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La follia del re
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E-book145 pagine2 ore

La follia del re

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Info su questo ebook

Mentre il regno è assediato si consumano, fino alla follia, l'odio e l'amore, la lealtà e il tradimento, la vita stessa e la morte, incessante logorìo dell'animo umano. 

Lorenzo Vazzana è scrittore, formatore e imprenditore digitale. 
 
LinguaItaliano
EditorePasserino
Data di uscita17 giu 2018
ISBN9788893451871
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    Anteprima del libro

    La follia del re - Lorenzo Vazzana

    Ringraziamenti

    I Atto

    S cena prima.

    Entrano Veronica e Cornelio.

    Veronica: Allora, Cornelio mio, il tuo cuore è pronto a compiere ciò che deve compiere? Non farti prendere da sciocche paure, poiché la grandezza e il potere non potranno coesistere con un cuore timoroso.

    Cornelio: Sono pronto, mia cara. Il mio petto ormai guida la mano nella giusta maniera: è pronto il mio pensiero nella sua arditezza a tingersi di sangue. Sarà solo un istante! Poi i suoi occhi sbarrati, preda della morte e del tradimento, si chiuderanno per sempre: non saranno mai più cosi indagatori, non potranno vedere più quello che di orribile gli succede attorno.

    Veronica: Bene, perché se non fossi stato pronto a compiere quello che ti ho chiesto, sarebbe stato difficile chiamarti uomo.

    Entra Amedeo.

    Amedeo: Buongiorno regina, buongiorno signor Cornelio.

    Veronica: Buongiorno Amedeo.

    Cornelio: Buongiorno, caro Amedeo.

    Amedeo: Vostra grazia, i vostri figli attendono con ansia il padre e si chiedono il perché ci stia impiegando così tanto per tornare dalla caccia.

    Veronica: Digli di non preoccuparsi perché il padre sarà di ritorno al più presto. Digli che possono iniziare a sedersi a tavola, e attendano che il padre si faccia vivo.

    Amedeo: Così dirò. Con permesso, mia regina …

    Veronica: Prego, puoi andare. (Esce Amedeo) Bene. Questi figli non vedranno mai più il loro sciocco padre e, se lo vedranno, sarà solo per baciare la sua bara e dargli l’addio per la sua condanna eterna. Ricorda, Cornelio, un gesto, soprattutto se di tale entità, deve esser fatto con uno spirito spietato, senza indugi: ogni titubanza verrà pagata a caro prezzo. L’omicidio è degno solo dei cuori più forti, solo dei re e di chi sappia che per governare, in questo mondo, ogni uomo deve pagare un prezzo di sangue e paura. Vale più l’incutere timore che non esser sotto schiaffo del popolo folle: senza una persona che li diriga, gli esseri umani non sanno vivere queste terre, poiché per loro la libertà è la più grande catena, e appena l’acquisiscono, non sapendo che farne, barcollano come degli ubriaconi, cercando di divincolarsene proprio come adesso sta facendo questo stato per colpa del suo folle sovrano, troppo liberale nella sua mentalità, troppo giusto nelle sue scelte sbagliate.

    Cornelio: Hai un cuore crudele, degno di una regina. Saprai far prosperare degnamente il regno.

    Veronica: Taci! Arriva.

    Entra Antonio.

    Cornelio: Salve, sire. Vi vedo in ottima forma.

    Antonio: Non chiamarmi sire, ma chiamami fratello, poiché siamo cresciuti assieme e abbiamo condiviso mille battaglie, insieme siamo riusciti a spodestare il tiranno, e ora viviamo lieti in questo paese. Abbiamo inoltre condiviso le stesse stanze, gli stessi pasti, le stalle durante il periodo della magra, l’uccisione di entrambe le nostre famiglie da parte del sanguinoso monarca, poi ripagato degnamente. Ho perso fratelli e sorelle a causa della sua smania di sangue e i miei genitori a causa del tempo e della malattia, così come per te.

    Veronica: Bentornato sire.

    Antonio: Io non sono il tuo sire, ma sono tuo marito.

    Veronica: La riverenza per una persona baciata dal sole va sempre oltre al suo mortale connubio. Voi siete prima mio sire poi mio marito.

    Antonio: L’ordine delle proprio preferenze è sempre personale. Come mai qui, carissimo Cornelio, e non con me alla caccia nonostante il mio invito? Sono più volte che rifiuti il vagare assieme alla mia persona e preferisci invece rimanere a casa a parlare con mia moglie.

    Cornelio: Oggi ero predisposto per la lettura, così sono venuto nel castello per consultare la vostra biblioteca … poi ho incontrato la vostra signora e mi ha dato l’enorme piacere di avere un dialogo su alcune delle letture in comune.

    Antonio: E di cosa avete discusso?

    Cornelio: Del Machiavelli.

    Antonio: E cosa ne pensi?

    Cornelio: Il principe è il libro più triste che io abbia mai potuto leggere, sia per l’argomento, sia per ciò che dice. Machiavelli era un demonio, e i suoi critici ebbero ragione nel definirlo tale.

    Antonio: Il demonio è un essere dalle molte facce e dalle mille forme: ben presto, all’esigenze dell’uomo, egli muta per far mutare la tortura dell’inferno e le cose da non fare, ma sempre a convenienza.

    Cornelio: Molto saggio. Vi ringrazio, amato signore, delle vostre intelligenti parole, ma ora debbo proprio andare poiché i miei figli m’attendono, ed anche mia moglie. Con permesso.

    Antonio: Prego, puoi andare. Ci vedremo al più presto.

    Esce Cornelio.

    Veronica: Sire … (interrotta)

    Antonio: Sono tuo marito, non fartelo ribadire.

    Veronica: Caro, penso che sia giunto il momento di recarci giù per la cena. Non facciamo attendere oltre i nostri figli, poiché penso che siano molto affamati dopo le lezioni di retorica, filosofia, scienze e latino.

    Antonio: Bene, non facciamoli attendere oltre, allora. Inizia ad andare: ho prima bisogno di cambiarmi e mettermi a mio agio nelle nostre stanze.

    Esce Veronica.

    Antonio: Non posso credere che il mio cuore dubiti in tal modo … mi ha sempre amato e riverito, ma queste continue presenze di Cornelio in casa sono cose che prima mai avvennero.

    Entra un’Ombra.

    Antonio: Chi sei, mostro senza volto?

    Ombra: Sono colui il cui nome è sconosciuto, l’emissario delle tenebre, fonte di ogni turbamento, re della verità; sono la goduria del vizio e il castigo della carne, il male che ti fa bene, l’odio che ti fa vivere.

    Antonio: Chi sei, mostro dell’oscurità, parla! Non sarà un essere immateriale ad incutermi timore, non sarà un qualcosa che non può scalfirmi la carne, distruggermi le ossa e darmi alla morte.

    Ombra: Io non distruggo con armi ma con un sussurro, io non posso toccarti, ma posso ossessionarti. Appartengo all’oscurità, sono un figlio dell’inferno, regno nelle tenebre così come regno nel tuo cuore.

    Antonio: Cosa dici mai, vile apparizione? Non sai mostrare il tuo vero volto, codardo?

    Ombra: Non ho volto, ma sono tutto, e la mia essenza è stata intessuta con i segreti del mondo, cosicché per te la mia risoluzione sarà pari a comprendere la tua miserabile vita.

    Antonio: La mia vita non è miserabile! ( Prova a colpirlo ma non ci riesce).

    Ombra: Non puoi colpirmi, non puoi toccarmi. La vita, così come la morte, possiedono il loro mistero caro a tutti, ed ogni cosa insolvibile per te è degna di considerazione, il resto, prode e umano Antonio, ti annoia. La luce è cosa ben nota a tutti, ma sono le tenebre che vi guidano nel vostro cammino, e tu le ami, così come vorresti ti dicessi di più. L’uomo non è che un essere come me, nient’altro che un’ombra che si avventura in questo mondo di oblio: la carne è finzione, l’amore è perdizione e, come tu ben sai, l’uomo leale è sempre tradito. Come ogni persona, tu ami il tuo nemico, e rispetti ed ami colei che ti tradisce con un essere ancora più infame, come una persona che consideri un fratello, alla quale hai dato l’anima e per la quale hai rischiato il tuo sangue ma che, molto probabilmente, brama qualcosa contro di te. Cosa avrei da guadagnarci nel dire tale crudeltà? Anche se ti sembro il male, in realtà sono il tuo bene. Si cospira contro di te un ardito tradimento, vogliono i tuoi beni, la tua fama, il tuo potere, cose che hai conquistato con sudore e con sangue, e che proprio non ti ha regalato nessuno. Vuoi dormire nella tua idiozia eternamente con un silenzioso veleno? Vuoi forse che, proprio durante l’amore, il bastardo entri con un coltello e riempia il tuo letto di sangue? Certo che non lo vuoi, perché sei una persona saggia e di buon senso. Risvegliati dal tuo stupido sonno e accorgiti che ciò che ti appartiene in realtà è già di qualcun altro.

    Antonio: Ombra crudele, tu mi getti nello sconforto. Non voglio credere alle tue parole. Come può lei, che sempre mi ha amato e rispettato, fare una cosa del genere? Come può una persona che posso chiamare fratello, che nella morte delle nostre famiglie, per la loro prematura e sanguinosa scomparsa data dalla vita crudele e dall’uomo che ama il sangue, prima di conquistare tutto questo, ho nutrito con il mio sangue, con le mie fatiche?

    Ombra: L’uomo non ha riconoscenza, se non per sé stesso. Il desiderio lo acceca e lo distoglie dal bene, il vizio è di una così tale bellezza che all’uomo, di fronte alla morte, corrode il petto come un irrecuperabile rimorso. Nella tua intelligenza troverai la vita, nelle mie parole, troverai la vita, se invece rimarrai ottuso ai tuoi valori, ai tuoi credo, non troverai nient’altro che le tenebre eterne.

    Antonio: Ombra, che tu sia visione d’inferno, che tu sia frutto della mia pazzia, sarò accorto nell’esaminare le tue parole e i gesti di coloro dei quali mi hai parlato.

    Ombra: Ne va del tuo bene, della tua vita e della tua sorte.

    Antonio: Se tale è il potere che ti è stato affidato, cambierò grazie alle tue parole il mio triste destino.

    Entra Veronica e l’Ombra esce lentamente.

    Veronica: Caro, come mai non siete ancora sceso? Ho sentito che parlavate con qualcuno.

    Antonio: No, no, ragionavo ad alta voce.

    Veronica: Avete per caso qualche pensiero che vi opprime?

    Antonio: No, forse è solo il pollo di ieri sera che mi pesa sullo stomaco.

    Veronica: Ne siete sicuro?

    Antonio: Certo. A volte mi sembra quasi che sbatta ancora le ali nella pancia, come fosse ancora vivo, e mi faccia capire come abbia voglia di volare, anche se non ne è capace … ma comunque le ali le possiede. Non è vero?

    Veronica: ( titubante) Vero, vero … quindi non avete fame?

    Antonio: No, ci vuole tempo a digerire questo groppone.

    Veronica: Allora io vado a dar compagnia ai nostri figli … o volete per caso che rimanga con voi?

    Antonio: No. Puoi andare, ho stima del mio stomaco: uno può esser digerito, due no.

    Veronica esce.

    Antonio: Ah, donna crudele! Questo vuoi farmi dopo che ho fatto tutto questo per te? Questa è la riconoscenza dopo averti amato e dopo averti donato un regno? Ti avessi ingravidato di due vipere, ben potevo comprendere come tu mi avessi in odio, mentre i nostri figli ci rispettano ed amano come è nella giusta via. E tu Cornelio, cos’hai che ti brucia dentro, che ti ha dato così tanto odio sino a farti prendere questa brutale decisione? E’ forse stato il mio esserti come un padre non avendone avuto uno? E’ stato l’averti retto con queste braccia affaticate dalla vita mentre tutto intorno a te ambiva la distruzione? Devo recarmi nelle mie stanze poiché ho molto da ragionare.

    Scena seconda

    Entrano Veronica, Cornelio ed una Spia.

    Veronica: Caro, temo per le nostre trame. Qualcosa nel suo petto lo spinge a dubitare, qualcosa lo rende folle, lo rende incomprensibile, e ora mi diventa difficile leggere il suo cuore, nonostante, per molto tempo, l’ebbi mantenuto nelle mie mani come un libro aperto e, a mio piacimento, potei strappare le pagine che più potevano dare fastidio ad i miei

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