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La principessa immortale
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E-book205 pagine3 ore

La principessa immortale

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Info su questo ebook

Hanna è una Guerriera dei Draghi, addestrata a combattere e servire fedelmente la sua sovrana. Al suo fianco Penta, un Drago del Fuoco, la accompagnerà durante la prima missione che consiste nell’accompagnare una misteriosa dama dalla bellezza quasi magica al servizio della principessa verso la Valle delle Nebbie per garantirne l’incolumità e la riuscita dell’incarico. Purtroppo non tutto andrà come previsto e durante il viaggio vari eventi si frapporranno alla riuscita di una missione che sembrava molto semplice. Primo fra tutti l’atteggiamento sospetto della dama che Hanna e Penta devono proteggere, la sua totale assenza di espressioni ed empatia appare sospetta e innaturale. Inoltre il segreto di Hanna rischia di venire alla luce e se così fosse potrebbe essere punita severamente dagli Anziani che amministrano la giustizia del suo villaggio.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2018
ISBN9788867828197
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    La principessa immortale - Sara Martini

    SARA MARTINI

    LA PRINCIPESSA

    IMMORTALE

    Sara Martini

    La principessa immortale

    Editrice GDS

    Via Pozzo 34

    20069 Vaprio d’Adda-Mi

    www.gdsedizioni.it

    Ogni riferimento descritto nel seguente romanzo a cose, luoghi, persone o altro sono da ritenersi del tutto casuali .

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    La Principessa immortale

    1

    Di storie ne sono già state raccontate tante. Di quelle con il lieto fine, con un finale dolce-amaro e di quelle senza una fine.

    Questa è una storia vera, inventata dai bambini mascherati da adulti, per i bambini veri. Parla di un mondo incantato, dove tutto è possibile, ma niente avviene per caso. Tutto cominciò così:

    "Il primo giorno di primavera a Ithos nacque una bambina. Accadde più di mille anni fa. Il re e la regina erano così contenti per l’arrivo della principessina, speravano che avrebbe portato gioia e amore in tutto il regno, non solo nel castello. Per festeggiare il lieto evento organizzarono una grande festa e chiamarono tutti gli abitanti dei regni vicini. Re, principi, regine e principesse furono invitati. Anche fate ed elfi, gnomi e tutti i draghi più famosi. Perfino i nani vennero chiamati a corte. Nessuno mancò all’invito e tutti furono molto felici di recarsi al castello per vedere la bambina. Ognuno di loro portò un dono alla principessa. Le fate portarono l’acqua magica che conservavano sotto il grande albero per loro sacro e si diceva fosse in grado di donare la vita eterna a un mortale che l’avesse bevuta. Gli elfi, invece, donarono una fiala del loro sangue, perché si diceva che chi l’avesse ingerito sarebbe diventato bellissimo e irresistibile per chiunque non fosse un elfo. I nani donarono ciò che consideravano prezioso, una moneta d’oro, ma non era una moneta come tutte le altre; essa era in grado di trasformarsi in qualsiasi cosa il suo proprietario avesse chiesto. Ma i draghi donarono alla principessa il dono più prezioso, un libro magico che poteva essere aperto da lei soltanto e conteneva la risposta a tutte le domande che gli avrebbe posto.

    Ma ci furono degli esseri, freddi e senza cuore, che non furono invitati alla festa per il lieto evento, costoro erano maghi malvagi che praticavano le magie oscure. Così quando si presentarono alle porte del castello le guardie provarono a non farli entrare, ma erano troppo potenti per loro. Questi esseri erano in grado di scatenare potenti magie usando artefatti oscuri che erano stati maledetti con l'anima di un essere umano morto ingiustamente..."

    Ho paura mamma... piagnucolò piano il bambino coprendosi il viso con le manine.

    La donna sorrise divertita e continuò imperterrita la sua favola della buonanotte: Arrivati nell’immensa sala del trono si inginocchiarono d’innanzi al re e sua moglie. Offesi per il mancato invito, fecero il dono più oscuro che si potesse fare a una neonata, una pozione fatta con le lacrime di Griselda. Si dice che fosse una potente strega vissuta all’inizio dei tempi, e che avesse versato quelle lacrime dopo che il suo amato l’aveva abbandonata rubandole il libro degli incantesimi. Sapevano di non essere stati invitati perché erano considerati esseri malvagi e di malaugurio, ma ciò non li fermò. Lanciarono un potente incantesimo, in una lingua sconosciuta ai più, e ruppero sul pavimento di marmo la boccetta contenente le lacrime della strega. Una scia luminosa si formò e colpì il cuore della bambina che cominciò a piangere senza sosta. Il re ordinò che venissero catturati, ma loro svanirono in una nube di fumo denso e scuro. Passarono i mesi e i sovrani si chiesero cosa fosse successo alla principessa. Nessuno, né il medico di corte, né i draghi o le fate o qualsiasi altro essere magico, sapevano che effetto potessero avere quelle lacrime sul cuore della piccola. Così passarono gli anni e la bambina crebbe, diventando una fanciulla, poi una donna. I doni che aveva ricevuto alla nascita l’avevano resa bellissima e affascinante agli occhi di chiunque, saggia e immortale. Eternamente giovane e bella la principessa sembrava avere tutto, ma l’oscuro incantesimo agiva all’insaputa di tutti. Benché fosse molto corteggiata, da nobili e principi, si rifiutava di sposarsi. Finché, prossimo alla morte, il sovrano le chiese di prendere marito per lasciare un erede al trono che potesse prendere il suo posto e perché non restasse sola. Ma lei si rifiutava. Perché il suo cuore era freddo, come di ghiaccio, per via dell’incantesimo dei maghi. Il re, dunque, morì nello sconforto e nella sofferenza, mentre la principessa continuò a vivere per altri mille lunghissimi anni. E benché fosse senza sentimenti, riusciva a governare con giustizia ed equità sul suo popolo, la madre smise di parlare quando vide che il figlio si era addormentato nel suo letto di paglia. Lo coprì con una coperta di lana e spense la candela.

    Questa è la storia della principessa che visse senza amore. Una condanna che l’afflisse per gran parte della sua lunga vita.

    In un piccolo villaggio all’estremo nord del regno della principessa immortale vivevano e vegliavano sul regno delle magnifiche creature chiamate draghi. Erano creature nobili e fedeli, di buon cuore e d’infinito coraggio.

    Esisteva un rito sacro all’interno di un villaggio chiamato Astrol, dove i draghi stanziavano per gran parte dell'anno, e solo pochi eletti potevano parteciparvi. Alcuni umani, dalle straordinarie capacità in battaglia, erano in grado di legarsi a un drago grazie al Rito di Sangue.

    La cerimonia consisteva nel mischiare il sangue del drago prescelto e il sangue dell’umano a cui si voleva unire la nobile bestia. Dopodiché, entrambi, bevevano il contenuto della coppa usata per il rito che era sempre la stessa da millenni. Ovviamente tale cerimonia poteva avvenire solo se entrambi avessero superato alcune prove, per niente facili, e risultassero compatibili. Il loro legame col tempo diveniva più forte di qualsiasi cosa in cielo e in terra e nulla, tranne la morte, poteva spezzarlo. Il secondo giorno d’autunno era il giorno designato per tale cerimonia. Quell’anno ben cinque ragazzi superarono le prove e tra loro c’era anche una ragazza. Di lei non si poteva dire che fosse di rara bellezza, aveva il portamento di un ragazzo e i capelli corvini tagliati corti con una lieve frangetta che le sfiorava la fronte. Nulla di lei, se non la voce e i piccoli seni, avrebbero fatto pensare che fosse una ragazza guardandola. Era un evento più unico che raro il fatto che una fanciulla riuscisse a superare tutte le prove e potesse partecipare al rito sacro. Prima di lei solo un'altra ragazza aveva superato le prove e aveva partecipato al Rito del Sangue, sua madre.

    Il concilio degli anziani era perplesso quando l'istruttore capo corse tutto trafelato da loro un giorno di fine estate per comunicargli che una ragazzina mingherlina era riuscita a superare brillantemente anche l'ultima prova, quella della caccia nei boschi. In pratica la prova consisteva nel dividere i ragazzi in due grossi gruppi, l'istruttore capo sceglieva chi di loro dovesse essere il leader e guidare la propria squadra alla vittoria. Una parte di loro sarebbe stata la preda e avrebbe dovuto dimostrare di sapersi nascondere bene agli occhi del nemico e magari se riuscivano a catturarne qualcuno era un bonus per la vittoria. Gli altri sarebbero stati i cacciatori e avrebbero dovuto scovare e portare in una finta prigione fatta con canne di bambù le prede. Hanna si trovava nel secondo gruppo e, sebbene nessuno volesse aiutarla o facesse squadra con lei in quanto era una ragazza e anche perché si trattava di un'orfana, non si lasciò scoraggiare e partì da sola alla caccia dei suoi compagni. Ne catturò dieci da sola, portandoli dentro la finta cella pieni di lividi e con qualche spalla lussata.

    Gli anziani rimasero perplessi e capirono che un tale talento e impegno dovevano per forza essere ricompensati. In fondo una guerriera di quel calibro era meglio averla come amica che come nemica. Ripensando a sua madre, Sarsella, e al carattere più dolce e mansueto rispetto a quello della figlia il gruppo di vecchietti pensò di affidarle un Drago di Terra, ma alcuni dopo un po' saltarono in piedi agitando il dito indice sostenendo che quel tipo di drago era troppo lento e tranquillo per una come lei. Poi pensarono ad un Drago d'Acqua, ma erano creature difficili da gestire, un poco infide, perciò fu scartato. Dopo aver scartato anche i Draghi di Ghiaccio per le attenzioni e l'estrema pazienza che avrebbero richiesto nelle cure continue di cui avevano bisogno, i vecchi saggi si arresero e ammisero a se stessi di non sapere quale tipo di drago fosse meglio legare a quella fanciulla così particolare.

    Finché uno di loro si illuminò tutto in volto e sorridendo batté i piedi sul tappeto fatto di pelliccia d'orso. Un drago femmina di tipo fuoco aveva deposto delle uova poco prima di partire per la guerra contro gli orchi, purtroppo era morta in battaglia e le uova erano state accudite da alcune levatrici specializzate in uova di drago del villaggio. Come spesso capitava in assenza della madre naturale solo poche uova si schiusero, tre per l'esattezza. Due cuccioli non arrivarono nemmeno a compiere un mese, però, uno di loro, un bel esemplare maschio era sopravvissuto. Venne chiamato Penta perché era il quinto cucciolo nato quell'anno.

    Nessuno più di lui, a detta degli anziani, era compatibile con la ragazza di nome Hanna. La creatura aveva avuto un inizio travagliato proprio come lei, ma aveva sempre combattuto dimostrando di essere un ottimo guerriero e al villaggio dei draghi si era sempre pronti per una nuova guerra.

    Nel primo mattino, il giorno stabilito per il Rito del Sangue, tutti gli abitanti del villaggio, umani e non, si radunarono nella grotta alle pendici del vulcano che sovrastava la regione. Tutti volevano vedere come si svolgeva il rito.

    Al centro della grotta, appollaiati su tre grandi massi, c’erano i primi draghi scelti. Ai loro piedi i loro cavalieri. Ognuno portava una spada al fianco, forgiata con alito di drago. Un grande dono che veniva concesso solo ai Guerrieri dei Draghi. Il gran sacerdote si trovava davanti a loro con una grossa coppa di legno dall’aria molto antica. Dando le spalle alla folla e intonando una cantica celtica estrasse un coltello da cerimonia da sotto la tunica bianca e tagliò il palmo del primo guerriero che lo lasciò fare con una lieve smorfia. Poi il sacerdote si avvicinò al masso e il drago, con estrema pazienza, allungò un’enorme zampa mostrando un lungo dito che terminava con un artiglio. Il Grande Sacerdote fece un piccolo taglio sul dito della creatura e raccolse il sangue nella coppa, insieme a quello dell’umano. Li lasciò mescolare tra loro e quando fu fatto porse il calice al giovane che bevve, infine lo diede al drago. Non accadde nulla di eccezionale, forse la folla si aspettava un’esplosione di luce o qualcosa di simile, ma non accadde nulla però, dentro di loro, i partecipanti sapevano di essere diversi. A entrambi si incendiò il sangue nelle vene e i cuori smisero per un momento di battere, quando ripresero ogni pulsazione era sincronizzata con quella dell’altro. Ora i loro corpi e le loro menti erano uniti per sempre, inseparabili fino alla morte.

    Quando toccò alla fanciulla si udì uno squittire fastidioso provenire dalla folla. Nessuno vedeva da anni una ragazza partecipare alla Cerimonia e non sapevano cosa sarebbe potuto accadere. Il sacerdote incise la candida pelle della giovane facendone sgorgare il sangue scuro, lo raccolse nella coppa come era stato per tutti gli altri. Poi fece un cenno al drago che allungo la sua enorme zampa ne incise la punta di un dito. Pronunciata la solita tiritera sollevò la coppa e con apprensione la tese alla fanciulla. Lei prese la coppa con espressione solenne e bevve metà del contenuto, infine la passò al suo drago. Sì sentì uno schiocco di lingua provenire da quest’ultimo e la fanciulla chiuse per un attimo gli occhi, null’altro accadde in seguito. Tranne quando l’unione dei due esseri fu completa, e al giovane drago fu possibile accedere ai pensieri della giovane. La fissò coi suoi enormi occhi azzurri. La osservava così intensamente che quasi gli spettatori temettero volesse mangiarla. Invece, alla fine, distolse lo sguardo che tornò sulla folla.

    Passò una settimana da quel fatidico giorno. Ognuno era tornato alle proprie mansioni all’interno del villaggio e nessuno pensò più allo strano sguardo che il drago aveva lanciato alla sua guerriera. Ora entrambi custodivano un segreto e nessuno avrebbe tradito l’altro, per nessun motivo.

    Ma quel giorno arrivò a Astrol un’altra persona custode di un segreto. Una bellissima, giovane e affascinante donna che doveva avere circa vent'anni anche se i suoi capelli erano talmente biondi da sembrare bianchi. La pelle era diafana e delicata, emanava un profumo di fiori molto intenso e le sopracciglia, nere come la notte, erano perfettamente curate. Gli occhi di un intenso colore verde erano contornati da lunghe ciglia. La forma a clessidra del suo corpo si muoveva sinuosamente mentre camminava e la lunga treccia che raccoglieva i suoi soffici capelli ondeggiava da un lato all’altro. Con sé portava una cintura di cuoio a cui era legato un sacchetto dello stesso materiale. Legato in vita aveva un pugnale d'acciaio con il pomo liscio e l'impugnatura in cuoio, sulla spalla portava una borsa a tracolla di tela contenente quello che sembrava essere una scatola di legno piuttosto pesante. I suoi stilavi di pelle marrone affondavano nell’erba bagnata e nel fango.

    Non esisteva una strada che portasse al villaggio, solo un sentiero che iniziava appena prima delle porte d'accesso. Astrol era situato in cima a una collina e ci si arrivava da ogni direzione frontale si volesse percorrere, mentre alle sue spalle si vedeva solo l'enorme vulcano e un'immensa distesa di foreste.

    Una volta arrivata nella piccola piazzetta, proprio davanti alla fontana raffigurante il primo drago conosciuto della storia, il cui nome era stato dato al villaggio per onorarlo, la bellissima e misteriosa fanciulla cominciò a urlare: Dove si trova il consiglio? chiese con una voce melodiosa e incantatrice.

    Tutti si fermarono a studiare la straniera ma nessuno osò risponderle.

    Dalla folla si mosse un vecchio dalla tunica scura e dalla barba ingrigita e incolta lunga fino allo stomaco, il Gran Maestro. Fece un cenno alla giovane donna per indicarle di seguirlo. Lei, senza aggiungere altro o battere ciglio, seguì incurante e silenziosa il vecchio personaggio che si era fatto notare tra la folla.

    Hanna riprese il secchio con l’acqua fresca che aveva riempito nel pozzo collocato solo due case più in giù rispetto alla piazza centrale e alla scenetta che vi si era svolta poco prima e tornò dal suo drago del tutto indifferente a quello che era accaduto e alle conseguenze che avrebbe potuto avere.

    Oggi Penta dovremmo allenarci al volo... siamo un po’ carenti entrambi, disse accarezzando lo spazio tra le due larghe narici del suo fedele amico.

    "Certo Hanna... non sono abituato, nessuno mi ha mai cavalcato prima", era un suono gutturale e incomprensibile per chiunque non avesse stretto un Patto di Sangue con un drago.

    Infatti ogni Guerriero dei Draghi poteva capire i versi e i ruggiti di questi possenti animali fintanto che nelle vene gli scorreva il sangue ingerito durante il rito sacro, mentre i pensieri del guerriero e del drago erano accessibili solo a chi aveva condiviso lo stesso liquido nella coppa.

    Poi la bestia pose una domanda: "Ho visto una donna entrare nel villaggio e gli altri draghi dicono che i loro guerrieri hanno pensato fosse stupenda... anche tu l’hai vista?"

    "Sì, ed era bellissima in effetti. Ma non sono cose che ci riguardano.

    Noi dobbiamo pensare a finire l’addestramento e unirci all’esercito della principessa", disse la fanciulla accarezzandogli un artiglio.

    "Tu l’hai mai vista?" domandò lui immergendo il muso in una bacinella in legno di pino che veniva usato come abbeveratoio.

    "No mai... dicono che sia di rara

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