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Nel letto di una star: Harmony Destiny
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Nel letto di una star: Harmony Destiny
E-book181 pagine1 ora

Nel letto di una star: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Kelly Michaels si è sentita ingannata da un uomo già una volta, quando è stata sedotta e abbandonata dalla star di Hollywood Jace Compton. La notte che i due hanno passato insieme ha lasciato, oltre all'indelebile ricordo della rovente passione, un segno ben più profondo nell'esistenza della donna. Per questo, Kelly non è disposta a farsi illudere ancora da lui quando se lo ritrova davanti.
Jace, dal canto suo, vede in Kelly la possibilità di un futuro migliore, ma i demoni del suo passato si affacciano prepotenti al primo ostacolo, frapponendosi tra i due.
Saprà Jace affrontarli, conquistando l'agognata felicità?
LinguaItaliano
Data di uscita19 ott 2018
ISBN9788858989227
Nel letto di una star: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Nel letto di una star - Lauren Canan

    successivo.

    1

    Kelly Michaels rallentò avvicinandosi al cancello di ferro battuto, affiancato da muri in pietra. Una targa di bronzo sulla sinistra: C Bar Ranch. Si allungò per raggiungere il tastierino e digitare il codice che le aveva dato Don Honeycutt, l'agente immobiliare.

    Con un click il cancello si aprì, separando la gigantesca C posta al centro. Kelly seguì il viale fiancheggiato da querce secolari e parcheggiò davanti alla porta di servizio.

    Prese i prodotti dal bagagliaio ed entrò.

    Aveva ricevuto istruzioni di pulire due stanze da letto e relativi bagni al piano superiore, oltre al salotto, l'ufficio, l'entrata e la cucina al piano terra. Sarebbe dovuta riuscire a finire in tempo per la fiera annuale che si sarebbe tenuta quella sera. Guadagnava bene pulendo di tanto in tanto case di nuova costruzione per conto dell'agente immobiliare del posto. Una volta era stata la sua unica fonte di reddito così, anche dopo aver ottenuto un lavoro in linea con quello che aveva studiato, lo aveva comunque mantenuto, per contare su un'entrata extra.

    Cominciò dalla stanza padronale al secondo piano, proseguendo poi verso il piano terra.

    Qualche mobile era già stato consegnato. Sui materassi c'erano lenzuola e cuscini nuovi. Mise tutto in ordine, con efficienza e velocità.

    Adorava il profumo delle case nuove. Trascorrere le vacanze in una casa del genere sarebbe stato fantastico. Un tacchino che arrostiva nel forno mentre una torta alla zucca si raffreddava su ripiani in granito scuro. Riusciva a immaginare le risate risuonare in quei grandi spazi mentre i bambini giocavano fuori. Invidiava la famiglia che avrebbe abitato in quella casa. O almeno sperava si sarebbe trattato di una famiglia. In città si diceva che il vecchio ranch era stato acquistato da una società estera per tenere convegni aziendali. Sarebbe stato un peccato che nessuno ci avesse abitato davvero.

    Un paio d'ore più tardi, mentre stava risciacquando i residui di detersivo, sentì aprirsi e poi richiudersi la porta della lavanderia. Doveva essere Don che veniva a controllare. Sorrise, perché sapeva di aver completato il lavoro, come le era stato richiesto.

    «Kelly?»

    Le si mozzò il respiro, e il mondo sembrò arrestarsi. Non era la voce di Don Honeycutt.

    Il cuore le martellò in petto. Impossibile. Si voltò, aggrappandosi al bancone e fissando incredula l'uomo che si trovava a pochi passi da lei.

    «Jace.» Pronunciò quel nome in un sussurro, a riprova di quanto fosse scioccata. Sbatté le palpebre, sperando si trattasse solo di un'allucinazione. Non era così.

    Era cambiato pochissimo dall'ultima volta che l'aveva visto, un anno prima. Aveva sempre lo stesso aspetto affascinante. Anzi, sembrava ancora più bello. Non c'era più traccia dell'accenno di barba di un tempo. Portava i capelli scuri più corti. La piccola cicatrice si vedeva ancora, l'unica imperfezione di quelle labbra carnose che sapevano curvarsi in un sorriso perfetto, un sorriso a cui pochi sapevano resistere.

    Kelly deglutì a fatica. Sapeva com'era essere baciata da quelle labbra. Era un uomo nel fiore degli anni che teneva al fisico. Dopotutto faceva parte del suo lavoro. Faceva parte di lui. Un tempo Kelly non lo sapeva. Ora sì.

    «Che ci fai qui?» La voce profonda di Jace rispecchiò la sorpresa di Kelly, facendole venire la pelle d'oca.

    Pensò che la risposta fosse ovvia, dato che in una mano teneva una spugna e nell'altra un prodotto per pulire.

    «Potrei farti la stessa domanda.» Ma temeva di conoscere la risposta. L'enorme C sul cancello stava per Compton. «Hai comprato questo ranch?» Voleva che le confermasse quello che era il suo peggiore incubo.

    «Sì.»

    Si sentì sprofondare. «Ho... Ho appena finito. Mi levo dai piedi.» Afferrò spazzolone, scopa e secchio pieno di prodotti per le pulizie e si diresse verso la porta, la mente in subbuglio.

    «Kelly, aspetta. Non devi...»

    Lo ignorò e si precipitò fuori. Perché Jace Compton, un uomo che aveva il mondo intero ai suoi piedi, voleva trasferirsi in quella cittadina del Texas?

    Gettò i prodotti in macchina, senza premurarsi di sistemarli. Le mani le tremavano a tal punto che riuscì a inserire la chiave solo al terzo tentativo. L'auto reagì allo stesso modo, vibrando quasi quanto le mani di Kelly. Dopo varie manovre e ripetute preghiere intuì che quel catorcio non si sarebbe mosso.

    Non può essere vero.

    Il cellulare era sul sedile accanto ma non sapeva chi chiamare. A quell'ora i suoi amici erano alla fiera, come la maggior parte della gente del paese. Non gli avrebbe rovinato il divertimento, anche se tornare a casa a piedi era una bella scarpinata. Se la babysitter, la signora Jenkins, fosse stata in grado di guidare... Kelly aveva la sensazione che le brutte sorprese non fossero ancora finite.

    Appoggiò la fronte al volante, chiuse gli occhi e si lasciò andare ai ricordi che le affollavano la mente. Jace Compton: il meglio e il peggio condensati in un'unica persona.

    Aveva provato a raggiungerlo al cellulare che le aveva dato e la segreteria le aveva detto che Jace Compton ? non Jack Campbell, come si era presentato ? era fuori città.

    Chi era Jace Compton? Aveva trovato la risposta telefonando al ranch presso il quale le aveva detto di lavorare.

    L'uomo a cui aveva affidato cuore, corpo e anima, non era Jack Campbell, il tuttofare del ranch. Era Jace Compton, un attore famoso che viveva in California, che si era divertito con lei, prendendola in giro.

    Mentre ripensava per l'ennesima volta a quel giorno, si sentì assalire da un'ondata di vergogna, proprio com'era successo dopo aver scoperto la verità.

    Era stata così stupida. Quando all'inizio gli aveva detto che le sembrava di averlo già visto lui l'aveva liquidata con un semplice: «Sì. Me lo dicono spesso». Sicuramente avrebbe avuto una risposta pronta, anche se gli avesse fatto domande più precise. Si era messo in testa di sedurla e lei si era follemente innamorata. Aveva voluto credergli così aveva messo da parte ogni sospetto.

    Settimane dopo che se n'era andato e aveva finalmente scoperto chi fosse veramente, le foto di Jace sembravano spuntare ovunque. Le pagine dei giornali scandalistici che si trovavano al supermercato erano piene di fotografie e titoli su folli feste al mare, scandalose relazioni e in generale della sua vita da playboy.

    Alla fine era riuscita a rintracciare il suo manager, che aveva usato toni minacciosi. Lei non significava nulla per il signor Compton. Avevano avuto una storia. E allora? Jace aveva storie in continuazione. Aveva riagganciato spaesata. Quella notte non aveva dormito. E nemmeno quella successiva. Si era messa a sedere a fissare il nulla, la mente che rimbalzava tra l'incredulità e la più totale devastazione.

    Nove mesi più tardi, mentre era stesa in un letto d'ospedale a pregare che il figlio sopravvivesse alle complicazioni del parto, una volontaria le aveva portato una rivista da leggere. In copertina il carismatico Jace Compton. Il suo bel viso sembrava farsi beffe di lei.

    Perché era tornato?

    Dopo un anno si era finalmente lasciata tutto alle spalle. I pianti e le notti insonni, i rimpianti e la vergogna quando ripensava a quanto facilmente fosse caduta nella sua trappola. Eppure, nonostante le bugie, non riusciva a fare a meno di desiderarlo. Il ricordo del suo sorriso, della luce malandrina che aveva negli occhi, di quelle braccia forti che la stringevano, e della voce profonda che le sussurrava tenere frasi all'orecchio, erano dolorosamente vive.

    Non era stato lo stesso per lui. Se mai certi pensieri lo avevano sfiorato li aveva scacciati. Nel momento stesso in cui aveva preso l'aereo per tornare in California, Kelly era diventata un lontano ricordo. Per lui si era trattato solo di una vacanza e lei non era stata che un extra.

    Qualcuno picchiettò sul finestrino dell'auto, riportandola al presente. Determinata a tenere a freno la rabbia aprì la portiera e Jace arretrò di un passo. Indossava dei jeans sdruciti che gli fasciavano le gambe lunghe e muscolose. Appoggiò il braccio sinistro alla portiera intrappolandola. Quando scese dall'auto si ritrovò a pochi centimetri dal suo petto duro come roccia.

    Non voleva stargli vicina. Non voleva guardarlo negli occhi, ma l'imponenza di Jace non le dava altra scelta. Alla fine Kelly sollevò lo sguardo, incrociando quello di lui, e per un attimo il tempo sembrò fermarsi. In quelle verdi profondità sopravviveva ancora la selvaggia passione che un tempo li aveva legati, una passione che spazzava via ogni razionalità.

    Il profumo di una costosa acqua di colonia la avvolse, stordendola. Era una follia. Quello di cui aveva bisogno era che sparisse. Di nuovo.

    «Per favore fatti da parte e lasciami passare.» La accontentò. «Farò portare via la macchina dalla tua proprietà il prima possibile.» Senza voltarsi si incamminò.

    «Non hai un telefono? Qualcuno che puoi chiamare?» Lo ignorò e accelerò il passo. «Vuoi usare la mia?» Lo sentì imprecare a bassa voce.

    Kelly non desiderava altro che allontanarsi da lui. Si sentiva ancora scossa dalla sua presenza. Aveva comprato quel terreno e costruito una villa. Di solito questo comportava starci. Avrebbe dovuto aspettarselo. Jace aveva amici da quelle parti. Aveva ribadito più volte di amare quel posto. Perché non aveva mai preso in considerazione la possibilità che sarebbe tornato?

    Non sentì il rumore del furgone lungo il viale finché Jace non le si fermò accanto.

    «Kelly, non puoi andare a piedi fino in città. Saranno nove o dieci chilometri, e tra un po' farà buio.»

    L'irrazionale desiderio di lui divenne sempre più incontrollabile. Strinse i denti e inspirò a fondo l'aria notturna, mentre lacrime di rancore le affioravano agli occhi. Si rifiutava di piangere. Jace aveva ragione sul fatto che si stava facendo buio. E ci aveva azzeccato sulla distanza. Però continuò a camminare. Sarebbe stata pazza a salire nel furgone.

    Nonostante il rifiuto, Jace continuò ad avanzare, fiancheggiandola.

    «Kelly, sali, ti riaccompagno a casa.»

    «No. Grazie.»

    Il cancello si aprì mentre raggiungevano la fine della proprietà. Kelly lo attraversò e svoltò a sinistra sulla strada sterrata. Il ranch Bar H distava solo tre chilometri. Shea, suo marito Alec o uno dei ragazzi che lavoravano per loro le avrebbero dato un passaggio. In effetti avrebbe dovuto chiamarli, ma il suo unico pensiero era quello di allontanarsi da Jace.

    Perché Jace era tornato a Calico Springs? Era un paesino dove si conoscevano tutti. Alla fine qualcuno gli avrebbe parlato di Kelly Michaels e del bambino che stava quasi per morire dopo il parto, quattro mesi prima. E Jace avrebbe capito. Avrebbe fatto due più due e si sarebbe reso conto che il bambino era suo. Cosa avrebbe fatto? Cosa poteva fare?

    Il cancello di ferro si richiuse e si rese conto che Jace non la stava più seguendo. A quanto sembrava era arrivato solo fino alla fine del viale e poi era tornato indietro. Bene. Più le stava lontano e meglio era. Prese un bel respiro per placare il cuore che batteva all'impazzata.

    Non sapeva cosa sarebbe successo quando Jace avrebbe scoperto di Henry. Non importava quanto fosse ricco e quanto bene sapesse mentire, Jace non avrebbe ottenuto l'affidamento, gliel'avrebbe impedito a ogni costo.

    Il sole era tramontato. I profili degli alberi e dell'erba alta lungo la strada vennero inghiottiti dall'oscurità. Avrebbe tanto voluto una torcia.

    Un passo falso avrebbe potuto cacciarla nei guai, e se avesse avuto bisogno d'aiuto non c'era nessuno nei paraggi. Se le fosse successo qualcosa chi si sarebbe preso cura di Henry?

    In quel momento il suo piccolo si stava godendo il bagnetto prima di andare a dormire grazie alla donna meravigliosa che badava a lui quando Kelly lavorava. Scacciò la paura. Pensa positivo. Quando avrebbe raggiunto il ranch Bar H, sarebbe stata al sicuro.

    Quasi a voler contraddire quel pensiero ottimista lampi squarciarono il cielo, seguiti dal profondo rombo di un tuono. Kelly gemette.

    La serata non poteva andare peggio di così.

    Jace inspirò a fondo per la frustrazione. Gli sembrava impossibile che Kelly fosse stata in casa sua. A pulirla, oltretutto. Aveva sperato di incontrarla trasferendosi a Calico Springs. Ma non immaginava di ritrovarsela in casa, e non era preparato alla sua rabbia e alle occhiate di fuoco.

    A quanto sembrava aveva scoperto che le aveva mentito sulla sua identità. Sperava gli avrebbe concesso l'opportunità di giustificarsi.

    Aveva avuto a disposizione venticinque preziosi giorni per rilassarsi in un ranch lì vicino ed essere se stesso... un ragazzo cresciuto a sud di Chicago. L'ultima cosa che voleva era che qualcuno scoprisse la sua identità. Negli anni era diventato un esperto nel mantenere un basso profilo. Quando l'aveva conosciuta non aveva immaginato che il loro rapporto sarebbe diventato così importante.

    Kelly aveva creduto che fosse un mandriano di un ranch vicino, e lui non aveva mai trovato il momento giusto per confessarle la verità. Tutto era perfetto. Quando Kelly ricambiava i suoi baci, Jace sapeva che stava baciando lui, un ragazzo qualsiasi, non un divo famoso. Era una sensazione stupenda. Arrivato il momento di partire si sentiva in colpa, voleva dirle la verità. Alla fine aveva deciso di aspettare fino a quando fosse tornato a Calico Springs. Aveva pensato di farlo dopo

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