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Paesaggio d'amore: Amori ad Eureka Springs
Paesaggio d'amore: Amori ad Eureka Springs
Paesaggio d'amore: Amori ad Eureka Springs
E-book223 pagine3 ore

Paesaggio d'amore: Amori ad Eureka Springs

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Info su questo ebook

Nathaniel Pierce è scappato dalla sua casa e dai ricordi dolorosi del suo passato. Sta ricostruendo la sua vita ad Eureka Springs. Non più un veterinario, ora è Nate il giardiniere. Quando l'anziana signora Lilly Connor muore, tutta la città si rivolgerà a lui per occuparsi di sua nipote.

Lilly Ramirez non ha mai saputo di aver ricevuto il nome di sua nonna. In realtà non sapeva nemmeno che esistesse. Raggiunge Eureka Springs contro il volere di sua madre per conoscere il ramo nascosto della sua famiglia, e per fortuna trova la giusta strada per la sua vita. La piccola città non è come lei si aspettava, è molto meglio. L'unico lato negativo è l'uomo peccaminosamente attraente che sente il bisogno di giudicarla per cose che lei non aveva potuto controllare.

LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2019
ISBN9781547590308
Paesaggio d'amore: Amori ad Eureka Springs

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    Anteprima del libro

    Paesaggio d'amore - River Ford

    Capitolo 1: febbraio

    La donna nel letto di ospedale chiuse gli occhi. I suoi capelli grigi erano arruffati intorno alla testa, le fini ciocche catturavano l’aria. Nate ascoltava il suo respiro affaticato, i bip dei vari macchinari, e il sibilo ritmico dell’ossigeno. Il cuore gli si strinse. Lilly Connor avrebbe sopportato tutto questo da sola se lui non fosse stato lì.

    Smettila di essere accigliato. Pensavo che ti avessimo curato. La sua voce era morbida, ma portava ancora con sé l’insolenza a cui lui si era abituato negli ultimi due anni.

    Prometto che mi impegnerò. Le prese la mano. La sua pelle era secca e flaccida sulle nocche. Come si sente?

    Come se finirà presto. Impiegò molto a sbattere le palpebre.

    Non dica così.

    Eh, è il momento, e sarò felice di essere finalmente di nuovo con il mio Josiah. Sospirò e cercò di mettersi seduta. Nate la aiutò ad inclinare i cuscini finché non fu comoda. Ho solo un unico rimpianto.

    Lui annuì. Sapeva perfettamente a cosa lei si riferisse. Tutti quegli anni, e non era mai riuscita a ricucire la spaccatura con la sua unica figlia, Abby. Per questo non aveva mai incontrato i suoi nipoti.  Ciò nonostante aveva cambiato le sue volontà così una di loro, una certa Lilliana Ramirez di Dallas, avrebbe ereditato tutto.

    In precedenza, era previsto che tutto andasse al cognato della signora Lilly, il capo di Nate, Brandon Connor.  A Nate non importava del piccolo cottage o della confusione che lo riempiva, e sapeva che anche il suo capo non lo voleva. Ma non pensava che la giovane Lilly meritasse qualcosa dalla dolce donna che lo aveva adottato.

    La nipote non era mai venuta. Non aveva mai telefonato o scritto lettere. Nessuno di loro lo aveva fatto.

    Nathaniel, ho detto basta. Lei lo rimproverò di nuovo, e lui cercò di deviare i suoi pensieri. Lo so che non approvi ma non è una cosa che deve interessarti.

    Sì signora.

    Ora ho bisogno del tuo aiuto. Gli fece cenno di avvicinarsi come se nessun altro dovesse sentire. Ho bisogno che tu tenga in allenamento Gypsy fino a che Lilly non sarà qui. Non mi fido di nessun altro.

    Lo sa che amo Gyp quanto lei. Nate pensò alla giumenta che la signora Lilly aveva in un ranch fuori città. La vecchia signora, come lei chiamava la cavalla, stava invecchiando ma era docile come sempre. Si chiese cosa avrebbe fatto la giovane Lilly con la cavalla.

    C’è un’altra cosa. La signora Lilly aveva un luccichio negli occhi. Dovrai insegnare a mia nipote a cavalcare. Vivrà anche in Texas ma non ho trovato nessuna traccia del fatto che lei abbia mai avuto a che fare con i cavalli.

    Nate fece una smorfia. Signora Lilly, non credo che...

    Lei alzò le mani come se volesse agitarle contro di lui ma a metà strada ricaddero sul letto. No, ascolta. Sarà nuova qui e non conoscerà nessuno. Avrà bisogno di qualcuno che la aiuti.

    Qualcuno si farà avanti.

    Sto chiedendo a te di farti avanti. La signora Lilly si afflosciò sui cuscini. Il leggero colorito che aveva svanì. Per favore, fallo per me.

    Nate strinse la mano ossuta dell’anziana signora. Aveva fatto di tutto per farlo sentire il benvenuto negli ultimi due anni. Per farlo sorridere quando lui non ne aveva più voglia. Era l’unica che sapesse perché aveva lasciato la sua casa in Colorado.

    L’ultima cosa di cui aveva bisogno era di incontrare la prodiga nipote. Ma la signora Lilly era diventata per lui una nonna surrogata. Il minimo che poteva fare era onorare il suo ultimo desiderio.

    Okay.

    Bene. Gli dette una pacca sulla mano. Un’ultima cosa. Perdonati e vai avanti con la tua vita. Sei troppo giovane per andare in giro così avvilito.

    Non penso che... iniziò lui.

    No, tu pensi troppo e non provi niente. Tua moglie non avrebbe voluto questo per te.

    Probabilmente no. Quella familiare tristezza gli indicò che lui provasse molto più di quanto gli importasse.

    Allora facci un favore ed inizia a sorridere.

    Sì signora. Provò a farne uno solo per lei. Gli sembrò innaturale ma, dopo che lei se ne sarebbe andata, non avrebbe saputo se lui non avrebbe più sorriso.

    Fine giugno

    Lilly Ramirez si sporse in avanti, aggrappandosi al volante con entrambe le mani. Le sue dinamiche familiari erano cambiate durante la notte, e le girava ancora la testa. Si trovava a lavoro quando un avvocato l’aveva trovata e le aveva lasciato una grande busta con dei documenti.

    Grazie a Dio il suo capo si trovava lì per aiutarla ad affrontare lo shock di quello che conteneva. Lilly non aveva mai saputo di avere una nonna in vita da qualche parte in Arkansas. Ora era morta ed era troppo tardi per incontrarla.

    Dopo uno scontro con Abby, sua madre, a proposito di quel segreto, Lilly era corsa a casa nel suo appartamento ed aveva preparato una borsa. Si era girata e rigirata nel letto per qualche ora prima di lasciare Dallas diretta verso Eureka Springs, in Arkansas.

    Guidò per sei ore di fila, fermandosi solo per fare rifornimento e per andare in bagno. Ora era stanca ed irritata, vicina all’esaurimento.

    L’autostrada aveva ceduto il posto a strade collinose e ventose. A peggiorare le cose, il suo GPS continuava a ricalcolare il percorso, e le auto si incolonnavano dietro il suo lento incedere. Se non avesse trovato presto la casa di sua nonna sarebbe dovuta tornare in città e chiedere indicazioni. Lilly non se la sentiva di parlare con nessuno nello stato in cui si trovava.

    Abby era stata chiara, non voleva che Lilly andasse ad Eureka Springs. Il suo avvertimento finale le risuonava ancora nelle orecchie. Non ti parlerò più se andrai in quella città. Non dopo il modo in cui loro hanno trattato tuo padre.

    Anche se era preoccupata per quell’ultimatum, Lilly voleva saperne di più sulla sua nonna materna. Era andata via, sapendo che Abby non stava scherzando o facendo minacce inutili. Il fatto che Abby avesse nascosto l’esistenza della sua stessa madre per tutti e ventotto gli anni di vita di Lilly ne era una prova.

    Le sfuggì una lacrima e la asciugò via. Anche se arrabbiata, non poteva negare la paura. Se la sua scelta avesse messo fine ai rapporti con sua madre? Erano stati difficili per anni, cosa evidente dal rifiuto di Lilly di chiamare mamma Abby.

    Doveva fidarsi del fatto che suo padre sarebbe stato dalla sua parte.

    "Ayudame." Mormorò una richiesta d’aiuto. Scuotendo la testa, cercò di calmarsi. Lilly parlava spagnolo solo quando era stanca, frustrata o arrabbiata. O quando faceva visita alla famiglia di suo padre in Messico. I suoi pensieri tornarono alla sua nonna sconosciuta.

    Nonna Connor, non farmela perdere per questo. Lilly aveva iniziato la conversazione con sua nonna un’ora prima. L’aiutò a calmarsi. Lilly le aveva parlato della sua vita e di tutte le sue preoccupazioni, poi aveva fatto domande, sperando che la piccola casa le avrebbe potuto dare le risposte.

    Se solo l’avesse trovata.

    Il suo cuore si calmò. Prese un bel respiro e rilassò la presa sul volante.

    Ricalcolo... La voce monotona infranse quel momento di calma.

    Aarggggh! Basta! Lilly colpì la console.

    Trovò una piazzola e parcheggiò per far passare le altre auto. Poi tornò indietro verso Eureka Springs. Era tempo di arrendersi e chiedere aiuto.

    Lilly entrò in un piccolo negozio di souvenir all’inizio della città. Sembrava che vendesse pietre e vetri rotti. Fuori le bancarelle ospitavano quelle che sembravano polvere di roccia, ciottoli, piccole pietre, fino a pezzi grandi da giardino.

    Il breve tragitto dalla macchina alla porta le ricordò che non aveva guidato abbastanza a nord per l’estate. L’Arkansas era altrettanto caldo e umido come casa, e avrebbe solo fatto più caldo con l’avanzare dell’estate.

    Il negozio era diviso in sezioni, la prima era ingombra di articoli sportivi e vestiti rossi e bianchi, tutti con la stampa Go Razorbacks o con immagini di un maiale. Attraversò l’area principale che ospitava un po’ di tutto e andò dritta verso la cassa e la donna che la fissava.

    Mi scusi. Sto cercando la 117esima County Road. Lilly notò due cani sdraiati su un grande cuscino dietro il bancone. Uno piccolo, l’altro grande. Non la guardarono nemmeno, chiaramente abituati agli estranei che entravano ed uscivano dal negozio.

    La donna continuò a guardarla a bocca aperta da sopra gli occhiali per un altro secondo. Tu devi essere la nipote della signora Lilly.

    Lilly socchiuse gli occhi. Sì. Come lo sai?

    Città piccola, e stavamo tutti aspettando di incontrarti. La donna sorrise, uscì da dietro al bancone ed abbracciò Lilly. La signora Lilly parlava di te tutto il tempo. Vorrei che tu l’avessi conosciuta.

    Non era stato un abbraccio tra estranei. Questa donna l’aveva stretta come se abbracciasse qualcuno di caro. Lilly ne rimase talmente sorpresa che le si formò un groppo in gola, e le lacrime spuntarono di nuovo. Le ricacciò indietro e si concesse di abbracciare la donna.

    Anche io. Come ti chiami?

    Scusa. Sono Florence DeWitt. Puoi chiamarmi Flo. Mezza città ti stava aspettando dal funerale, dalla prima settimana di marzo.

    Cosa? Lilly non sapeva cosa pensare. Aspettavano il suo arrivo da tre mesi e mezzo mentre lei era ignara della loro esistenza. Era strano pensare che le persone l’avrebbero riconosciuta quando lei non conosceva nessuno.

    Come ho detto, la città è piccola. Flo agitò la mano in aria. Le parole corrono e quando il funerale della signora Lilly era finito tutti noi sapevamo che aveva lasciato tutto a te. Sentiti libera di chiedere tutto l’aiuto di cui avrai bisogno.

    Lilly cerco di non rabbrividire. La città si era chiesta come mai a lei e non ad Abby? O a qualcuno dei suoi parenti più anziani? Quella era la cosa che aveva fatto infuriare di più Abby quando aveva appreso i dettagli del testamento. Lilly scacciò via quei pensieri. In questo momento voglio solo trovare la casa e dormire. E’ stata una notte pazzesca e il viaggio ancor più lungo.

    Flo la guardò con simpatia. Lo credo. La casa non è difficile da trovare quando sai cosa stai cercando. Prese un pezzo di carta e disegnò una mappa. Indicava le linee mentre parlava. Torna indietro alla 62esima, oltre la Thorncrown Chapel, e oltre il ponte. Dopo un altro mezzo miglio arriverai alla stazione di servizio, gira a sinistra. La 117esima è la prima strada a sinistra. La casa della signora Lilly è alla fine della strada.

    Grazie. Sono passata davanti a quella stazione di servizio già diverse volte. Prese la mappa ed andò verso la porta.

    Lilly? Non credo che ci sia del cibo in quella casa. Io abito giusto in fondo alla strada. Indicò il muro dietro di sé. Ti ho scritto l’indirizzo sulla mappa. Mangiamo intorno alle sette.

    Lilly sentì di nuovo quel groppo. Abby era stata irremovibile sul fatto che nessuno avrebbe accettato i suoi capelli nerissimi e la sua pelle olivastra ma questa donna era cordiale ed amichevole. Si sentiva già più a casa qui che nel mini appartamento dei suoi genitori. Annuì a Flo, senza dire nulla, e si affrettò verso la macchina.

    Sentendosi molto più speranzosa, riprese il viaggio lungo la strada. Forse quell’estate non sarebbe stata così male come aveva pensato. Il suo capo le aveva detto di prendersi tutto il tempo che le sarebbe servito per dedicarsi all’eredità di sua nonna. Aveva pianificato di fare in fretta ma forse si sarebbe fermata lì per un po’. Avrebbe potuto conoscere qualcosa su quel ramo nascosto della sua famiglia. Anche un’estate senza Abby ad alitarle sul collo per trovare un vero lavoro, come diceva lei, sarebbe stata bella. Lilly avrebbe anche potuto capire come combattere per i propri sogni.

    Girò dopo la stazione di servizio e questa volta trovò facilmente la piccola strada sterrata. Anche se guidava piano, godendosi la copertura che gli alberi formavano sopra la strada, una scia di polvere si formò dietro di lei. Nonostante ciò, il mondo era verde ovunque guardasse.

    Oltrepassò una coppia di case prima di raggiungere la cassetta delle lettere con il nome Connor alla fine della strada. Lilly non riusciva a vedere la casa, ma un piccolo prato costellato di alberi e fiori di campo si faceva strada oltre una dolce collina, nascondendo ciò che si trovava aldilà. C’era un sacco di spazio per piantare fiori, forse anche per allestire una o due serre.

    Non essere sciocca. Cacciò quel pensiero in fondo alla mente ma quella scintilla di speranza raddoppiò. Se possedeva tutta quella terra, avrebbe raggiunto i suoi obiettivi più facilmente di quanto pensasse.

    La casa si trovava all’inizio di un bosco, scomparendo quasi tra gli alberi. C’era un piccolo spiazzo in cui parcheggiare e varie aiuole incolte, ma fu la casa a catturare la sua attenzione. Il rivestimento era grigio opaco, con rifiniture color crema che avevano visto giorni migliori e più luminosi. Delle rocce di fiume delineavano il patio e la ringhiera del portico era coperta di edera e fiori che avrebbero dovuto essere ingraticciati ma che invece vagavano liberi. Ed una vecchia sedia a dondolo nel portico frontale sembrava un buon posto dove rilassarsi nella pace e quiete che solo la natura poteva offrire.

    Anche se isolata e dimenticata, era la cosa più bella che avesse mai visto. Il suo aspetto un po’ selvaggio era il completo opposto della curatissima casa dei suoi genitori. Questo gliela fece apprezzare ancora di più.

    I giardini contenevano chiazze chiare di colore che facevano capolino tra le erbacce incolte, richiamando l’amante delle piante che era in lei a sporcarsi le mani.

    Dopo.

    Prese il telefono e chiamò sua madre. Scattò subito la segreteria.

    Abby, sono ad Eureka Springs. Volevo solo che lo sapessi. Chiamami. Fece una pausa, pensando a tutti gli scontri che avevano avuto negli ultimi anni. Ti voglio bene.

    Riagganciò e prese la borsa. La zanzariera emise un suono piacevole quando la aprì. Le tremava la mano mentre sollevava la chiave. Ci vollero due tentativi prima che riuscisse ad aprire la porta.

    Dentro era buio. Il leggero odore di una casa chiusa, mischiato a quello di vecchi mobili e di anni di grassa cucina del sud, la accolse. Lilly lo riconobbe per quello che era, il profumo di una donna che non avrebbe mai conosciuto.

    Lilly premette l’interruttore della luce per rivelare un posto accogliente, pieno di mobili vintage, molti centrini e soprammobili. Era esausta. Si mosse per la casa, aprendo le finestre per lasciare uscire l’aria viziata, prima di trovare il letto di sua nonna e buttarcisi sopra. Nemmeno il caldo la infastidì mentre soccombeva al sonno tanto necessario.

    Capitolo 2: martedì

    Nate alzò mentalmente il pugno contro la signora Lilly in paradiso. Il modo in cui da lassù gli aveva incasinato la vita andava aldilà della sua comprensione. Gli aveva inviato in città piccoli segnali della vita da cui era fuggito. Aveva salvato un cane randagio prima che finisse sotto un’auto, ricordandogli quanto gli piaceva essere un veterinario. L’afflusso dei turisti gli ricordò che un tempo era socievole, e poi c’erano Jaya e Aiden. Questo faceva più male.

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