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Emma. Le rivelazioni
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E-book230 pagine3 ore

Emma. Le rivelazioni

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Info su questo ebook

La coraggiosa Emma è chiamata a portare a compimento la missione che per lei è stata profetizzata. Harisan, il signore delle Tenebre, trama per schiacciare ogni nemico e invadere il mondo di superficie con il suo temibile esercito di mostri. Per batterlo, le serviranno tutta la sua decisione e il suo ardimento, e soprattutto dovrà recuperare i suoi poteri perduti, riconquistando la propria essenza di Ormidea, semidea della Luce intraprendendo un cammino duro e costellato di insidie e dilemmi.
La sua vicenda arriverà a intrecciarsi con quella di una giovane ragazza, Anna, che nel mondo degli uomini sconvolto dalle catastrofi della natura impazzita, scopre un intero universo di poteri nascosti. Quelle sue strane orecchie un po’ appuntite non sono solo una buffa coincidenza, ma raccontano di una storia antica e oscura, la straordinaria eredità degli elfi, e la sola speranza di restituire la natura al suo ordine originale.
Grandi doni del fato danno a queste protagoniste responsabilità enormi, che si sveleranno un po’ alla volta in un coinvolgente crescendo narrativo denso di colpi di scena, in memorabili viaggi per terra e per magie, tra poteri elementali, esseri sovrannaturali e sentimenti molto umani. Tutto attorno, si dispiega un universo fantastico originale e variegato, popolato da creature curiose e inquietanti, eroiche e sinistre, impetuose e solenni, tutte spinte da passioni prorompenti.
La ricerca di se stessi e di un proprio ruolo nel confronto tra bene e male si delinea nei personaggi di questo romanzo tramite un susseguirsi incalzante di avventure, pervase di suggestioni magiche e sfumature epiche.
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2020
ISBN9788832927092
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    Anteprima del libro

    Emma. Le rivelazioni - Ylenia Desperati

    2017.

    Prologo

    In un universo composto da diversi mondi esistenti su piani distinti, il semidio delle Tenebre Harisan vuole invadere con le sue schiere di mostri, imitazioni demoniache di animali, il mondo di superficie, dove vivono gli umani, e quello della Natura più pura, l’Essex. Il suo movente è il desiderio di vendetta contro Madre Natura, che in un tempo antichissimo lo ha diviso dalla sua parte complementare, la semidea della Luce, successivamente scomparsa.

    Emma, inizialmente una ragazza comune, viene identificata proprio come quella semidea, Ormidea. C’è una antica profezia che sostiene che ella è la Prescelta, colei che in virtù dei suoi grandi poteri, può annientare definitivamente il Maligno, signore delle Tenebre.

    I due hanno avuto un figlio, Erasan, che il padre ha tolto alla madre ancora piccolissimo per corromperlo nel potere delle Tenebre; egli tuttavia gli resiste, e in compagnia dello strano Wifix, lotta per ricongiungersi a Ormidea e sconfiggere così Harisan. Tuttavia, sebbene riesca a conoscere la madre, viene battuto e imprigionato dai servitori del padre.

    Lo scontro tra la Luce e le Tenebre è terribile. Anche le Guardiane, potenti entità della Luce che sovrintendono all’equilibrio dei quattro elementi della Natura, subiscono un duro colpo con l’uccisione di Hariette, Guardiana del vento, da parte di Harisan. È in seguito alla sua scomparsa che nel mondo degli umani inizia lo sconvolgimento degli elementi.

    Alla battaglia si uniscono anche i draghi. Argens, il drago argentato loro capo, viene assassinato dallo scuro Gemini, il quale si unisce alle Tenebre conducendo con sé un gruppo di suoi simili. Argens, in punto di morte, invita Ebus, il suo giovane protetto, a rinunciare alla vendetta e ad assistere invece la Prescelta nella sua missione.

    Ormidea è sostenuta anche dall’amore di Axel, un giovane guerriero, convinto di essere l’umano dal sangue puro, ovvero colui che, sempre secondo la profezia, è destinato a supportare la semidea nel momento in cui batterà Harisan.

    Alla fine dello scontro decisivo, Ormidea arriva a sacrificare la propria libertà per sigillare il nemico nel proprio mondo: senza più memoria né poteri, resta prigioniera di Harisan. Ma la profezia ancora non è compiuta, e il Maligno non ha certo abbandonato i suoi propositi di conquista e distruzione.

    1

    Neppure gli scienziati più esperti avevano spiegazioni per quello che stava accadendo. Le stagioni erano ormai solo una parola senza significato nel caos degli elementi atmosferici. I venti sembravano come impazziti e le correnti d’aria, cariche di piogge e di elettricità, del tutto fuori controllo. Un momento spirava un vento torrido d’Africa e il momento dopo quello gelido scandinavo.

    Fenomeni violenti e sempre più devastanti si manifestavano ovunque e in modo improvviso. Soprattutto i tornado erano sempre più frequenti. Iniziava a essere rischioso anche il solo uscire di casa, ma poteva essere altrettanto pericoloso rimanerci.

    Inoltre, si iniziava a vociferare di ombre misteriose che si muovevano nel buio, che aggredivano le persone e che si spostavano trasportate dal vento. La gente aveva paura e si affidava agli stregoni, ed essi se ne approfittavano.

    La figlia di uno stregone si distingueva dagli altri. Per le sue premonizioni non voleva né denaro né favori; però nessuno la ascoltava perché ciò che diceva era diverso da quello che sentenziavano tutti gli altri veggenti.

    Ma lei aveva visto la verità: gli elementi della natura stavano cedendo all’oblio dell’oscurità. Per quanto la situazione fosse già drammatica, in tutto il mondo le cose sarebbero ancora peggiorate, e parecchio.

    Dalila, devi piantarla di raccontare queste scemenze, la rimproverava il padre. La gente non paga per sentire cose brutte. Devi raccontare ai clienti quello che vogliono sentirsi dire, altrimenti non ti pagheranno.

    Lei gli faceva segno di sì, ma continuava a fare di testa sua.

    Una mattina Dalila si svegliò più agitata del solito. Si affacciò alla finestra della sua roulotte e vide una signora che entrava nel loro campo. Qualcosa dentro di sé le disse che avrebbe dovuto a ogni costo leggerle la mano. Erano istinti inspiegabili quelli che sentiva, ma col tempo aveva imparato che poteva sempre fidarsene.

    Corse fuori e vide il padre andare incontro alla nuova arrivata. L’uomo la squadrò e le fece segno di tornare dentro.

    Ma Dalila sentiva che quella donna era importante, e non poteva arrendersi. Senza fare scenate, fece finta di ritirarsi. Conosceva a memoria il rito del padre: aspettò di vederlo entrare con la signora nel caravan che era stato allestito appositamente per le sedute di divinazione al centro del villaggio.

    Quando vide il fumo dell’incenso uscire dalla finestra, capì che il padre aveva lasciato da sola la donna, apparentemente per permetterle una maggiore concentrazione su se stessa; ma in realtà, Dalila sapeva che nella complicata recita dello stregone quel momento era fondamentale per mettere in soggezione il cliente.

    Dalila corse di soppiatto verso il caravan senza farsi vedere da nessuno. Si intrufolò dentro passando dalla finestrina posteriore e si appiattì contro la parete. Qualche passo più in là, nella sua roulotte, il padre si stava preparando per la seduta, o come preferiva chiamarla lei, la sceneggiata.

    Ogni volta si addobbava in maniera ridicola, coronato da un improbabile cappello a turbante con una piuma blu. Dalila disprezzava suo padre, perché non aveva rispetto per il mestiere di divinatore e ingannava le persone dando loro false speranze, solo per spillare loro più denaro possibile.

    Senza far rumore, si spostò nella sala della lettura. L’incenso riempiva l’aria e dovette trattenersi per non tossire.

    La signora si sorprese di vederla entrare, perché si aspettava che arrivasse suo padre.

    Mi scusi, ho bisogno di leggerle la mano.

    Ma io sto aspettando lo stregone Aadesh.

    Lo so, ma la prego, farò in fretta e non dovrà pagarmi.

    Seppur titubante, la signora le allungò la mano. Dalila la prese, piena di curiosità. Come la toccò, avvertì due grandi forze opposte che si combattevano. A causa della potenza della visione, Dalila sentì il calore inebriarle la pelle.

    La forza del male incombeva sulla donna e su tutta la sua famiglia: avrebbero dovuto affrontare la distruzione e la morte. Ma c’era una forza che contrastava quella sciagura, potente e positiva. La ragazza sentì di essere vicina a qualcosa di importante. Per concentrarsi meglio chiuse gli occhi: davanti a sé vide una grande luce e in essa distinse una persona che le dava le spalle. Poi riuscì a scorgere un albero rigoglioso, la cui chioma passava dal verde all’azzurro, a un blu intenso, per poi virare al rosso. Guardando attentamente, si rese conto che la forte luce della visione arrivava dall’albero stesso. La figura di spalle stava per voltarsi, rivelando il suo volto.

    Dalila!

    La voce alterata del padre, dietro di lei, la strappò dalla visione di una possibile rivelazione. La fronte era imperlata di sudore e il fiato era corto.

    Cos’hai visto? le chiese la donna preoccupata dal suo affanno.

    Dalila si guardò alle spalle e con terrore capì che il padre non l’avrebbe perdonata.

    Proteggi la tua famiglia, disse tutto d’un fiato alla sconosciuta, e poi si lanciò di corsa fuori. Il padre le andò dietro minaccioso, ma lei era agile e giovane. Ben presto lo seminò, ma non smise di correre. Corse per i campi attorno al villaggio mobile, arrivando fino alle propaggini della città. Quando il sole calò, si accasciò contro il muro di un magazzino e pianse. Istintivamente, le mani cercarono conforto stringendo il ciondolo che aveva al collo.

    Tienilo con te sempre mia cara, le aveva ordinato sua nonna poco prima di morire. Il mio peso ora diventa il tuo e, quando sarà il momento, ti sarà chiaro il tuo compito.

    In quel momento Dalila intuì un senso nella visione che aveva avuto. Sentì che ora aveva una missione, talmente importante che avrebbe dovuto essere per lei una ragione di vita. Se la avesse portata a termine, allora tutte le sue domande avrebbero trovato una risposta. Non seppe spiegarsi bene cosa fosse accaduto, ma nella sua mente ora sentiva distintamente la necessità di adempiere a quello che per lei era un dovere.

    2

    Giunto finalmente sulla costa, si lasciò andare alla stanchezza. Si guardò indietro e vide un fumo nero alzarsi dall’isola. La battaglia si era conclusa, o forse solo rinviata, e non c’erano stati né vinti né vincitori.

    Aveva molte ferite superficiali e aveva deciso di andarsene senza dare nell’occhio. C’era una missione più importante che doveva compiere: trovare la Prescelta e rivelarle chi lui fosse realmente.

    E poi? Cosa sarebbe successo? Sarebbe riuscito a portare a termine il suo compito, quello che gli era stato affidato molti anni prima? Era passato così tanto tempo che ormai gli sembrava quasi irreale dover dare seguito a quanto gli era stato detto di fare. Si era abituato alla sua nuova vita, e ora gli pareva di essersi svegliato da un bel sogno.

    Argens glielo aveva ordinato, lui l’avrebbe fatto. I suoi dubbi sarebbero rimasti solo congetture, per il bene del mondo. Più volte quel vecchio drago gli aveva raccontato di antiche battaglie contro le Tenebre e non aveva mai smesso di lodare la forza e il coraggio di Ormidea, la semidea della Luce, alla quale sembrava legato come solo un fratello può essere.

    Gli aveva raccontato della battaglia finale, del sacrificio di Ormidea e del dolore che aveva provato, e poi della gioia di poterla rivedere, anche se sempre nel cuore con il timore per il suo destino finale. Ma i loro cuori sarebbero rimasti uniti per sempre.

    La mente gli corse agli ultimi momenti insieme a Argens. Le ferite sul suo corpo erano davvero impressionanti. Nonostante il loro legame non fosse propriamente di sangue, quel vecchio drago argentato era stato davvero come un padre per lui, lo aveva accolto nel momento più difficile della sua vita, lo aveva capito e aiutato, lo aveva cresciuto ed educato come meglio aveva potuto, ma lui non gli aveva permesso di cambiargli troppo il carattere.

    Sapeva di essere sempre stato un gran testardo, ma forse solo in quel momento capiva quanto filo da torcere aveva dato a quel povero vecchio drago. Argens era stato il suo punto di riferimento, anche se non l’aveva mai dato a vedere, e adesso, su quella spiaggia, si sentiva perso. Si guardò ancora intorno, spaesato.

    Ma sapeva qual era il suo compito. Aveva chiaro che il dovere lo avrebbe portato verso la Prescelta. Allo stesso tempo, aveva paura di ciò a cui sarebbe andato incontro, delle aspettative che erano state riposte in lui e delle responsabilità che gli spettavano.

    Non era sicuro di essere davvero pronto a crescere quanto gli sarebbe stato necessario per sopportare un onere che lui non aveva chiesto. Ma in fondo, era la sua stessa natura a imporgli quel destino. La paura di fallire era comunque tanta.

    In lontananza sentì il ruggito di Cilius, la draghessa dal manto amaranto che era stata lasciata da Argens al comando della fazione dei draghi rimasti fedeli alla Luce: adesso era lei a guidare in maniera saggia i draghi, come prima aveva fatto il vecchio drago argentato.

    Ansimava: si convinse che fosse per la stanchezza. Chiuse gli occhi per un attimo, appena il tempo di riprendere il controllo di se stesso, e una visione fugace di Argens lo rassicurò.

    Avrebbe fatto ciò che il drago gli aveva detto, ma prima doveva riposare per qualche ora.

    Si addormentò, senza sapere che qualcosa di terribile stava accadendo alla Prescelta.

    3

    Da qualche tempo Ormidea faceva incubi orribili e confusi, e la febbre le impediva di pensare lucidamente. Non riusciva a capire cosa le stesse succedendo, ma si sentiva sempre più alla deriva in un mare di confusa incoscienza. Figure che non poteva descrivere si alternavano nella sua stanza, come se le facessero la guardia, ma non si avvicinavano mai al letto dove giaceva inerme.

    Solamente una persona si permetteva di sederle vicino e di imboccarla: aveva riconosciuto Harisan, che la curava con amore. Le piacevano quelle attenzioni, le desiderava, la confortavano. Un giorno le sembrò di sentirlo piangere, e allora tentò di chiamarlo. La voce le uscì a malapena, ma lui capì e si avvicinò al suo viso.

    Dimmi.

    Cosa succede? chiese, scandendo le parole con difficoltà.

    Lui le sorrise con dolcezza e le accarezzò la testa. Non ti voglio perdere.

    Non accadrà.

    Ora riposa. La baciò sulla fronte e poi se ne andò.

    I giorni passavano inesorabilmente lenti. Harisan non mancava mai di farle visita. Ormai era l’unica cosa a cui si aggrappava per uscire dal torpore che la stava avvolgendo piano piano. Tutto era sfocato intorno a lei, tranne Harisan. Era come se nessuna altra cosa fosse degna di essere vista.

    Non riusciva a capire cosa succedeva negli incubi che la tormentavano. In quelle visioni incoerenti vedeva persone che le sembrava di conoscere, ma che era assolutamente certa di non avere mai incontrato. E ogni notte, si svegliava di soprassalto non appena in sogno le comparivano degli occhi che la fissavano. Erano azzurro cielo, e nascondevano dolore e rabbia. Si domandava cosa volessero da lei, ma non trovava mai una risposta.

    Con l’andare dei giorni la febbre si affievolì, e alla fine degli incubi rimasero solamente quegli occhi azzurri che ogni notte tornavano a guardarla sempre con maggiore intensità. Erano contornati da qualche ruga, e sembrava volessero raccontarle un segreto che non poteva essere rivelato con le parole.

    Una mattina, quando aprì gli occhi, si rese conto di riuscire a mettere a fuoco tutto ciò che la circondava. Si toccò la fronte e si rese conto che la febbre era finalmente sparita. Allora si sedette con fatica sul bordo del letto e studiò la stanza.

    Era in una delle camere della villa che aveva costruito con Harisan, e tutto sembrava essere al suo posto. Di fianco alla porta c’era uno gnomo addormentato su una vecchia sedia: probabilmente coloro che si prendevano cura di lei si erano assicurati che non rimanesse mai sola.

    Per svegliarlo si schiarì la voce. Lui sobbalzò e la guardò sgranando gli occhi, sembrava quasi terrorizzato.

    Va’ a chiamare Harisan, digli che sono sveglia.

    Senza dire una parola, quello corse precipitosamente via. Poco dopo, Ormidea sentì dei passi affrettati ritornare verso la sua stanza, e poi il viso di Harisan si affacciò alla porta. Si rese conto che era davvero un bell’uomo, e che lo amava.

    Lui si sedette sul letto e la strinse a sé. Lei s’inebriò del suo profumo e fece sprofondare il viso nel suo petto.

    La febbre è passata, disse per rompere il silenzio e sentirlo parlare.

    Come ti senti? Sentì la sua voce calda cullarla con quella semplice domanda.

    Molto meglio. Ma cosa mi è successo? Io non ricordo nulla.

    Tranquilla, la memoria tornerà. Hai avuto la febbre alta per due settimane intere. E tutto è iniziato di colpo, come se avessi un’infezione. Ma essendo una semidea, questo mi pare alquanto improbabile. L’importante è che sia passato tutto. Le fece l’occhiolino. Vuoi provare ad alzarti?

    Lei fece segno di sì e appoggiandosi a lui si mise in piedi. La vestaglia di seta nera che indossava lasciò intravedere le forme del suo corpo.

    Ormidea, sei stupenda.

    Lei si girò e, senza preamboli, lo baciò sulle labbra. Harisan ne fu sorpreso e la strinse forte a sé guardandola dritta negli occhi, come se avesse aspettato quel momento per troppo tempo.

    Facciamo una passeggiata, disse infine, credo che ti farà bene un po’ d’aria. Ti ho messo qualcuno dei tuoi vestiti nell’armadio. Fai pure con calma, ti aspetto qui fuori.

    Ormidea guardò nell’armadio e scelse una morbida veste bianca e lunga, e un corpetto che aveva in rilievo il

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