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Per la nostra e per la vostra libertà
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E-book149 pagine1 ora

Per la nostra e per la vostra libertà

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Info su questo ebook

Una storia della più grande ed organizzata della comunità ebraica della Repubblica di Polonia tra le due guerre mondiali.

Una concezione originale delle nazione come espressione culturale, disgiunta dal controllo di un terriorio. La capacità concreta di organizzare una rete di controcultura in una democrazia autoritaria come quella polacca. La scelta dell'autodifesa rispetto alla violenza antisemita della Polonia cattolica.

La Resistenza passiva e militare al nazismo. Un mondo cancellato dalla Shoah ma che è riapparso nelle strade di Varsavia nella manifestazione per il centenario dell'indipendenza.
LinguaItaliano
Data di uscita7 ago 2019
ISBN9788831634564
Per la nostra e per la vostra libertà

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    Anteprima del libro

    Per la nostra e per la vostra libertà - Marco Mazzi

    libertà".

    Stiamo qui ora!

    Credo che in questo assunto di fondo dei fondatori dell'Unione Generale dei Lavoratori ebrei, il Bund1, siano contenute gran parte delle ragioni che rendono interessante ed attuale, anche per noi oggi, questa esperienza politica.

    Non solo il noi siamo, riconoscimento di una identità doppia e non confliggente – ebrei e lavoratori organizzati – ma qui, nelle province occidentali dell'Impero russo, e non in una rivendicazione territoriale lontana (sia questa un generico territorio o Eretz Yisrael) in un  futuro più o meno desiderabile.

    Gli storici delle dottrine politiche si sono soffermati in particolare sul "noi stiamo qui. L'affermazione orgogliosa di una identità culturale che rende nazione (e che troverà nella diffusione e rivalutazione dell'yiddish la chiave di volta), dove il noi stiamo qui ora" è l'affermazione della diversità nazionale coerente rispetto ad una scelta internazionalista, coerentemente praticata.

    Un internazionalismo che è l'opposto del cosmopolitismo, dell'omogeneizzazione delle diversità nazionali.

    Non a caso l'yiddish: la lingua rifiutata da molti seguaci dell'Haskalah perchè espressione di un buio passato e che, proprio in quegli anni, verrà identificata con la schiavitù della diaspora, la Galut, dal nascente movimento di colonizzazione in Palestina con la realizzazione dei primi insediamenti, gli Yishuv2 .

    L'yiddish perché con quella lingua si sono conservati e sviluppati valori, modi di vita, relazioni – anche con gli altri, fossero tedeschi, polacchi, russi o ucraini -

    La polemica interna al POSdR, sia con i menscevichi che con i bolscevichi, è dura.

    Il Bund aderisce come tale al partito socialdemocratico russo, ma si riserva di organizzare i lavoratori di nazionalità ebraica.

    La contestazione di Lenin, ma anche dei socialdemocratici tedeschi– che pure avevano elaborato una completa teoria delle nazionalità – era che non si poteva avere nazione senza territorio.

    Le comunità ebraiche dell'Europa centrale ed orientale costituivano una particolarità religiosa e subculturale quindi, non una nazionalità.

    A questo i Bundisti rispondono che le comunità che hanno conservato usi, costumi, credenze, lingua, tradizioni all'interno di territori dove vivono altri popoli, sono per questo nazione.

    Una nazione che vive in Europa.3

    Una posizione, questa, che apre un inevitabile conflitto col nascente movimento sionista.

    Per i bundisti porre il problema della costruzione di una entità territoriale ebraica significa non comprendere che le condizioni di minorità delle comunità ebraiche non sono solo frutto di una diversa identità, ma anche di sistemi di sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

    Occorre superare da subito questa minorità, difendendo l'identità ma consci che solo l'abolizione di qualsiasi sfruttamento dell'uomo sull'uomo può garantire la completa liberazione.

    "Noi stiamo qui ora!" raggiunge la sua massima capacità di prefigurare concretezza rivoluzionaria nell'esperienza del Bund polacco, in particolar modo negli anni trenta fino alla seconda guerra mondiale.

    Il Bund polacco riesce a mantenere una pratica socialdemocratica legata alla trasposizione concreta dell'utopia rivoluzionaria.

    Anche da questo deriva la scelta di partecipare autonomamente alle elezioni per i consigli comunali delle grandi città, perchè si ritiene (quanta sintonia con il Matteotti della Lega dei Comuni socialisti!) che le trasformazioni concrete delle condizioni di vita passino dall'operato delle assemblee comunali.

    Ma anche , se pur combattuta , con la scelta di partecipare alle elezioni dei consigli delle comunità ebraiche, per rafforzare la rappresentaività delle comunità.

    Il Bund, che non aderirà nemmeno federativamente al Partito Socialista Polacco ritenuto troppo revisionista, elegge alcuni deputati alla Dieta col PPS con alcune organizzazioni che indicano di votare socialista.

    Opera congiuntamente al PPS nell'organizzazione dell'autodifesa dalla destra antisemita e fascista del regime di Pilsduski; con una grande efficacia, tanto che gli studenti ebrei potranno frequentare le università polacche al riparo dalle squadracce fasciste.

    Il Bund polacco è fortemente legato al marxismo ed ha simpatie, nella sua base, per l'Ottobre.

    Ma come altri partiti della sinistra socialdemocratica il Bund non accetterà integralmente i 21 punti che il Comintern fissa come condizione per la sua adesione all'Internazionale comunista4.

    Per tutti gli anni venti il dibattito nel Partito su questa scelta sarà vivace.

    Solo alla fine degli anni venti, tra gli ultimi partiti socialdemocratici che non avevano aderito alle Internazionali socialiste5, il Bund decide di aderire alla IOS.

    Ma è una adesione che, segnando una profonda cesura nei rapporti con i comunisti ed in particolare con il Kombund – gli scissionisti che avevano accettato i 21 punti di Mosca -, non comporterà una scelta anticomunista, piuttosto acomunista.

    All'indomani dei processi staliniani di Mosca Viktor Alter6, uno dei massimi dirigenti del Bund polacco, si rivolge ai comunisti con queste parole : Compagni comunisti, dovete riconquistare la vostra dignità. E' una vergogna quello che sta succedendo......Questa è la vergogna di tutta la sinistra...

    Alter è uno dei dirigenti che ha personalmente conosciuto le storture dell'Ottobre.

    Era in Russia durante la Rivoluzione.  Si reca clandestinamente a Mosca per trattare l'adesione del Bund alla Terza Internazionale. Viene incarcerato a Mosca e rilasciato solo dopo che – in seguito ad uno sciopero della fame – iniziano proteste esterne contro il suo arresto.

    La polemica contro i comunisti è serrata, anche violenta (ricordiamo l'attacco dei comunisti al Medem Sanatorium) ma per il Bund i comunisti fanno parte della sinistra, sono "compagni che sbagliano".

    Anche per questo, all'indomani dell'invasione tedesca della Polonia, la Direzione comanderà ad Alter ed Erlich7, i due massimi dirigenti del partito, di rifugiarsi nella Polonia orientale in cui comincia l'invasione dell'Armata Rossa .

    Un partito rivoluzionario che costruisce un etica bundista.

    Il socialismo come necessità morale degli individui, come condizione di dignità che informa coerentemente la pratica politica e sociale di ogni bundista.

    Che si operi nella TSYSHO (l'Organizzazione Centrale delle scuole yiddish), che si viva l'adolescenza nella SKIF (l'Unione dei ragazzi socialisti, i Falchi Rossi in molte socialdemocrazie) o si sia un giovane di TSUKUNFT (la Federazione Giovanile), si pratichi sport e magari autodifesa in una società sportiva aderente a MORGNSHTERN o si sia donna nell'Organizzazione femminile, la pratica politica deve essere concretamente coerente con questo. Spirito.

    Non è un caso che l'impegno bundista si traduca nella prefigurazione di una altra società organizzata , una controcultura come la definisce Jacobs nel suo lavoro sul Bund polacco. Mense collettive, ambulatori del popolo, scuole yiddish, pensionati sono la concretizzazione del qui ora!, di una prospettiva che si realizza concretamente nell'oggi.

    L'esempio più importante di questa pratica politica è il Medem Sanatorium, la struttura sanitaria di prevenzione e cura per i bambini dei quartieri malsani delle città industriali, aperto anche a polacchi e tedeschi. Un'esperienza non solo sanitaria (e quanto era importante per i ragazzi che provenivano da quartieri inquinati, da cattiva alimentazione, dalla promiscuità degli alloggi sovraffollato!), ma anche una palestra di democrazia pedagogica, di formazione dell'uomo nuovo.

    Un impegno morale oltre che politico.

    Ne è l'esempio Hendusia Himelfart che con Koza Ejchner8 – insegnante di Vilna – sceglierà di accompagnare i bambini superstiti del Medem Sanatorium alle camere a gas di Treblinka, il 22 agosto del 1942.

    A Marek Edelman, dirigente delle forze di autodifesa del Bund e suo ex compagno di scuola che gli offre una via di fuga lei risponde "Ho qui 150 bambini, non posso mica lasciarli soli".

    In una memoria quasi dimenticata, perchè nessun Wajda polacco ha voluto narrarla al mondo.

    Un impegno morale.

    Forse anche per questo l'Inno del Bund è stato Di Shvue9, il Giuramento.  Questo è il testo:

    Fratelli e sorelle di lavoro e povertà,

    Tutti voi che siete disseminati e sparsi,

    Insieme, insieme! La bandiera è pronta,

    Sventola d'ira, di sangue è rossa:

    Un giuramento, un giuramento di vita e di morte.

    Il cielo e la terra ci intenderanno,

    Testimoni saranno le stelle lucenti:

    Un giuramento di sangue e di lacrime

    Noi facciamo, facciamo, facciamo.

    Giuriamo fedeltà illimitata al Bund!

    Esso solo può liberare gli schiavi adesso,

    La bandiera rossa è alta e dispiegata.

    Sventola d'ira, di sangue è rossa:

    Un giuramento, un giuramento di vita e di morte.

    Un giuramento collettivo che porta all'impegno totale nel Bund, coscienti del sacrificio che questo comporta.

    Un giuramento che pareva scomparso nella tragedia della Shoah.

    Sui pochi sopravvisuti che – in coerenza col loro pensiero – scelsero di rimanere dov'erano, si abbattè la repressione staliniana.

    I Bund polacco e rumeno10 vennero sciolti, i dirigenti spesso sono imprigionati o costretti all'esilio .

    Periodicamente

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