Blade Runner 1971: il Prequel
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Info su questo ebook
Ascoltatelo discutere della sua monumentale Esegesi, e simpatizzate con lui mentre vi racconta dellʼinvasione di casa sua il 17 novembre 1971.
Scoprite le sue visioni mistiche, i suoi approfondimenti su temi religiosi e filosofici. Questo libro ricostruisce alcune delle più affascinanti conversazioni avvenute tra amici, come le ricorda sua moglie Tessa.
Tessa B. Dick scrive racconti, articoli e poesia fin dai tempi del liceo. Ha un master alla Chapman University, dove ha insegnato Inglese e Comunicazione per dodici anni, prima di ritirarsi in una piccola comunità montana dove dedica tutto il tempo e le energie alla scrittura. I suoi libri sono ampiamente disponibili online. Il Terebinto Edizioni ha anche pubblicato la versione inglese col titolo Conversations with Philip K. Dick.
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Anteprima del libro
Blade Runner 1971 - Tessa B. Dick
Tessa B. Dick
BLADE RUNNER 1971: IL PREQUEL
Parti di questo testo erano già state pubblicate per Kindle di Amazon con il titolo Story Time with Philip K. Dick . Tali sezioni restano qui ben identificabili grazie alla collocazione a fondo volume.
Tutte le fotografie incluse nel testo sono opera dell’autrice, o utilizzate con il consenso degli aventi diritto, o sono immagini di pubblico dominio.
Traduzione di Dario Rivarossa ilTassista Marino
© 2018 Il Terebinto Edizioni
Sede legale: via degli Imbimbo 8/E
83100 Avellino
tel. 340/6862179
e-mail: terebinto.edizioni@gmail.com
UUID: cd5dc7a0-1b17-11e8-9f86-17532927e555
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
L’ora della fiaba con Philip Dick
Appendice documentaria
Note
Capitolo 1
Accomodatevi sulla sedia accanto a quella di Philip K. Dick, o sul lato opposto del tavolo, e godetevi la conversazione. Scoprirete che idea avesse della vita e che cosa il suo lavoro significasse per lui. Riderete, piangerete, scuoterete la testa sentendolo saltare dai ricordi felici a quelli tristi, e poi trasformarsi in un clown. A Phil piaceva fare scherzi, anche se a volte non erano granché divertenti. Aveva inoltre l’abitudine di volerla sempre vinta nelle discussioni, a costo di negare l’evidenza.
Ad esempio, una volta versò due vini in due bicchieri mentre ero al bagno, dopodiché mi chiese di assaggiarli entrambi e dire quale preferivo. Uno dei due bicchieri conteneva vino andato a male, solo che non potevo accorgermene perché mi ero appena lavata i denti con un dentifricio alla menta. Phil mi prese in giro per non essere riuscita a riconoscere quel mezzo aceto anziché ricordarsi e tenere conto del fatto che, a 18 anni, non è che avessi molta esperienza in materia. Per fortuna avevo bevuto solo un sorso da entrambi i bicchieri.
Poi ci fu quella volta che Phil prese in giro una giovane donna la quale insisteva che in Inghilterra esistono davvero i milk bar. La tipa riteneva che il film Arancia meccanica fosse più realista che fantascientifico, mentre Phil lo negava. Nel film si vedono i protagonisti che vanno in un milk bar: Phil ripeteva e ribadiva che non esistevano locali del genere. Beh, aveva torto. Milk Bar
è una catena di ristorazione nata da un negozietto che serviva latte al bicchiere. Ma alla fine nella discussione la ebbe vinta lui usando il ridicolo come una clava. Fare la voce grossa e usare un tono condiscendente spesso aiutano a vincere un dibattito anche quando si è nel torto marcio.
Phil soffriva di noia cronica dal momento che la realtà non soddisfava il suo disperato bisogno di stimoli intellettuali. Non riusciva a inserirsi nell’ambiente accademico perché li trovava tutti troppo chiusi nella propria specializzazione. Ad esempio, i biologi raramente si mettono a discutere di poesia, e i musicisti, raramente di astronomia. Sebbene preferisse trascorrere il tempo con la gente comune, ammirava comunque studiosi come Willis McNelly del California State College di Fullerton, che riusciva a recitare a memoria intere sezioni da Chaucer. E gli andavano a genio i bibliotecari perché amavano i libri proprio come lui.
Mi trovo in corsa contro il tempo, in questo sforzo di comunicare le tante idee scaturite dalla mente di mio marito Philip K. Dick. Man mano che divento anziana mi ritrovo sempre più spesso a riflettere sul fatto che l’unica alternativa all’invecchiamento è inaccettabile, per quanto inevitabile. Perciò, prima di lasciare questa Terra vorrei trasmettere anche a voi quella conoscenza che fu trasmessa a me – nella misura in cui riuscirò a ricordarmene e a metterla nero su bianco. Senza lasciare che questa conoscenza svapori nelle nebbie del tempo e dell’oblio. Tenerla stretta e assaporarla ancora.
Prendete tutte queste parole e fatele vostre. Accomodatevi sul divano accanto a Philip Dick e ascoltatelo raccontare. Non prendete per oro colato le sue descrizioni del tappeto che tenta di vendervi: ascoltate con orecchio critico, poi portatevi a casa le idee che vi funzioneranno meglio. Disegnate il vostro arazzo personale usando le parole di lui e i vostri stessi pensieri.
Per favore, non scordate che, per quanto io ce la metta tutta per tenere le mie idee sempre distinte da quelle di Phil, qualcuna delle mie si infiltrerà senza che me ne accorga, e altre mi usciranno spontaneamente di bocca nelle pagine che seguono.
Philip K. Dick era un autodidatta formatosi da sé nelle biblioteche dopo aver lasciato il college; imparò tanto anche tramite la discussione delle sue idee con ogni genere di persone. La grande amicizia con il vescovo James Pike, agli inizi degli anni Sessanta, plasmò gran parte delle sue concezioni religiose. Pike, vescovo della Chiesa episcopaliana [anglicana] della California, era stato costretto a dare le dimissioni in seguito a un processo per eresia. In seguito sarebbe morto in circostanze poco chiare nel deserto israeliano, dove era andato a cercare le prove che Gesù Cristo non era morto in croce.
Phil era intrigato dall’alone gnostico delle idee di Pike sulla religione, sebbene aderisse più convintamente ad altre religioni di tipo dualista [1]. Era anche affascinato dall’occultismo. Negli anni Sessanta lui e sua moglie Nancy parteciparono a due sedute in cui Pike tentò di contattare lo spirito del suo defunto figlio tramite un medium. Pike affronta il tema nel suo libro The Other Side , dove documenta i tentativi di entrare in contatto con Jim Jr. dopo che si era suicidato. Phil disse che il medium in effetti aveva contattato qualcosa, ma era qualcosa di malvagio, nettamente non umano.
Le esperienze di Phil nel 1971 [2] e dopo lo catapultarono in un viaggio paranoico attraverso il senso di oppressione e la fuga, il rapimento
( abduction ) e di nuovo la fuga. Una paranoia che pareva giustificata dalle circostanze, e alla quale le visioni mistiche offrivano qualche conforto. Affermava che era stata la sua infanzia difficile a spingerlo nella depressione, anzitutto perché la sua sorella gemella era morta da piccola, poi perché sua madre Dorothy non sapeva consolarlo quando si sentiva triste o ferito. Sua madre era semplicemente incapace di empatia. Forse perché lei stessa era stata educata da una rigida madre inglese, ora appariva fredda agli occhi di un ragazzino bisognoso di affetto. In ogni caso, Phil non credette praticamente mai che sua madre gli volesse bene. Credeva che lei lo