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Un dolce regalo: Harmony Jolly
Un dolce regalo: Harmony Jolly
Un dolce regalo: Harmony Jolly
E-book177 pagine2 ore

Un dolce regalo: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Ti vedo e ti amo. Il mio amore per te è nato nello spazio di un attimo, ma durerà in eterno.

Aidan Philipps è milionario, vedovo, e ha una bimba di cinque anni a cui deve garantire un Natale sereno. Per questo, accetta di passare le feste nella tenuta dei McGregor, dove incontra Noelle. Fin dal primo istante, i due si sentono attratti anima e corpo in maniera irresistibile, e quando restano bloccati in città a causa di una tempesta di neve...Ma proprio quando l'amore sembra aver preso il sopravvento, dal passato riaffiorano paure che minano il loro fresco legame. Per fortuna, Noelle sa che l'amore richiede di essere audaci...
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2019
ISBN9788830507845
Un dolce regalo: Harmony Jolly
Autore

Cara Colter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un dolce regalo - Cara Colter

    successivo.

    1

    «C'è la mia stellina di Natale!»

    Noelle provò un moto di gioia nel vedere suo nonno Rufus scendere dal trattore. L'uomo si fermò per prendere dall'abitacolo Smiley, il loro vecchio labrador, quindi si girò e avanzò nella neve verso di lei. Il cane lo seguiva con quella sua smorfia felice sul muso nonostante l'andatura sofferente.

    A differenza dell'animale, suo nonno era agile e aveva un aspetto straordinariamente forte per un uomo di settantotto anni. Era vestito pesante, con in testa un berrettone di lana, manopole alle mani e un ampio giaccone scozzese.

    Anche l'abbraccio con cui la strinse forte sollevandola da terra era energico. La mise giù e la osservò. «Non avrai mica perso peso, vero?»

    «No» si affrettò a rispondergli lei, anche se non ne era sicura. Era sempre stata una ragazza slanciata. Non era più salita su una bilancia da quando il suo fidanzamento si era bruscamente interrotto. Ma in fondo non si poteva poi dimagrire tanto mangiando gelato al cioccolato per cena. Be', a volte anche per colazione.

    La preoccupazione però era reciproca. Quello era il loro primo Natale senza la nonna. Nei mesi successivi alla sua scomparsa, suo nonno al telefono aveva un qualcosa nella voce, che lei non aveva mai sentito prima – una specie di stanchezza, di distacco, come se non fosse stato veramente lì. A volte si era confuso sul giorno e su altri minuscoli dettagli di vita quotidiana. Altre invece aveva ricordato eventi passati con una tale ossessione che Noelle si era convinta che stesse peggiorando e morendo di crepacuore.

    Poi, però, alcune settimane prima, aveva notato un miglioramento. Con sua grande sorpresa e sollievo, le era addirittura parso eccitato all'idea del Natale. Per la loro famiglia era sempre stato un momento magico dell'anno, anche perché era il suo compleanno. Sarebbe stato troppo sperare in un miracolo natalizio che segnasse l'inizio del superamento delle loro perdite?

    Ma quando Noelle era entrata nel cortile con la macchina e aveva notato che suo nonno non aveva appeso nemmeno una decorazione, provò una stretta al cuore. Poi notando le impronte del trattore che andavano sparendo nel nulla, si sentì prendere dal panico. Non aveva più il bestiame. Dov'era finito? Seppur con il cuore in gola seguì le tracce.

    «Nonno» sospirò sentendosi a casa. Quindi si accosciò per abbracciare Smiley a lungo e dargli una grattatina alle orecchie prima di esaminare il lavoro di suo nonno.

    Al centro di quello che era stato un pascolo per le mucche l'uomo aveva sgomberato dalla neve un grande spazio quadrato. «Ma cosa diavolo stai combinando?»

    Cingendole le spalle con un braccio, il vecchio si voltò a guardare compiaciuto il proprio lavoro. «Sto allestendo la pista di atterraggio per un elicottero» spiegò, annientando così la sua sensazione di benessere.

    «Una... cosa?» balbettò.

    «Hai capito bene. E non guardarmi come se fossi fuori di testa. Dai, andiamo in casa a prenderci un caffè. Ti sei portata tutto quello che serve per un bel Natale al ranch?» chiese, incamminandosi al suo fianco senza preoccuparsi di riportare indietro il trattore.

    «Sì.» Noelle attese un istante prima di indagare. «Mi chiedevo perché non avessi ancora appeso le decorazioni...»

    «Ho pensato che sarebbe stato bello farlo insieme.»

    Anche se lei non aveva mai aiutato nei preparativi, l'idea di ricreare insieme l'atmosfera dei Natali passati la rallegrò. «Sì, sarebbe bello. Non vedo davvero l'ora che arrivino le feste. Io poi mi fermo fino a dopo il primo dell'anno.»

    «Ah, bene, bene. Gli altri se ne andranno a Santo Stefano, quindi avremo comunque un po' di tempo da passare da soli, io e te.»

    «Gli altri... Chi?» indagò stupita.

    «Ma, santo cielo, Ellie!» le disse chiamandola con il diminutivo che usava solo lui. «Aspetta di vedere che cosa ho organizzato. Hai mai sentito parlare di Me-Sell

    Lei piegò il capo di lato guardandolo interdetta.

    «Sai, quel posto nell'interstato in cui si mettono annunci...»

    «Internet, vuoi dire? Ah, intendi I-Sell? Quel sito enorme di annunci di tutti i tipi?»

    «Quello! Esatto!»

    All'idea di suo nonno su I-Sell, Noelle si raggelò. Lui era uno che scaldava ancora la casa con la legna e che nella vecchia TV prendeva solo due canali. Non aveva un cellulare, anche perché in quella zona la copertura era inesistente. Lui e sua nonna non avevano mai posseduto un computer, tantomeno sapevano cos'era internet.

    «Uso l'interstato alla biblioteca del paese.»

    «Internet» lo corresse lei scoraggiata.

    «Quella roba lì, insomma. Ho deciso di vendere alcuni dei miei vecchi macchinari per fare spazio nel granaio. Eddie, quello in fondo alla strada, ci ha fatto dei bei soldi. E ha fatto tutto su I-Sell

    «Ma hai bisogno di soldi?» gli chiese sconcertata. Ma come aveva fatto a non accorgersi di niente durante le loro telefonate settimanali? E poi lo veniva a trovare una volta al mese. Perché non aveva notato che aveva i soldi contati? Era stata davvero così sconvolta dal dolore da aver pensato solo a se stessa?

    «Santo cielo, no! Da quando ho venduto la maggior parte dei terreni, tranne quello intorno alla casa, ho tanti di quei soldi che non so che farmene.»

    Sì. E quella era stata un'altra delle perdite dolorose di quegli ultimi tempi: la vendita delle terre che erano appartenute ai McGregor per generazioni: non era rimasto più nessuno a lavorarle. Noelle però aveva sempre nutrito la speranza che un giorno lei e Mitchell le avrebbero ricomprate.

    Arrivarono a una collinetta e si fermarono entrambi. Eccola lì, la loro casetta, magica come una cartolina di Natale. Circondata da cumuli di neve bianchissima, era una costruzione a due piani giallo chiaro con le imposte blu indaco, un porticato che avvolgeva tutto il piano terra e un filo di fumo che usciva dal camino di pietra.

    Se sua nonna fosse stata viva, la casa sarebbe stata già decorata. Ormai era il ventuno dicembre! Lungo il tetto ci sarebbero state le luci e un'enorme ghirlanda con la parola speranza che faceva capolino da sotto un grande nastro di raso rosso avrebbe rallegrato la porta d'ingresso. Ma quell'anno non c'era nulla del genere e Noelle si sentì pungere gli occhi dalle lacrime, anche se suo nonno aveva aspettato lei per farlo.

    Dietro la casa c'era il fienile – un tempo dipinto di rosso, ma ormai diventato quasi completamente grigio – e vicino le colline spolverate dalla neve, poi, ancora più in là i picchi delle Montagne Rocciose che si stagliavano bianchi e frastagliati contro il blu luminoso del cielo.

    Sulla via di casa oltrepassarono il fienile e due grandi cavalli grigi dalle zampe ricoperte di una folta peluria bianca galopparono venendo loro incontro sul sentiero.

    «Ciao, Fred, ciao, Ned» li salutò lei con affetto, tendendo loro una mano. Fred gliela riscaldò con un soffio di aria calda e umida. Lei gli toccò il naso, ma proprio mentre lo faceva, un cavallino nero come Smiley spuntò correndo da dietro il fienile, facendo scappare sbuffando gli altri due animali.

    «E questo chi è?» chiese divertita.

    «Gidget» spiegò suo nonno. «Un po' impetuosa e dispettosa, ma trovare un pony sotto Natale è un'impresa quasi impossibile.»

    «Un pony per Natale?» Noelle lanciò un'occhiataccia a suo nonno, di nuovo terrorizzata all'idea che stesse andando un po' fuori di testa e che pensasse ancora a lei come a una bambina piccola.

    «È una sorpresa per Natale.»

    «Ah... Stai nascondendo la sorpresa di qualcuno fino a Natale?»

    «Più o meno. Ma guarda come stai tremando. Eh, donna di città.»

    Si tolse il berretto scoprendo la folta chioma di capelli bianchi e glielo mise sulla testa, calandoglielo teneramente fin sulle orecchie, come se davvero avesse dodici anni e non ventitré. Ma stavolta quel gesto, invece di preoccuparla, la fece sentire profondamente amata.

    Rufus le prese dalla vecchia utilitaria la valigia colma di regali e di abiti pesanti e anche i pattini. Il laghetto dietro casa doveva essere gelato ormai.

    Entrando in casa, la investì un forte profumo di caffè, che acuì la mancanza dell'aroma del dolce di Natale appena sfornato che sua nonna preparava ogni anno.

    Si tolsero giacche e stivali e suo nonno appoggiò a terra la valigia. Noelle si levò il berretto e si sistemò i capelli davanti allo specchio. Le guance ricoperte di leggere lentiggini e il naso erano un po' arrossati dall'aria fredda, ma tanto lei era una ragazza comune. Capelli castani alle spalle, dritti come spaghi, gli occhi che avevano un colore che andava dal verde al marrone, lineamenti da fatina che potevano essere carini – non belli – grazie magari a un po' di trucco, ma figurati se lei si preoccupava di dedicarci tempo.

    Quando entrò in cucina, il cane si era già sistemato sulla propria cuccia accanto alla stufa a legna e il nonno stava aggiungendo un ceppo per attizzare il fuoco.

    Quella cucina non aveva niente a che vedere con quelle che pubblicavano sulle riviste di arredamento. Aveva un pavimento in linoleum consumato e rotto, il colore che si scrostava dai mobiletti e il piano di lavoro ricoperto da ogni genere di cosa, dai pezzi di motore ai guanti da forno. Le finestre erano ampie ma vecchie e velate dal ghiaccio che si era formato tra i doppi vetri.

    A prescindere dal fatto che sua nonna non avrebbe mai tollerato quei pezzi di motore sul bancone e avrebbe appeso le decorazioni, Noelle si sentì pervadere ancora di più dalla sensazione di essere a casa.

    I nonni l'avevano cresciuta dopo che i genitori erano morti in un incidente d'auto quando lei aveva dodici anni e quella cucina era il posto che più amava al mondo, quello dove si sentiva più sicura.

    «Dimmi un po' della pista per l'elicottero» lo sollecitò, sedendosi al vecchio tavolo della cucina e prendendo un sorso del caffè che suo nonno le aveva preparato sulla stufa a legna. Strinse gli occhi da quanto era forte e agguantò la zuccheriera.

    «Be', tutto è iniziato una sera mentre guardavo le notizie in TV» esordì, sedendosi di fronte a lei e lanciandole uno sguardo colmo di affetto che le sciolse il cuore. «C'era quella storia di quella ragazza, non di qui, aspetta, in Inghilterra o a Vancouver...»

    Per suo nonno un posto equivaleva all'altro.

    «... che sarebbe rimasta sola a Natale e così aveva messo un annuncio su una roba simile a I-Sell e le aveva risposto tutta quella gente così che alla fine si era scelta una famiglia con cui trascorrere le feste» raccontò l'uomo raggiante, come se fosse stato sufficiente a spiegare la pista per l'elicottero che aveva predisposto sul pascolo.

    «Va' avanti.»

    «E allora io ho pensato che forse non avrei avuto il Natale che ero abituato ad avere.»

    «Io, te e la nonna?» chiese ripensando alla musica, ai dolci fatti in casa e ai vicini che passavano a salutare.

    «Anche prima di quel periodo. Sai, la TV è arrivata tardi da queste parti. E senza era meglio. E ancora meglio sarebbe senza l'interstato

    Inutile correggerlo. Noelle attese.

    «E non farmi parlare dei danni che provocano i cellulari.»

    «Certo» concordò lei, sapendo però che presto avrebbe sentito la mancanza dei suoi social media. O più esattamente, non avrebbe più potuto spiare spudoratamente la vita emozionante di qualcun altro grazie a tutto quel proliferare di post.

    «Quando ero ragazzo, noi ci ritrovavamo tutti per Natale» ricordò l'uomo con nostalgia. «In quel giorno tutta la comunità si riuniva nella vecchia sala comunale e c'erano un concerto, una cena e poi i giochi. I tavoli scricchiolavano sotto il peso dei tacchini, dei prosciutti, del purè di patate e delle torte. E che torte! Le donne erano sempre in competizione tra loro per fare quella migliore. E la gente cantava, chiacchierava e si scambiava regali. Non grandi cose. Un fischietto fatto a mano, un sacco di farina con sopra ricamata la scritta Dio benedica questa casa. Se si sapeva che una famiglia attraversava un momento difficile, ci si assicurava che tutti i bambini avessero un regalo e si dava loro anche un bel prosciutto da portare a casa.»

    Noelle si sentì invadere dalla preoccupazione. Per quanto le stesse dipingendo un quadretto incantevole, suo nonno non era mai stato così. Del Natale si era sempre occupata più sua nonna, lui si era sempre limitato ai decori esterni e a preparare i cavalli per l'immancabile giro in slitta. Non era mai stato così nostalgico prima della morte della moglie. Era sempre stato un tipo pratico, non sentimentale.

    «Così» proseguì, «mi sono procurato un indirizzo e-mail e ho messo un annuncio invitando la gente a passare un Natale vecchio

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