Biografia non autorizzata di un marito narcisista
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Anteprima del libro
Biografia non autorizzata di un marito narcisista - Claudileia Lemes Dias
Indice
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CLAUDILÉIA LEMES DIAS
BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA
DI UN MARITO NARCISISTA
Titolo | BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA
DI UN MARITO NARCISISTA
Autore | CLAUDILÉIA LEMES DIAS
ISBN | 9788831626262
Prima edizione digitale: 2019
© Tutti i diritti riservati all'Autore.
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La tribolazione è un fuoco: se sei oro ti purifica,
se sei paglia ti riduce in cenere.
Sant’Agostino
Per Antonio, Lia, Beatrice e Vincenzo
con tutto l’amore di questa e di tutte le altre dimensioni.
1
Gloria Bonfante restò paralizzata. Dopo il secondo click le mani presero a tremare e la bocca si piegò in una smorfia di disgusto.
Come un penitente nell’atto di flagellarsi il Venerdì Santo avvertiva il sangue bollente scorrerle più forte dentro le vene, circolare inquieto e turbolento senza mai sgorgare in forma di lacrime, singhiozzi e sussulti addolorati.
Regredì allo stato infantile. Tornò ad essere la bambina che insegue il pulcino giallo sul retro della casa di campagna dei nonni ignara del destino che attende l’animaletto: essere inghiottito da un topo grosso quanto una gargolla gotico. S’era tappata la bocca come allora, incredula e impotente, mentre la testa pigolante del pulcino spariva dentro la cavità orale della bestia. C’era un mucchio di vecchie assi di legno accanto al pollaio. Era lì la tana del topo dagli occhi brillanti. La preda era stata ingerita lentamente, uno spettacolo orribile e grottesco, ma indimenticabile. La palla di peli grigia, appesantita dal pasto, s’era arrotolata nuovamente sotto le assi putrefatte. Davanti al pollaio, con la bocca spalancata che emanava la fumata bianca degli inverni rigorosi era rimasta lei, la sua paura e una sensazione strana, di bellezza svanita all’improvviso.
Era sveglia davanti allo schermo del computer appena acceso che, come la bocca del topo, rischiava di trascinare parte della sua esistenza in un buco nero senza senso?
Scosse la testa, riprendendosi. Con dei gesti ossessivi continuò a cliccare sulle immagini tanto ricercate dal marito qualche ora prima.
Tutto era cominciato con un brutto sogno: la spingevano dal trampolino in una piscina piena di topi. Aveva allungato il braccio verso Duccio ma il letto era vuoto. La radiosveglia segnava quasi le tre di notte. Non capitava mai di vederlo lavorare fino a quell’ora, soprattutto la domenica sera. L’aveva ritrovato con la testa poggiata sopra la tastiera del computer spento. Era crollato lì, sfinito, con le braccia che gli penzolavano lungo il corpo mentre le punte delle dita accarezzavano leggermente il pavimento.
Con delicatezza gli aveva detto all’orecchio Ehi, bell’uomo, hai un treno da prendere alle sei
prima di aiutarlo ad alzarsi. Lui, intorpidito, l’aveva seguita lungo il corridoio in un abbraccio goffo, trascinando le ciabatte, mormorando parole incomprensibili e cercando, ogni tanto, di voltarsi indietro come se avesse scordato qualcosa. Appena poggiato il capo sul cuscino era nuovamente precipitato in un sonno profondo per un paio d’ore. Dopo un risveglio nervoso, al limite del sopportabile, aveva corso verso il bagno ordinandole di preparare almeno un caffè: «Perché non mi hai chiamato prima? Lo fai apposta. Potevamo stare un po’ insieme, magari ce l’avremmo fatta pure a fare l’amore!»
Era andato via imprecando contro la sveglia che non aveva suonato, abbandonandola sulla soglia di casa con la tazzina di caffè in una mano e il dolcificante liquido nell’altra.
Andava spesso ad Ancona per delle consulenze o corsi di formazione destinati a giovani commercialisti.
Gloria non aveva chiuso la porta fino a quando i tonfi dei salti del marito non erano svaniti. Subito dopo era tornata in cucina per preparare la colazione ai figli.
Roberto, pur di assicurarsi un posto in prima fila in aula all’università era uscito presto, mentre Chiara, rinchiusa in camera, ripassava ad alta voce Storia dell’Arte per l’interrogazione della seconda ora. Pietro, invece, testava come sempre la sua pazienza attendendo di essere amorevolmente svegliato.
La saliva del bacio sulla fronte lasciato da Duccio era ancora fresca quando Gloria si mise a cercare il catalogo cartaceo del fornitore d’incensi e candele francesi scaricato da un sito qualche giorno prima. Intercettò Pietro - miracolosamente svegliatosi da solo - lungo il corridoio. La mascotte della famiglia giurò di non aver visto alcun catalogo; poi bussò sulla porta di Chiara che, alzando lo sguardo dai libri visibilmente irritata, bofonchiò le stesse parole dette dal fratello minore.
Canticchiando una canzone di Battisti, aveva preparato la vasca per un bagno tiepido e cercato il catalogo ovunque prima di arrendersi e dirigersi nello studiolo per ristamparlo. Era sufficiente entrare nella cronologia per recuperarlo e poi, finalmente, poteva prendersi un po’ di tempo per sé.
Si trovava in modalità stand by, il computer di casa.
Non era stato spento da Duccio la notte prima.
Un’unica mossa con il mouse e lo schermo s’illuminò sulla home page di Tiscali.
Non ricordandosi il nome esatto del sito andò sulla cronologia.
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Gloria guardò la porta dello studiolo nella speranza di poter scappare da ciò che rischiava di fagocitare la sua intera vita coniugale. Falli spropositati si susseguivano, uno dopo l’altro, in una processione infinita che scorreva allegramente sullo schermo.
Con le gambe paralizzate avvertì il cedimento del corpo come un invito ad abbandonare l’idea di indagare oltre. Oppure per scoprire l’intera verità sull’incallito ricercatore di quei peni potenti e penetranti
impugnati da mani giovanissime?
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Le lacrime stillarono lente quando individuò l’immagine distorta di Duccio che insegnava a nuotare Pietro ancora bebè nel portafoto sulla libreria. Mai avrebbe pensato di addentrarsi in quel territorio virtuale tanto sconosciuto. Ora, anche se ben consapevole di infliggersi una valanga di dolore insopportabile, i suoi occhi non riuscivano a smettere di guardare l’elenco vomitato dalla cronologia all’interno della tana eletta dal marito nelle ore precedenti.
Andava alla ricerca di piaceri mercenari, il suo Duccio, l’uomo con il quale aveva condiviso trent’anni di viscerale intimità? Proprio lui, che se la rideva delle acrobazie e degli orgasmi simulati nei film vantandosi di conoscere il corpo della sua donna alla perfezione, ora riteneva sequele di membri fonti di ineguagliabile piacere?
«Senti come siamo sincronizzati, Gloria. Solo tu sai cosa voglio.» Era ciò che sussurravano le labbra del marito negli sprazzi di tempo, sempre più rari, dedicati all’amore. Da quando preferiva avere sotto le loro lenzuola una performance fatta di movimenti robotici, plastici e teatrali, l’esatto contrario del loro passionale e febbrile ondeggiare?
Conosceva ognuna delle espressioni dolcemente mormorate da Duccio all’apice del piacere. Lo diceva anche a loro?
C’era un naturale silenzio in casa, che solo dieci giorni prima sarebbe stato avvertito come tranquillizzante e riposante.
Timorosa che Chiara e Pietro potessero irrompere in qualsiasi momento per salutarla prima di andare a scuola, capì che continuare a guardare lo sconvolgente elenco era molto rischioso in quel momento.
Con ostinazione e rabbia asciugò le lacrime con la manica del pigiama.
Nessun cedimento si concesse prima del consueto saluto ai figli.
In uno dei cassetti della grande credenza del salone c’era un conto del telefono cellulare di Duccio arrivato in ritardo per via delle festività natalizie. Dando per scontato l’ipotetico smarrimento della busta e temendo il taglio del servizio, il marito l’aveva saldato tramite un bonifico bancario. Lei stessa aveva raccolto la busta sigillata dalla cassetta della posta una settimana prima di Natale per depositarla nel luogo in cui ora frugava rabbiosamente.
Eccola lì, inserita nel mucchio dei biglietti di auguri natalizi ricevuti da amici e clienti di Duccio.
Tornata di fronte al computer afferrò il tagliacarte accanto alla tastiera. Un unico e preciso taglio sulla busta ed ecco le sei pagine con la lunga sequenza di numeri contattati dal marito negli ultimi due mesi.
Riguardò ogni annuncio visitato e annotò i recapiti telefonici corrispondenti.
Uno di loro apparteneva a una giovane ragazza mulatta che indossava un body rosso in lattice e delle calze a rete. Lo sguardo ammiccante e sensuale e la posa da femme fatale facevano ‘combo’ con le labbra semi aperte e carnose. Un pulsante con la scritta hot
lampeggiava su ogni foto indicando che c’era molto più da vedere di quanto si potesse immaginare.
La ragazza offriva i suoi servizi in modo convincente e articolato:
VICKY TRANS CIOCCOLATINA – esclusiva, bellissima trans, bambola brasiliana 19enne, educata, dolce e passionale. Tutti mi danno 5 stelle! Con 21 buoni motivi per venire a giocare con me. Vera come nelle foto, un fisico da urlo, bocca di fuoco sempre pronta per farti un preliminare lungo, bollente, indimenticabile, da Re. Sono alta 1.65, completissima, super femminile e di classe, solo per uomini distinti e raffinati. Ti aspetto in un ambiente pulitissimo e molto riservato. Cosa aspetti? Chiamami subito! Non perdere quest’unica occasione per conoscermi! I momenti passati con me non li dimenticherai mai! Facciamo tutto con calma, senza fretta, per darti il massimo del piacere…baci by Vicky!!! Attenzione!!! Basta con le solite fregature!!! Le mie foto sono vere 100 x 100!!! Nessuna brutta sorpresa dietro la porta !!! Come mi vedi, così mi trovi!!! Ti aspetto!!!
Bastava un click sul pulsante hot
del menù per assistere alla sequenza fotografica scattata da professionisti in studio. Tra le gambe, la ragazza molto femminile vista appena un secondo prima, esibiva con orgoglio il suo strumento di lavoro
fotografato da diverse prospettive che lo rendevano abnorme.
La mente di Gloria si annebbiò per diversi minuti prima che riprendesse a leggere:
HANNAH TRANS ITALIANA (assoluta novità!) 21 anni. Deliziosa fonte di piacere fatta apposta per te. 23 centimetri pronti a diventare la tua dolce ossessione. Peccaminosa, una gattina vogliosa pronta a farti perdere la ragione. COMPLETISSIMA! Preliminari al naturale e baci alla francese. Non esitare a chiamarmi anche nelle piccole pause. Sono sempre pronta a fare tutto ciò che desideri. Fino a tarda sera. Come vedi sono naturale al 100%!!!! Niente limiti con me. Esperta di massaggio prostatico. Stanco dei rapporti pesanti? La tua donna non ti capisce? Vieni da me che ti farò perdere la testa con la mia gioia di vivere, fidati!!!!
Preliminari al naturale e baci alla francese.
«Fidati.» ripeté Gloria, con un labiale silenzioso «Cristo!»
Certo, fiducia era una parola multiuso che suonava bene in ogni situazione.
Andremo in vacanza per un mese quest’anno, Gloria, fidati.
Torno a cena alle venti, perché non ti fidi mai?
Finita la lunga lista di bambole di lusso con qualcosa in più
, terze gambe
e diavolette pluriorgasmiche
anche lei si sentiva una bambola, ovvero, un fantoccio seviziato fino all’anima. Spilloni neri invisibili erano stati inseriti nel suo cuore e al capo!
Il cervello, confuso dopo il barcamenarsi tra le innumerevoli espressioni utilizzate dal lussurioso battaglione di trans per adescare clienti, era entrato in modalità disperazione. L’articolazione della mano destra si era bloccata, ma con un unico sforzo violento riuscì a muovere l’indice e il pollice per impugnare l’evidenziatore giallo che sporgeva dal portapenne.
Con meticolosità ripercorse le scorribande telefoniche del marito, paragonandole alle strade virtuali che avevano marcato, come delle catene del DNA antiparallele, l’intera psiche del suo uomo.
Aveva chiamato qualcuna di loro mesi prima?
Quanto tempo era passato prima che barcollasse in direzione al bagno per vomitare?
Quante ore aveva dedicato alle diavolette tentatrici
attive e passive che animavano le notti di Duccio? Era a loro che pensava mentre la possedeva? Era con loro che voleva starci ad ogni vacanza trascorsa in famiglia?
Gloria si sedette sulla tazza pensando a quei nomi come una maestra che fa l’appello: Vicky, Hannah, Penelope Bonbon (presente), Sharon Love (presente), Aisha (presente), Victoria (presente), Vera Anaconda (presente), Ambra (presente), Nikita (eccola qua, presente), Marika (presente), Larissa Bombshell (presente), Camille, Tazia, Christine, Beatrice, Venus, Rebecca, Giulia Terza Gamba.
Erano duecento ventisette le chiamate effettuate dal marito negli ultimi due mesi. Diciotto erano direzionate a delle transessuali che si vendevano sull’web…
Duccio le aveva cercate sulla rete e poi aveva parlato e udito le loro voci.
Ogni chiamata durava da pochi secondi a due minuti circa, ma che importanza aveva?
Qualcosa di vivo e inumano urlò all’interno delle mascelle contratte di Gloria mentre lottava contro il deflusso insidioso della bile. La mano destra, sprovvista della forza motrice che l’animava poco prima, lasciò cadere l’evidenziatore che aveva trattenuto all’interno del pugno chiuso proprio lì, sotto il lavandino.
La sua vita coniugale aveva appena subito un catastrofico corto circuito.
Con la carotide impazzita s’incamminò verso il salone sentendo lo scricchiolarsi delle mura domestiche intorno a sé.
Il franare del pavimento sotto i suoi piedi le sembrò imminente…
«E quante ne avrà caricate sulla nostra macchina? Avrà preso delle precauzioni?» si chiese a voce alta, spaventata.
Il grande specchio barocco poggiato sopra la credenza rifletté il suo volto come un bronzo abbozzato male, fuso da un fabbro inesperto.
Toccò con la punta delle dita il piano del tavolo da pranzo in noce come per accertarsi che fosse scampato alla frana che ingoiava la sua casa e scosse il capo con veemenza per provare a sconfiggere la falloforia instauratasi dentro la sua testa.
2
Gloria aveva trascorso qualche ora a cambiare, invertire, ripetere e distruggere le parole che riteneva opportune. Aveva imparato a moderare il tono di voce e utilizzare la dolcezza per essere più persuasiva nell’impresa sovrumana di convincere la madre a godersi la mattinata di sole. Le visite con l’intento ambizioso di trascinarla dalle amiche di lunga data o dalle sorelle del padre ancora in vita erano regolarmente fallite. Proporle di sfruttare l’abbonamento al teatro regalatole per Natale era oltraggioso quanto il bastone comprato da Duccio per il suo ottantesimo compleanno. Con malcelata rassegnazione aveva scelto un progetto meno impegnativo: fare due passi con lei nel parco o quantomeno esortarla ad accompagnare Eva García, la collaboratrice domestica, a fare la spesa.
«Mamma, non hai gravi problemi di locomozione. È una benedizione!»
«Non ho voglia.» asseverò la madre, impassibile «Tutti quei bravi vecchietti a guardare il sedere delle loro badanti. Manco morta esporrei Eva a una vetrina tanto squallida!»
«Solite scuse! Avere ottant’anni è così terribile per te?»
«Tu sei nata in questa stanza...»
«Basta, me lo dici ogni volta. Dovresti uscire un po’, vedere le persone, fare degli acquisti, che ne so!»
«Con chi dovrei uscire? I miei amici sono tutti morti!»
«Non è vero! Zia Maria e zia Pina sono vive e vegete, per esempio.»
«Due sfaccendate!»
«Sono preoccupate per te, ti vogliono bene. Zia Maria mi chiama spesso. Non capisce perché le racconti un sacco di bugie. Da quando hai iniziato il corso di idroginnastica? E il pilates? L’idroginnastica ci sta pure alla tua età. Il pilates però, a ottant’anni è suicidio! Se proprio devi raccontare un sacco di balle inventati qualcosa di credibile! La ginnastica dolce, la meditazione…»
«Maria non