Chi ha paura del Linchetto?: Storie e ballate del folclore lucchese
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Info su questo ebook
La magia è ovunque e questo breve diario di viaggio vi aiuterà a non smarrirvi lungo la strada per l’ignoto. Perché ciò che non si conosce fa sempre un po’ paura…
Il volume contiene oltre trenta testi di canzoni di Joe Natta e le Leggende Lucchesi, disegni di Silvia Talassi e racconti di Alessio Del Debbio, ispirati al folclore lucchese.
Prefazione a cura del Prof. Paolo Fantozzi.
Sgocciola la notte nel grande calderone,
danzano le streghe sopra i rami del Quercione.
Inventano magie,
sussurrano malie,
incantesimi e leggende che sono un po’ tue e sono un po’ mie.
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Anteprima del libro
Chi ha paura del Linchetto? - Alessio Del Debbio
casuale.
PREFAZIONE
(a cura del Prof. Paolo Fantozzi)
La tradizione orale detiene un fascino universale. Le leggende, le fiabe, le storie in generale sono sempre state in grado di vivere passando di bocca in bocca per centinaia di anni. Le vecchie storie e leggende ci hanno fornito l’accesso all’antica esperienza umana. Ma negli ultimi decenni, nel mondo postmoderno, gran parte del contenuto della coscienza delle persone ha un’età di solo poche ore o pochi giorni: regna l’intrattenimento facile e la cultura si è trasformata in merce internazionale.
Curvi sul nostro computer o di fronte allo smartphone, possiamo ricevere informazioni e distrazioni da impulsi elettronici che hanno solo pochi secondi di vita. Mai come oggi abbiamo tanto bisogno di libri e di storie, e soprattutto di racconti che riguardino la nostra identità culturale come le fiabe e leggende che non sono solo rivolte a bambini, ma che con i bambini devono essere ricercate e condivise.
Non possiamo comprendere e apprezzare aspetti importanti della vita se da bambini siamo stati privati della possibilità di leggere e soprattutto di ascoltare fiabe. Lasciamo la nostra infanzia con un bambino vivente dentro di noi, e dobbiamo convivere con quel bambino per il resto della nostra esistenza. Coloro che hanno un bambino sano dentro di sé – un’infanzia sviluppata a pieno – sono di solito anche più forti da adulti.
Ecco perché nel ventunesimo secolo ha ancora senso raccogliere leggende e fiabe e diffondere la cultura orale: è un modo per rafforzare la nostra identità culturale e il nostro appartenere a un territorio.
Le leggende popolari sono l’espressione e l’interpretazione di una realtà sempre più lontana dalla nostra, ma appartengono a pieno diritto al contesto culturale della Versilia, della Garfagnana, della Valle del Serchio e della Lucchesia; e come tali meritano di essere valorizzate e conosciute.
Il termine leggenda
nacque in preciso riferimento alla vita dei martiri e dei santi; poi, nel Medioevo, assunse il significato di un racconto tradizionale di vita religiosa o eroica, dove l’intero contesto narrativo era alterato grazie all’inserimento di fatti prodigiosi e fantastici
Le leggende ci riportano inequivocabilmente in un mondo che non esiste più, in una realtà completamente disgiunta dalla presente, in un contesto culturale troppo presto dimenticato e trascurato. Le novelle popolari, le fiabe e le leggende venivano raccontate nell’ambito di una comunità rurale che si riconosceva in saldi valori morali trasmessi attraverso la comunicazione orale. E tutto questo avveniva nel contesto delle veglie
che rappresentavano uno spazio di comunicazione, socializzazione e distensione nell’arco della giornata.
Attraverso la voce e la memoria venivano comunicate le esperienze, l’interpretazione della realtà, la precisa identità culturale e il mondo dei valori in cui si credeva. E tutto questo si concretizzava nel racconto o nella leggenda popolare che veniva narrato in dialetto, facendo uso di un linguaggio molto colorito e ricco di espressioni.
A rendere la leggenda ancora più credibile e interessante era la cornice entro la quale veniva narrata: il silenzio e l’oscurità della campagna, il canto degli uccelli notturni, il sibilo del vento, le fiamme nel caminetto che, danzando, proiettavano sprazzi di luce sulle pareti e evocavano le anime dannate dell’inferno.
Tutto questo alimentava la fantasia del novellatore e manteneva desta l’attenzione di chi ascoltava, innescando un rapporto di dialogo basato non sulla sola parola, ma anche sul contesto in cui la leggenda veniva narrata. Nascevano così i racconti di paura
; ovvero, narrazioni a metà strada fra la leggenda e la novella popolare. I racconti di paura partivano quasi tutti da fatti concreti, vissuti nel quotidiano, con elementi realistici molto accentuati e descrizioni di luoghi e scene molto particolareggiate.
In genere nel corpo del racconto si inseriva l’elemento soprannaturale, come ad esempio l’incontro con un fantasma, il ritorno di un morto, l’apparizione di un essere spaventoso; era come fare un salto nella dimensione del sogno e poi tornare al reale. Infatti il racconto di paura si concludeva sempre con il ritorno dell’essere ultraterreno al proprio mondo, lasciando all’ascoltatore l’impressione di appartenere a un universo popolato anche da forze tanto misteriose e temibili quanto affascinanti.
La Toscana è ricca di leggende e racconti popolari. Lucca con la sua provincia ha contribuito ad arricchire il patrimonio culturale folclorico della regione con una serie di leggende provenienti da diversi nuclei, principalmente raggruppati nella Garfagnana e nella Versilia. Ricca è anche la serie di studi sul folclore e la narrativa popolare di questa terra svolta da insigni studiosi, quali Giovanni Giannini e Idelfonso Nieri.
In particolare, per quanto riguarda le leggende popolari, si può affermare che ne esistono numerose, sparse tra riviste, studi