Laura e il lupo
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Anteprima del libro
Laura e il lupo - Gemma De Felice
633/1941.
LAURA
Se vi piacciono i bambini, questa è una favola per i bambini non la mia storia.
Fino a qualche anno fa avevo paura di loro e non facevo preferenze di sesso; e non sapevo il perché.
Sul finire della primavera andai al parco e incontrai Laura.
Laura è una bella bimba bruna.
Era seduta su un passeggino variopinto della Chicco. Mi alzai appena la vidi; cercai di andarmene.
Laura aveva dei begli occhi neri dei riccioli biondi che le cascavano sulle spalle ed era accompagnata dalla signora Carla Lucchesi.
Aspetti sentii, mi ero appena alzato.
- Stia comodo dovremmo fermarci solo un po’, sono stanca non vorremmo comunque darle fastidio.
Non replicai e mi sedetti nuovamente. Il mattone squillò e probabilmente è Agnese, la mia fidanzata, deve avere avuto un contrattempo e mi ha telefonato anziché venire all’appuntamento.
Era la madre di Agnese che confermava la mia ipotesi: era andata in piscina. Avevo portato un settimanale che di solito mi faceva compagnia quando andavo al parco o aspettavo Agnese.
Agnese mi aveva lasciato solo preferendo gli amici a me.
In questi casi, di solito diceva alla madre delle scuse banali da dirmi al telefono.
Io al contrario non la facevo aspettare.
La bimba allo squillo del telefono mi guardò con molta simpatia, gli andavo a genio.
In realtà io e Paola Lucchesi, la nipote, ci conoscevamo da ragazzini e volevo sposarla. Conoscevo i suoi genitori e lei altrettanto.
Carla Lucchesi era la zia di Paola.
Paola partì improvvisamente e rimasi da solo in città. Ero troppo piccolo per capire il comportamento degli adulti e nessuno di casa mi informò delle decisioni familiari prese dai suoi. In pratica, allora amareggiato e solo incominciai a studiare freneticamente e non pensai più a lei : Paola Lucchesi.
Cercai di andare via, in preda al panico, perché cercavo Paola e la trovai negli occhi di quella bimba ...
Non avevo replicato e mi ero seduto nuovamente decisamente agitato. La bimba chi era?
... Paola... veniva in estate e qualche volta ci si divertiva insieme : dovevamo crescere, questo era il monito dei nostri genitori!
Adesso che ero adulto ricordavo che la malattia di Paola di cui mi aveva parlato mia madre mi aveva portato ai dialoghi accesi con papà.
Mio padre voleva istruirmi... ma in cosa? Morì prima che io conoscessi il suo scopo. Voi non ne avete? Mi disse la signora. Rise.
No, non ancora. E’ un peccato non averne, ma forse voi non siete ancora sposato.
Infatti. Conoscevo la zia di Paola solo do vista... adesso ci presentammo come si usa, al primo abbozzo di sorriso della piccola, mi feci coraggio e dissi loro il mio nome. Sono Francesco Guidi e voi? La bimba si chiamava Laura ... allungandomi la mano disse il suo nome : Carla Lucchesi.
Facemmo presto amicizia.
... Siete la zia di Paola Lucchesi mi precipitai ad aggiungere come per giustificare un’ amicizia e una confidenza che in realtà non c’era stata né c’era.
Laura aveva quattro anni ed era grandicella ma un affezione alla schiena le impediva di camminare bene, in realtà lo faceva.
Non sopporto i bambini, ma la malattia di Laura mi calmò e non volevo fare brutte figure.
Con Agnese non avevo mai parlato di cose così importanti, eravamo ancora giovani e adesso che aveva preferito gli amici a me mi rendevo conto della importanza del dialogo e che il nostro rapporto era vuoto. Per quanto riguarda i bambini per loro occorrono delle persone competenti.
Alle mie parole la signora Lucchesi si era mostrata disposta al dialogo e il nervosismo mi faceva dimenticare le mie idee sui pupi, insomma per la rabbia fui allegro, gentile e ... volevo saper di Paola ... fui un perfetto zio per quella bella bimba.
La donna invece dopo un pò mi salutò cordialmente e andò via... Come soddisfatta di avere fatto una buona azione!
Non era passato nemmeno un quarto d’ora che ero di nuovo solo come un cane. Quando non dovevamo vederci al parco con Agnese era mia abitudine aspettare un po’ lì, all’uscita del lavoro, almeno quanto il tempo era bello! Dopo un po’ andai via anch’io e tornai a casa da mamma! Stavo quasi per entrare quando il vicino di casa mi chiamò lamentandosi con me del cane.
Di solito non aveva mai infastidito nessuno e circolava liberamente quando riusciva ad uscire.
Dovreste trovare una sistemazione!
Ma via lo lasci pure correre non infastidisce nessuno, replicai al Signor Pansi. La bimba mi aveva messo allegria, che coincidenza, il cane correva a perdifiato e Laura invece, poverina, pensai tra me è davvero straziante non poter correre. Per fortuna che ne ho ancora rimuginai tra me.
Signor Pansi replicai... Pensi al suo!
Pansi divenne rosso dalla rabbia e... Siete sempre stato molto gentile e adesso che siete grande e lavorate sarebbe proprio ora di pensare al cane.....
Il mio spirito di libertà presente in me da quando ero piccolo mi portava a credere e a pensare quelle povere bestie. E a vedere i Signor Pansi come delle professoresse acide pronte per la paga, incuranti della vita, del vivere sano.
Con la guerra risolvono i problemi che hanno con i loro simili adducendo alla verità dei fatti e all’autorità; nella discussione poi ti fanno notare che praticamente Tu
non lo puoi fare in quanto solo in pochi possono farlo, e confessandosi autarchici ....... e comunque vige la regola del migliore !
C’è solo da augurarsi che solo con le bestie usino la catena.
Il signor Pansi era un nemico : il mio spirito da ragazzino riaffiorò in me e sorridendo accarezzai Billy. Non riuscivo a respirare. Non riuscivo a capire come mai volevo tanto bene a Billy e non sapevo cosa fare, uccidono cani e gatti per la pelliccia...
Ero così assorto nei miei pensieri quando rientrò mamma.
Stasera non vado da Agnese, è con gli amici, mi affrettai a dirle. Non mi rispondi, le dissi, vedendola corrucciata in volto al suo silenzio replicai ...... Pansi, il signor Pansi si lamenta del cane. Mamma era una bella donna di 60 anni e papà ne avrebbe avuti 65 anni, insomma erano vecchi.
Io era solo, figlio unico e coccolato. Di bambini in casa non ne aveva mai avuto, solo billy era stato il mio amico di giochi oltre i compagni di scuola e ora era vecchio anche lui.
Pansi non ha cuore, Billy non dà fastidio a nessuno....
Lascialo perdere mormorò a fil di voce e dimmi di Agnese ... e di Paola soggiunse sorridendo, non hai letto il messaggio che ti ho lasciato al tavolo !
No, risposi e con Agnese non ci vediamo. In effetti ancora non avevo deciso di sposarmi, avevo 27 anni a Maggio e Agnese 25 a gennaio, del matrimonio ancora non se ne parlava, ma si eravamo giovani è meglio aspettare i trenta. Agnese ne avrebbe avuto 28, quasi l’età che avevo io in quel momento. Ero molto infastidito dall’imprevisto, avremmo dovuto vederci a casa di lei per la cena o comunque per stare un po’ insieme. Ed ecco un altro imprevisto : Paola! Agnese abitava all’angolo della mia stessa strada e di solito andava da lei a piedi.
Mi aveva avvertito nel primo pomeriggio, sarei restato libero per tutta la giornata.
Billy, chiamai il cane al timore delle urla del signor Pansi, ancora non aveva il recinto, era per via del suo litigavano !
Il signor Pansi era il proprietario di una bella villetta proprio accanto alla nostra e di solito non gli parlavo, lo conoscevo da quando ero piccolo.
No, ripetei e con Agnese non abbiamo litigato, puoi starne certa, insomma il matrimonio si farà, almeno lo spero, ma tra qualche anno, le dissi, cercando di tranquillizzarla!
E Paola? Si affrettò a chiedermi .... non era al parco?
Arrossii pensando al matrimonio con Paola anziché Agnese