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La Mia Salvezza: Serie Salvezza
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La Mia Salvezza: Serie Salvezza
E-book319 pagine4 ore

La Mia Salvezza: Serie Salvezza

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Info su questo ebook

Caliana Crawford è intelligente, sexy e disoccupata. Dopo aver lasciato il suo impiego mediocre, si ritrova ad aver bisogno di una pausa. Raggiunge così il luogo in cui custodisce i suoi ricordi più preziosi: il suo cottage sul lago. La vita non è sempre stata facile, per Cali. Ha perso una persona cara, è stata tradita dal suo fidanzato e ora desidera soltanto sfuggire alla realtà. Quello che non ha messo in conto è il suo sexy vicino, che ha in mente un suo personale programma.

Owen Matthews vive alla giornata, ma sa che alla sua vita manca una parte essenziale – Cali. Non ha mai dimenticato le estati trascorse sul lago con la splendida brunetta. Quando scopre che è tornata per restare, Owen capisce che non può permettersi di lasciarsela sfuggire di nuovo. La gente pensa che abbia tutto, dato che è proprietario di un’azienda multimilionaria, ma quello che nessuno sa è che sarebbe disposto a cedere tutto pur di avere quella ragazza tra le sue braccia e nel suo letto.

La strada verso la felicità non è sempre facile. Suo fratello ritorna nella sua vita, portando con sé una vecchia fiamma che minaccia di separare Cali ed Owen. Troveranno la salvezza l’uno nell’altra, oppure permetteranno agli eventi del passato di influenzare il loro futuro?

LinguaItaliano
EditoreMichelle
Data di uscita28 ott 2018
ISBN9781547552030
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    Anteprima del libro

    La Mia Salvezza - Michelle Dare

    La mia salvezza

    ––––––––

    Michelle Dare

    ––––––––

    This is a work of fiction. Names, characters, places and incidents are either the product of the author’s imagination or used fictitiously, and any resemblance to actual persons, living or dead, business establishments, events or locales is entirely coincidental.

    Questo è un lavoro di finzione. Nomi, personaggi, luoghi e incidenti sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore o usati fittiziamente, e qualsiasi somiglianza con persone reali, vivi o morti, imprese, eventi o luoghi è del tutto casuale.

    My Salvation

    All rights reserved.

    Copyright 2014 © Michelle Dare

    La mia salvezza

    Tutti i diritti riservati.

    Diritto D’autore 2018 © Michelle Dare

    Law 22.04.1941 n. 633

    Bern Convention, Paris 07.24.1971

    Translation/traduzione: Erika Cecchetto

    Proofreading: Cinzia Marchetti

    Formatting: Down Write Nuts

    ALL RIGHTS RESERVED. This book contains material protected under International and Federal Copyright Laws and Treaties. Any unauthorized reprint or use of this material is prohibited. No part of this book may be reproduced or transmitted in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording, or by any information storage and retrieval system without express written permission from the author / publisher

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Questo libro contiene materiale protetto dalle leggi e dai trattati internazionali sul copyright. È vietata la ristampa o l'uso non autorizzato di questo materiale. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, compresa la fotocopiatura, la registrazione o qualsiasi sistema di memorizzazione e recupero di informazioni senza espressa autorizzazione scritta dell'autore / editore.

    Nota dell’autrice

    Grazie per aver acquistato La mia salvezza! Questo è stato il primo libro che ho scritto, nel 2014. Questo libro ha dato il via al mio viaggio come scrittrice e mi ha fatto capire quanto io ami scrivere. Spero che possiate apprezzare la storia di Owen e Cali.

    Ringraziamenti

    Ho scritto un libro! Non riesco a crederci! Non sarei mai riuscita a farlo senza l’amore e il supporto della mia famiglia e dei miei amici.

    Mio marito, i miei figli e la mia famiglia sono stati una fantastica rete di supporto. Penso che mio marito mi abbia sopportato tantissimo. Ha sopportato lunghe nottate, si è presto cura dei bambini, incoraggiandomi ad andare avanti. Ha fatto di tutto. Non sarei riuscita a scrivere questo libro senza di lui. Ti amo tantissimo e grazie di tutto!

    Amici miei, siete stati FANTASTICI! Siete stati al mio fianco facendo il tifo per me, rispondendo alle mie domande: siete i migliori amici che avrei mai potuto desiderare. Angel, Ann Marie, Kim, Shannon, Alexis, Erica, Kelley, Steph S., Jen, Lea, Dana, Rebecca, Rachel, Karen, Estella, T.K., JM, Tricia D., Kelli e Stefanie L., vi voglio bene e grazie di tutto!

    T.J., grazie di tutto. Mi hai insegnato tantissimo e te ne sono davvero grata.

    Sara, grazie per le bellissime immagini della copertina. Sei fantastica!

    Sommer, grazie per le tue grandissime abilità di design e per avermi sopportata.

    Ellie, Riane e Shannon, grazie per tutto quello che avete fatto per me. Lo apprezzo veramente. Siete sbucate fuori e avete salvato la situazione.

    Blogger, quello che fate per gli scrittori va oltre ogni limite. Grazie per il modo in cui supportate me e tutti gli altri scrittori. So quanto sia duro il vostro lavoro, sono una blogger anch’io. Grazie!

    Oh, Shannon... Owen è tuo.

    Sommario

    Nota dell’autrice

    Ringraziamenti

    1

    2

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    Epilogo

    Anteprima – La mia redenzione

    Prologo

    L’autrice

    1

    ––––––––

    Mi licenzio, disse Cali al suo capo, Mark. Aveva raggiunto il limite di sopportazione la settimana precedente. Aveva una buona istruzione e faceva un lavoro di merda. Per che cosa? Si spaccava la schiena al lavoro e quell’uomo a malapena sapeva che lei era in ufficio. Non si trattava di un unico grande problema, ma di tante piccole cose messe insieme.

    Non capisco, Caliana. Pensavo che tu fossi felice. Sei una brava impiegata.

    Caliana. Solitamente, quel nome era riservato alla famiglia e agli amici più cari. Sentirlo pronunciare da lui le dava ai nervi, e lui lo sapeva. Dopo che gli aveva chiesto ripetutamente di smettere di chiamarla così, lui ancora insisteva a farlo. Che stronzo, pensò.

    "Io ero felice, ma proprio ora, quando hai detto che sono una brava impiegata, è stato il primo complimento dopo mesi. Non funziona."

    Posso dire o fare qualcosa per farti cambiare idea? Possiamo sistemare un po’ i tuoi orari o il tuo carico di lavoro. Potremmo trovare un punto d’incontro.

    No, mi dispiace. È da un po’ che ci sto pensando. Per favore, prendi il mio badge e le chiavi della mia scrivania, disse Cali posando gli oggetti sulla scrivania di Mark. Se l’ufficio risorse umane ha bisogno di qualcosa, hanno il mio numero. Il laptop, il caricabatterie e il cellulare sono sulla mia scrivania.

    È davvero una cosa inaspettata. Vorrei che ci ripensassi. Tu sei parte del nostro team. Sarebbe terribile perderti. Cali odiava il suo tono, molto formale, ma reciso. Come se non credesse alle parole che diceva.

    Scosse la testa. Mi dispiace, ma no. Hai il mio numero di cellulare, se dovessi aver bisogno di qualsiasi informazione relativa ai progetti a cui stavo lavorando. Sono tutti completi tranne due.

    Cali aveva pensato di dare due settimane di preavviso, ma nessuno si preoccupava dei suoi sentimenti o di ciò che voleva, quindi perché preoccuparsi per gli altri? I soldi non erano un problema.

    Sua zia, Rhea, era morta lasciandole i suoi beni, tra cui soldi, la casa e il cottage sul lago. In realtà, per anni non aveva dovuto lavorare e anche adesso la situazione non era cambiata. Ma sapeva che avrebbe comunque lavorato ancora. Avere una laurea rendeva più semplice trovare lavoro che se non l’avesse avuta.

    Con la borsa in mano, contenente alcuni effetti personali, uscì dall’ufficio di Mark e si avviò verso l’entrata principale dell’edificio. Salutò con un cenno della mano la receptionist, prima di uscire al caldo sole luminoso. Libertà, pensò. Nessuno a cui dover rispondere. Il primo passo verso quella che sperava sarebbe stata la giusta direzione.

    Afferrando le chiavi dell’auto, aprì la portiera dal lato del guidatore della sua Jeep Wrangler Unlimited Rubicon nera a quattro porte. Vi salì e scivolò sul sedile nero bollente. Guidando verso casa, pensò a cosa fare con la sua appena conquistata libertà.

    Oziare in casa le sembrava una buona idea, ma Cali voleva qualcosa di più che una pausa. Poi, le venne in mente qualcosa. Avrebbe preparato una valigia e sarebbe andata al cottage.

    Parcheggiò, afferrò la borsa e trovò le chiavi per aprire la porta d’ingresso. La sua casa in città non era granché, ma era tutto ciò di cui aveva bisogno. Aveva tre camere da letto, due bagni, una cucina moderna, uno spazioso soggiorno e un giardino piccolo, ma sufficiente.

    Prese il cellulare dalla borsa per poi posarlo sul tavolino nell’ingresso. Controllò il calendario e notò che il cottage era libero per il resto della stagione. Nei mesi primaverili ed estivi era sempre affittato. Alla fine della stagione, ci andava e lo chiudeva per l’autunno e l’inverno.

    Raggiunse la camera da letto ed entrò nell’armadio a muro. Guardandosi intorno, cercò di decidere che cosa portarsi. Preparò una valigia per tre o quattro giorni, sapendo che avrebbe potuto fare il bucato al cottage. Afferrando t-shirt, canottiere, pantaloncini e pinocchietti, infilò tutto in valigia. Aprì il primo cassetto del comò e prese due bikini, uno azzurro, l’altro rosso scuro.

    Dopo aver messo in valigia le altre cose essenziali, si fermò a guardarsi nello specchio a figura intera sul retro dell’anta dell’armadio. Cali aveva occhi castani e lunghi capelli anch’essi castani con ricci naturali. Di solito, a fine giornata, a causa del loro peso sembravano onde. Era magra, ma ben fatta. Essere alta un metro e sessantacinque non l’aiutava ad essere più formosa.

    Si buttò addosso una maglietta con scollo a V, un paio di pantaloncini kaki e delle comode infradito, e fu pronta a partire. Prese la borsa del laptop e vi buttò dentro il Kindle, insieme a tutti i caricabatterie. Anche se aveva un laptop per il lavoro, ne teneva sempre a casa uno personale. Doveva occuparsi delle fatture e quant’altro per il cottage. Dopo aver chiuso la porta d’ingresso, caricò tutto sulla jeep.

    Cali era single e preferiva così. Aveva avuto qualche appuntamento, ma non aveva più voluto niente di serio, dopo Zach. Lui l’aveva trattata di merda ma non se n’era accorto finché lei non l’aveva lasciato.

    Aveva pensato che fossero innamorati, ma poi aveva scoperto che lui la tradiva. Zach era affascinante e aveva un ottimo lavoro. Era sempre a casa di notte e nei fine settimana, ma tradirla con la sua segretaria era stata davvero una bella idea.

    Lei stava cercando di capire come chiudere la loro storia, quando aveva scoperto che lui la tradiva. Zach aveva anche provato a supplicarla di perdonarlo, quando lei l’aveva affrontato. Aveva persino avuto il coraggio di dire che non aveva voluto tradirla, semplicemente era successo. Certo, il tuo cazzo è scivolato dentro di lei per caso, vero? pensò Cali.

    Scuotendo la testa per spazzare via quel pensiero con cui stava solo sprecando tempo, infilò la chiave nel cruscotto e cominciò a guidare verso il cottage di Rhea sul lago Dalia. Anche se non era più di Rhea, considerava ancora quel cottage come suo. Zia Rhea, per lei, era solo Rhea. E non era stata solo la zia di Cali, ma anche la sua migliore amica.

    Guidò per un’ora. Rhea le mancava. Guidando, la sua memoria corse ad una conversazione avuta con lei riguardo a Zach. Cali ricordò che lei le aveva detto che avrebbe potuto raggiungerla in qualsiasi momento per qualsiasi cosa avesse avuto bisogno. Una spalla su cui piangere, qualcuno che l’ascoltasse, qualsiasi cosa. Rhea sarebbe sempre stata lì.

    Persa nei ricordi, non si accorse che il cottage era proprio dietro l’angolo. Svoltando sul vialetto di ghiaia, pensò a Rhea e non si rese conto delle lacrime che le scendevano lungo le guance. Asciugandole, spense il motore. Sua zia era morta da tre anni, e le mancava ogni giorno.

    Afferrando le valigie, si avviò verso le scale del cottage, fermandosi sulla veranda. Facendo un respiro profondo, Cali aprì la porta. In quei tre anni si era recata lì soltanto all’inizio e alla fine della stagione dell’affitto, e ci era rimasta solo per pochi giorni.

    Dopo aver scoperto che Rhea le aveva lasciato il cottage, aveva deciso di tenerlo, dato che sua zia lo affittava nei mesi primaverili e estivi. C’erano regolari affittuari che tornavano ogni anno con le loro famiglie e lei non aveva voluto che si perdessero le loro vacanze.

    Rhea non si era mai sposata e non aveva avuto figli. Aveva lavorato sodo per tutta la vita e aveva investito saggiamente i suoi soldi. Aveva comprato un cottage malmesso accanto al lago e l’aveva completamente ristrutturato.

    Sistemare le cose di Rhea era stata una delle cose più difficili che Cali avesse mai dovuto fare. Aveva tenuto tutto ciò che aveva un valore sentimentale, donando i suoi abiti e mobili ai più bisognosi.

    Entrando, fu sollevata di notare che tutto era stato pulito dalle donne delle pulizie. Non era stato fatto alcun danno.

    Cali superò il soggiorno e la cucina e si spostò nella prima camera da letto sulla sinistra. Quella era la sua stanza. Quella che formalmente era stata la camera di Rhea era più avanti lungo il corridoio.

    Entrambe le camere da letto avevano un proprio bagno. C’era anche una terza camera e un altro bagno nel corridoio. Il cottage era su un solo piano e aveva un meraviglioso soffitto con travi a vista. Il divano in soggiorno era un divano letto, quindi, se necessario, il cottage poteva ospitare più persone.

    Cali svuotò velocemente le valigie e saltò sulla jeep per dirigersi in città per un po’ di spesa. Fortunatamente il negozio era aperto fino a tardi e aveva piatti pronti. Dopo la giornata che aveva avuto, non aveva nessuna intenzione di prepararsi la cena. Era una serata da cibo riscaldato nel microonde e film sdolcinato in televisione.

    Si svegliò quando il sole filtrò tra le tende e le illuminò il viso. Sapeva che il tempo sarebbe stato perfetto per una bella abbronzatura. Dire che era pallida non rendeva minimamente l’idea della sua carnagione. Aveva bisogno di sole e il Kindle la stava chiamando per nome. Dopotutto, rifletté, passerò qui un paio di settimane. È ora di rilassarsi e perdersi in un buon libro.

    Fece colazione e si spalmò la crema solare prima di uscire. Con addosso il bikini azzurro, si avviò verso il molo con un asciugamano, una bottiglia d’acqua, una sedia a sdraio e il Kindle al seguito. La temperatura era sopra i ventisei gradi e un tuffo nel lago era d’obbligo.

    Cali sistemò la sedia, vi sistemò sopra l’asciugamano, si abbassò gli occhiali da sole e cominciò a leggere. Un’ora dopo, ebbe la sensazione che qualcuno la stesse osservando. Si tolse gli occhiali e si guardò attorno. Lanciandosi un’occhiata al di sopra della spalla, vide nientemeno che Owen Matthews, in piedi sulla veranda del cottage lì accanto.

    Cazzo! Proprio quando pensi che uno non possa diventare ancora più attraente, ecco che lo diventa, pensò. Sembra appena uscito da una rivista. Capelli biondi, corti ai lati e un po’ più lunghi sopra la fronte. Cali ricordò che aveva gli occhi verdi, riusciva a vedere la sua pelle abbronzata e la sua corporatura solida, muscolosa. Avrebbe potuto farla cadere ai suoi piedi soltanto con un’occhiata. E quelle fossette, sospirò lei ricordandole.

    Cali si voltò velocemente e cercò di continuare a leggere. I suoi pensieri corsero all’ultima volta che aveva visto Owen, al funerale di Rhea. Non avrebbe dimenticato quel giorno per tutta la vita. L’emozione di allora la travolse di nuovo e le parole sul Kindle si offuscarono mentre le lacrime presero a sgorgare senza freni. Sbatté le palpebre per scacciarle, si girò sulla pancia e chiuse gli occhi.

    Ti stai scottando, disse una voce profonda, riscuotendola dal sonno.

    Hmmm?

    Ti conviene rientrare o domani ti farà male.

    Risvegliandosi, Cali sollevò la testa e batté le palpebre, cercando di mettere a fuoco. Ritrovandosi a fissare un paio di occhi verdi, realizzò che si trattava di Owen.

    Devo essermi addormentata. Grazie per avermi svegliata.

    Stavo per andarmene e ho notato che eri ancora qui. Non volevo che ti scottassi.

    Sorridendo, Cali disse: È stato molto gentile da parte tua.

    Owen annuì, si voltò e si allontanò. Rendendosi conto che probabilmente aveva ragione, Cali raccolse le cose che aveva portato con sé e rientrò. Pranzò e trascorse il resto del pomeriggio a poltrire sul divano, guardando la televisione e lasciando che la mente corresse all’uomo che aveva cercato di dimenticare. 

    2

    ––––––––

    Caliana Crawford. Già soltanto il suo nome gli provocava una raffica di emozioni. Sentimenti che in quegli ultimi dieci anni Owen aveva cercato di seppellire, senza mai raccontare a nessuno come si sentiva. Tuttavia, pensava che Rhea avesse capito, dato che l’aveva spesso sorpreso a guardare nella direzione di Cali mentre lei era intenta a guardare altrove.

    L’ultima volta che l’aveva vista era stato al funerale di Rhea. Aveva faticato moltissimo a non prenderla tra le braccia e sussurrarle parole di conforto. Vederla piangere gli aveva spezzato il cuore. Avrebbe dovuto essere al suo fianco, non in attesa sullo sfondo nella speranza di essere notato. Prima di quell’occasione, l’ultima volta che l’aveva vista era stato quando Cali aveva diciotto anni e lui venti, subito prima che lei partisse per il college.

    Quel giorno, al lago, era stato un incontro casuale. Owen era arrivato il giorno prima e aveva visto la jeep nera nel vialetto tra i loro cottage. Quella visione gli aveva fatto decidere di rimanere per la notte.

    Il lago Dalia era incastonato tra i boschi a un’ora dalla costa. Una volta che ebbe capito che lei sarebbe rimasta, decise di tornare lì ogni sera dopo il lavoro, con la speranza di poter passare un po’ di tempo con lei. Era un viaggio lungo, nell’ora di punta, ma ne valeva la pena. Non aveva mai dimenticato l’ultimo giorno trascorso con Cali, quell’estate.

    Cali, porta fuori il culo da lì!

    Uscendo sulla veranda, lei chiese: Che razza di problema hai?

    Dai, su, andiamo.

    Lei roteò gli occhi e si avviò verso l’erba. Che c’è?

    Andiamo a fare una passeggiata. È una bella serata.

    Lei strinse gli occhi. Che cosa stai combinando?

    Niente. Dannazione, due amici non possono andare a fare una passeggiata?

    Lei, con una risata, disse: No. Erano semplicemente amici, niente di più.

    Camminando accanto all’acqua, parlarono del suo diploma liceale e di dove sarebbe andata al college. Lui parlò di lavoro, anche se lo faceva sentire a disagio. Owen non era andato al college, non aveva potuto permetterselo, così aveva preso il primo lavoro che era riuscito a trovare e da allora era rimasto lì.

    Nessun ragazzo? chiese.

    No. Non voglio andare al college avendo una relazione. Voglio concentrarmi sullo studio e fare un buon lavoro. E tu? Pensavo che avessi qualcuno vicino.

    Lui scrollò le spalle. Lavoro sempre. E poi, chi mi vorrebbe?

    Cali gettò all’indietro la testa e chiese: Mi prendi in giro, Owen? Ti sei guardato allo specchio, di recente? Lui non sapeva cosa pensare delle sue parole.

    Non so di cosa parli.

    Lei roteò gli occhi. Uh huh, certo.

    Parlarono di varie cose mentre camminavano lungo la riva del lago. Quando tornarono verso i loro cottage, lui le prese la mano. Cali si immobilizzò.

    Cosa stai facendo?

    Gli occhi di Owen incontrarono quelli di lei. Qualcosa che voglio fare da quando sei arrivata qui.

    L’attirò a sé e la baciò dolcemente sulle labbra. Sapeva di menta e il suo profumo era inebriante. La mano di lui le corse alla nuca e il bacio si fece più profondo.

    La lingua di Cali incontrò la sua e la ragazza gli afferrò la camicia. Rimasero così per un minuto buono. Alla fine Owen si ritrasse e interruppe il bacio. Cali, però, rimase lì ferma. Gli occhi chiusi ancora per qualche secondo, prima di aprirli.

    Nei suoi bellissimi occhi castani luccicavano le lacrime. Owen, io...

    Cali, no, la interruppe lui. So che stai per andare al college e che non stai cercando una relazione, ma non potevo lasciarti partire senza prima baciarti.

    Perché adesso? Sai che devo partire domani.

    Non ho trovato il coraggio di farlo prima. E poi pensavo che ti saresti potuta arrabbiare e adesso, almeno, non dovrai avere a che fare con me, domani, disse Owen, abbassando la testa per fissare il terreno.

    Pensavi che mi sarei arrabbiata se mi avessi baciata? Non hai proprio idea, vero?

    Lui alzò la testa, cercando di interpretare lo sguardo sul viso di lei. Owen, sei uno dei miei migliori amici. Sei bello, divertente, e ho sempre passato del tempo meraviglioso, con te. Avevo pensato anch’io di baciarti, ma mi rendeva nervosa.

    Lui rimase senza parole. Davvero?

    Prendendo il viso di Owen tra le mani, lei lo baciò. Quel bacio fu delicato e dolce, ma lei si staccò troppo presto. Io sto partendo, non possiamo iniziare qualcosa. Devo concentrarmi sulla scuola. Vorrei che le cose fossero diverse. Mi dispiace.

    Owen ripensò ancora al bacio, quell’estate. All’epoca non pensava che avrebbe fatto strada, ma non era andata così. Si era fatto il culo e una parte di lui sapeva che l’aveva fatto per Cali.

    Aveva lavorato sodo, aveva risparmiato e investito i soldi che aveva guadagnato. Aveva comprato la compagnia per cui lavorava e il cottage di sua madre. Si sentiva un ragazzo che desiderava la ragazza irraggiungibile. Il ragazzo impacciato che aveva baciato quella bellissima ragazza fuori dalla sua portata.

    ––––––––

    Cali si svegliò di soprassalto. Guardò l’orologio, domandandosi perché si fosse svegliata alle tre di notte. Poi udì un rumore. Sembrava che qualcuno stesse cercando di entrare dalla finestra della camera da letto.

    Corse nel soggiorno ad afferrare il cellulare. Digitò il numero del telefono fisso del cottage accanto e sperò che Owen rispondesse.

    Che c’è? chiese una voce intontita all’altro capo del filo.

    Owen, sono Cali, sussurrò.

    Cali? Perché mi chiami nel cuore della notte?

    Le tremò la voce. Penso che qualcuno stia cercando di entrare nel mio cottage.

    Chiuditi nel bagno in corridoio. Arrivo subito.

    Cali chiuse la telefonata e si strinse il telefono al petto. Corse nel bagno senza finestre. Si augurò che Owen si ricordasse che la chiave di scorta era nel posto in cui era sempre stata, sotto un’asse staccata della veranda.

    Tremando, si sedette nella vasca. Udì la voce di lui. Cali, apri la porta.

    Cali corse alla porta e l’aprì. Quello che vide la fece sussultare. Owen, cos’è successo? Stai bene?

    Era ricoperto di fango e aveva la camicia strappata. Porca miseria, Cali. Avresti dovuto vedere quel tizio. L’ho beccato mentre stava cercando di entrare dalla finestra, disse, facendo profondi respiri tra una parola e l’altra.

    Oh, no! Hai lottato contro di lui?

    L’ho fatto, ma lui era veloce. Non sono riuscito nemmeno a colpirlo! È scappato via.

    È scappato? gridò lei. Dobbiamo chiamare la polizia. Se dovesse tornare?

    Oh, penso che lo farà, ma la polizia non ci aiuterà.

    Di che cosa stai parlando? Perché non dovrebbero aiutarci? Cali stava iniziando ad avvertire un’inquietante sensazione.

    Lo osservò mentre reprimeva un sorriso. Penso sarebbe più appropriato chiamare la protezione animali. Si piegò in due per le risate.

    Di che cosa diavolo stai parlando?

    Il tuo intruso era molto peloso e stava in piedi sulla pila di tronchi fuori dalla tua finestra. Sembrava un ladro, con quella maschera nera, ma non era umano.

    Non ha alcun senso. Che cosa significa? Arrossì.

    Era un procione! L’ho cacciato via. Owen aveva il viso solcato di lacrime per le risate.

    Smettila di ridere di me. Ero spaventata, disse lei guardandolo male.

    Lo so, ma la tua espressione era incredibile.

    Vergognati!, disse lei ridacchiando.

    Owen era un disastro. Aveva la camicia strappata e fango incrostato ovunque. Dannazione, ci ero quasi cascata, pensò.

    "Tu davvero ti sei strappato la camicia e ti sei riempito di fango? Avresti potuto semplicemente venire qui e dire che andava tutto bene, non

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