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Un viaggio chiamato seduzione: Harmony Collezione
Un viaggio chiamato seduzione: Harmony Collezione
Un viaggio chiamato seduzione: Harmony Collezione
E-book167 pagine2 ore

Un viaggio chiamato seduzione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Per ritrovare il mio libro, dovrai intraprendere un viaggio che ti cambierà per sempre...

Sono queste parole a convincere Natalia a lasciare dopo sette anni la proprietà dei Di Sione, l'unico luogo dove si sentisse al sicuro, per mettersi alla ricerca del prezioso libro di poesie di suo nonno, attualmente nelle mani del milionario Angelos Menas. Quando si presenta al suo cospetto e viene scambiata per la nuova babysitter della figlia, Natalia sta al gioco sperando così di raggiungere più facilmente il proprio scopo. Ma, giorno dopo giorno, la vicinanza di Angelos, i suoi modi seducenti e il suo innato carisma, la distraggono dai propri obiettivi, trascinandola in una spirale di tentazione e desiderio in cui rischia di perdersi per sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2017
ISBN9788858969953
Un viaggio chiamato seduzione: Harmony Collezione
Autore

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un viaggio chiamato seduzione - Kate Hewitt

    successivo.

    1

    «Dovresti fare qualcosa per me.»

    Natalia Di Sione finì di sistemare la coperta sulle gambe del nonno, gli sorrise e poi andò a sedersi sulla poltrona accanto alla sua.

    «Tutto quello che vuoi, nonno» replicò, notando i brividi che lo scuotevano nonostante fosse una calda giornata di giugno.

    Giovanni le scoccò un'occhiata divertita e scosse la testa. «Hai dato il tuo assenso ancor prima di sapere cosa sto per chiederti» sottolineò.

    «Sai bene che farei tutto per te» insistette Natalia, guardando con affetto l'uomo che aveva accolto lei e i suoi sei fratelli quando i loro genitori erano morti in un tragico incidente d'auto. Giovanni per lei era padre, madre e nonno, inoltre, essendo rimasta l'unica fra i nipoti a vivere nella splendida residenza Di Sione di Long Island negli ultimi sette anni, lo considerava anche come il suo miglior amico e confidente. Le aveva offerto un posto dove stare e un affetto illimitato quando era tornata a casa dopo la sua terribile avventura, ferita nel corpo e nella mente. Il nonno era stato in pratica la sua salvezza.

    «Tutto, Talia?» insistette Giovanni, un sopracciglio aggrottato. «Magari anche partire?»

    «Sicuramente non mi chiederesti mai una cosa del genere» obiettò Natalia con una risatina nervosa, perché in verità crampi di angoscia le stavano già aggredendo lo stomaco alla sola prospettiva di muovere un passo oltre le cancellate che delimitavano la proprietà. Le piaceva la sontuosa villa che era diventata la sua torre d'avorio, dove aveva la certezza di essere protetta. Di essere al sicuro. E lei sapeva bene cosa significasse non sentirsi al sicuro, avere la consapevolezza che la propria vita fosse appesa a un filo. Non avrebbe mai voluto ripetere l'esperienza, anche se questo comportava una volontaria reclusione, seppure in una prigione dorata.

    Si allontanava da casa non più di poche volte all'anno, in genere per andare da uno dei suoi fratelli o per visitare qualche mostra d'arte. Evitava le metropoli e persino le ridenti cittadine disseminate lungo la costa, e limitava i suoi spostamenti a piccoli tragitti sulla vettura guidata dall'autista personale di Giovanni.

    Ogni volta che il nonno le suggeriva di uscire più spesso, lei gli rispondeva sempre nella stessa maniera. La residenza Di Sione le offriva tutto, pace e tranquillità, un enorme parco perfettamente curato, persino una piscina... Perché mai sarebbe dovuta andare da un'altra parte?

    Giovanni era abbastanza sensibile per non insistere, ma era ovvio che fosse preoccupato per lei. Spesso lo coglieva nell'atto di osservarla con un'espressione assorta sul viso, le folte sopracciglia bianche aggrottate.

    «Sai che non mi resta molto da vivere» le rammentò il nonno.

    Natalia si limitò ad annuire. Qualche tempo prima i medici gli avevano dato non più di un anno, e posto che ne aveva novantotto e che aveva già sconfitto il cancro in precedenza, dodici mesi erano considerati una buona prognosi.

    Non da lei.

    Non poteva immaginare la villa senza il nonno, senza i suoi sorrisi gentili e i suoi saggi consigli. Le grandi, lussuose stanze le sarebbero apparse vuote e desolate, lei l'unica residente oltre ai fantasmi del passato. Era un pensiero intollerabile, che la sua mente si rifiutava anche solo di contemplare.

    «Allora, dimmi» lo esortò, «cosa vuoi che faccia per te? Per caso che dipinga il tuo ritratto?» Negli ultimi anni si era costruita una discreta reputazione come ritrattista. In occasione del suo ventunesimo compleanno, il nonno le aveva regalato uno studio, un piccolo cottage all'interno del parco con una splendida vista sull'oceano. I clienti la raggiungevano lì per posare, e lei amava sia interagire con loro sia dedicarsi a quell'attività così creativa senza essere costretta a lasciare la sua zona sicura.

    «Un ritratto?» ripeté Giovanni. «No, mia cara, sono troppo vecchio per questo. Vorrei che tu trovassi qualcosa per me» affermò, poi si appoggiò alla spalliera della poltrona, le mani intrecciate in grembo, e la guardò.

    «Dovrei trovare qualcosa per te?» Incuriosita e sorpresa, e anche un po' in apprensione, Talia si sporse in avanti. «Un oggetto che hai perso?»

    «Ne ho persi tanti durante gli anni» sospirò Giovanni, una nota di tristezza nella voce e un'espressione remota sul viso. Un tremulo sorriso gli incurvò le labbra, poi scosse la testa. «E tu devi riportarmi uno di questi. Uno dei miei Perduti Amori.»

    Lo aveva sentito parlare tante volte dei Perduti Amori, ricordò Talia, protagonisti di una fiaba che il nonno aveva avuto l'abitudine di raccontare a lei e ai suoi fratelli durante la loro infanzia. Si trattava di una collezione di oggetti preziosi che Giovanni aveva portato con sé quando, giovane emigrante italiano, era sbarcato a New York. Oggetti che poi era stato costretto a vendere per poter sopravvivere, anche se separarsi da loro gli era costato tantissimo.

    Il nonno si era sempre rifiutato di rivelare informazioni più precise al riguardo, dichiarando che un uomo doveva avere i suoi segreti. Lei onestamente credeva che di segreti ne avesse molti, e ora magari forse stava per svelargliene almeno uno.

    «Uno dei tuoi Perduti Amori?» ripeté. «Non hai mai voluto dirci cosa fossero in realtà. A quale ti stai riferendo?»

    «Un libro, un libro molto speciale, e ti avverto che sarà molto difficile ritrovarlo.»

    «Tu credi che io possa riuscirci?» s'informò Talia, perplessa.

    Giovanni annuì. «Sì, lo credo. Faccio affidamento sulla tua intelligenza, sulla tua creatività.»

    Imbarazzata, Talia scosse la testa e sorrise. Il nonno era sempre stato poco incline alle lodi e ai sentimentalismi ma di recente, forse a causa dell'età che avanzava, o della malattia, aveva cominciato a dire tutto ciò che si era tenuto dentro per così tanto tempo. «Che tipo di libro?»

    «Una raccolta di poesie d'amore, scritte da un anonimo italiano. Il titolo è Il libro dell'amore.»

    «Ne esistono molte copie?»

    «Non saprei con precisione, ma la mia era una prima edizione, un volume unico con una copertina di cuoio intagliato a mano. Praticamente non ha prezzo.»

    «Davvero ritieni che io sia in grado di trovarlo?» domandò Talia con tono incerto. Magari poteva svolgere delle ricerche su Internet, consultare qualche mercante di libri usati, d'altra parte se fosse stato così facile Giovanni non avrebbe chiesto il suo aiuto. Da uomo al passo con i tempi com'era sempre stato, possedeva un sofisticato computer e navigava regolarmente in rete.

    No, la faccenda doveva essere di gran lunga più complicata, rifletté. Più importante. E se era così importante per il nonno, lei avrebbe fatto di tutto pur di non deluderlo.

    Giovanni non le aveva chiesto poi molto in passato. Le aveva riservato un appartamento privato nella proprietà già da quando lei aveva avuto solo diciannove anni, ed era stata incapace di provvedere a se stessa. Non l'aveva mai messa sotto pressione e aveva favorito la sua carriera di artista. Sì, decise, gli doveva praticamente tutto.

    «Sì» confermò Giovanni, «puoi e lo farai. C'è una dedica sulla prima pagina, Alla mia cara Lucia, per sempre nel mio cuore. B.A.» spiegò, la voce che gli tremava un po'. Abbassò la testa per qualche istante, ma quando la rialzò, il sorriso era tornato sulle sue labbra. «Così saprai che si tratta del volume giusto.»

    «Chi è Lucia?» domandò Talia, colpita dalla frase e anche dall'insolita emozione che Giovanni aveva manifestato. «E chi è B.A.? Erano dei tuoi amici, forse?»

    «Sì, potremmo dire così. Amici molto cari. Loro due si amavano tanto» precisò Giovanni. Si appoggiò allo schienale della poltrona e si aggiustò la coperta sulle gambe. «Ma è una storia che ti racconterò in un altro momento» aggiunse, con il tono di chi considerava chiuso l'argomento.

    «Cos'è successo al libro? Lo hai venduto quando sei arrivato negli Stati Uniti?»

    «No, non l'ho portato con me, e questo spiega perché sarà così difficile rintracciarlo. Ma sono convinto che tu ci riuscirai, anche se questo ti costringerà a fare un viaggio, e in più di un senso.»

    «Un viaggio...» mormorò Talia. A quel punto era quasi sicura che affidarle quella missione era il modo che il nonno aveva scelto per costringerla a uscire allo scoperto, a rituffarsi nella vita reale. Tante volte l'aveva incoraggiata a spiegare le ali, ma lei aveva sempre opposto un netto rifiuto. Era felice lì, aveva tutto quello che le serviva.

    Non aveva bisogno di altro, non mirava a un'esistenza avventurosa, come invece aveva fatto nel passato.

    Perché quel lato del suo carattere le aveva procurato troppi problemi.

    «Nonno...» cominciò, ma lui la zittì agitando una mano in aria.

    «Vorresti davvero non esaudire il desiderio di un uomo che sta per morire?»

    «Ti prego, non parlare così...»

    «Mia cara, è la verità» la interruppe di nuovo Giovanni. «Sarebbe molto importante per me riavere quel libro, poter leggere di nuovo quei meravigliosi versi che raccontano di come l'amore sia in grado di superare tutto, ogni gloria, ogni tragedia...»

    Forti sensi di colpa l'aggredirono quando vide le lacrime scintillare nei suoi occhi opachi. Come poteva anche solo prendere in considerazione la possibilità di deluderlo, e semplicemente a causa delle sue paure?, si chiese Talia. Come poteva rifiutare qualcosa all'uomo che l'aveva sempre curata e protetta, accettando i suoi limiti?

    «D'accordo, ci proverò» affermò.

    «Sapevo che lo avresti fatto, mia cara» replicò Giovanni, accarezzandole una mano. «E so che ti impegnerai al massimo, e che concluderai questa missione con successo.»

    «Una signorina chiede di vederla, Kyrie Menas.»

    Angelos Menas sollevò lo sguardo dalla scrivania, dov'erano sparsi parecchi curriculum vitae che aveva già esaminato per poi scartare. Nessuna delle giovani donne che aveva intervistato quel pomeriggio si era dimostrata adatta all'incarico. In effetti aveva avuto la sensazione che fossero più interessate a flirtare con lui piuttosto che a conoscere Sofia, sua figlia, esattamente come lo erano state le ultime tre babysitter che aveva assunto e licenziato subito dopo.

    Scosse la testa poi si passò una mano fra i capelli. «Un'altra?» replicò. «Credevo di averle già ricevute tutte. Non ho più curriculum vitae da esaminare» precisò.

    Eleni, la sua segretaria, allargò le braccia in un gesto d'impotenza. «È qui fuori da molte ore» spiegò. «Sostiene di aver bisogno di vederla.»

    «Almeno è tenace» commentò Angelos. «Falla entrare.»

    Aspettò che Eleni uscisse dalla stanza, si alzò e si avvicinò alla grande finestra che offriva una spettacolare vista su Atene. Ruotò il capo nel tentativo di alleviare la tensione nei muscoli del collo. La nuova babysitter gli aveva appena comunicato di poter prendere servizio con sei settimane di ritardo sul previsto, e quella era una seccatura di cui avrebbe fatto volentieri a meno, pensò. Trovare una sostituta accettabile in così poco tempo era un'impresa quasi impossibile, un'ipotesi confermata dal fallimento dei colloqui di quel pomeriggio.

    Alcune fra quelle che si erano candidate avevano buone referenze, vero, ma quando aveva chiamato Sofia per chiedere la sua opinione, la bambina si era mostrata refrattaria ai loro tentativi di stringere amicizia. Onestamente anche lui si era reso conto della falsità del loro comportamento. Alcune l'avevano guardata con riluttanza, altre invece l'avevano fissata senza ritegno. In entrambi i casi Sofia aveva reagito vergognandosi e chiudendosi a riccio. Un velo rosso gli calò davanti agli occhi.

    Sua figlia non aveva niente di cui vergognarsi.

    «Signor Menas?»

    Angelos si voltò e vide una giovane, snella donna in piedi sulla soglia della porta. Il viso pallido, i capelli castani arruffati, indossava un semplice abitino di cotone rosa che avrebbe avuto un urgente bisogno di essere stirato. Ovviamente non puntava sull'aspetto fisico per fare colpo, dedusse. «Esatto» replicò con deliberata durezza. «E lei è...?»

    «Mi dispiace... ma io non parlo...» balbettò lei, fiamme roventi che le lambivano il viso e che mettevano in risalto i grandi occhi verdi e la manciata di lentiggini spruzzata sul piccolo naso.

    «Lei non parla greco?» elaborò Angelos in inglese. «Tuttavia il greco è l'unica

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