Rosario
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Con la poesia Lodovico Balducci, medico in pensione, si è impegnato in questa “quadratura del cerchio.”
“Rosario” rappresenta le contraddizioni e i drammi vissuti in tre quarti di secolo in una cultura dallo sviluppo così precipitoso che imprecazioni e bestemmie diventano forme di preghiera. I misteri del rosario rivelano le contraddizioni della vita umana, la gioia della nascita, lo sconforto della morte, l'affermazione di un amore imperituro nella resurrezione. La contemplazione di questi misteri ha tenuto unite generazioni di persone semplici che percepivano in ogni evento un intervento divino. Questa fede dava senso all’assurdità dell'esperienza vissuta.
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Anteprima del libro
Rosario - Lodovico Balducci
dell'editore.
Introduzione e contesto
Il Rosario, istituito secondo la leggenda da Francesco di Assisi, è una collezione di preghiere ricorrenti recitate durante la contemplazione di eventi religiosi (misteri). Probabilmente lo scopo del Rosario è di focalizzare l'attenzione dell’orante sulla divinità.
Nella tradizione cattolica questa divinità ha una storia umana, tanto da avere una madre che intercede con il figlio/dio per le suppliche del mondo. Senza entrare in dibattiti teologici riguardanti la perpetua verginità di Maria, l’Immacolata Concezione, l’Assunzione e il suo ruolo nell'economia della salvezza, si può affermare che per generazioni il Rosario ha favorito e promosso un incontro con la divinità nelle famiglie cristiane, soprattutto in quelle contadine e ha unito le famiglie nella fede e nella fiducia in un Dio benigno il cui amore aiuta le persone a tesaurizzare tutti i momenti della vita: quelli gioiosi come la nascita, il matrimonio o la vendemmia; e quelli tristi, come la malattia, la morte e la siccità.
Questo miracolo emotivo si compiva grazie alla presenza della vergine madre, l’aspirazione ultima di tutti i figli, una madre tutta per loro, completamente dedicata a loro, senza conflitti di orario, senza altri impegni affettivi al di fuori della cura dei figli. La madre vergine permette ai figli di accostarsi senza timore e soprattutto senza rancore del padre padrone.
Conoscevo un funzionario governativo, un uomo autorevole e riservato, che incuteva rispetto e timore e veniva da una famiglia agnostica. Infatti non aveva neppure ricevuto la cresima. La sua vicenda umana era stata punteggiata da conflitti famigliari devastanti: la madre si era approfittata di lui, nel senso che si era appropriata dei suoi primi guadagni per sostenere gli altri figli. La giovane moglie straniera lo aveva abbandonato dopo quattro anni di matrimonio, era tornata al suo paese e aveva rifiutato per trent’anni le sue richieste di una conciliazione. Quest’uomo che pronunciava le più orribili bestemmie contro Dio, aveva una devozione particolare per la vergine Maria e ha chiesto di recitare una Ave Maria pochi minuti prima della sua morte. Non ho potuto fare a meno di pensare al dantesco Buonconte La parola, nel nome di Maria finii e quivi, caddi e rimase la mia carne sola.
Seduto sulla tavola da cucina della casa di campagna dove sono cresciuto infante, ho imparato a recitare il Rosario prima ancora di incominciare a parlare; per le mie zie e i miei nonni materni di Borgonovo la preghiera serale del Rosario era più essenziale che la cena. In tempo di guerra spesso era la cena. La mia relazione con il Rosario è stata ambivalente e controversa. Da adolescente consideravo la recitazione serale del Rosario un’incombenza noiosa e un’imposizione bigotta. Facevo del mio meglio per evitarlo, specialmente se c’era un film interessante alla televisione. Il Rosario è diventato un punto di riferimento durante un periodo di particolare devozione e un salvagente durante momenti di disperazione.
Dopo molti anni di dimenticanza e agnosticismo, ho riscoperto il Rosario quando ho riscoperto la mia fede religiosa: in un certo senso è stato il mio sillabario per imparare di nuovo a parlare con Dio. Il ritorno