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I doni di Julia: Grande Guerra, Grande Amore
I doni di Julia: Grande Guerra, Grande Amore
I doni di Julia: Grande Guerra, Grande Amore
E-book211 pagine2 ore

I doni di Julia: Grande Guerra, Grande Amore

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Info su questo ebook

Il primo capitolo di una trilogia intitolata Grande Guerra, Grande Amore. 

Da piccola Julia ha iniziato a comprare regali per il futuro marito, un uomo il cui aspetto e personalità sono definite nella sua mente, un uomo al quale lei si rivolge come "il mio amato". Subito dopo gli Stati Uniti entrano nella Grande Guerra e Julia si offre impulsivamente volontaria come operatrice sanitaria, senza una vera esperienza né formazione. Scoraggiata dalla realtà della guerra, Julia abbandonerà la ricerca del suo amato? Il suo ingenuo gioco dei regali la distrarrà dal riconoscere il Vero Amore? Da Philadelphia a una Francia dilaniata dalla guerra, seguiamo Julia nel  percorso che la porterà da essere una giovane ragazza mondana a una compassionevole volontaria. 

LinguaItaliano
Data di uscita22 ago 2018
ISBN9781547539727
I doni di Julia: Grande Guerra, Grande Amore

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    Anteprima del libro

    I doni di Julia - Ellen Gable

    I doni di Julia

    (Grande Guerra, Grande Amore

    Libro Primo)

    Romanzo

    Di Ellen Gable

    Full Quiver Editore

    Pakenham, Ontario

    Questo libro è un’opera di fantasia. I personaggi e gli eventi descritti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice. Eventi o personaggi reali sono usati in modo fittizio.

    I doni di Julia

    (Grande Guerra, Grande Amore

    Libro Primo)

    Copyright 2017 Ellen Gable

    Pubblicato da  

    Full Quiver Editore

    PO Box 244

    Pakenham, Ontario K0A 2X0

    www.fullquiverpublishing.com

    ISBN Number (print edition):  978-0-9879153-0-6

    Copertina: James Hrkach, Ellen Hrkach

    Fotografia sullo sfondo:

    Phinou (Wikimedia Commons)

    La Radura; Il Paladino disfatto;

    Nessuna luce delle stelle, nemmeno la luna; Su ali di colomba

    e Ancora perso se non fosse per le stelle

    copyright delle poesie 2017 James Hrkach

    utilizzate con il suo permesso

    NATIONAL LIBRARY OF CANADA

    CATALOGUING IN PUBLICATION

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, riacquistata, trasmessa in nessuna forma o con nessun mezzo, elettronico, meccanico, di fotocopiatura, registrazione o altro, senza prima l’autorizzazione scritta dell’autrice.

    ––––––––

    Pubblicato da FQ Publishing

    A Division of Innate Productions

    Tavola dei contenuti

    Capitolo Uno

    Capitolo Due

    Capitolo Tre

    Capitolo Quattro

    Capitolo Cinque

    Capitolo Sei

    Capitolo Sette

    Capitolo Otto

    Capitolo Nove

    Capitolo Dieci

    Capitolo Undici

    Capitolo Dodici

    Capitolo Tredici

    Capitolo Quattordici

    Capitolo Quindici

    Capitolo Sedici

    Capitolo Diciassette

    Capitolo Diciotto

    Capitolo Diciannove

    Capitolo Venti

    Capitolo Ventuno

    Capitolo Ventidue

    Capitolo Ventitré

    Epilogo

    Ringraziamenti

    Riguardo l’autrice

    Dedicato alla memoria di

    Zia Flossie (1917-1988),

    nata durante la Grande Guerra

    una seconda madre per me

    O Maria, concepita senza peccato,

    Pregate per noi che ricorriamo a voi

    Continuate a recitare il rosaio ogni giorno. La guerra sta per finire e i soldati torneranno presto alle loro case

    Nostra Signora di Fatima, 13 ottobre 1917

    "Il vero soldato non combatte perché odia quello che ha di fronte,

    ma perché ama quello che ha alle spalle."

    G. K. Chesterton

    Miracolo eccezionale! Sacramento meraviglioso e divino! Il pane viene sollevato dall’altare; l’immortale carne di Cristo viene posta su di esso. Quello che era cibo materiale è diventato cibo spirituale. Quello che era il momentaneo ristoro dell’uomo è diventato eterno e affidabile nutrimento degli angeli.

    Stephen, Vescovo della Diocesi di Autun (1139)

    Capitolo 1

    Al mio amato

    17 dicembre 1917

    Le strade affollate del centro della città di Philadelphia brillavano di lucine natalizie, ad annunciare che il Natale era ormai alle porte. Julia Marie Murphy sollevò la testa e guardò verso l’alto. Il cielo serale era pieno di nuvole cariche di neve, l’aria frizzante. Infilò i guanti e si abbottonò il cappotto. I suoi pensieri andarono al futuro marito. Dio, ti prego, proteggi il mio amato.

    Decine di migliaia di uomini americani si erano già arruolati per combattere questa ‘Grande Guerra’. Alcuni gentiluomini, che Julia conosceva, sembravano ansiosi di prenderne parte e Julia ringraziò il Signore che i suoi fratelli fossero ancora troppo piccoli per arruolarsi.

    Tra poche settimane sarebbe arrivato il 1918. Tutti gli amici e i conoscenti del padre si aspettavano che la guerra terminasse presto, ottimisticamente nella prima metà dell’anno. Ma il 1918 avrebbe avuto un grande significato per Julia. Sarebbe stato l’anno in cui avrebbe compiuto ventun anni.

    Si avvicinò ai Grandi magazzini Lit Brothers, ammirandone le vetrine circondate dalle lucine natalizie. Julia era grata che fosse lunedì, se fosse stato martedì, infatti, la proibizione sull’elettricità, a sostegno dello sforzo bellico, avrebbe comportato che le vetrine sarebbero state completamente buie.

    Julia fissò, ammaliata, tutta la merce esposta. Un tessuto di un colore rosso scintillante era appeso alla parete in fondo e un bellissimo orologio da taschino di argento sterling era poggiato su un piedistallo cilindrico. I suoi occhi si spalancarono alla vista del prezzo: dodici dollari e venticinque centesimi, quasi il venti per cento del suo intero stipendio annuale. Ma era davvero bello e ogni uomo sarebbe stato felice di possederlo. A dispetto del prezzo sarebbe stato il regalo perfetto per l’uomo che amava. Certo, era stravagante, soprattutto in tempo di guerra e c’erano innegabilmente articoli meno costosi che avrebbe potuto acquistare. Ma non importava. Era quello il regalo perfetto.

    Dopo averlo acquistato lo portò al laboratorio orafo, al secondo piano. Dietro il bancone un uomo di mezza età, alto e smilzo, con i baffi a manubrio le sorrise. Cosa vorrebbe incidervi?

    Al mio amato, accapo, tutto il mio amore, Julia.

    Le sopracciglia dell’uomo si sollevarono. Sono sicuro che un gentiluomo preferirebbe avere inciso il proprio nome di battesimo su un orologio così bello. Non crede?

    Beh, sì, immagino di sì. Ma non conosco ancora il suo nome.

    La bocca dell’uomo si spalancò e iniziò a balbettare. Io... io... io le chiedo scusa signorina. Non... non capisco. Ha acquistato un costoso orologio da taschino per qualcuno che non conosce?

    Julia sospirò. Sarebbe stato meglio tacere.

    Per favore, usi solo le parole che le ho detto.

    L’uomo annuì rivolgendole uno sguardo di sospetta curiosità, lo stesso che si rivolgerebbe a una persona in un manicomio.

    Quanto ci vorrà?

    Per l’incisione? Dieci giorni. Mi spiace, signorina, ma non facciamo in tempo per Natale.

    Va bene. Julia si voltò per andarsene e dopo aver fatto qualche passò lo sentì borbottare: Che ragazza strana. Comprare qualcosa per qualcuno che non si conosce. Tsk tsk.

    Sollevando le spalle, Julia controllò il proprio orologio e si affrettò fuori dal negozio, lungo i tre isolati che l’avrebbero portata alla fermata del tram. Se non avesse fatto in tempo per il tram delle diciassette, avrebbe dovuto aspettare un’altra mezz’ora.

    Quell’anno Julia era determinata a conoscere il suo innamorato, l’uomo per il quale aveva pregato negli ultimi quattro anni. Perché non era ancora riuscita a incontrarlo?

    Alcune delle sue amiche erano già sposate. L’uomo che amava era fuori da qualche parte, ed era intenzionata a trovarlo. Sì, il 1918 sarebbe stato l’anno in cui avrebbe conosciuto l’amore.

    Ogni dicembre, Julia si chiedeva cosa regalare al suo innamorato per Natale. L’anno passato aveva cercato in diversi negozi senza trovare nulla di speciale. Alla fine, aveva trovato, e acquistato, una piccola agenda di pelle marrone in un negozio della Broad e Bigler Street. Non sapeva se l’avrebbe utilizzata, ma le era sembrato un regalo appropriato, soprattutto per quella delicata foglia in rilievo sulla copertina. L’anno precedente aveva comprato un ciondolo in argento raffigurante la Madonna, perché sapeva che il suo innamorato sarebbe stato cattolico.

    Quello prima, invece, era stato l’anno in cui per la prima volta la madre le aveva suggerito di rivolgere qualche preghiera per il futuro marito. Dopo qualche settimana, Julia si era sentita di voler fare qualcosa di più. Era la settimana prima di Natale, per questo le era venuta in mente l’idea di comprargli o realizzargli ogni anno un regalo per Natale, sino al momento del loro incontro. Quel primo anno non aveva ancora un lavoro e non aveva soldi da parte, per questo gli aveva realizzato due paia di calze, il primo nelle tonalità del blu e del verde, il secondo verde e marrone, con un filato pregiato che la madre le aveva regalato.

    Il fatto che realizzasse o comprasse regali e che spendesse del denaro duramente guadagnato in quel modo non era piaciuto al padre, che lo riteneva un gesto poco pratico e troppo sentimentale. La madre, d’altro canto, l’aveva trovato un gesto carino. Certo, se avesse saputo quanto aveva speso per quell’ultimo regalo, certamente non ne sarebbe stata felice.

    Lo scampanellio della carrozza spinse Julia ad affrettarsi, raggiungendo la fermata proprio mentre il tram si stava fermando. Salì sulla carrozza, lasciando cadere gli spiccioli nella gettoniera. Il macchinista annunciò: Prossima fermata, Decima strada e Mercato.

    Quel giorno, Ann Fremont, la più stretta amica di Julia, aveva lasciato prima il lavoro, per questo Julia stava tornando da sola. D’altro canto, Ann in quei giorni era troppo ansiosa per essere di compagnia dal momento che il fidanzato, Theo, era appena stato mandato all’estero. Proprio prima di Natale. Ann aveva tutte le ragioni per essere preoccupata.

    Le due ragazze si erano conosciute alla scuola Cattolica e si erano diplomate insieme nel 1915. Avevano entrambe trovato il loro primo lavoro alla Hom and Hardart’s Automat, in centro, Julia come addetta ai sandwich e Ann come addetta ai dolci.

    Ann l’aveva incoraggiata in quella idea di comprare dei regali per il suo amato. È così romantico, le aveva detto.

    Anni prima Julia aveva buttato giù un elenco completo delle caratteristiche che il proprio amato avrebbe avuto: occhi blu, capelli biondi, carnagione rosata ma chiara, alto e con spalle larghe. Aveva sempre preferito gli uomini con i capelli chiari, in contrasto con la propria acconciatura nera. Ma soprattutto, il suo amato sarebbe stato educato e gentile, di indole tranquilla e non avrebbe mai perso la calma. Sarebbe stato, naturalmente, amore a prima vista e non ci sarebbero stati dubbi.

    A essere onesti, avrebbe dovuto già averlo incontrato. Ma Dio l’aveva già scelto, ricordò a sé stessa, guardando fuori dal finestrino. Doveva solo essere paziente. Sì, il 1918 sarebbe stato l’anno giusto. Ne era certa.

    ***

    Soissons, Francia

    Un altro Natale nell’inferno della guerra. L’auto sobbalzò tra le buche di una strada sterrata, vicino Soissons, Francia. Il Maggiore Peter Winslow teneva strette le mani sul volante lungo la strada verso l’ospedale da campo Vauxbuin, lì vicino. Stava nevicando, di nuovo. A casa, in Canada, le ciaspole, lo sci e il pattinaggio sul ghiaccio lo divertivano. Ma lì, nel contesto della guerra, la neve era più che altro un fastidio.

    Peter si era arruolato nel trentottesimo battaglione del Corpo di spedizione canadese in Ottawa, l’estate prima, quando aveva compiuto ventidue anni. A quel tempo aveva già conseguito due diplomi di laurea all’università McGill, uno in letteratura francese e l’altro in letteratura tedesca. Aveva anche sviluppato una certa affinità con la scrittura dei sonetti in lingua inglese.

    Ricordava bene quanto era stato esuberante all’idea di combattere oltreoceano, specialmente dal momento che il fratello più grande, John, si era unito allo stesso battaglione mesi prima.

    Sfacciato. Presuntuoso. Troppo sicuro di sé. Lui e i suoi compagni canadesi, australiani e britannici non avevano idea di cosa fosse la guerra e questa era peggiore delle altre guerre considerate le armi chimiche e gli aerei. Questa ‘Grande Guerra’, o ora che gli Stati Uniti vi avevano preso parte, questa ‘Guerra Mondiale’ doveva essere facile, secondo le previsioni. Due anni e mezzo dopo, la ‘guerra che doveva porre fine a tutte le altre guerre’ continuava a infuriare senza che si intravedesse la fine. In più, la devastante esplosione di Halifax all’inizio del mese non aveva aiutato il morale dei soldati canadesi.

    Peter guidava all’imbrunire, lieto che la luce della luna illuminasse la strada sterrata. I pungenti venti di dicembre gli sferzarono il viso facendolo irrigidire. Quel freddo, però, era l’ultimo dei suoi problemi. In qualità di traduttore tedesco e francese per le Forze Alleate, Peter si era trovato spesso a viaggiare in aree pericolose, vicino al fronte o nella terra di nessuno. Gli ordini quella sera erano di procedere sino all’ospedale da campo, interrogare l’ufficiale tedesco da solo, quindi scortarlo sino al campo di prigionia di Pommiers, lungo il fiume Aisne, ammesso che il prigioniero fosse stato in grado di viaggiare.

    Nell’ultimo anno e mezzo c’erano stati momenti in cui Peter avrebbe voluto scalare la collina più vicina e urlare. La maggior parte dei giorni, invece, cercava semplicemente di sopravvivere, desiderando e pregando che quella miserabile guerra avesse presto fine. Gli Stati Uniti erano arrivati finalmente, anche se lui non ne aveva ancora incontrato nessuno. Il Presidente Wilson avrebbe voluto restare fuori dalla guerra, nonostante le preghiere degli alleati. Peter comprendeva la loro reticenza: molti americani provenivano da famiglie di immigrati con parenti tedeschi, alcuni avevano radici nella Francia alleata, Irlanda o Inghilterra. Anche ora, per quanto fosse sollevato dal fatto che gli Stati Uniti si fossero uniti allo sforzo bellico si chiedeva se potesse essere ancora non abbastanza o se non fosse troppo tardi.

    Una cosa era certa: non avrebbe più dato per scontata la propria famiglia. La sua unica salvezza era che il fratello maggiore fosse stazionato in Francia e avessero avuto la possibilità di trascorrere un weekend insieme a Parigi otto mesi prima, quando c’era stata una pausa nei combattimenti. John gli era sembrato stanco, quasi esausto e, per questo motivo Peter odiò ancora di più il momento di doverlo salutare.

    Pete, prenditi cura di mamma e papà, se mi dovesse capitare qualcosa qui.

    Non ti succederà nulla.

    Egli annuì, gli occhi rivolti verso il basso. Probabilmente hai ragione, ma ho una brutta sensazione, come se non dovessi più rivederli.

    Li rivedrai. Smettila con questi discorsi tetri e ceniamo.

    Naturalmente Peter capiva lo stato d’animo del fratello. Tutti lì, soldati, infermieri, persino 1 civili francesi, lo capivano. Inizialmente a tenere vivo l’ottimismo di Peter erano state le lettere di Lucy. Lucy McCann, la più bella ragazza di Arnprior, Ontario. Lui aveva anche trovato il tempo di scriverle alcuni sonetti durante i primi sei mesi di guerra. Ahimè, lei aveva atteso sino al Natale del 1916 per inviargli una lettera nella quale lo informava del proprio fidanzamento e dell’imminente matrimonio con un ragazzo di nome Elliot. Che bel regalo di Natale. Peter si era sentito tradito, ma aveva deciso che non avrebbe più pensato a lei. Più facile a dirsi che a farsi. E adesso, un anno dopo, occasionalmente pensava ancora a quella ragazza e aveva persino conservato una sua foto, sebbene non fosse più stato in grado di comporre nulla da allora.

    Sua sorella minore, la quindicenne Maggie, gli aveva comunicato nella sua ultima lettera che Lucy aveva appena dato alla luce il suo primogenito, un maschio, e che lei aveva un aspetto ‘orribile’. Peter avrebbe voluto abbracciare la sorella. Sapeva come farlo sorridere nelle sue lettere. Anche se

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