klaus Sante Berger che, tre mesi fa, all’età di 81 anni, è passato a miglior vita nel modo più bello che gli potesse capitare - fine che molti uomini in età avanzata sognano di fare -, tra le cosce di Ambra, nata Svetlana Pavlova, ex modella russa, quarantottenne che da qualche anno era la sua compagna. Qualità non riconosciutale dalla figliastra Corinna.

    Klaus Sante Berger era una persona di infinità umiltà e umanità che trattava ogni suo collaboratore, indipendentemente dal ruolo che ricopriva, come fosse l’unico, cosa rara al giorno d’oggi, soprattutto in un’industria con quasi ventimila dipendenti sparsi per il pianeta.

    Uomo raro che un paio di mesi prima della sua morte, mi chiamò nel suo ufficio e mi disse apertamente che aveva capito che suo genero aveva un’ accesa simpatia per me.

    Ricordo ancora le sue esatte parole È naturale che mio genero si cerchi delle altre donne, mia figlia, che troppo ha preso dalla sua nobile e fredda madre, non è in grado di renderlo felice. E dato che l’amore è un diritto inalienabile e senza amore non si vive, lui lo cerca altrove. Non lo condanno per questo. Ma in alcuni casi bisogna fare attenzione e capire quale sia la cosa giusta da fare. Veronica non permettere a una storia che difficilmente avrà futuro di compromettere il tuo avvenire personale e professionale. Sei una ragazza piena di talento, molto capace. Farai strada. Meriti tutto non un amore part-time, mi sorrise, mi sfiorò il palmo della mano Sono molto più vecchio di te, so per certo che rapporti come questo, portano più dolore che gioia. Ho vissuto anche io la vita che sta vivendo mio genero adesso. Parlo per esperienza, mi confidò.

    Mi sentii morire. Qualsiasi altro padre mi avrebbe licenziata, ma lui capiva che non era solo colpa di Christian. La colpa è di entrambi sempre o quasi! Disse chiaramente che la figlia non lo rendeva felice e che, anche lui, aveva vissuto quello che sta vivendo Christian. Con chi? Con Sabine?

    Ho sempre sospettato che tra Klaus e Sabine ci fosse molto più che un rapporto tra allieva e pigmalione. Forse è per questo che Madame Tussauds chiama per nome di battesimo solo lei, nessun altro dei suoi dipendenti.

    A dir la verità, anche tra Sabine e Christian, i primi tempi vedevo una strana complicità.

    A svegliarmi dai miei pensieri è la squillante voce di Sabine che tuona: «Ma ti sembra opportuno!? Con tutti gli uomini che ci sono in giro dovevi innamorarti proprio del capo o, per meglio dire, il marito del capo!», inspira a pieni polmoni e non si ferma «La vostra storia rischia di finire sulla bocca di tutti. Mi sembra già di sentire le chiacchiere di corridoio sulla bella italiana, nuova fiamma di Mister Sante Berger».

    Nuova fiamma, ma come parla!? E poi mica tanto nuova, sono quasi sei mesi.

    L’italiana, io: Veronica David, trentottenne veneta, di un piccolo paese noto per il Prosecco, una vita passata tra sugheri nell’aria e perlage dissipati e, ora, da un anno e qualche mese Production Manager alla SANTE BERGER HAUS AG - un colosso nel settore -, una controllata della SANTE BERGER INDUSTRIES, società capogruppo di una galassia di altre società, della quale, Christian Saltbacher è il capo supremo, e non per la sua qualità di marito ma per le sue indiscusse capacità professionali.

    «Non… non... chia… marlo così…», la rabbia mi fa tartagliare, «si chiama Christian! Christian Saltbacher! Ed è lui il capo. Lui decide, lui amministra. Lei è semplicemente detentrice di un pacchetto di azioni!»

    «Lei è la detentrice del pacchetto di azioni e perciò, sì, non amministra ma decide chi lo fa!», sentenzia determinata.

    «In ogni caso il loro è un rapporto di facciata, non si amano, lei non ama lui e lui non ama lei e questo è risaputo, lo sanno anche i muri», tento di difendermi.

    «Non proprio tutti, per noi è palese il tenore del loro rapporto. Sappiamo che conducono vite separate dal punto di vista sentimentale, ma devono farlo con discrezione, estrema discrezione! Questo è il loro accordo Veronica», è rossa in viso e la sua irritazione non accenna a diminuire.

    Non mi è chiaro se si preoccupa per me o per sé stessa. Per Corinna, non credo. Non nutre una grande simpatia per lei, la considera una donna vuota come il frigo di un’anoressica.

    «E questo con te non sta accadendo. Conosco Christian da quindici anni e non è nuovo di queste cose ma con te sta esagerando. Vi fate vedere troppe volte insieme e, per giunta, nei dintorni dell’ufficio. Dovreste evitare di andare al bar qui sotto per l’aperitivo o per lo spuntino veloce che non è mai veloce. State lì persi l’uno negli occhi dell’altra, talmente assorti che non vi accorgete nemmeno di avere gli occhi di tutti puntati. Quando vi incontrate volano scintille talmente palpabili che chi vi passa accanto rischia di prendere la scossa, poi vi avvicinate troppo, vi sfiorate troppo, vi guardate troppo perché la gente non se ne accorga, perché la gente non parli», prende fiato «e hai idea di cosa succederebbe se questo arrivasse alle orecchie di Corinna Sante Berger!?», il suo tono è allarmato, preoccupato, oltre che acuto.

    «No Sabine, non ne ho idea, ma scommetto che me lo dirai tu!?», rispondo piccata.

    «Salterebbero delle teste, la tua sicuramente e la mia molto probabilmente! E ho fatto troppi sacrifici, troppe rinunce per lasciare che questo accada! Non intendo permettere che a causa dei tuoi ormoni incontrollati venga messa a repentaglio la mia carriera, la mia vita, perché questo lavoro è la mia vita! E cara mia faresti bene a pensarla allo stesso modo anche tu! E mettere al riparo quel bel culo mediterraneo!». Ecco pure l’offesa. Culo mediterraneo significa: culo grosso!? Non un complimento, credo.

    Sabine mi guarda astiosa e con la mano prima mi fa un cenno di saluto, poi mima un coltello alla gola e grida «Veronica fallo! Questo week-end, oggi, chiamalo e chiudi questa storia oppure fa in modo che cambi registro! Discrezione e furbizia! Per il tuo bene, ma sappi che comunque non ti porterà da nessuna parte. Non lascerà mai la moglie, né per te né per nessun’altra!» e sparisce. Se Dio vuole!

    Entro in ascensore e premo il tasto Erdgeschoss , guardo l’orologio e vedo che sono quasi le quattordici, un’ora di filippica di Sabine mi ha fatto passare l’appetito ma non la sete! Non intendo rinunciare al sacro rito dell’aperitivo del Venerdì. Perché si: THANK GOD IT’S FRIDAY! Oltretutto dati gli ultimi sviluppi è parecchio necessario per non dire indispensabile. Il bisogno di alcol in questo momento non è barattabile nemmeno con il sesso. E detto da me…….

    Fuori dagli uffici dalla SANTE BERGER, in Karolinenstrasse c’è il solito viavai e i residenti si confondono ai turisti. Quello che mi piace di Norimberga è che non è mai caotica.

    Il cielo livido sopra la mia testa non promette nulla di buono, sembra preannunciare un acquazzone e non si può impedire al cielo di sfogarsi!

    La cosa giusta da fare è mettersi al riparo. In un luogo pieno di bottiglie, il rifugio ideale. A dimenticare quest’ultima ora, alla mia maniera che poi è la stessa di Bukowski e di Kerouac e di Hemingway e di molti altri.

    Come un automa mi dirigo verso l’enoteca di Tom. Molto spesso, mio luogo di svago e di rifugio. Mio punto d’approdo nei momenti di tristezza, di gioia, di solitudine, nei momenti della vita in cui un buon bicchiere di vino è il miglior compagno e chi te lo serve fa la differenza. Dove non corro il rischio di incontrare Christian, capirebbe che qualcosa non va e non voglio dirgli nulla finché non avrò raccolto le idee e deciso sul da farsi, sebbene credo di non avere molta scelta. Dovremmo essere molto più discreti, più attenti.

    Da oggi il mio mantra sarà: discrezione e furbizia.

    Quella farebbe in modo di spedirmi in Mar Cantabrico a pescare acciughe, pur di non rischiare la perdita della tanto amata poltrona.

    Solo un politico manifesta altrettanto attaccamento.

    Due

    Dio benedica le bollicine e non solo quelle!

    Dopo pochi minuti di cammino arrivo in Breite Gasse , svolto alla prima laterale di destra e, al n. 10, si trova la Taverna degli Artisti un’enoteca con carattere, le cui pareti sono rivestite di scaffali in legno scuro riempiti di bottiglie, alcune ritte, altre coricate, tutte ordinate. Ha una vastissima selezione di etichette, molte quelle francesi: i migliori Champagne, Borgogna e Bordeaux, parecchi gli italiani e, ovviamente, non possono mancare i vini Renani e della Valle della Mosella, che qui sono di casa.

    Tom, il proprietario, mi accoglie con il suo splendido sorriso, come sempre. Esce dal banco e mi bacia, stringendomi decisamente con troppo vigore. Data l’ora, deve aver iniziato a bere aperitivi senza di me.

    È il più bel tedesco che io abbia mai visto. Dopo Christian, ovviamente! Moro, occhi scuri, alto quasi due metri, ex giocatore di basket di discreto livello, un portatore sano di femore! E, una volta smesso di tirare a canestro, ha aperto quest’enoteca.

    È stato anche parecchio corteggiato dal cinema, ma si è concesso solo a qualche pubblicità, del cinema non ne ha voluto sapere! Le macchine da presa hanno dovuto fare a meno di lui perché la bottiglia ha avuto la meglio. Ha preferito quest’enoteca al palcoscenico. E come dargli torto! Un simile paradiso non è cosa da poco!

    Prima ancora che io mi sieda al mio solito sgabello al banco, ha già versato due calici di Bollinger, uno per me, uno per lui. Champagne! Adoro la bolla francese.

    «Che hai? Oggi non sei la solita! Cos’è successo Veronica? Come mai questa espressione spenta?», mi interroga porgendomi il bicchiere.

    Già troppe domande per i miei gusti. Da questo si capisce che non è nato oste, lo è diventato. L’oste come si deve non fa mai domande o meglio, le fa quando capisce che il cliente vuole parlare e non è il mio caso!

    Ecco perché lo Champagne come antrée, Tom sa benissimo come mettermi di buon umore e vuole farmi sbottonare di brutto. Solitamente cominciamo con un calicino di Prosecco, per ricordare le mie origini, per poi progredire in una escalation enoica di metodo classico, italiano o francese. Siamo entrambi esterofili in fatto di vino, lui preferisce l’Italia e io la Francia.

    Tom dice che lo Champagne mi migliora e mi rende una snob simpatica, sempre snob ma simpatica.

    Devo solo fare attenzione oggi, a non esagerare con i calici, altrimenti finirò col raccontargli qualcosa della mia terribile mattinata.

    Ma correrò il rischio…...

    L’amore per lo Champagne è nato qualche anno fa. Prima lo snobbavo perché non ero in grado di apprezzarlo. Con superbia e ignoranza lo ritenevo sopravvalutato. Poi il vino è diventata una passione vera e propria, da lì la mia progressione e con maturità e conoscenza ho iniziato ad amarlo follemente. Ora posso definirmi una passionaria del vino, un’assaggiatrice seriale, con una predisposizione per lo Champagne.

    Quell’amore mi ha addirittura portata a fare una vacanza nella Champagne. E lì la folgorazione!

    Tra i villaggi della montagna di Reims - che in realtà, per dislivello, è una collina -, della Côte des Blancs e della Valle della Marna, è scoppiato l’amore. Lì tra ettari e ettari vitati, dove vitigni a perdizione circondati da antichi muretti: i clos che hanno secoli di storia, è nata una vera e propria passione che non accenna a diminuire.

    Tra quei vigneti non era raro vedere i cani scodinzolare al seguito dei loro padroni. Quegli abili vignaioli che parlavano con le loro viti, le guardavano, le osservavano come fossero figli. Era palese la dedizione, l’amore, il legame profondo che avevano con la vigna.

    Lì ho scoperto che lo Champagne non è solo uva bianca, non è solo Blanc de Blancs , quelli che mi annoiano, ne bevo solo un paio di bicchieri. Lì ho eletto i miei Champagne preferiti che nascono dall’assemblaggio dei tre vitigni: l’elegante e fine Chardonnay, il tonico e complesso Pinot Noir e il fresco e leggero Pinot Meunier. E di questi ne posso bere da sola un’intera bottiglia.

    Lo Champagne è elegante e aristocratico perché sa sempre come comportarsi, si abbina con tutto. Non è mai fuori posto, non è mai esagerato, non è mai prevaricatore.

    Vero è che molti lo bevono per la sua fama, senza saperlo apprezzare veramente.

    «Perché non rispondi Veronica?», perché sono fatti miei e sto pensando ai cavoli miei! Vorrei rispondere, ma non lo faccio perché sono una ragazza di buone maniere.

    Grazie a questo agente della Questura, qualche flash della sfuriata di Sabine che, con il suo piglio deciso, mi suggerisce caldamente di interrompere la mia relazione con Christian, mi balena nella mente.

    Ma sono venuta qui per trarre dal vino un benefico sostegno, non voglio pensare né a Sabine né a Christian, almeno per un paio d’ore e intendo metterci tutto l'impegno per riuscirci. Dunque Tom non ci provare! E versa!

    Il vino in questi casi è un toccasana. Un conforto. Allevia le inquietudini dal cuore e allontana i cattivi pensieri dalla testa, come ha detto qualcuno di saggio.

    «Si, una giornata pesante, l’ultima di una settimana pesante, ora è finita, voglio dimenticarmi di tutto e godermi appieno il week end appena cominciato», mugugno ostentando tranquillità.

    Non ci casca e con le braccia conserte e le gambe divaricate, come fosse un buttafuori sull’uscio di una discoteca, insiste «Hai litigato con il tuo amore!?». Non risponderò nemmeno sotto tortura!

    «Tom per essere un uomo sei decisamente molto curioso!», esclamo ben sapendo che le mie parole si dissolveranno nell’aria in men che non si dica.

    «Se hai bisogno di essere consolata, sai bene che io ci sono!», si propone.

    Per fortuna a interrompere l’interrogatorio il buon Dio manda Adam, il cuoco, con gli aiuti umanitari. Un cabarè di invitanti crostini gourmet, decisamente un po’ abbondante per una persona, ma dato che la persona in questione sono io non c'è pericolo che avanzi nulla. Mangerò tutto, lo so io e lo sanno anche loro.

    Io e Tom stiamo continuando nella nostra carrellata enologica, quando compare Hellen, la sorella di Adam. La poveretta è innamorata cotta di Tom, ma lui, nonostante la fama di dongiovanni professionista, non la considera molto, presumo per rispetto del suo collaboratore, altrimenti come per tutte le altre, avrebbe dato sfoggio della sua tattica: sedotte (per non dire altro) e abbandonate!

    Mi fa pena la poveretta. Si è presa proprio una bella sbandata. Soffre perché non è corrisposta ma deve farsene una ragione, non è la prima e non sarà l’ultima dato che l’amore non corrisposto è la malattia più diffusa del secolo. Per fortuna non è mortale!

    Io non le sto granché simpatica, suppongo a causa dell’amicizia molto confidenziale che intrattengo con il suo innamorato. Per quanto mi sforzi di farle capire che tra me e lui non c’è nulla, niente, mi odia ugualmente. O forse odia il tipo di personalità che rappresento. Carismatica, sciolta, disinvolta, sempre pronta alla battuta, amica degli uomini senza secondo fine, mi interessa solo il primo: bere del buon vino con chi lo apprezza!

    Tom le offre un bicchiere di Krug. Ed è un peccato mortale dar da bere questo prezioso nettare alla signorina, non è in grado di apprezzarlo e preferirebbe una diet coke.

    All'unisono, io e Tom, un po' troppo euforici, alziamo i nostri calici verso il suo in segno di brindisi.

    La mia soglia di tolleranza al vino è molto alta, ce ne vuole per farmi ubriacare, ma qui ci stiamo dando dentro.

    Faccio mio l’ultimo crostino con burro e acciughe, senza preoccuparmi di offrirlo a Hellen, che in ogni caso rifiuterebbe perché è un attentato alla sua linea perfetta.

    Io, che alla linea perfetta preferisco di gran lunga i calici perfetti e i piaceri della vita, lo addento di gusto. Deve essere un gesto decisamente sexy, almeno per Tom, che mi guarda con sguardo languido, si avvicina e mi soffia all’orecchio con tono suadente «Biondina è un vero piacere vederti mangiare, sei ancora più bella, sempre che questo sia possibile!».

    Io faccio un sorriso ebete, molto probabilmente con le briciole fra i denti e, come un’adolescente alle prime cotte, con l’occhio collassato, lo ringrazio.

    L’alcol sta facendo i suoi effetti!

    Lo sguardo di Hellen è eloquente. Mi guarda con odio e sta brandendo la sua borsa come fosse una spada che vorrebbe conficcarmi nel cuore. È rigida come un manico di scopa. Bere un po' le farebbe solo bene, si ammorbidirebbe! E magari gli uomini la troverebbero più divertente. Sarebbe più sciolta e più sexy. Chi può aver voglia di trombarsi una bacchettona spigolosa!?

    Il suo unico bicchiere deve esserle andato di traverso, così, un po’ scocciata, ci saluta. Io insisto perché rimanga. Lei mi guarda torva e mi dice «Ho altro da fare che stare al bar!». A bere come te! Questo non lo pronuncia ma, chiaramente, lo pensa.

    Non sa che poeti, scrittori e molti altri uomini d’arte hanno condiviso i propri dispiaceri con il vino! Vorrei farglielo capire e vorrei pure spiegarle che lei non sarà corrisposta ma anche io ho i miei problemi. Direi che siamo sulla stessa barca!

    Realizzo che anche i miei pensieri sono quelli di una che ha alzato il gomito.

    «Che fai a queste donne Tom? O, in questo caso, sarebbe meglio dire cosa non le hai fatto!?», chiedo sbeffeggiandolo.

    «A lei niente, in effetti, ad altre quello che vorrei fare a te!», risponde con una tale disinvoltura. Come mi avesse chiesto se ne bevo un altro.

    Dio benedica lo Champagne!

    La mia pessima mattinata è solo un vago ricordo.

    Ma mi sono dimenticata, pure del resto. Sono le quindici e trenta e Christian fa capolino nella mia mente. Non mi ha ancora chiamata. Mi rendo conto che, sorprendentemente, non ho mai guardato il telefono e di avere ancora la suoneria silenziosa. Trovo quattro chiamate e quattro messaggi, dopo ogni chiamata un: Chiamami amore! È preciso! È tedesco!

    «Scusami Christian avevo il telefono silenzioso, dimmi?», bisbiglio dolce, tentando di non biascicare.

    «Sei a casa?», chiede. Buon segno! Vuol dire che la mia dialettica nasconde le ultime due ore.

    «No, mi sono fermata da Tom a mangiare», rispondo tranquilla, tralasciando la verità, dato che più per pranzare, mi sono fermata a bere.

    «Veronica, ho un appuntamento fra cinque minuti, poi sono libero», fa una pausa e poi annuncia «Corinna ha una cena fuori città e ci resterà anche per la notte. Possiamo stare insieme fino a domani, se ti va», il mio cuore fa le capriole.

    Certo che mi va.

    «Va bene, ti aspetto a casa», rispondo calma, nascondendo la felicità.

    «Dovrei cavarmela in una mezz’ora se hai qualcosa da fare qui intorno, mi aspetti e poi andiamo insieme a casa tua», propone.

    «Ok! Vado da LOFT, quando hai finito chiamami che ti raggiungo!». Casa mia è a dieci minuti da qui, potrei tranquillamente aspettarlo lì. Ho accettato perché mi alletta l’idea di arrivare a casa con lui. Come una vera coppia.

    Saluto Tom e mi dirigo da LOFT.

    Mi rimbombano nella mente le parole di Sabine. Ma non posso fare quello che dice. Adoro Christian e né stasera né domani intendo chiudere con lui. Quello che voglio ora è solo godermi il tempo che passeremo insieme, poi si vedrà.

    So bene che tra noi non potrà esserci avvenire, ma non sono sicura di volere il contrario. Ho sempre creduto che la mia libertà venisse prima di tutto, anche dell’amore. L’indipendenza è sempre stata la mia forza, la linfa che mi ha permesso di lasciare il mio piccolo paese natale, dove tutto si ripeteva e rincorreva, dove sapere di conoscere tutti e tutto per me era angosciante, opprimente.

    Il rapporto con lui non mina né libertà né indipendenza.

    Non avrei potuto desiderare di meglio. È intelligente, galante, premuroso. È un uomo. Ed è bello, perché lo sono i suoi enormi occhi verdi che rispecchiano la sua anima, quegli occhi nei quali mi perdo tutte le volte che lo guardo. Mi fanno vibrare, impazzire. Adoro come mi guarda, come mi fa sentire. La donna più bella e più desiderata del mondo. Lui è la reincarnazione del dio del sesso e io posso resistere a tutto ma non a questo! A dir la verità sono pochi i piaceri ai quali posso resistere!

    No! Non intendo rinunciare a lui, almeno finché mi farà stare così bene e mi renderà felice. Finché sentirò le farfalle nello stomaco, che stanno ancora danzando come i primi tempi.

    Finché il sesso tra noi sarà un momento straordinario. Finché funziona. Perché funziona davvero, perché non è sesso fine a sé stesso è un incontro di anime. Il sesso come attività meccanica, gesto tecnico è noioso e non mi interessa, non mi è mai interessato, per le attività sportive ripetitive, frequenterei una palestra tutt’al più.

    Il sesso deve essere desiderio, deve mescolarsi con i sentimenti o quanto meno con l’emozione, con l’intelletto. Per me parte dalla testa. Deve essere sorpresa, energia, stimoli, non può essere una serie di ripetute flessioni.

    No, non c’è nessun motivo, nessun buon motivo per cui interrompere questa relazione.

    Mi dispiace cara Sabine, ma vince l’amore, perché l’amore trionfa sempre!

    Qualche tempo prima di conoscere Christian ero giunta alla conclusione che l’uomo ideale per me fosse un vedovo con la moglie in avanzato stato di decomposizione, senza figli, al massimo un paio di pastori tedeschi. Questa idea si era fatta strada in me a seguito dell’incontro e della frequentazione - data la mia età, che inesorabile punta a scavallare i quaranta – prevalentemente di uomini separati, uno completamente libero e interessante manco col lanternino lo trovavo. Mi raccontavano le loro avventure con mogli avide e accanite e, anche, cattive che usavano qualsiasi mezzo, molto spesso i figli, per trarre vantaggi economici dalla separazione, infierendo sui malcapitati al fine primario di ottenere l’assegno parassitario a più zeri possibili. In particolare quando gli sprovveduti fedifraghi si facevano beccare in flagranza di tradimento o si innamoravano di un’altra donna.

    L’amore nasce e come nasce, muore! Non è acquistabile in blister altrimenti, molti mariti, piuttosto che frequentare studi legali prenderebbero d’assalto le farmacie.

    Otto minuti dopo sono nel paese dei balocchi. Da LOFT.

    Adoro il profumo che si respira qui dentro. Un profumo unico, creato dal mix di odori emanati da candele, incensi, saponi, fragranze.

    LOFT è un marchio della SANTE BERGER HAUS. Dove io mi occupo della selezione del prodotto, delle linee, collaboro con i designers, li seguo. Per loro scelgo cere, tessuti, ceramiche, metalli, cristalli e materie prime di ogni genere. LOFT per me è sinonimo di casa, pieno di oggetti, colori e idee che conosco, che ho contribuito a realizzare e che rendono ogni casa speciale e più personale. Questa, almeno, vuol essere la nostra filosofia.

    Sin da bambina ho sempre avuto la passione per la casa, per l’interior design. A casa dei miei giravo mobili, spostavo quadri, coordinavo soprammobili, raccoglievo fiori in giardino per metterli nei vasi. Spolveravo e spazzavo. Una piccola domestica, che non si limitava a pulire, ma riorganizzava l’ambiente con la creatività di un interior designer.

    Le ragazze del negozio mi conoscono, sanno chi sono e mi fanno sempre mille complimenti, forse pensano che io abbia potere sulla scelta del personale, ma si sbagliano. Per ovvie ragioni di lavoro e per indole quando entro in un negozio, in particolare nei nostri, non mi limito a curiosare o fare acquisti ma controllo se gli scaffali sono stati spolverati, se gli articoli sono esposti come da linee guida dell’azienda, osservo le commesse per vedere se sono preparate, volenterose e gentili con i clienti.

    Un po’ paranoica, forse. Quello che avviene in negozio, in teoria, non dovrebbe essere affare mio. Ma è anche vero, dato tutto l’impegno che ci mettiamo, per creare prodotti originali che invoglino il cliente ad acquistarli, che se poi non vengono venduti per colpa di commesse maleducate o svogliate, sarebbe tutta fatica sprecata, oltreché un grosso danno per l’azienda.

    Un messaggio di Christian mi comunica di raggiungerlo alla portineria della SBH. Sabine non ha tutti i torti. Christian non è per nulla prudente.

    Scendiamo insieme ai garage a recuperare la sua macchina. Ci ha visti solo l’usciere, però dà l’idea di uno che non parla. Secondo me Christian gli allunga delle grosse mance, tant’è che sua figlia studia Economia dei mercati internazionali, in Italia, alla Bocconi. Quindi o il padre finanzia alla grande o…

    In effetti da quelle parti ci sono delle alternative, che non spiego.

    «Vado in doccia amore!», urlo mentre mi dirigo verso il bagno.

    Con un balzo mi raggiunge, si avvicina, mi stringe e mormora alle mie orecchie «Finalmente ho sentito questa parola oggi, è la prima volta», ma lo sa, io la uso solo quando siamo soli, completamente soli. Lui è un uomo sposato e in pubblico non mi permetterei mai certi atteggiamenti.

    Si stacca da me e torna in camera e io continuo la mia traiettoria verso l’enorme stanza da bagno. Un genio colui che ha progettato questo appartamento. Poche stanze ma tutte di dimensioni generose.

    L’acqua tiepida scorre sulla mia pelle, resto sotto il getto immobile pochi secondi finché ogni millimetro del mio corpo è completamente bagnato. Poi la magia delle sue mani sfiora delicatamente la mia pelle umida.

    Un brivido di piacere mi attraversa, le vibrazioni partono dalla punta dei piedi e arrivano dritte al cervello.

    Si stringe a me, restiamo così un paio di minuti con l’acqua che ci scivola addosso e disegna linee luminose. Poi mi volta verso di sé e mi bacia la bocca, il collo, il seno. Pochi istanti e io sono tutta un fremito. Mi sento avvampare.

    Continua. Mi morde dolcemente le labbra, i lobi… mi tocca, mi accarezza e scende, scende giù.

    «Christian, ti prego!».

    Non se lo fa ripetere e sprofonda nel mio piacere.

    Ci unisce il ritmo di una musica sorda creata da due corpi persi l’uno nell’altro.

    Sono quasi le diciannove della giornata più lunga della mia vita e siamo nel mio letto abbracciati, dopo aver fatto e rifatto l’amore.

    «Veronica, cos’è successo oggi in ufficio con Sabine?», chiede a bruciapelo.

    E lui come lo sa?

    «Ero lì per un appuntamento con Mosbach e passando davanti il tuo ufficio ho sentito Sabine che urlava», dichiara candido. E se l’ha sentita lui, che passava di lì per caso, l’avranno sentita tutti i residenti!? E poi siamo noi che diamo adito a chiacchiere.

    «Mah… è tutta la settimana che è

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