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Tutto il resto è amore
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E-book280 pagine4 ore

Tutto il resto è amore

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Info su questo ebook

Secretary Series

Dall’autrice bestseller del New York Times, Wall Street Journal e USA Today

Sto per lanciare un posacenere in testa al mio capo. Sì, perché ho appena scoperto chi c’è dietro i miei bollenti romanzi d’amore preferiti, quelli che leggo solo quando sono da sola, l’unica via di fuga dopo una lunga giornata alle prese con il Capo Infernale. A scriverli non è la dolce Natalie McBride, casalinga di campagna con un talento particolare per le storie piccanti. È lui. Esatto: il mio capo, Adrian Risinger, trentatré anni, sexy da impazzire, irritante miliardario e ragazzaccio che pensa di controllare la mia vita, è anche l’autore di tutte le mie fantasie più profonde e segrete. E, come se questa rivelazione non fosse già abbastanza scioccante, ora il bastardo vuole che impersoni “Natalie” in occasione di una serie di firma copie e incontri. Solo se tengo al mio posto di lavoro, ovviamente.

Ora che ci penso, mi servirà qualcosa di più pesante di un posacenere.

«Se vi piacciono le scene divertenti, geniali, sexy e hot, amerete questo romanzo.»

Melanie Marchande

è l’autrice bestseller del New York Times della serie Secretary. Ama i miliardari sarcastici e sicuri di sé, le eroine voluttuose e insolenti e la pizza. Non necessariamente in quest’ordine.
LinguaItaliano
Data di uscita29 apr 2016
ISBN9788854196049
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    Anteprima del libro

    Tutto il resto è amore - Melanie Marchande

    CAPITOLO UNO

    Credo proprio che gli tirerò un posacenere in testa.

    Okay, okay, adesso vi spiego tutto. Facciamo un passo indietro.

    Il mio capo è un tipo veramente insopportabile. Un bastardo di serie A chiuso in una torre d’avorio con un ego grande quanto un grattacielo e una Lamborghini parcheggiata in garage. Ha talmente tanti di quei soldi che anche il suo maggiordomo ha un maggiordomo. Potrebbe comprarsi tranquillamente tutti gli uomini politici che gli pare e crede fermamente nell’importanza del duro lavoro, nonostante sia un concetto col quale ha ben poca dimestichezza. Passa le giornate a offrire drink a destra e a sinistra, accecando i suoi fortunati interlocutori con quel meraviglioso, falsissimo sorriso di circostanza che sfodera ogni volta che vuole conquistare qualcuno. Quindi non quando è con me, naturalmente.

    Ah, giusto... Vi ho già detto che sembra il modello di una pubblicità di biancheria intima?

    Be’, questa è la mia vita. Sto seduta dietro a una minuscola, deprimente scrivania davanti all’ufficio di Adrian Risinger, smistando la sua posta, rispondendo alle sue telefonate e organizzando la sua agenda. Quando sono fortunata mi ignora, ma la maggior parte delle volte mi chiama nella sua Fortezza della Solitudine per darmi delle strigliate epocali durante le quali infila sempre qualche tagliente frecciatina sulla mia vita privata.

    Mi ci sono voluti alcuni anni prima di capire che ero autorizzata a rispondergli a tono. Quando mi esce una battuta particolarmente azzeccata mi fa l’immenso onore di dispensarmi un sorriso – un sorriso affilato come un rasoio, l’opposto di quelli che usa per sedurre i suoi soci in affari. È il sorriso di un predatore, uno di quelli che danno i brividi.

    Lo detesto.

    I motivi per cui non mi licenzio sono fondamentalmente due. Il primo è che con questi chiari di luna non posso permettermi di avere troppe pretese. Nessuno può permetterselo. Il secondo è che mi dispiacerebbe. E questo dimostra il grado di follia che ho raggiunto. Mi sentirei in colpa perché, siccome sono l’unica al mondo in grado di sopportarlo, gli sarebbe praticamente impossibile sostituirmi. Prima di me, ha avuto una sfilza di assistenti amministrative lunga un chilometro, ma nessuna di loro ha resistito per più di due o tre settimane. È una cosa da pazzi, ma non me la sentirei di piantarlo in asso così.

    Credo di aver sviluppato una particolare forma della sindrome di Stoccolma. Chi l’avrebbe mai detto?

    Insomma, questa è la mia situazione lavorativa. E purtroppo non posso dire che nel privato le cose vadano molto meglio. I miei genitori sono freddi e sarcastici tanto quanto il mio capo, cosa che probabilmente la dice lunga sulla mia condizione attuale. Ma a prescindere dalle sedute di psicanalisi che potreste consigliarmi di frequentare, il punto è che non posso contare su di loro per ottenere un po’ di conforto. Gli amici li ho persi di vista subito dopo la fine del college, oppure hanno smesso di richiamarmi quando si sono accorti che l’unica cosa che facevo era lamentarmi di una situazione in cui mi ero cacciata con le mie stesse mani. Il signor Risinger non si è accontentato di rendere un inferno la mia vita professionale, ha rovinato anche la mia vita privata.

    Mi era rimasta una cosa sola, un’unica cosa che mi rendeva felice e che lui non poteva avvelenare.

    O almeno così credevo.

    Tutto è cominciato quando una sera mi sono messa a navigare su Amazon da ubriaca. Stavo cercando dei libri che potessero darmi qualche suggerimento su come affrontare un capo odioso... perché la mia situazione con il signor Risinger poteva senz’altro essere risolta da uno squallido libercolo di auto-aiuto, no? E dài, siate clementi... ero davvero disperata!

    Comunque sia... Stavo cliccando su alcuni link a caso, quando mi è caduto l’occhio su un libro. Ho capito subito che non c’entrava assolutamente niente con quello che stavo cercando: sulla copertina c’era il primo piano di un uomo che si abbottonava i gemelli della camicia. Non chiedetemi il perché, ma con il whiskey che mi scorreva nelle vene quell’immagine mi è sembrata la cosa più sensuale che avessi mai visto.

    Il titolo era: la segretaria.

    E così ci ho cliccato sopra. Dopotutto... perché no?

    Era un romanzo d’amore, ma appena ho cominciato a sfogliare le pagine mi sono resa conto che non si trattava di uno di quei casti romanzetti rosa che parlano di mogli per corrispondenza o di corsetti strappati. Questo era davvero bollente... praticamente porno.

    Era la cosa più bella che avessi mai letto.

    Prima di rendermene conto mi sono ritrovata con una mano mezza infilata nelle mutande... Ed erano passati secoli dall’ultima volta che mi ero toccata. Ma la storia fra questa ragazza e il suo sensualissimo capo plurimilionario aveva qualcosa di irresistibile. Alla quinta pagina stavo già ansimando e gemendo sulla poltrona, con il corpo che formicolava di un piacere che non provavo da non so quanto tempo.

    Quella notte ho dormito come una bambina, erano anni che non mi succedeva.

    La sera dopo ho concluso il libro – e ho concluso anch’io... parecchie volte. Per quanto possa sembrare assurdo, mi dispiaceva essere già arrivata alla fine, così ho fatto un po’ di ricerche e ho scoperto che l’autrice – Natalie McBride – ha pubblicato un’intera serie. La segretaria legata. La segretaria denudata. La segretaria liberata. Li ho divorati tutti nel giro di una settimana, ed è stata la settimana più bella della mia vita.

    Non so se il signor Risinger se ne sia accorto, ad ogni modo non ha fatto nessun commento. Era un periodo piuttosto impegnativo per lui, e aveva sicuramente cose più importanti da fare che chiedersi come mai la sua assistente fosse così pimpante. Meglio così, altrimenti avrei dovuto sopportare una delle sue battutine acide.

    Mi sono messa a controllare se era uscito un nuovo libro con cadenza giornaliera. Lo so, potevo andare sul sito dell’autrice e leggere le date delle prossime pubblicazioni, ma mi piaceva il brivido del mistero. Voglio che sia una sorpresa, mi dicevo.

    L’ho pensata così più o meno per ventiquattr’ore, dopodiché mi sono arresa, ho acceso il computer... e ho cominciato a fare il countdown: all’uscita del nuovo libro mancava solo un mese! Natalie postava degli estratti sulla sua pagina Facebook, facendomi fremere d’impazienza. Ho scoperto che esiste un intero mondo di lettrici voraci che trascorrono praticamente tutta la vita in questo stato di febbrile attesa. Mi chiedo come facciano a sopravvivere.

    E adesso ero diventata una di loro anch’io.

    Poi, finalmente, arriva il giorno tanto atteso. Aspetto con il fiato in gola la notifica dell’email che dovrebbe comunicarmi che la copia che avevo prenotato è disponibile, ma non arriva mai. Mi trascino fino a sera in uno stato di avvilimento, e prima di andare a dormire decido di controllare la posta elettronica un’ultima volta... E allora la vedo: la mail è arrivata.

    Imprecando piano, prendo l’e-reader e mi raggomitolo sul letto. Solo qualche pagina, mi dico, perché mancano solamente sette ore prima di andare al lavoro.

    Solo qualche pagina...

    Quando spengo l’e-reader, con la vista annebbiata e i brividi per la mancanza di sonno, è già sorto il sole. Dopo una doccia ustionante, mi convinco che posso riuscire ad arrivare a sera tutta intera e mi preparo per andare in ufficio. Però ho la netta sensazione che sarà una giornataccia.

    Dio. Giornataccia è un eufemismo.

    Il signor Risinger è di pessimo umore – non ce l’ha con me, per fortuna, ma mi tocca comunque sopportarlo. Mi riprende perché sono distratta e, nonostante le mie pessime condizioni, mi accorgo che anche lui ha delle occhiaie scure sotto gli occhi. Sento quasi un moto di compassione nei suoi confronti, ma poi mi dice che devo piantarla di stare sveglia tutta la notte per guardare le soap opera.

    Maledetto sessista del cazzo.

    Ovviamente non gli dico che in effetti sono rimasta sveglia tutta la notte per leggere un romanzo d’amore. Sono fatti miei.

    Quando torno a casa, sono talmente stremata che non riesco a staccare la spina. Mi metto a camminare avanti e indietro per il mio appartamento, prendo l’e-reader per rileggere alcuni passaggi ma poi lo rimetto via quando mi accorgo che non riesco a concentrarmi. Alla fine prendo il laptop e faccio una cosa che non mi sarei mai aspettata di fare.

    Scrivo un’email a Natalie McBride.

    Mi metto completamente a nudo. Le racconto di quanto abbiano significato i suoi libri per me, le dico che mi hanno offerto una via di fuga dall’inferno in cui è precipitata la mia vita. Le confesso che mi sento in colpa perché so che quel genere di libri non dovrebbe piacermi, senza offesa nei suoi confronti ovviamente, perché lei è davvero bravissima... è più che altro una questione di aspettative sociali. Ho un capo misogino che mi darebbe il tormento se scoprisse quanto voracemente leggo dei libri come quelli. Il mio capo è completamente diverso dal protagonista dei suoi libri, il cattivo ragazzo dal cuore d’oro. Però mi piacerebbe che gli assomigliasse.

    Le dico quanto mi piacerebbe trovare un ragazzo così. Quanto mi sento sola. Le confesso che mi sento una fallita, una sfigata che si fa mettere i piedi in testa dal suo superiore. Non dovrebbe andare così. Dovremmo essere donne forti, capaci, moderne. Non dovremmo essere costrette a mandare giù tutta questa merda.

    Scrivo tutto e poi, non so per quale assurda ragione, clicco su Invia.

    Il mattino seguente mi alzo appena in tempo per infilarmi i primi vestiti che trovo nell’armadio e correre a prendere il treno. So benissimo che non truccandomi accuratamente come al solito mi attirerò le battutine sarcastiche del signor Risinger, ma quest’idea non mi mortifica nemmeno la metà del pensiero di aver scritto quelle cose a Natalie McBride.

    Mi costringo a non controllare la posta elettronica.

    Riesco a trattenermi fino all’ora di pranzo.

    «Meghan», intona il signor Risinger quando passa accanto alla mia scrivania, facendo del suo meglio per farmi innervosire. A parte mia madre, lui è l’unico che mi chiama con il mio nome per intero, ed è una cosa che mi manda in bestia.

    «Signor Risinger», dico col tono più neutro che mi riesce. Mi sento il suo sguardo addosso e comincio a prepararmi a una delle sue frecciatine.

    «Nottataccia?». Sfiora la mia scrivania con la punta delle dita, quel tanto che basta a impedirmi di ignorarlo. «Non mi pare di averti vista arrivare in sella alla scopa oggi, però l’aspetto è davvero perfetto».

    «Sì, le mie sorelle della congrega mi hanno tenuta sveglia tutta la notte», dico battendo il palmo della mano sulla spillatrice. «A proposito, le è piaciuta l’invasione di rospi?». Mi metto la mano sulla bocca con finto disappunto. «Merda, non ha ancora usato la macchina oggi? Le ho rovinato la sorpresa?»

    «Rospi? Dici sul serio? Tutto qui quello che sai fare? Una strega esperta come te dovrebbe come minimo trasformarmi l’acqua potabile in sangue». Fa un sorriso sbilenco poi prende un fascicolo di fogli e lo esamina con gli occhi blu ardesia.

    «Non crede che sarebbe inutile, Conte?». Allontano la sedia dalla scrivania per alzarmi. «Adesso, se vuole scusarmi, vado a pranzo. Vuole che vada a prenderle qualcosa alla Croce Rossa? Non so, una sacca di sangue...?».

    Lui scuote la testa. «Mi dispiace, Meghan, ma questa non posso proprio lasciartela passare. Trova qualcosa di più originale». Si schiarisce la gola, poi fa ruotare le spalle e si allontana. Non faccio assolutamente caso al fatto che la sua barba perfetta assomiglia a quella di Dirk, il capo miliardario dei miei sogni. «Ah, prima di andarti a cibare di carne umana finisci di fotocopiare quei fascicoli, per favore».

    «Cioè... A lei è consentito fare delle battute a tema zombie, mentre io non posso farne sui vampiri?», dico a voce alta, ma è già scomparso e probabilmente non mi ha nemmeno sentita. Porca vacca quanto cammina in fretta.

    E prima di rendermi conto di cosa sto facendo, controllo la posta elettronica. Non la casella che uso per lavoro, bensì quella anonima da cui ho scritto a Natalie, e che per fortuna ho avuto la decenza di usare nonostante lo stato di delirio in cui mi trovavo.

    Mi ha risposto.

    Sento il cuore saltarmi in gola e prima di riuscire a impedirmelo apro l’email. Devo sapere.

    Meg,

    grazie mille per la tua email! È bello sapere che i miei libri sono in grado di migliorare la vita delle persone. Non mi sembri affatto sciocca. Molta gente ritiene che i libri di questo genere non siano importanti, e invece abbiamo tutti bisogno di fuggire dalla realtà qualche volta.

    Il tuo capo sembra proprio un bel tipo. Forse non ti sarà di grande aiuto, ma non credo che si comporti così per ferirti. Probabilmente è cresciuto in una bolla da un miliardo di dollari e non è capace di relazionarsi con gli altri esseri umani. È un problema molto più comune di quello che immagini. Che tu ci creda o no, il personaggio di Dirk è ispirato a un tipo che assomiglia moltissimo al tuo capo. Gli ho solo smussato un po’ gli spigoli, per renderlo più sopportabile. Licenza artistica...

    Mi si spezza il cuore quando scopro che Dirk in realtà non esiste. O meglio, se esiste, in pratica è il signor Risinger con una coscienza. L’ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento è di un altro imbecille nella mia vita.

    Faccio un respiro profondo. Natalie è stata carina anche se devo aver fatto la figura della pazza furiosa. Ho paura di rileggere quello che ho scritto, mi ricordo solo alcuni passaggi... E forse è meglio così.

    Dopo qualche altra frase di circostanza, conclude la mail con:

    Spero che tu mi risponda. Un sacco di gente non risponde alle mie email, forse per paura che io sia troppo impegnata o che li consideri degli scocciatori... Ma mi piacerebbe sapere come procedono le cose con il tuo capo. Secondo me dovresti provare a non scendere al suo livello almeno per un giorno, tanto per vedere cosa succede... Ti ricordi cosa dice Dirk ad Amanda? Uno dei motivi per cui la stuzzicava era perché lei gli rispondeva sempre a tono, e a lui piaceva che nella sua vita ci fosse qualcuno disposto a parlargli in quel modo. Quando rispondi al tuo capo per le rime, stai facendo esattamente il suo gioco.

    E se non funziona... Vorrà dire che potrai farti venire in mente qualche nuovo insulto.

    xoxo,

    Natalie

    Mi viene da ridere. Non ricordo nemmeno più quando è stata l’ultima volta che ho tenuto a freno la lingua con il signor Risinger, ma dubito che la teoria di Natalie possa essere giusta. Forse poteva funzionare con Dirk, ma il signor Risinger ha cominciato a rompermi le scatole fin dal primo giorno.

    Però era diverso... A pensarci bene, ha cominciato a punzecchiarmi solo quando ho iniziato a dargli corda. Cavolo, forse Natalie ha ragione.

    Ormai è troppo tardi per astenermi dal fare battutacce per un giorno intero, però decido di trattenermi fino a domani a mezzogiorno. Vediamo come va.

    Ho fotocopiato i fascicoli come mi aveva chiesto e poi ho preso un sandwich in mensa. Avrei preferito andare al ristorante o almeno da Panera, ma oggi ho un’agenda talmente piena di cose da fare che ho a malapena il tempo di respirare, figuriamoci di uscire dal palazzo.

    «Già di ritorno dalla battuta di caccia?», mi chiede il signor Risinger comparendo al mio fianco nell’istante esatto in cui sto cercando di masticare un boccone un po’ troppo abbondante di insalata di tonno. Tempismo impeccabile, come al solito. «La luce del sole ti dava troppo fastidio?».

    Faccio di tutto per masticare e deglutire, il boccone mi si è quasi incollato in gola.

    Oddio, fa’ che non succeda. Ti prego, non farmi morire soffocata da un’insalata di tonno sotto lo sguardo di Satana in persona.

    Alla fine riesco a mandare giù.

    Mi schiarisco la voce. «I fascicoli sono sulla sua scrivania, signore».

    «Mi piace quando mi chiami signore». Mi sta sorridendo ma io mi limito a guardarlo gentilmente, facendo la parte della segretaria professionale e innocente.

    «Lo terrò a mente, signore. Posso fare qualcos’altro per lei?».

    Resta a fissarmi per qualche istante, come se stesse tentando di capire a che gioco sto giocando. Cerca di decifrare i miei pensieri, ma fallisce miseramente. È una sensazione fantastica. Sono felicissima di aver dato retta a Natalie.

    Alla fine mi passa accanto e si ritira nel suo ufficio sbattendosi la porta alle spalle.

    Sì, sì, adesso arrivo anche alla storia del posacenere, giuro.

    Il resto della giornata fila via liscio come l’olio. Il signor Risinger mi evita, come se pensasse che non vale la pena di parlare con me se non gli do dell’inutile essere succhiasangue. Per quanto gli insulti possano apparire appaganti, mi accorgo che questo è centomila volte meglio.

    Quando arrivo a casa, mi precipito a rispondere a Natalie per dirle che il suo consiglio ha funzionato. È venerdì, e il sabato mattina non ho ancora ricevuto nessuna risposta. Sono delusa, ma è probabile che Natalie non risponda alle email dei fan durante i fine settimana.

    Le email dei fan. Mio dio... Cosa sono diventata?

    Nelle due settimane successive Natalie non si fa sentire. Alla fine tento di dimenticarmene, e nel giro di pochi giorni io e il signor Risinger ricominciamo a punzecchiarci.

    Poi però mi arriva una nuova mail di Natalie in cui mi dice che è contenta che le cose si siano sistemate e si scusa per non avermi risposto prima, ma è stata molto impegnata. Mi dice che oltre a fare la scrittrice ha anche un lavoro a tempo pieno, cosa che mi lascia a bocca aperta. Per quanto mi riguarda, quando torno a casa dopo aver attraversato lo Stige non mi resta nemmeno un goccio di energia creativa.

    Mi parla della sua scrittura e mi confida che a volte pubblicare un libro può essere davvero snervante; dice che i libri sono come degli anatroccoli che devi obbligare a prendere il largo perché possano imparare a nuotare: da un certo punto in poi, non puoi fare più niente per aiutarli. Ha passato un periodo di stress a causa dell’ultimo libro, quindi ha un po’ trascurato le email. Spera che io capisca.

    Mi sento assurdamente a mio agio con lei, perciò decido di risponderle subito. Le racconto dei problemi che ho con la mia famiglia e del motivo per cui ho cominciato a rispondere alle frecciatine del signor Risinger. Le dico che magari, se mai riuscirò a mollare questo lavoro, potrei sfruttare i suoi libri come valvola di sfogo per il mio bisogno patologico di irritare i cattivi ragazzi. Meglio nella finzione che nella vita vera.

    Questa volta risponde quasi subito, strappandomi una risata. Sento una strana leggerezza in mezzo al petto, una sensazione che non provavo da un sacco di tempo. È così che ci si sente quando si trova un’amica?

    Le confesso addirittura che il signor Risinger è sensuale tanto quanto Dirk, affermazione che sembra divertirla:

    Ahah, davvero? Ho inventato Dirk con l’idea che uno così non potesse esistere davvero. Devo assolutamente conoscerlo.

    Le rispondo al volo.

    Vuoi sapere se è davvero così sexy? Be’, mettiamola così: quando entra in una stanza, parte questa canzone:

    link: YouTube - Sex and Candy - Marcy Playground

    Risponde quasi immediatamente.

    Oddio, mi hai fatta morire dal ridere. Non so cosa pensavo... Forse questa.

    link: YouTube - Moving in Stereo - The Cars

    Rido ininterrottamente per cinque minuti.

    Andiamo avanti così per un paio di settimane, scrivendoci in continuazione. Le scrivo quasi sempre da casa, e in ufficio mi ritrovo a ridere pensando a quanto mi divertirò a raccontarle alcune cose.

    Ti comporti come se ti fossi presa una cotta per lei.

    Questo pensiero mi colpisce come un fulmine a ciel sereno, e francamente non mi spiego proprio da dove salti fuori. Non ho una cotta per lei, naturalmente. Non mi piacciono le ragazze. Sono quasi certa che sia sposata. Il punto è che mi ero dimenticata di come ci si sentisse ad avere un’amica, tutto qui. Non siamo proprio amiche... Però potremmo diventarlo.

    «Cosa c’è da ridere?».

    Sii superiore, sii superiore.

    Ma poi lo guardo in faccia, e mi scaldo subito. Ha ancora quell’assurdo velo di barba, come se non se la facesse da due giorni, e si muove con quell’andatura particolare, come se avesse passato la pausa pranzo a fare sollevamento pesi. Per avere un corpo così, deve di sicuro allenarsi tutti i giorni.

    Mi viene in mente la scena in cui Amanda si infradicia le mutande spiando Dirk che si allena sulla panca piana. Sono diventata tutta rossa... Grandioso.

    «Niente», biascico.

    «Bene», dice il signor Risinger. «Ho bisogno di te. Vieni nel mio ufficio».

    Quando si accorge che non gli sono corsa dietro immediatamente, si affaccia dalla porta.

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