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Incontro con il Karma
Incontro con il Karma
Incontro con il Karma
E-book208 pagine2 ore

Incontro con il Karma

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Info su questo ebook

Credi nel Karma?

Annie Furman ha un dono che le permette, durante il sonno, di viaggiare e visitare persone nei momenti di grande difficoltà. Ma chi ci sarà per lei quando avrà bisogno di aiuto?

Il vice sceriffo Dave Turner sta investigando su una serie di effrazioni e omicidi. Non ha idea che risolvere questo caso lo porteà ad incontrare la donna dei suoi sogni.

LinguaItaliano
Data di uscita12 dic 2017
ISBN9781547501816
Incontro con il Karma

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    Anteprima del libro

    Incontro con il Karma - Chelle Cordero

    Incontro con il Karma

    Autore Chelle Cordero

    Copyright © 2017 Chelle Cordero

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Elisabetta Colona

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Incontro con il Karma

    Chelle Cordero

    Credi nel Karma?

    Annie Furman ha un dono che le permette, durante il sonno, di viaggiare e visitare persone nei momenti di grande difficoltà. Ma chi ci sarà per lei quando avrà bisogno di aiuto?

    Il vice sceriffo Dave Turner sta investigando su una serie di effrazioni e omicidi. Non ha idea che risolvere questo caso lo porteà ad incontrare la donna dei suoi sogni.

    Incontro con il Karma

    Chelle Cordero

    Titolo originale dell’opera: Karma Visited

    Copyright 2017 Chelle Cordero

    Pubblicato da: Vanilla Heart Publishing

    Traduzione dall’inglese di: Elisabetta Colona

    Ebook Edition, License Notes

    La lettura di questo ebook è strettamente personale. Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto a terze persone. Se vuoi condividere questo libro con altre persone, per favore comprane una copia per ogni persona con cui desideri condividerlo. Se stai leggendo questo libro senza averlo acquistato, in questo caso dovresti restituirlo al proprietario e acquistarne una copia tua. Grazie del rispetto dimostrato per il duro lavoro di questo autore.

    All rights reserved. No part of this book may be reproduced or transmitted in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording or by any information storage and retrieval system without written permission from the publisher, except for the inclusion of brief quotations in a review.

    Dedicato a:

    Mark, per aver fatto realizzare i miei sogni

    Ringraziamenti:

    Ai soliti sospetti, le persone che mi hanno sempre sostenuto – i miei figli: Jenni & Jason, Marc & Trish; mia sorella, Bobi, la mia amica del cuore Cheryl e C, e la mia amica e editore,  Kimberlee Williams.

    Incontro con il Karma

    by Chelle Cordero

    ––––––––

    La mia vita è cambiata dopo che sono morta.

    Non è che avessi poteri speciali.

    Semplicemente non mi comprendevano.

    Mi sottovalutavano.

    Avevo un dono.

    Prologo

    Figliodiputtana! Sibilò l’imprecazione ad alta voce. Era un altro vicolo cieco. Sarebbe potuto essere più sopportabile se non avesse saputo quanto si stessero divertendo quegli stronzi alle sue spalle. Questa era la seconda effrazione domestica in meno di un mese, ogni volta i delinquenti avevano lasciato degli indizi. Erano troppo ovvi per avere qualsiasi valore, sembrava più un gioco per i malviventi, ma loro avevano dovuto perdere tempo a verificarli comunque.

    Dave diede un’occhiata al piccolo ufficio. Non pareva che il suo linguaggio volgare avesse urtato il suo partner. Tim poteva dormire ovunque appoggiato all’indietro sulla sua sedia con la testa rovesciata. Era una buona cosa che stesse russando, almeno poteva essere certo che fosse ancora vivo, meditò Dave.

    Solo due delle quattro scrivanie erano attualmente occupate, la sua e quella del suo partner. Due macchine di pattuglia erano fuori, in quella piccola città. Il turno di giorno era quello con il maggior personale. Era una piccola stanza per la squadra, il loro capo, lo sceriffo Ryder, aveva il suo ufficio e la segretaria sedeva di fuori nella lobby. Un tempo aveva creduto di aver trovato il paradiso in terra, una gradevole piccola città dove poter continuare la sua carriera nelle forze dell’ordine senza più lo schifo che aveva visto quando era detective a Chicago.

    Dopo undici anni si era accorto di essere diventato apatico e distaccato, aveva avuto a che fare con drogati, mogli abusate che continuavano a tornare dai loro mariti, bambini scomparsi ritrovati morti sul ciglio della strada, prostitute terrorizzate di deludere i protettori, ladri e piromani. La sua indifferenza era diventata uno stile di vita anche quando non era al lavoro.

    L’indifferenza aveva distrutto anche il suo matrimonio, anche se alla fine aveva capito che, mentre gli mancava l’idea di essere sposato, di certo non gli mancava la donna che era stata sua moglie. Lei gli aveva fatto un favore il giorno che ne aveva avuto abbastanza di cene saltate e incontri sociali cancellati per dei casi a cui lui stava lavorando. Rose era andata via senza mai voltarsi indietro.

    Aveva pensato di rincorrerla e poi aveva realizzato che lei non era così importante per lui dopo tutto.

    Per un breve lasso di tempo si era sentito uno stupido. Non c’era possibilità che sentisse la sua mancanza o che si sentisse in colpa. Non dopo il modo con cui il suo avvocato lo aveva incastrato. Lei era riuscita a portargli via la maggior parte delle cose che possedeva, il che gli aveva reso molto più semplice buttarsi alle spalle la vecchia vita.

    Probabilmente c’era qualcosa di sbagliato in quel permettere al suo matrimonio di dissolversi così facilmente. Sua sorella aveva provato a convincerlo che con un nuovo inizio avrebbe finalmente trovato la donna che potesse conquistargli il cuore. Non era esattamente quello di cui non potesse fare a meno. Dave non aveva in programma di cercare nessuno di speciale. Se, ed era un grosso se, e quando fosse accaduto, lei sarebbe probabilmente caduta dal cielo, per quanto lo ritenesse improbabile.

    Nel frattempo aveva cose più importanti a cui pensare. Queste effrazioni. Un terzetto di assalitori mascherati si era introdotto in tre case della zona, fino a questo momento nessuno era stato ucciso, ma il proprietario dell’ultima casa aveva lottato e in cambio era stato ripetutamente colpito con il calcio di una pistola.

    Catawai normalmente era una città piacevole e tranquilla, una comunità dormitorio. Non era lontana in auto da Denver e Boulder dove lavorava parecchia gente. Solo poche persone erano attualmente impiegate in città, come lui, nel dipartimento dello sceriffo o in uno dei piccoli negozi locali.

    Da ognuna delle case coinvolte erano state raccolte le impronte digitali e i vicini erano stati interrogati in caso avessero visto qualcosa. Le sole impronte rilevate appartenevano alle famiglie e nessuno aveva avuto l’intuizione o la curiosità di guardare fuori dalla finestra e tenere d’occhio la casa del vicino. Era una città abbastanza piccola per cui gli estranei si sarebbero notati, di conseguenza era strano che nessuno avesse memoria di forestieri in città.

    Dave ispezionò la busta delle prove che conteneva un telecomando per la porta del garage. Era un telecomando universale, rubato da un residente della zona. Ovviamente era stato pulito. L’unico indizio era il numero di serie, ma la sola direzione in cui tale numero li aveva portati si era rivelata di nessuna importanza nel caso. Non era neanche di una delle case precedentemente violate, era stato rubato da un auto lasciata aperta nel parcheggio del centro commerciale. Il proprietario non era neanche sicuro fosse stato preso, poteva essere semplicemente caduto fuori dalla macchina senza che se ne fosse accorto. Dave decise che era stato lasciato apposta per provocare, uno dei gesti di scherno che gli autori delle effrazioni domestiche stavano facendo alle forze dell’ordine. Sembravano davvero sicuri che non sarebbero stati presi.

    Capitolo Uno

    Le lacrime solcavano il suo viso e lasciavano linee sulle sue guance sporche di fuliggine. Le appoggiai la mia mano sulle sue sperando che potesse sentire anche solo un minimo di conforto. I bambini erano salvi, lei se ne era assicurata. Le feci sapere che ammiravo la sua audacia. Apprezzò il complimento, giusto per un attimo, e poi la paura la prese nuovamente.

    Si alzò di nuovo e tentò di scuotere le sbarre della finestra. Sbarre di sicurezza. Quelle sbarre erano pensate per tenere fuori il male mentre ora tutto ciò che facevano era intrappolarla. Per fortuna i piccoli avevano potuto passare a forza fra le barre di ferro lavorato e lei li aveva lasciati cadere verso i passanti terrorizzati sulla strada. Capiva che non c’era via di fuga per lei, ma era determinata a salvare i bambini.

    Uno ad uno si assicurò che il suo compito fosse eseguito, loro erano salvi. E ora era arrivato il momento per lei di morire, ma la paura di quanto avrebbe sofferto la terrorizzò. La tosse scosse il suo corpo appena si accasciò sul pavimento e pianse ancora. Le fiamme stavano lambendo le pareti. Non era rimasto molto tempo. Eravamo entrambe spaventate, ma io sapevo di non aver motivo di temere per me stessa.

    Potevamo sentire le sirene dei camion dei pompieri in arrivo, ma non ci sarebbe stato tempo. I suoi occhi erano spiritati quando mi guardò e io pregai che il fumo la reclamasse prima delle fiamme. Le mie preghiere furono esaudite. Restai seduta accarezzando le sue tenere mani e mi sentii così triste che gli ultimi minuti di vita della ragazza fossero stati pieni di terrore.

    Annie saltò su dal letto annaspando e cercando di prendere fiato. Non c’erano fiamme e non c’era fumo, ma l’odore penetrava ancora le sue narici. La gola era infiammata.

    Scott borbottò una maledizione dal suo cuscino. Il sussulto di lei aveva disturbato il sonno di lui. Trattenne il respiro fino ad essere sicura di non averlo svegliato al punto da indurlo a chiedere il suo solito sesso veloce e astioso.

    Annie scivolò silenziosamente fuori dal letto e camminò scalza attraverso l’ingresso fino al bagno degli ospiti. Doveva essere silenziosa per non svegliare la suocera e dover subire i suoi commenti denigratori. Ovviamente Dianne sarebbe stata felicissima di lamentarsi con Scott e di assicurarsi che lui rimproverasse adeguatamente sua moglie.

    Chiuse la porta del bagno dietro di lei e bevve tre tazze d’acqua. Quindi sedette sulla tazza chiusa del gabinetto. Annie si raggomitolò e ripensò al suo incubo. Solo che non era solo un incubo, quantomeno non il suo incubo, lei questo lo sapeva. Da qualche parte una giovane ragazza era appena morta nell’incendio di un appartamento. E non c’era nulla che Annie potesse fare per salvarla.

    Annie aveva questo tipo di sogni fin da quando era una bambina piccola, e lei semplicemente non ne capiva il perché. C’era stato un tempo in cui era normale e felice. C’era stato un tempo in cui aveva avuto l’amore di due adoranti genitori e si era sentita una principessa. Poi c’era stata quella notte quando lei stava dormicchiando sul sedile posteriore della loro macchina, le vivaci risate dei genitori e le loro conversazioni la cullavano e la confortavano. All’improvviso sua madre urlò, suo padre gridò e Annie sobbalzò sul sedile posteriore. Ricordava urla e singhiozzi... e dolore. C’era un forte calore e un crepitio e poi più nulla.

    Qualche tempo dopo si era svegliata in un letto d’ospedale e aveva sentito le infermiere parlare di come fosse stata tirata fuori dalla carcassa dell’auto dai soccorritori appena prima che esplodesse. Lei era stata vicina a morire a causa delle ustioni e al danno provocato dal fumo nei suoi polmoni, un leggero trauma alla testa e altri tagli e lividi che aveva riportato non facevano che aumentare la pietà di chiunque la guardasse. Restò in ospedale per settimane.

    Annie tornò a casa, non alla casa della sua infanzia colma di ricordi felici dei suoi genitori, ma a quella dei vecchi zii materni. Era una casa di campagna vecchia ma confortevole e Annie poteva giocare con le sue bambole mentre si nascondeva dietro il mobilio. Sua zia si assicurava sempre che lei fosse ben accudita prima di affrontare le faccende domestiche. C’erano giorni in cui la zia offriva caffè e ciambelle agli amici nella sua cucina. Una volta, Annie stava giocando nei pressi e sentì la zia sussurrare al vicino di casa che Annie in realtà era morta sul tavolo operatorio e, per grazia di Dio, i medici erano in qualche modo riusciti a riportarla indietro.

    Lei era così giovane che non poteva comprendere perché fosse riuscita a tornare indietro dalla morte mentre la sua mamma e il suo papà no. Annie riteneva assurdo che la sua vita, da quel momento in poi, avesse i giorni contati.

    Quando i suoi incubi iniziarono e nessuno riusciva a capire come mai si svegliasse urlando così spesso, i consulenti dell’ospedale dissero a suo zio e a sua zia che quello era il suo modo di reagire alla perdita e che era perfettamente normale. Quando i sogni continuarono i dottori suggerirono che potesse trattarsi di una conseguenza dovuta al leggero trauma cranico e alla momentanea assenza di ossigeno. Presto tutti si convinsero che i suoi incubi fossero generati dal trauma dello spaventoso incidente automobilistico avuto con i genitori e senza troppa pazienza non diedero peso alle sue preoccupazioni per gli sconosciuti che lei sosteneva fossero in pericolo.

    Imparò presto che i suoi sogni di devastazioni e calamità erano più di semplici ricordi o immaginazione, ma non ne ebbe mai una prova. Quando fu più grande trovò articoli di giornale qui e la che mostravano una inspiegabile somiglianza con i suoi sogni. Il più delle volte lei doveva andare a caccia di quegli articoli nella biblioteca locale, ma a quel punto lo zio e la zia smontarono le somiglianze ai suoi sogni sottolineando quanto difficile fosse stato rintracciare in qualche modo quelle storie.

    Non capiva come o perché lei sognasse eventi reali. Nessuno le credeva quando provava a dire che quelle persone, perfetti sconosciuti, avevano bisogno di aiuto. Annie era frustrata ogni volta che non riusciva a trovare dettagli che potessero provare che non era matta. Imparò in giovane età che non serviva parlare della maggior parte dei suoi sogni, specialmente non di quelli non riconducibili ad eventi di cronaca. Sperava sempre che parlando poco del fenomeno, le avrebbero almeno creduto quando ci fosse stato qualcosa che non poteva lasciar correre. Annie aspettava anche il giorno in cui avrebbero smesso di guardarla con apprensione e pietà.

    Crebbe e i sogni continuarono. Alcuni erano così intensi da non poter nascondere gli effetti che avevano su di lei. Era già abbastanza orribile vedere

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