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Chiaro di Luna e Polvere di Stelle “La strega”
Chiaro di Luna e Polvere di Stelle “La strega”
Chiaro di Luna e Polvere di Stelle “La strega”
E-book539 pagine7 ore

Chiaro di Luna e Polvere di Stelle “La strega”

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Info su questo ebook

Catherine è una ragazza come tutte le altre, finché la sua vita verrà sconvolta radicalmente.

Infatti, il giorno del suo diciottesimo compleanno entrerà in possesso dei suoi poteri di strega, anche se ancora non sa di esserlo.

La sera della sua festa di compleanno incontra Dante, un bellissimo e misterioso ragazzo, e tra i due nasce subito un sentimento molto forte.

Ma il loro amore sarà presto ostacolato dalla loro stessa natura e da chi è disposto a tutto per separarli.

Catherine inizierà a poco a poco a prendere confidenza con i suoi poteri, di cui però parlerà solo con il fratello Alex.

I due ragazzi saranno aiutati, ma a volte anche confusi, dalle pagine di un misterioso diario, che contribuirà a ricomporre, uno alla volta i tasselli del puzzle.

Tuttavia Catherine non sarà alle prese solo con il suo segreto, sempre più opprimente e difficile da mantenere, ma anche con quello di Dante, il quale conduce una vita non meno misteriosa della sua.

Al culmine di una serie di eventi drammatici, la ragazza deciderà di fare finalmente luce sulla vicenda, decisa a dire tutto a Dante, in cambio del suo segreto, nella speranza che questo renda le cose più facili.

Ma talvolta il prezzo da pagare per conoscere la verità può essere molto alto...
LinguaItaliano
Data di uscita13 ott 2012
ISBN9788867516827
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    Anteprima del libro

    Chiaro di Luna e Polvere di Stelle “La strega” - Patrizia Ochner

    Patrizia O. P.

    Chiaro di Luna

    e

    Polvere di Stelle

    La strega

    ROMANZO

    Copyright © 2012

    Youcanprint Self-Publishing

    Via roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    Tel. 0832.1836509

    Fax. 0832.1836533

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Titolo | Chiaro di Luna e Polvere di Stelle La strega

    Autore | Patrizia O. P.

    Copertina | © Argus - Fotolia.com

    ISBN | 9788867516827

    Prima edizione digitale 2012

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941

    "Fra tutte le eresie,

    la più grande è quella di non credere nelle streghe,

    e con esse, nel patto diabolico e nel sabba"

    dal MALLEUS MALEFICARUM(XV secolo)

    INDICE

    CAPITOLO 1 - CATERINA

    CAPITOLO 2 - CATHERINE

    CAPITOLO 3 - DANTE

    CAPITOLO 4 - INCUBO

    CAPITOLO 5 - PREPARATIVI PER LA FESTA

    CAPITOLO 6 - IL GIORNO DEL MIO COMPLEANNO

    CAPITOLO 7 - LA FESTA

    CAPITOLO 8 - NUOVE AMICIZIE

    CAPITOLO 9 - PROGRESSI

    CAPITOLO 10 - RISSA

    CAPITOLO 11 - LA NOTTE DELLA LUNA

    CAPITOLO 12 - AUTUNNO ROSSO SANGUE

    CAPITOLO 13 - ANGOSCIA

    CAPITOLO 14 - IL PREZZO DELLA VERITA’

    CAPITOLO 15 - INVERNO

    CAPITOLO 16 - CAMPEGGIO

    CAPITOLO 17 - LOTTA

    CAPITOLO 19 - ADDIO

    CAPITOLO 19 - IL GIORNO IN CUI SBOCCIANO LE ROSE

    CAPITOLO 20 - LA PARTENZA

    CAPITOLO 1

    CATERINA

    Lago della Luna, 21 giugno 1510

    In una calda e afosa notte d'estate una fanciulla si apprestava a bagnarsi nelle fresche acque del lago, in cui si specchiava la luna piena, più grande e vicina che mai, quasi volesse tuffarsi anch'ella nel nero e placido specchio d'acqua.

    Era il giorno del suo diciottesimo compleanno, una brezza leggera le sfiorava la pelle, e quando sciolse i lunghissimi capelli dorati e mossi come le onde delicate del lago, finalmente liberi dall'austera cuffia in cui erano costretti di giorno, come imponeva il costume dell'epoca buia in cui la fanciulla si trovava a vivere, la luna, con i suoi raggi d'argento, illuminò e fece brillare lo strano tatuaggio, appena comparso sulla candida pelle della giovane, sul collo, poco sotto la nuca, e che rappresentava proprio uno spicchio di luna, incorniciato da un arabesco intrico di rose.

    Lei ancora non lo sapeva, perché la sua adorata nonna era mancata durante il rigido inverno precedente, prima di poterle spiegare tutto quello che avrebbe dovuto sapere su sé stessa e sulla dinastia di donne, di streghe, da cui discendeva.

    Era appena scoccata la mezzanotte e la giovane Caterina della Luna era diventata una strega.

    Nonna Alfonsina, la donna che l'aveva cresciuta, come una figlia, dal giorno in cui suo padre era morto in un tragico incidente, mentre lavorava per riparare il tetto di paglia della casa di una vedova del villaggio.

    La mamma era morta di parto, e la ragazza era così rimasta orfana all'età di soli sei anni.

    Un destino triste, ma lei non si era mai lasciata abbattere, e si era sempre ritenuta fortunata, perché aveva la sua cara nonna, e insieme avevano sempre vissuto, lavorando fianco a fianco nell'orto, nella stalla, o in casa, nella minuscola cucina, quando l'anziana donna le insegnava il suo mestiere, quello dell''herbaria.

    La nonna conosceva tutte le piante che si potevano trovare in quel territorio e sapeva come usarle.

    Per questo la gente del villaggio si rivolgeva sempre a lei quando aveva qualche problema di salute.

    Lei riusciva quasi sempre a guarire i suoi pazienti, ma quando, disgraziatamente, qualcuno moriva, non chiedeva alcun compenso.

    E Caterina aveva imparato tutto da lei, tanto che, alla sua morte, era divenuta, nonostante la giovane età, la nuova herbaria del paese e di quelli vicini.

    Era molto amata da tutti e, nonostante qualche esitazione iniziale, non avendo altre possibilità, la gente aveva iniziato a chiedere il suo aiuto, dovendo infine ammettere che la sua bravura era degna di quella della nonna.

    Nonostante la solitudine che l'attanagliava ogni sera, quando si ritrovava sola nella piccola casa che aveva da sempre condiviso con la nonna, la vita di Caterina scorreva serena, se non per un particolare.

    Alla morte della nonna, non essendo ancora adulta, l'autorità giudiziaria aveva disposto che la ragazza lasciasse la sua casa per andare a vivere con una famiglia del villaggio che si era offerta di prendersene cura. Quando aveva appreso la notizia si era disperata, rifiutando e opponendosi con tutte le sue forze. Voleva a tutti i costi rimanere nella sua casa.

    Le sue insistenze alla fine ebbero la meglio, ma ad una condizione: la giovane doveva essere accudita da un tutore, fino al compimento del diciottesimo anno d'età. E chi poteva essere più indicato di colui che immediatamente si rese disponibile, con entusiasmo a dir poco sospetto…

    Il tutore volontario, subito accettato, altri non era che don Amedeo, il parroco di Lago della Luna e di vari altri piccoli villaggi delle vicinanze.

    Il prete non perdeva occasione per andare a casa sua, praticamente ogni giorno, anche con il gelo e la neve, nonostante fosse piuttosto fuori mano.

    Caterina era ingenua, come tutte le ragazze, a quel tempo, e nulla sapeva, né lontanamente immaginava, di ciò che passava nella testa degli uomini che la guardavano, specie di quelli come don Amedeo, che non aveva certo indossato l'abito talare per vocazione religiosa.

    Tuttavia capiva bene che le attenzioni che l'uomo le riservava erano tutt'altro che paterne.

    Era sulla mezza età, quasi calvo sulle tempie incorniciate da disordinati ciuffi di pelo rosso come il fuoco, colore peraltro simile a quello del suo viso paffuto, perennemente paonazzo, da cui spuntavano, sgradevolmente sporgenti, due occhietti bruni, che molto ricordavano quelli dei maiali che Caterina teneva nel cortile di casa e che né lei né la nonna avevano mai avuto il coraggio di sgozzare, neanche quando, d'inverno, non avevano quasi nulla da mangiare.

    L'uomo era piccolo, tarchiato, e robusto, con un ventre prominente che tradiva la sua malcelata e molto nota debolezza per il cibo e gli alcolici. Insomma, non era certo quel che si possa definire un uomo attraente, ma piuttosto ripugnante, sia nell'immagine che nei modi.

    Aveva l'abitudine di sfregarsi continuamente le mani tozze e sudaticce e di lisciarsi i radi capelli, e la ragazza, guardandolo, aveva sempre la sgradevolissima impressione che potesse iniziare a sbavare da un momento all'altro, quando la fissava, durante le sue numerosissime e sempre improvvise visite, più interessato alle curve che si intravedevano sotto le castigate vesti, che al suo bel viso, agli splendenti occhi blu o alle sue parole.

    Naturalmente non poteva esserne certa, a causa della sua ignoranza in fatto di uomini e la posizione favorevole di lui, che le impediva di muovere delle accuse nei suoi confronti, un ministro di Dio, senza avere delle prove inconfutabili. Il rischio che correva era quello di essere accusata di calunnia.

    Quindi non poteva parlarne con nessuno, nemmeno con le persone più fidate, doveva limitarsi a tenerlo a distanza senza rifiutarlo apertamente, per non rischiare una possibile vendetta da parte sua, era certa che ne sarebbe stato capace.

    E poi doveva aspettare. Dalla morte della nonna al suo compleanno c'erano solo pochi mesi e poi sarebbe stata libera. Avrebbe potuto rifiutare le sue visite fino a farlo stancare, e liberarsene completamente.

    E finalmente quel giorno era arrivato. Non aveva nessuno al mondo con cui festeggiare il suo compleanno, ma era comunque felice, perché finalmente era libera e indipendente.

    E aveva deciso di festeggiare il suo compleanno concedendosi il massimo della libertà: fare il bagno nuda nel lago, la cui riva più bella e meno profonda si trovava proprio all'interno della sua proprietà, a pochi passi dalla piccola e modesta casa.

    Ormai era notte fonda e il prete non si sarebbe più presentato, così si avvicinò lentamente all'acqua, immergendosi piano, e godendosi ogni istante di quella notte magica.

    La freschezza delle scure e calme acque del lago le accarezzava la pelle candida come la luna dinanzi a lei, tanto vicina che si aveva la sensazione di poterla toccare con un dito.

    La bellezza della fanciulla era tale da sembrare, mentre scivolava nella silenziosa oscurità delle acque, contesa tra l'abbraccio del lago e la carezza della splendida luna piena, al suo apice nella mezzanotte del solstizio d'estate.

    Ormai completamente immersa, si crogiolava nei suoi più intimi pensieri, su uno in particolare.

    La nonna le aveva accennato più volte che le donne della loro famiglia avevano dei poteri speciali, che si manifestavano al compimento dei diciotto anni, ma non aveva mai risposto alle sue mille domande, dicendo ogni volta che era ancora troppo giovane e che quando sarebbe arrivato il momento le avrebbe spiegato tutto.

    Ma non ne aveva avuto la possibilità. In una gelida notte dell'inverno passato si era addormentata accanto a lei, nel piccolo letto che condividevano per scaldarsi, e al mattino non si era svegliata.

    Ora Caterina aveva compiuto diciotto anni e si chiedeva se quelle della nonna fossero solo le favole che si raccontano ad una bambina curiosa, o se ci fosse un fondo di verità.

    Era una strega? Quali erano i poteri delle donne della sua famiglia? Li possedeva anche lei?

    Era spaventata e al tempo stesso eccitata. Chissà come sarebbe stato essere una strega?

    Ma all'eccitazione si aggiungeva inevitabilmente la paura. In quel particolare periodo non era certo una fortuna essere considerata una strega… sapeva bene che se si fosse scoperto non avrebbe avuto scampo, per lei, come per tutte le altre sfortunate, colpevoli o innocenti che fossero, la punizione era la più terribile: il rogo.

    Tuttavia decise di scacciare quei pensieri cupi e di godersi la notte, al resto avrebbe pensato l'indomani.

    Ma le sue riflessioni furono bruscamente interrotte da un frastuono assordante. Sembrava un tuono, ma era difficile dirlo. Il cielo era terso e pieno di stelle, forse un temporale lontano… eppure sembrava provenire dal bosco vicino…

    Spaventata, la ragazza si affrettò ad uscire dall'acqua ed ebbe appena il tempo di afferrare la sottoveste e di coprirsi maldestramente, che udì un altro rumore, questa volta molto meno assordante e soprattutto molto più vicino… nel silenzio quasi assoluto della riva deserta del lago, poté distinguerlo chiaramente… qualcosa si muoveva tra gli alberi, a pochi metri di distanza da lei.

    Agghiacciata dalla paura, nonostante il caldo di quella notte, non riuscì a gridare, né a scappare. Rimase immobile e attese.

    Di nuovo rumore di foglie smosse, ma il buio, fuori dal raggio della luna era troppo fitto, non vedeva nulla.

    Con un filo di voce tremante riuscì a dire: Chi c'è?

    Nessuna risposta, nessun rumore.

    C'è qualcuno?

    Ormai era in preda al panico e si rese conto di tremare dalla testa ai piedi, che purtroppo per lei sembravano essersi inchiodati al terreno.

    Poi, d'improvviso, di nuovo un rumore tra gli alberi, nell'oscurità quasi totale, riuscì a scorgere una sagoma.

    Era un uomo. Soffocò un grido, mentre lo sconosciuto muoveva i primi passi nella sua direzione… sempre più vicino…

    Io non riesco a vedere e tu conosci tutto. Pur così, la mia vita non sarà inutile perché so che c'incontreremo di nuovo in qualche divina eternità

    Oscar Wilde

    CAPITOLO 2

    CATHERINE

    Lago della Luna, 19 giugno 2010

    Quella mattina mi svegliai più tardi del solito, stanca e con una strana sensazione di intorpidimento mentale, una cosa piuttosto fastidiosa.

    Avevo dormito male. La mia notte era stata popolata da sogni bizzarri, di cui non ricordavo nulla, tranne una sensazione di inquietudine.

    Che sciocchezza!, pensai, di sicuro è tutta colpa della tensione per il compleanno, ormai mancano solo due giorni…

    Infatti mancavano solamente due giorni al mio diciottesimo compleanno, ed io non ne ero per niente entusiasta.

    Era stato un brutto periodo, io e Marco ci eravamo lasciati subito dopo la fine della scuola, o meglio, io avevo lasciato lui, e mi sembrava strano, dopo quasi due anni passati insieme, periodo in cui eravamo stati praticamente inseparabili, non festeggiare con lui un'occasione così speciale.

    Eh si! Il mio diciottesimo compleanno sarei stata single… Tuttavia non mi ero affatto pentita di quella decisione.

    Negli ultimi tempi Marco era molto cambiato, non era più il ragazzo dolce e romantico che conoscevo. Da quando aveva preso a frequentare certi ragazzi un po' più grandi, amici di suo cugino Luca, che tra l'altro non mi era mai piaciuto, anche lui aveva iniziato a comportarsi diversamente dal solito.

    Giocava sempre a rugby, ma non frequentava più i ragazzi della squadra né gli atri soliti amici e aveva altri interessi, che io non condividevo, come frequentare locali malfamati e ubriacarsi troppo spesso.

    Gli avevo detto più volte che non mi piaceva quel suo comportamento, ma lui rideva, e mi rispondeva che dovevo rilassarmi e divertirmi di più.

    Io però avevo un'idea ben diversa di divertimento, e così, dopo svariate liti causate dal suo atteggiamento sempre più arrogante, e dal fatto che sembrava che stare in mia compagnia non gli interessasse più, se non per tentare di fare qualcosa che gli avevo già spiegato chiaramente di non voler fare, certo non in quella situazione, avevo iniziato a stancarmi di lui.

    Tuttavia una sera ci fu la goccia che fece traboccare il vaso. Aveva raggiunto il limite, e l'avevo mollato, nel bel mezzo di una festa.

    Era la classica serata sulla spiaggia per la fine dell'anno scolastico, a cui partecipano i ragazzi di tutte le classi della prestigiosa scuola superiore privata di Lago della Luna, ma comunque aperta a tutti.

    Come sempre era venuto a prendermi a casa, gentile e allegro, e la serata sembrava promettere bene, nonostante tutto avevo ancora speranza…

    Con noi c'erano anche mio fratello Alexander e la mia migliore amica Stella, oltre a tutti gli altri amici che incontrammo durante la serata.

    Era una tipica festa sulla spiaggia, con musica assordante, gente dappertutto e fiumi di alcol. Cioè il genere che a me non piaceva, ma come sempre ci ero andata per stare in compagnia dei miei amici. Io e Marco rimanemmo assieme per un po', senza divertirci granché, poi lui mi chiese se volevo qualcosa da bere, e alla mia risposta affermativa si dileguò.

    Io lo aspettai per qualche minuto, poi mi stancai e andai a cercare Stella.

    La trovai che si divertiva come una pazza a ballare con mio fratello.

    Loro erano anche stati assieme per un breve periodo, l'anno precedente, non aveva funzionato, ma erano rimasti ottimi amici.

    Rimasi con loro per il resto della serata, per niente dell'umore giusto per divertimi, nonostante sia loro che altri ragazzi che incontravamo mi avessero più volte invitata a ballare, ricevendo i miei cortesi, ma fermi rifiuti.

    Verso l'una decisi che non ne potevo proprio più, volevo tornarmene a casa. L'unico problema era che non avevo la macchina, perché era venuto a prendermi Marco, così dovetti chiedere un passaggio ad Alex.

    Casa nostra distava solo un paio di chilometri dal centro del paese e dalla spiaggia, e di giorno non avrei avuto alcun problema a percorrerli a piedi, ma di notte non mi sembrava il caso di camminare da sola sulla strada in mezzo al bosco, unica via per raggiungere casa mia e un altro paio di abitazioni piuttosto isolate.

    Anche Alex e Stella avevano esaurito l'entusiasmo, così mi seguirono volentieri.

    Raggiungemmo le nostre auto nel parcheggio strapieno, ma, per fortuna nessuno ci aveva chiuso il passaggio.

    Stavo per aprire la portiera e salire, quando notai due persone che amoreggiavano in un auto, e riconobbi subito la macchina di Marco. Erano lui e Tiffany, una ragazza che conoscevo che non rientrava certamente nella mia cerchia di amicizie. Era una smorfiosa ricca e viziata, che passava da un ragazzo all'altro con la stessa facilità con cui cambiava scarpe.

    Vederlo con lei mi sorprese meno di quello che avrei potuto pensare, e non fu nemmeno così terribile… in fondo c'era da aspettarselo. Tuttavia, naturalmente, non mi fece piacere, ma decisi che quella fosse l'occasione perfetta per rompere definitivamente con lui, così, senza dire una parola, mi avviai verso la macchina parcheggiata a poca distanza da noi, mentre Stella e Alex mi fissavano senza sapere che fare.

    Cathie! mi chiamò mio fratello, lascia perdere, andiamo a casa…

    Tranquillo Alex, voglio solo dirgli una cosa, tu aspettami lì!

    Non sembrava convinto, ma non insistette.

    Arrivai vicino all'auto senza che i due si accorgessero di nulla, e dovetti bussare più volte al finestrino per attirare la loro attenzione.

    La prima ad accorgersi di me fu Tiffany, che mi guardò come se avesse visto un fantasma, anche se sembrava più scocciata che dispiaciuta.

    Infine anche Marco si voltò, e, vedendomi, rimase veramente sconvolto. Forse non credeva che l'avrei scoperto…

    Mi fa piacere che tu ti stia divertendo… dissi, con voce calma, anche se il cuore mi batteva forte.

    Cathie… io… non… balbettò lui, come se credesse davvero di poter trovare una scusa che lo giustificasse.

    Lascia perdere… va bene così… tanto ti avrei lasciato comunque, mi hai solo dato un buon motivo per accelerare i tempi. Non ti scomodare, me ne vado… buona serata! dissi, acida, e me ne andai, senza aggiungere altro.

    Avrei potuto fare una scenata, ma non mi interessava davvero. Lui non si meritava la soddisfazione di vedermi andare fuori di testa.

    Raggiunsi mio fratello, che, insieme a Stella, mi fissavano increduli, senza dire una parola.

    Salii in macchina e aspettai che lui mi raggiungesse.

    Poi sentii che lui e Stella si salutavano senza grandi cerimonie ed il motorino di lei che partiva.

    Se non fosse stato per Alex sarei anche rimasta a piedi e avrei dovuto chiamare i miei per farmi venire a prendere, per fortuna, almeno quello me l'ero risparmiato, non avrei proprio avuto voglia di fornire spiegazioni…

    Anche se la sua reazione iniziale mi era sembrata più che altro di stupore, come di uno che davvero non si aspettava di essere beccato in flagrante, né, tanto meno, di essere mollato, nel periodo che seguì capii che Marco non l'aveva presa bene.

    Cercava di evitarmi in tutti i modi, e se mi vedeva non mi rivolgeva la parola, poco male, per me era fin troppo facile e non sentivo affatto la sua mancanza.

    E così, dopo solo un paio di settimane, mi ritrovavo a festeggiare il compleanno senza di lui, e non ero entusiasta perché sapevo che sarebbero state fatte le cose in grande, ed io non avevo voglia di circondarmi di persone che per me non significavano nulla.

    Conoscevo tutti, a Lago della Luna, ma quelli che consideravo davvero amici erano ben pochi, si potevano contare sulle dita di una mano… e Stella era senza dubbio la prima della lista!

    Io e la mia famiglia ci eravamo trasferiti a Lago della Luna due anni prima, da Londra, dove vivevamo in una tranquilla zona residenziale non lontana dal centro della città.

    Papà aveva lasciato la clinica veterinaria per cui lavorava e aveva rilevato l'ambulatorio del vecchio dottor Melati, migliorando sensibilmente la qualità della propria vita, come diceva sempre lui.

    Infatti lavorare in proprio in un piccolo paese di provincia gli permetteva di avere molto più tempo libero per la famiglia e per i suoi hobby, leggere, cucinare, fare giardinaggio ed escursioni in montagna, oltre naturalmente, all'aver potuto realizzare il suo sogno: aprire un centro di pet teraphy in cui accogliere animali sfortunati e bisognosi di una casa e di una famiglia che li amasse.

    Per papà, come per me, gli animali erano una grande passione, e li amavamo moltissimo. Non a caso volevo seguire le sue orme e diventare veterinario.

    Mamma invece era un affermato architetto ed interior designer a Londra, mentre ora lavorava per conto proprio, realizzando principalmente meravigliose ristrutturazioni delle numerose case antiche del paese e delle zone limitrofe.

    Proprio in quel periodo aveva ultimato un lavoro, di cui era particolarmente entusiasta e aspettava l'arrivo del cliente dall'Irlanda per verificare che anche lui apprezzasse appieno il risultato dei suoi sforzi.

    In realtà noi avevamo trascorso a Lago della Luna ogni estate praticamente da quando sempre, e quindi per noi non era stato così tragico il trasferimento, se non per il fatto di dover lasciare gli amici.

    Qui conoscevamo già tutti ed eravamo ben inseriti nella piccola comunità.

    All'inizio fingemmo che si trattasse della solita vacanza, solo più lunga.

    Il motivo di un simile cambiamento era che i miei nonni paterni avevano deciso di realizzare il sogno della loro vita e trasferirsi in Provenza, dove avevano già acquistato una meravigliosa casetta in campagna.

    Se non l'avessimo presa noi, la casa sarebbe stata venduta perché era troppo grande e troppo impegnativa per essere lasciata vuota per la maggior parte dell'anno.

    Così mamma e papà ci chiesero cosa ne pensassimo e ci diedero quasi un anno di tempo per abituarci all'idea, mentre mamma dirigeva a distanza i lavori di ristrutturazione, seppur non ci fosse granché da fare, perché i nonni l'avevano sempre tenuta benissimo, ma lei voleva comunque ammodernarla e darle una rinfrescata.

    Nonostante Marco e il fatto che la maggior parte della gente che conoscevo fosse piuttosto snob, avevo dei buoni amici e una vita soddisfacente, quindi mi piaceva davvero vivere in questo minuscolo paesino in mezzo ai boschi, dove la principale attrattiva era il lago.

    Mentre facevo le varie riflessioni sulla mia vita, in vista di un compleanno che mi avrebbe catapultata nell'età adulta, ancora mezza avvolta dal torpore della strana notte appena trascorsa, sentii squillare il cellulare, era un messaggio.

    Sapevo benissimo di chi era e per questo non avevo voglia di leggerlo, ma speravo che fosse qualcun' altro, e rischiai.

    MENO 2! Preparati ai grandi festeggiamenti, sarà fantastico! Ci vediamo più tardi, baci baci, Stella

    Ecco, proprio quello che mi aspettavo, era Stella, che ormai da due settimane mi dava il tormento svegliandomi ogni mattina con un sms in cui faceva il conto alla rovescia per il mio superdiciottesimocompleanno, come lo chiamava lei.

    Lei avrebbe dovuto aspettare fino a dicembre per il suo momento e non stava più nella pelle.

    Io invece avevo la fortuna di essere nata d'estate, così si sarebbe potuto festeggiare all'aperto, con un fantastico party in piscina… e naturalmente anche questo era farina del suo sacco.

    Io in realtà avrei voluto solo sorvolare il giorno del mio compleanno e superarlo come se non esistesse…

    Impossibile. Non esisteva un posto in cui mi sarei potuta nascondere senza che Stella mi avesse trovata e raggiunta con tutto il suo equipaggiamento per festeggiare alla grande anche in capo al mondo!

    Beh, forse stavo esagerando con tutte queste storie, in fondo si trattava solo di una festa, e ormai mancavano soltanto due giorni, e poi tutto sarebbe finito ed io sarei potuta tornare alla mia vita tranquilla e quasi totalmente priva di attività sociali, fatta eccezione per le poche persone accuratamente selezionate che frequentavo volentieri.

    Ecco, dovevo solo avere un po' di pazienza, e poi, cosa sarebbe mai potuto accadere di tanto terribile ad un'innocente festa di compleanno?

    Pensa ai regali!, mi dissi, chissà quanti ne riceverai… uno più bello dell'altro… e i regali fanno sempre piacere, no?, cercai di convincermi, e quel pensiero mi tirò un po' su, io adoravo i regali!

    Tuttavia, non capivo perché, ma ero pervasa dalla stranissima sensazione che stesse per succedere qualcosa… come una specie di presentimento.

    Alla fine decisi di smettere di tormentarmi e di alzarmi dal letto. Mi feci una lunga doccia per cercare di svegliarmi un po' e funzionò.

    Poi venne il momento della verità davanti allo specchio. Sapevo che quel giorno l'immagine riflessa non sarebbe stata entusiasmante.

    Tuttavia fu meno drammatica di quanto pensassi.

    Nonostante i capelli impossibili da gestire, che per questo decisi di legare in una semplice coda di cavallo, il resto non era male.

    Gli occhi blu non sembravano segnati dalla notte tormentata, e in quel periodo ero già abbastanza abbronzata, ma non troppo scura, cosa che non mi piaceva.

    Studiai per qualche istante il viso che tutti definivano particolarmente bello, ma in cui io in realtà non trovavo nulla di speciale, in cerca di imperfezioni, tipo brufoli… per fortuna non ne trovai.

    Gli altri dicevano che ero bella, io mi trovavo carina, ma niente al confronto con tante altre ragazze dalla pelle e dai lineamenti perfetti.

    I miei non avevano nulla che non andasse, ma non mi sentivo certo un top model, con il mio metro e sessantacinque scarso, e un fisico magro e senza particolari difetti, ma nemmeno eccezionale. Finita l'ispezione, mi dedicai all'unica attività estetica che riuscivo a compiere regolarmente, senza dimenticarmene, o rimandarla con varie scuse: la crema idratante per il viso. Un'operazione talmente semplice e veloce da poter essere attuata anche da una non maniaca dell'estetica come me. Infatti non mi truccavo mai di giorno, ma solo la sera e comunque sempre molto poco. Questo mio totale disinteresse per trucco, manicure impeccabile e vestiti alla moda era il tormento di Stella, che al contrario di me, dedicava moltissimo tempo (e denaro) alla cura del suo aspetto e allo shopping.

    Infine spazzolai con cura i lunghissimi capelli, castano dorati, che mi arrivavano quasi in fondo alla schiena, leggermente mossi, e che non avevo mai voluto tagliare, nonostante li tenessi quasi sempre castigati in vari modi per raccoglierli, perché sciolti non stavano mai come avrei voluto.

    Un'ultima occhiata allo specchio per controllare di essere presentabile e uscii per scendere in cucina a fare colazione.

    Avevo indossato una gonna di cotone bianca fin sopra al ginocchio e una camicetta blu con le maniche corte.

    Infine indossai dei semplici infradito bianchi di cuoio e decisi che ero pronta.

    In salotto trovai Maria, la donna delle pulizie che veniva ogni mattina.

    Era intenta a cantare una vecchia canzone che non conoscevo mentre passava accuratamente l'aspirapolvere su uno degli amati tappeti persiani di mamma.

    Buongiorno Maria!, gridai per farmi sentire.

    Buongiorno a te, tesoro! rispose, senza spegnere l'aspirapolvere e sfoderando un gran sorriso.

    Maria era fantastica. Un donnone enorme, sui cinquant'anni, vedova e con due figli grandi. Per noi ormai era una di famiglia, anche perché si occupava della nostra casa già da molti anni. Era stata assunta dai nonni e mamma e papà avevano deciso di continuare ad avvalersi del suo prezioso aiuto. Per me ed Alex era una specie di tata e lei ci voleva bene come ai suoi figli.

    Lasciai Maria al suo lavoro ed entrai nella grande cucina, molto tradizionale, con mobili in legno massiccio, come in tutto il resto della casa, color salvia, piani in pietra e pentole in rame appese sopra all'enorme cappa in muratura. C'era anche un grande tavolo dove facevamo colazione assieme quando andavamo a scuola e quindi uscivamo di casa tutti più o meno alla stessa ora e dove cenavamo. Di solito nessuno pranzava a casa e il tavolone da dodici in salone veniva usato solo quando avevamo ospiti.

    Era una cucina molto intima e accogliente, nonostante le dimensioni e invitava a passarci il tempo con la famiglia, ma anche a studiare o a fare due chiacchiere con quegli amici che frequentavano spesso la casa, in modo assolutamente informale.

    Vi trovai mio padre che beveva il suo caffè e leggeva il giornale locale.

    Era completamente assorto nella lettura di chissà quale interessante notizia e non mi sentì arrivare. Ne approfittai per ammirarlo.

    Mi piaceva guardare papà, perché semplicemente lo adoravo. Trovavo che fosse davvero un bell'uomo, alto, capelli neri ormai leggermente spruzzati d'argento, cosa che peraltro gli conferiva un ulteriore fascino. I grandi occhi nocciola sempre sorridenti, così come la bocca, incorniciata da piccole rughe d'espressione. Il sorriso era quasi eternamente presente sul suo viso, perché aveva un temperamento che raramente lo induceva ad arrabbiarsi o a prendere sul serio qualche preoccupazione.

    Naturalmente io ero sempre la sua bambina, e, per quanto amasse Alex e lui e mamma non facessero distinzioni tra noi, non aveva mai nascosto il suo attaccamento nei miei confronti, cosa assolutamente reciproca.

    Insomma, si sa che i padri e le figlie di solito hanno un rapporto speciale, così come i figli con le madri… e a tal proposito, Alex era il coccolo di mamma… non proprio un mammone… ma quasi! Quindi la nostra era una famiglia assolutamente normale, e molto unita. Mi sentivo davvero fortunata.

    Buongiorno papà!, dissi, stampandogli un bacio sulla guancia, come sempre quando lo salutavo. Oh, buongiorno tesoro mio! Come ti senti stamattina…sei emozionata… il gran giorno si avvicina… aggiunse con un sorrisetto provocatorio, sapendo bene come la pensavo su tutta quella faccenda.

    Lo so papà… grazie per avermelo ricordato… come se fosse possibile dimenticarmene… sembra che tutti non abbiano altro per la testa in questo periodo! risposi, con un tono più acido di quanto avessi voluto.

    Io adoravo papà, e lui adorava me. Tra noi non c'erano mai stati litigi, anzi, di solito eravamo complici e ci spalleggiavamo a vicenda, cosa che faceva impazzire mamma.

    Lui però non perse il sorriso, e continuò la sua opera di convincimento.

    Ma cara, sono i tuoi diciotto anni, dovrebbe essere uno dei giorni più belli della tua vita… vedrai che quando inizierà la festa dimenticherai tutti questi pensieri sciocchi e ti divertirai moltissimo!

    Era evidentemente entusiasta, quasi si trattasse del suo compleanno!

    Già… se lo dici tu… non ne ero per niente convinta, ma non volevo rovinargli il buonumore, anche se sapevo che era quasi impossibile. Papà era la persona più allegra, solare e ottimista che conoscessi.

    Riusciva sempre a trovare la soluzione ad ogni problema e trasformava quella che a noi sembrava una tragedia in una sciocchezza di cui sorridere.

    E poi ci sono i regali… non dimenticarlo…

    Ecco un argomento interessante…

    So quanto ti piacciono ed io e la mamma speriamo proprio di farti felice con il nostro!

    Grazie papà, sono sicura che sarà bellissimo, come sempre!

    Puoi scommetterci che lo sarà! esclamò ridendo, non stava più nella pelle per l'eccitazione.

    Decisi che a quel punto si poteva anche cambiare argomento.

    "Ma, scusa papà, che ci fai a casa a quest'ora, non è tardi?

    Tranquilla cara, non sono malato, è solo che per questa mattina non ho appuntamenti, e se ci fosse un'urgenza, Chiara è in ambulatorio e mi chiamerà.

    Chiara era la sua segretaria e assistente, una ragazza molto carina che studiava medicina e, a differenza della maggior parte dei rampolli di Lago della Luna, faceva parte della piccola comunità che non poteva vantare patrimoni milionari e per questo doveva lavorare per pagarsi gli studi.

    Noi non eravamo milionari, ma nemmeno poveri, diciamo benestanti. Sia papà che mamma guadagnavano bene ed entrambi provenivano da famiglie piuttosto facoltose.

    La casa era dei nonni e quindi non l'avevano comprata, ma solo presa in prestito, a tempo indeterminato, e ristrutturata a proprie spese.

    Naturalmente sapevamo bene che i nonni non sarebbero tornati a Lago della Luna, e così, insieme, avevamo deciso di vendere la casa, assolutamente borghese e piuttosto anonima, di Londra, molto più modesta della nostra attuale dimora, antica e ricca di storia, in cui avevano vissuto, per svariati secoli, molte generazioni della famiglia di papà.

    "Bhe, meglio così per te!

    Infatti, ho proprio intenzione di prendermela comoda con il caffè ed il giornale, e poi mi metto a sfaccendare un po' in giardino!

    Bravo, fai bene! Mamma invece è uscita presto?

    Si, oggi per lei è un giorno particolarmente importante, doveva incontrarsi con i proprietari della casa qui sopra, che ha appena finito di ristrutturare. Ne va molto fiera, dice che è uno dei suoi lavori più riusciti.

    In effetti c'è da dire che quella casa è davvero bellissima, e anche prima dei lavori aveva il suo fascino!

    Infatti, se i nonni non ci avessero lasciato questa, io e la mamma avevamo addirittura pensato di comprarla, ma forse sarebbe costata troppo… e poi non credo che l'avrebbero venduta…

    Ma chi sono i proprietari? Mi sembra di aver capito che sono irlandesi…

    Sì… in realtà è gente di qui… si tratta dei tre figli e del fratello di Elena Vallesi e di suo marito, Giacomo Soprani. Tu non te ne puoi ricordare, ma ci fu una terribile disgrazia, molti anni fa.

    Davvero? In effetti non ricordavo di averne mai sentito parlare.

    Si, c'è stato un incidente d'auto, proprio qui in paese, sono finiti tutti nel lago, era inverno, e probabilmente il padre, che era alla guida, ha perso il controllo. Comunque i genitori sono morti entrambi sul colpo, mentre i bambini, tutti piccolissimi, si salvarono per miracolo… davvero una brutta storia…

    Sospirò, pensieroso.

    Comunque, dopo l'incidente i bambini furono mandati a vivere da una zia a Dublino e ora hanno deciso di tornare, accompagnati però dal cugino, perché due di loro sono ancora minorenni e lui ne è diventato il tutore, dopo la morte della madre, la zia dei ragazzi.

    Caspita… poverini, sono stati davvero sfortunati…, e fui pervasa da un brivido di orrore al pensiero di come sarebbe stata la mia vita se avessi perso i miei genitori. Scacciai subito quell'idea dalla mia mente, era intollerabile.

    A proposito del tuo compleanno…, esordì all'improvviso papà.

    Che c'entra adesso? chiesi, me ne ero completamente scordata e comunque credevo che ormai fosse un argomento chiuso, almeno per un po'…

    Con un sorriso innocente e al tempo stesso ammaliatore, continuò: io e tua madre abbiamo pensato che sarebbe carino se invitassi alla festa i nostri nuovi vicini… sono ragazzi della tua età, e dato che anche tu sei stata nuova di qui, potresti comprendere come si sentono e aiutarli ad inserirsi e a farsi degli amici…

    Notai tutto l'impegno che ci stava mettendo… e fu chiaro che era un discorso preparato a tavolino.

    Ma io non avevo intenzione di dargliela vinta tanto facilmente, questa storia del compleanno stava diventando un vero incubo!

    Oh, papà… ti ho appena detto che non ho voglia di festeggiare e voi mi obbligate ad invitare dei perfetti sconosciuti!, pronunciai quella frase come una vera supplica.

    Ecco, me ne accorsi subito dalla sua espressione che cambiò rapidamente, avevo scatenato una delle rarissime reazioni negative di papà… non era proprio arrabbiato, ma dovevo starci attenta, perché si stava innervosendo. Cavolo, ma come avevo fatto? Probabilmente avevo sbagliato le mie valutazioni, era una cosa a cui teneva veramente, ed io avevo fatto i capricci, una delle poche cose che gli davano fastidio.

    "Catherine! Insomma, ormai hai diciotto anni, dovresti cominciare a comportarti da adulta. Invitare quei ragazzi è il minimo richiesto dalla buona educazione… sono i nostri vicini ed è nostro dovere accoglierli nel migliore dei modi e farli sentire a loro agio, proprio come a suo tempo gli altri hanno fatto con noi. E poi, dopo la storia che ti ho raccontato… mi aspettavo più sensibilità da parte tua…

    Perciò comportati da persona matura e vai oggi stesso ad invitarli… altrimenti lo faremo noi per te…"

    Colpita e affondata. Suonava come una minaccia, perciò mi affrettai ad annuire senza nemmeno tentare di insistere ulteriormente, non mi conveniva.

    Quella conversazione mi aveva tolto un po' di appetito, ma sapevo che mi sarebbero servite tutte le energie possibili per trovare il coraggio di bussare alla porta di quei perfetti sconosciuti ed invitarli alla festa per il mio compleanno, a cui nemmeno io stessa avrei voluto partecipare…

    Perciò mi accinsi ad una abbondante colazione: latte caldo arricchito da cacao e zucchero, con tre fette biscottate spalmate dalla mia crema di nocciole preferita e abbondanti cereali.

    Finito di mangiare uscii e a bordo della mia Vespa, mi avviai verso la spiaggia, dove avevo appuntamento con Stella nel locale più frequentato del paese, il "Moonlake Cafè".

    CAPITOLO 3

    DANTE

    Un uomo decisamente di bell'aspetto, giovane, sui venticinque anni, alto, fisico atletico, capelli castano ramati, apparentemente disordinati, ma in realtà molto ben studiati, occhi verdi come le foglie che circondavano la grande dimora immersa nel bosco, a poche centinaia di metri da casa mia, salutava mia madre fuori dall'enorme portone di legno della sua nuova casa.

    La ringrazio infinitamente per lo splendido lavoro che ha fatto con questa casa, quando sono venuto qui, l'anno scorso, era ridotta piuttosto male e le confesso che non speravo in un simile risultato… lei è davvero un genio, signora Spencer.

    No… così esagera! Per me è stato davvero un piacere lavorare a questa casa, un vero gioiello architettonico! E comunque, la prego, mi chiami solo Linda…, signor Castle!

    Mentre parlava, stranamente nervosa, continuava a sistemarsi i lunghi capelli color miele, sempre perfetti, così come il suo abbigliamento, impeccabile in ogni occasione, e il trucco leggero, che metteva in evidenza i bei tratti del suo viso dalla pelle candida e i grandi occhi azzurri come il cielo in una giornata d'estate.

    Mamma era davvero una bellissima donna, che non dimostrava per niente i suoi quarantatré anni, anche grazie al fisico atletico che rivelava la sua passione per lo sport, in particolare il nuoto e il trekking.

    E anche Thomas Castle non rimase indifferente al suo fascino, e al suo leggero accento inglese, che svelava le sue origini anglosassoni, nonostante parlasse l'italiano in modo assolutamente perfetto. "Thomas", la corresse lui, con un sorriso assolutamente disarmante, a cui mia madre non poté resistere, quel ragazzo era davvero affascinante, e dimostrava più della sua età, soprattutto per i modi ricercati e galanti, quasi provenisse da un altro secolo.

    Thomas… va bene! Allora non mi resta che augurarvi una felice permanenza qui a Lago della Luna, e sono certa vi ci troverete benissimo!

    E' proprio quello che ci auguriamo, sopratutto per i ragazzi, sa, loro non erano entusiasti di trasferirsi qui, ma era il desiderio dei loro genitori, e adesso che sono grandi, ho deciso di onorare il la volontà di mia zia e di suo marito portandoli qui, sperando che, quando avranno la possibilità di decidere da soli, sceglieranno di rimanervi. Dopotutto, questo è un posto davvero incantevole, e sono convinto che la qualità della vita in un paesino di provincia sia infinitamente migliore di quella che si può avere in una grande città come Dublino.

    Certo, per dei ragazzi della loro età forse ci vorrà un po' ad abituarsi alla vita tranquilla, ma anch'io e mio marito abbiamo due figli giovanissimi e sappiamo che anche qui non mancano le occasioni per divertirsi!

    Speriamo bene… non credo che sarei in grado di gestire tre adolescenti insoddisfatti che si ribellano!

    "Mi creda, gli dia solo un po' di tempo e si innamoreranno di questo posto, anche noi siamo venuti qui da Londra

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