Uomo Nuovo
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Anteprima del libro
Uomo Nuovo - Giuseppe Bertizzolo
Bertizzolo
PREFAZIONE DELL'AUTORE
Il sottotitolo: Pseudo romanzo breve, con il prefissoide
pseudo" è stato da me scelto a causa del suo disparato contenuto che, con tutte le modestie del caso, oltre a essere una parziale autobiografia potrebbe apparire, a tratti, anche come un mio, del tutto personale, piccolo saggio filosofico-teologico in chiave romanzata.
Alle volte, si può anche avere l'impressione che io abbia utilizzato, attraverso le parole dei miei personaggi un'arroganza etica allo scopo di elevarmi al di sopra di quella umanità a cui io stesso appartengo vestendo, apparentemente, i panni del giudice senza colpa e senza macchia.
In realtà, ho cercato di mettere me stesso di fronte ai miei comportamenti e alla mia coerenza di vita che, spesso, ha contrastato, contrasta e, so per certo, che contrasterà con ciò che la morale universale mi imporrebbe di fare; di conseguenza, ad ammettere così le mie sempre vive e attuali mancanze e debolezze.
Il tutto, soprattutto, a valere quali mie scuse nei confronti degli eventuali lettori che potrebbero avere, comprensibilmente e giustamente, un moto di risentimento e pensare: chi è costui che si permette di giudicare gli altri?!
.
Non c'è mai stata e non ci sarà mai, da parte mia, l'intenzione di giudicare alcuno.
Ho semplicemente tentato di porre l'accento su quelle che, naturalmente a mio parere, potrebbero essere le problematiche che, in alcuni particolari momenti della vita di ciascuno di noi, ci conducono inesorabilmente a riflettere sul mistero che avvolge la nostra esistenza.
Un'esistenza caratterizzata dalle singole e indecifrabili diversità che contraddistinguono ciascun essere rendendolo unico a se stesso, non comparabile a nessuno degli altri miliardi di persone che compongono questa strana umanità, facendo sì che il mistero vitale diventi ancora meno comprensibile se non appoggiandosi alla fede che ha, tuttavia, per sua intrinseca natura, poco a che vedere con la ragione.
Un Uomo nuovo
che spesso ritorna vecchio
per tornare a ridiventare nuovo
in un ciclo che lo porterà a essere Uomo nuovo
per sempre.
Desidero anche far notare che, durante la lettura, si incontreranno alcuni sostantivi scritti in maiuscolo, mentre la lingua italiana li vorrebbe in minuscolo: ho fatto ciò, prendendomi una licenza letteraria, per primo perché dietro a un nome, apparentemente generico, c'è il nome proprio di un soggetto reale e, in secondo luogo, per cercare di evidenziare il fatto che, spesso, diamo poca rilevanza a determinati e usuali significati che, invece, nella vita assumono un ruolo determinante senza avere la consapevolezza del loro intrinseco valore.
E, per ultimo, ci si accorge che, durante la narrazione, personaggi e luoghi principali non hanno nome (a eccezione dei mie due più cari amici), seppure alcuni di loro appartengano alla mia autobiografia.
Ho fatto ciò per spersonalizzare la narrazione e, pur tuttavia, ritengo doveroso dare loro qui in prefazione, proprio per il ruolo che hanno avuto e tutt'ora hanno per la mia esistenza, un volto reale: così mio Padre
è Antonio (compianto genitore che ci ha lasciato a 58 anni)); mia Madre
è Amodei Matilde (vivente con i suoi 95 anni); Donna
è mia moglie Rossi Fernanda con i Figli
Yuri (protagonista vero di quanto successo alla sua nascita) e Christian (secondogenito); i miei cari amici: Castellari Osvaldo (vivente e titolare della Gelateria-Pasticceria Bologna
di Mori - TN) e Piccoli Gianfranco ( non più fisicamente con noi, ma sempre nei nostri cuori che ci ha lasciato all'età di 31 anni) entrambi di Mori (TN), con le sue frazioni, il lago di Loppio prosciugato nel 1958, il Rio Cameras, suo emissario (luogo di balneazione con i miei genitori e di giochi della mia fanciullezza assieme agli amici).
Borgata
dove sono nato e dove con loro ho vissuto alcuni episodi descritti in questo mio pseudo
romanzo breve; la Pina
è Giuseppina Manzinello, mia madrina di Battesimo, animo sensibile e delicato che mi ha insegnato, fin dalla prima infanzia, a rispettare la natura e ad amare l'arte ( anche lei non più tra noi); il paese della Calabria è Bova Superiore (RC) dove è nata mia Madre, uno dei borghi più belli d'Italia che troneggia sul Mar Ionio, a 915 metri d'altezza, con la sua rocca, le sue grotte abitate fin dalla preistoria, il castello normanno che superbamente la sovrasta.
Esso, fin dall' VIII°- VI° secolo a. C. fu importante centro della Magna Grecia ( dove si parlava e qualcuno parla tutt'ora il grecanico
: dialetto greco-calabro studiato, per le sue precipue caratteristiche, a livello internazionale; oggi anche sede di un museo a testimonianza e tutela di quella che, a tutti gli effetti, è una vera e propria lingua); sede vescovile fino al 1977 e diocesi fino al 1986, anno in cui il Vescovado di Bova venne unificato all'Arcidiocesi di Reggio Calabria (oggi Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova).
E' stato anche sede di pretura fino agli anni sessanta a testimonianza della sua millenaria importanza malgrado abbia avuto un picco massimo di 2512 abitanti nel 1936 e di 2000-1500 circa negli anni della mia frequentazione (1955-1968); oggi vanta 457 abitanti e si ripopola nel periodo estivo in cui chi è emigrato torna al suo paese d'origine per riassaporare il gusto delle sagre, delle processioni, dei riti, dell'amore comunitario per la propria piccola patria che è stato costretto ad abbandonare per disperazione.
Lì, mio Padre, aveva conosciuto mia Madre svolgendo il servizio di guardia forestale (dal 1935 al 1946) in quella parte d'Aspromonte, oggi regno quasi incontrastato dell'attuale ndrangheta
, allora appena nascente e oggi piovra mondiale; lui, che proveniva dalle montagne del profondo Nord veneto (Enego sugli altipiani di Asiago – Vicenza), che era andato così a coniugarsi
con il più profondo Sud.
Gli altri, al di fuori di quelli strettamente legati alla mia vita e a quelli che fanno capo alla parte del romanzo che potremmo definire di fantasia, si possono identificare attraverso il contesto narrativo.
CAPITOLO I
Era così
Era così.
Nell’accozzaglia della vita di tutti i giorni, accanto al lento e monotono strascicarsi del tempo senza che vi fosse alcuna apparente e pallida possibilità che qualche cosa potesse cambiare, Uomo viveva.
Si alzava al mattino pallido, accatarrato dal fumo di sigarette, sempre e comunque, pigramente consumate, quasi già stanco e incattivito dall’opprimente pensiero di doversi, ancora una volta, recarsi al lavoro.
E così, dopo aver assolto ai doveri imposti dai soliti riti mattutini, baciato Donna e fatte le dovute raccomandazioni ai Figli, imbracciando l’amico volante, partiva, quasi inconscio della sua costante pochezza di fronte al grigiore assordante e venefico che quel vorticoso