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Subhas Chandra Bose, la tigre rampante dell'India
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E-book203 pagine2 ore

Subhas Chandra Bose, la tigre rampante dell'India

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Subhas Chandra Bose, conosciuto come il Netaji, il “Leader Venerato”, è una delle figure storiche più controverse e meno conosciute dell’immenso scenario della Seconda Guerra Mondiale e della lotta per la libertà indiana dal dominio coloniale. Nell’India di Mohandas Karamchand Gandhi, il Mahatma e del “Pandit” Jawaharlal Nehru, Bose, pur condividendo le loro idee di indipendenza, scelse di allearsi con la Germania nazista di Hitler, con l’Italia fascista di Mussolini e con l’imperialismo giapponese, pur di sconfiggere gli inglesi. Trascinati dal suo carisma e dalla sua retorica, tantissimi indiani si schierarono dalla sua parte, entrando nelle file dell’Indian National Army. Ancora oggi il Netaji è considerato in India uno dei Grandi Padri della Nazione ed è venerato come il Mahatma Gandhi e Pandit Nehru.L’India faceva parte del cosiddetto Raj britannico, l’Impero anglo – indiano esistito dal 1858 al 1947. Quasi novant’anni che rappresentano l’apogeo e il declino del colonialismo inglese. Per duecento anni l’Inghilterra è stata la nazione più potente del mondo, poiché dominava su terre ed oceani in tutti i continenti del globo: dal Canada all’India, dall’Australia e la Nuova Zelanda alla Nigeria, dai Caraibi all’Africa orientale e al Sudafrica. L’Impero di Sua Maestà controllava un terzo della popolazione mondiale e da decenni le classi dominanti inglesi erano abituate ad esercitare il loro potere, specialmente sull’India, che ebbe un’importanza strategica, politica e di prestigio, essendo il possedimento che più di ogni altro era entrato nell’immaginario e nella vita quotidiana della Gran Bretagna.
LinguaItaliano
Data di uscita13 set 2019
ISBN9788834184882
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    Anteprima del libro

    Subhas Chandra Bose, la tigre rampante dell'India - Claudio Usai

    Bibliografia

    Introduzione

    Subhas Chandra Bose, conosciuto come il Netaji, il Leader Venerato, è una delle figure storiche più controverse e meno conosciute dell’immenso scenario della Seconda Guerra Mondiale e della lotta per la libertà indiana dal dominio coloniale. Nell’India di Mohandas Karamchand Gandhi, il Mahatma e del Pandit Jawaharlal Nehru, Bose, pur condividendo le loro idee di indipendenza, scelse di allearsi con la Germania nazista di Hitler, con l’Italia fascista di Mussolini e con l’imperialismo giapponese, pur di sconfiggere gli inglesi. Trascinati dal suo carisma e dalla sua retorica, tantissimi indiani si schierarono dalla sua parte, entrando nelle file dell’Indian National Army. Ancora oggi il Netaji è considerato in India uno dei Grandi Padri della Nazione ed è venerato come il Mahatma Gandhi e Pandit Nehru.

    L’India faceva parte del cosiddetto Raj britannico, l’Impero anglo – indiano esistito dal 1858 al 1947. Quasi novant’anni che rappresentano l’apogeo e il declino del colonialismo inglese. Per duecento anni l’Inghilterra è stata la nazione più potente del mondo, poiché dominava su terre ed oceani in tutti i continenti del globo: dal Canada all’India, dall’Australia e la Nuova Zelanda alla Nigeria, dai Caraibi all’Africa orientale e al Sudafrica. L’Impero di Sua Maestà controllava un terzo della popolazione mondiale e da decenni le classi dominanti inglesi erano abituate ad esercitare il loro potere, specialmente sull’India, che ebbe un’importanza strategica, politica e di prestigio, essendo il possedimento che più di ogni altro era entrato nell’immaginario e nella vita quotidiana della Gran Bretagna.

    Claudio Usai

    Infanzia e gioventù nel British Raj (1897 – 1921)

    Il 23 gennaio del 1897 a Cuttack, nel Bengala, nacque Subhas Chandra Bose. Il padre Janakinath godeva di una certa reputazione all’interno della comunità per il lavoro di prestigio nell’amministrazione britannica. Era pubblico ministero nel tribunale della città e membro del Bengal Legislative Council, con il titolo locale di Rai Bahadur. Bose frequentò con i fratelli e le sorelle la scuola elementare anglicana, frequentata principalmente dai bambini dell’élite anglo – indiana. Le famiglie facoltose indiane consideravano la propria cultura e le pratiche religiose indù inutili e sconvenienti socialmente, perciò mandavano i propri figli nelle scuole coloniali britanniche. Organizzazioni come il Brahmo Samaj, il Satya - Shodak Samaj e la British Indian Association di Calcutta incoraggiarono la popolazione ad acquisire usi e costumi europei. Le giornate scolastiche erano scandite dallo studio della lingua inglese, della storia e della geografia della Gran Bretagna; nessuna informazione veniva impartita sull’India. Frequenti gli studi mnemonici della Bibbia, le attività fisiche e le punizioni corporali previste dalla ferrea disciplina di epoca vittoriana. Nell’istituto era proibito l’insegnamento della lingua e della cultura tradizionale. Diviso fra la cultura indiana e l’educazione scolastica britannica, anni dopo ricorderà di aver vissuto in due mondi diversi che non sempre coincidevano. Da un lato c’era l'influenza della famiglia, dall'altro quella della scuola. Questo universo non era l'Inghilterra, ma qualcosa che le somigliava. Il sistema scolastico del Raj britannico rispecchiava la società coloniale, tragicamente distruttiva per il popolo indiano.

    Nel gennaio del 1909 entrò nel Collegiate School di Ravenshaw, in cui divenne famoso fra i compagni e gli insegnanti per la sua conoscenza della lingua inglese. Si rese conto però di non sapere una parola di bengalese, la lingua autoctona, il che fece di lui uno straniero in patria. A quindici anni scoprì le opere del mistico induista e poeta Swami Vivekananda, che a metà dell’Ottocento aveva predicato le tecniche di meditazione yoga, il dialogo fra le diverse religioni, la bontà per la salvezza dell’umanità, il servizio per il proprio paese, il superamento del sistema delle caste. Bose, ragionando sulla società moderna, dichiarerà di aver compreso fin da ragazzo che le varie caste superiori, il Brahman (la casta religiosa), la Kshatriya (casta dei guerrieri) e il Vaisya (casta dei mercanti) erano state una delle principali cause del baratro in cui era caduta l’India. Il futuro spettava ai Sudras, le masse calpestate; sarebbero state loro a risvegliare il popolo indiano. Ma finché era stato a scuola, a suo dire, non aveva maturato alcuna coscienza politica al di fuori di quella religiosa; anche per via della mancanza di stimolo familiare. Solo saltuariamente aveva udito le vicende dell’Indian National Congress da parte dei suoi fratelli maggiori. Aveva avvertito il clamore per gli attentati dei rivoluzionari bengalesi del movimento Swadeshi contro la partizione della provincia del 1905. In quei giorni prese l’abitudine di attaccare al muro della sua stanza dei ritagli di giornale con i volti dei terroristi, scatenando l’ira del padre che subito censurò questa pratica.  Nel dicembre del 1911 venne selezionato per un concorso di saggi sulla solenne incoronazione di re Giorgio V ad imperatore dell’India, non riuscendo però a vincere l’ambito premio. In un paese come l'India, specialmente negli ambienti delle famiglie conservatrici, religiose e di casta, la celebrazione imperiale di Delhi ebbe molto risalto. Bose racconta che per lui fu molto difficile acquisire maturità e staccarsi da quel mondo; egli sentiva di volersi emancipare come indiano, non come suddito di Sua Maestà. Dovette quindi ribellarsi alle convenzioni sociali e familiari, ma si ritenne tuttavia fortunato, per essere cresciuto in un ambiente nel complesso progressista. Nella prima infanzia entrò in contatto con la gente, l'educazione e la cultura inglese; dopodiché si avvicinò alla sua cultura d’origine classica e moderna. Senza questa duplice esperienza Bose non avrebbe avuto la possibilità di costruirsi quel bagaglio culturale determinante per il suo futuro ideale politico. Affermerà in seguito di aver sempre avuto un forte senso di apertura nei confronti dei musulmani, dichiarando che il conflitto fra l’Induismo e l’Islam venne costruito a tavolino ed agevolato dagli inglesi. Grazie ai nuovi regolamenti poté accedere all’Università di Calcutta; in India l’accesso alle università avveniva due anni prima rispetto all’Europa. Trasferitosi nella grande capitale del Bengala, si iscrisse al Calcutta’s Collegiate School a soli sedici anni.

    Calcutta

    Calcutta era stata la capitale dell'India britannica dalla fine del XVIII° secolo, ma nel 1911 il Viceré aveva deciso di spostare la sede del governo a Delhi, l’antico centro del potere Moghul. Subhas si iscrisse alla facoltà di filosofia per studiare i due grandi maestri dell’induismo, Ramakrishna e Vivekananda, unendosi ad un’associazione di studenti "spiritualisti. L'attività si svolgeva in vari campi: la ricerca di nuove idee, attraverso la lettura comune di libri filosofici, di storia e sul nazionalismo indiano; reclutando nuovi membri che accrebbero notevolmente i loro contatti; invitando le personalità di spicco del movimento nazionalista a dibattiti e conferenze. Le vacanze venivano utilizzate per visitare le città sante di Benares o Hardwar, ma anche per conoscere a fondo le radici della storia nazionale. Bose viveva una doppia vita: da un lato c’erano i rapporti tradizionali con la famiglia, dall’altro il suo attivismo religioso, spesso osteggiato dai parenti. Politicamente il gruppo di cui faceva parte era contrario alle attività terroristiche, non era quindi così popolare tra gli studenti più giovani, perché in quei giorni le imprese del movimento rivoluzionario avevano avuto un fascino particolare. Anche la popolazione del Bengala che non avrebbe mai partecipato alla lotta armata, manifestava ampia simpatia e ammirazione nei confronti dei patrioti. Data l’attività del gruppo, le autorità coloniali divennero molto sospettose, chiedendosi se dietro lo spiritualismo religioso non ci fossero fini rivoluzionari. Furono presi provvedimenti per arrestare colui che era considerato il loro capo e per un po' l’attività fu sospesa.

    I pellegrinaggi tradizionali contribuirono ad enfatizzare il suo conflitto con il padre, esponente della classe sociale privilegiata dei Bhadralok, collaboratrice del Raj. Il padre lo accusava di incongruenza, in quanto Bose conduceva una vita pubblica e secolarizzata che mal si combinava con la ricerca di una purezza spirituale. Lo stesso Netaji concepì in seguito come la vita ascetica fosse una forma egoistica dell’esistenza e la chiamata spirituale in difesa della Madre India doveva escludere qualsiasi forma mondana e contemplativa. L’ispirazione religiosa diventò col tempo una necessità pragmatica che Bose unì allo studio della filosofia razionale di Kant, Hegel e Bergson. Ma dal 1914 fu decisivo l’incontro con il poeta ed eroe nazionale Rabindranath Tagore e la lettura dei saggi del nazionalista Aurobindo Ghose. Il lungo viaggio spirituale nel Nord dell’India e la visita dei luoghi sacri alla ricerca di un guru, infatti lo delusero profondamente. Un giorno Subhas si unì ad una festa itinerante, viaggiando per sette giorni con un libro in mano fino a Murshidabad, l’antica capitale del Bengala. Decise di abbandonare la pratica delle dottrine Vedanta, aderendo alla nuova metafisica nazionalista di Aurobindo.

    Nonostante l'atmosfera politica di Calcutta e la propaganda portata avanti dagli studenti rivoluzionari, Bose non si era ancora affezionato alla lotta nazionalista. Non condivideva neanche le idee della non - violenza praticata da Gandhi, pensando che la salvezza dell’India sarebbe arrivata attraverso un processo di ricostruzione nazionale. La delusione nei confronti degli asceti lo divise dal gruppo spiritualista, a suo dire politicamente ambiguo. Se l'India avesse voluto diventare una nazione moderna, pensò, i suoi leader futuri avrebbero dovuto prendersi carico dei problemi della popolazione. Alla libertà politica doveva corrispondere la completa indipendenza dagli stranieri. La Grande Guerra stava dimostrando che una nazione priva di forza militare non poteva sperare di ambire alla libertà. Questi ragionamenti furono ispirati dai discorsi di Surendranath Banerjee, l’eroe del Bengala che aveva condiviso in Sud Africa la campagna del Satyagraha di Gandhi. Ma la politica del Mahatma non lo trovava pienamente partecipe.

    Durante le vacanze del 1914 si unì ad un gruppo di volontari che assistevano i malati di colera nei villaggi circostanti. Questa esperienza fu decisiva: davanti a sé si mostrava per la prima volta l’'immagine della vera India; i villaggi poveri delle campagne, gli uomini che morivano come mosche e il flagello dell’analfabetismo. Fu probabilmente allora che sorse in Bose quel particolare desiderio di vendetta che lo contraddistinguerà negli anni successivi. La discriminazione che i suoi compatrioti subivano nelle loro terra era costante ed era particolarmente accentuata nella grande città di Calcutta. L’esperienza del razzismo non era stata la sola causa di cambiamento nel suo atteggiamento mentale. Nonostante questa consapevolezza il 1915 passò senza particolari tensioni. Le sue attività extracurriculari furono numerose: venne eletto rappresentante degli studenti, segretario della società di dibattito, del comitato contro la carestia per il Bengala orientale e membro del consiglio di amministrazione della rivista universitaria. Ma nel 1916 accadde un increscioso incidente: un insegnante inglese, il Signor Oaten, aveva maltrattato con insulti razzisti alcuni studenti. Bose intervenne e pretese le scuse del professore. Il preside non stigmatizzò l’accaduto. Subhas insoddisfatto, organizzò uno sciopero generale in tutta l’università. L’istituto impose una multa generale a tutti gli studenti assenti. Lo sciopero del College of Presidency ebbe un’altissima partecipazione e fu sostenuto da tutta la città. La questione fu risolta con uno scambio di scuse reciproche, ma la multa rimase. Poco dopo un fatto analogo scatenò stavolta la violenta reazione di alcuni studenti che malmenarono il professore. Se Bose partecipò alla spedizione punitiva non fu mai dimostrato. Alle domande degli investigatori Subhas rispose che sebbene non giustificasse la violenza, gli studenti avevano agito con grande coraggio. Fu la fine della sua esperienza al Precidency College. Il governo del Bengala emise un comunicato in cui ordinò la chiusura della scuola, formando una commissione d'inchiesta con il compito d’indagare sulle continue ribellioni nell’istituto. Bose venne sospeso e rispedito a casa. Il decreto lo bandiva da tutte le università indiane.

    Nel frattempo la tensione politica a Calcutta era salita ulteriormente. Furono arrestati numerosi cittadini indiani che facevano attività di commercio all'ingrosso e molti altri studenti vennero espulsi.  Per non essere arrestato fu riportato a Cuttack. La sua carriera universitaria sembrava finita e il suo futuro incerto. Ma non si dispiacque affatto, aveva avuto un assaggio di quella leadership alla quale aspirerà in seguito. I genitori ed i fratelli non lo giudicarono severamente per quanto accaduto, al contrario fu allontanato dal gruppo di suoi colleghi. In questo periodo di riposo forzato entrò a far parte di un nuovo gruppo di studenti che facevano volontariato andando nelle zone più povere della città, infestate dal colera e dal vaiolo. In realtà questa era per lui un’attività momentanea.

    Il padre intanto si rifiutò di iscriverlo in un altro college e Bose dopo un anno tornò a Calcutta cercando di farsi arruolare nel 49° reggimento del Bengala, ma fu scartato per un problema agli occhi. Fu presto informato che le autorità universitarie avrebbero acconsentito ad una sua riammissione, ma in un altro college. Il college di Bangabasi si offrì di accoglierlo, ma non aveva il corso di filosofia. Così nel 1917 entrò nello Scottish Church College. Tutto procedette tranquillamente quando seppe che il governo aveva deciso di fondare un'unità militare universitaria all’interno dell’esercito territoriale indiano. Per quattro mesi sottostò all’addestramento militare e alla vita all’aperto. Le marce militari e le sfilate gli diedero un senso d’orgoglio e d’importanza. Inoltre non correva più il rischio di essere molestato o terrorizzato dalla polizia inglese. Il terzo anno di college fu impegnato nell’attività militare, ma non trascurò gli esami e nel 1919 ottenne diverse onorificenze come miglior studente. Un giorno suo fratello maggiore Sarat gli propose di studiare in Inghilterra nell’Indian Civil Service, il reparto dell’amministrazione britannica riservato agli indiani. Bose accettò di buon grado perché desiderava da tempo recarsi in Gran Bretagna. Sicuramente i suoi genitori approvarono la sua scelta per allontanarlo dalle influenze dei pericolosi nazionalisti. Subhas affermò in quei giorni che mai avrebbe pensato nella sua vita di studiare e lavorare per gli inglesi.

    Cambridge

    Bose lasciò l'India quando il terribile massacro di Jallianwalla Bagh era già accaduto, ma nessuna notizia era ancora trapelata dal Punjab. La regione era sotto legge marziale e una rigida censura impediva a qualsiasi notizia di uscire. Solo vaghe voci giungevano sugli avvenimenti di Lahore e di Amritsar. Si conosceva qualcosa sul tentativo d’invasione inglese dell’Afghanistan e si capiva che i britannici erano stati respinti dagli afgani.

    Il clima freddo e grigio di Londra faceva da contraltare al grande senso di libertà che respiravano gli studenti stranieri. Da una città completamente militarizzata come Calcutta, con centinaia di poliziotti per le strade, Bose era passato ad una situazione completamente opposta. Quando nelle strade di Cambridge avvenivano manifestazioni studentesche, la polizia si comportava con molta moderazione, cosa assolutamente impossibile in India. Subhas osservava il grande paradosso dell’Impero britannico: l’Inghilterra era la terra della democrazia e dei diritti civili, faro di civiltà e giustizia, dove convivevano genti di diverse culture e si discuteva in pace; mentre al contrario nelle province imperiali la dominazione inglese generava razzismo, violenze e prevaricazione.

    Egli rimase sorpreso dai dibattiti e dagli incontri pubblici della Società sindacale.

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