Street Guru
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“Il tema della Descensio ad Inferos, della discesa dentro sé stessi, dopo Omero e Dante è stato raccontato in varie chiavi: poetica, drammatica, musicale e anche cinematografica. Dostoevskij, Conrad, Eliot ne sono alcuni interpreti, fino ad arrivare a Jim Morrison e a Francis Coppola con il suo “Apocalypse Now”. In “Street Guru” di Corto Monzese c’è un po’ di tutto questo, con l’aggiunta di un bel finale a sorpresa”.
Dalla Prefazione di Eva Badenoch
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Anteprima del libro
Street Guru - Corto Monzese
Prefazione
È un racconto che si legge d’un fiato con le budella in mano. Uno shrapnel, una scheggia che ti apre il ventre come purtroppo è successo a migliaia di ragazzi in Vietnam. Non riesci a seguirlo con la mente, in modo distaccato, ma solo con il corpo che subito, oltre alle budella, butta fuori tutti i suoi istinti, gli umori, le emozioni e le sue ansie. Allora non è solo un libro, ma qualcosa di non ben definito, da toccare, da odorare, da leccare e da ascoltare, da sniffare se necessario. Chi cerca la bella scrittura e tanti bei ragionamenti conditi di aria fritta, è finito nel posto sbagliato. Qui la stessa filosofia viene bandita, al pari di tutte le cose che non tengono i piedi per terra, come quei voli pindarici che si sciolgono al sole. E lo stato continuo di guerra che l’autore vagheggia
, non ha niente a che vedere con il mondo esterno. È uno sforzo interiore di crescita spirituale, slegato da ogni bandiera, ideologia o religione, che ognuno dovrebbe vivere in sé stesso, costantemente. È la lotta tra il Sì e il No, come la chiama lui, lo sfregamento degli opposti, che crea quel Fuoco Alchemico che pian piano trasmuta chi intraprende il Cammino. Allora anche se Street Guru
si rifà ad Apocalypse Now
, condividendo con il lettore le tante immagini e i molti simboli, non è un libro di guerra
. Il mio film non è sulla guerra del Vietnam, è il Vietnam! ha dichiarato pubblicamente F. Coppola e per Corto Monzese vale la stessa cosa, poiché il Vietnam, nel suo romanzo, è quel viaggio iniziatico attraverso l’inferno delle tenebre che porta alla riscoperta della luce … della Verità della luce.
Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi, diceva Bertrand Russell. Corto, il protagonista del romanzo, l’Autore stesso forse, è un uomo che dubita. E ciò che lo irrita di più nella gente è che tutti credono di sapere e di aver risolto le questioni importanti della vita. Quelle che lui, proprio perché mai chiare, mai certe né definitive, in tutta onestà non si sente mai di trattare con distacco, dall’alto in basso, dal pulpito o in modo cattedratico. È un Idiòta, di quelli che menano una vita al di fuori dalla buona società dei benpensanti
, degli inquadrati, dei funzionari alla Kafka, con davanti migliaia di documenti ingialliti sulla scrivania. Uno che va sempre per la sua strada, indipendentemente da tutto e da tutti. Del resto per arrivare a Essere sé stessi, non si può che menar vita privata, solitaria e particolare, non c’è altro modo! Il vero significato della parola Idiòta, così come lo intendevano gli antichi sapienti, è proprio questo. Per l’uomo ordinario, invece, è diventato sinonimo di scemo del villaggio, uno che ha perduto o che non ha mai avuto il bene del loro
intelletto. Com’è possibile, questa gente si domanda, che qualcuno desideri vivere in modo così innaturale da non condividere con/come noi i piaceri che il mondo offre, il naturale anelito alle comodità e al benessere? E poi, cosa mai ci sarà da cercare o da conoscere che già non sappiamo? L’Idiòta DOC come Corto è un individuo borderline, in bilico ma sempre in equilibrio tra innocenza e follia, istintivo, originale, capace di azioni incomprensibili per i benpensanti cultori del parlar comune, del parlare a vanvera della buona società. Uno di quelli che all’esistenza conscia preferisce quella inconscia, irrazionale, in perenne ricerca, assetata di esperienze determinanti, inattese e rischiose, che vede il mondo alla rovescia ma dritto! … Che ha il fuoco nelle vene. Un insoddisfatto, che non sta mai bene dove si trova. Un vero ribelle che, anche se va in missione per qualcuno, in realtà non lotta mai che per sé stesso. Uno che vive il presente senza guardare al passato o sperare nel futuro (sa che potrebbe non esserci) e che all’immaginario delle parole preferisce la realtà dell’azione. Proscritto, cane sciolto, reietto, apolide senza patria né religione. Sembra non avere età, un fanciullo-grande che sa già quello che vuole o meglio quello che non vuole, ben conscio che prima di avere delle certezze bisogna farne di strada. Un bambino che fin da piccolo parla la lingua degli adulti, fatta di cose che loro amano sentirsi dire, ma che subito rinnega nei discorsi importanti con sé stesso. Sono veramente pochi quelli che, come lui, hanno il coraggio d’andare contro corrente, col rischio delle volte d’alternare combattimenti su opposte fazioni, di contraddirsi da soli. A ben vedere, forse non è tanto una questione di coraggio, quanto un’inevitabile necessità di dare libero sfogo alla propria natura, stanca di tutto ciò che non serve, della gabbia in cui tutti fanno a gara per cacciarvisi dentro, insieme alla cianfrusaglia delle loro false sicurezze, a dispetto della parola che più usano e che dicono tanto di amare … libertà. Libertà! C’è come un delirio di potenza, irresistibile, di fronte alla perdita di ogni cosa, uno charme che solo la guerra è in grado di offrire, nell’eccitazione dell’uccidere e di rischiare di venire ucciso nel bel mezzo di esperienze rischiose e sempre al limite. Libertà dalla paura di perdere ogni cosa, anche la propria vita. Libertà di vivere il presente, Quì e Ora, per esplorare il proprio talento più autentico, il proprio Sé, e vivere ogni momento per quello che è, così com’è e dove si è, creando sempre qualcosa di diverso e di adatto alla situazione. Gettando al vento ogni preconcetto. Corto in qualche modo vuole farsi Mago, vuole padroneggiare il suo futuro, perché non accetta come gira il mondo
. Così la guerra diventa totale, assoluta, non solo dentro ma anche fuori di lui. Insostenibile, mostruosa, ma, al tempo stesso creatrice. L’importante è non lasciarsi prendere dal suo fascino perverso. Togliere fascino alla guerra! Ti rendi conto, porca miseria, e come diavolo si fa, eh? … È come togliere il fascino al sesso, o cercare di togliere fascino ai Rolling Stones!, così rispondeva Tim Page, uno dei più noti fotoreporter in Vietnam, all’editore che gli chiedeva di scrivere un libro per <Apocalypse Now
. Soltanto se si accetta L’Orrore di questa verità, senza riserve, si può trovare un punto di equilibrio, si può gestire la nostra natura altalenante tra amore e odio, pace e violenza e far coesistere il lupo e l’agnello che abbiamo dentro di noi.
Il racconto è una ‘Descensio ad Inferos’, quella discesa dentro sé stessi che, dopo Omero e Dante, è stata più volte raccontata in varie chiavi: comica, poetica, drammatica e filosofica, ma anche musicale e cinematografica … nel corso dei secoli. Rabelais, Baudelaire, Dostoevskij, Conrad, Eliot ne sono alcuni interpreti e poi le Upanishad
fino ad arrivare a Jim Morrison e ad Apocalypse Now
di F. Coppola. La tecnica narrativa di cui si avvale l’Autore è quella del flusso di coscienza, che consiste nello scrivere i pensieri in modo libero, così come appaiono nella mente dei vari personaggi. Un ‘modus operandi’ ormai considerato, a pieno titolo, genere letterario a sé stante, basti pensare che alcuni dei suoi interpreti sono nomi illustri del calibro di Virginia Woolf, T.S. Eliot, Jack Kerouac e William Faulkner e i nostri Luigi Pirandello, Giuseppe Berto e Italo Svevo. Senza dimenticare che il creatore di questo modo di scrivere è stato proprio quell’Edouard Dujardin dal quale lo stesso J. Joyce, trent’anni più tardi, confiderà di aver appreso la tecnica. Il flusso di coscienza e i monologhi interiori di Corto costituiscono l’ossatura di questo romanzo che Dario Fossati, studioso di letteratura inglese e curatore della traduzione di Street Guru
, ama definire Neo Mod, sigla più che azzeccata per questa opera che attinge molto dalla cinematografia, la neo-letteratura odierna, senza tradire la vocazione per la vecchia
letteratura modernista volta alla ricerca quasi ossessiva di nuove tecniche narrative e la passione per la mitologia, l’antropologia e la storia delle religioni. Qui l’autore abbandona ogni personalismo distaccandosi quasi totalmente dalla sua opera per renderla, prima di tutto, autosufficiente, attraverso un linguaggio oggettivo, preciso, condiviso, come quello della gente nel vivere quotidiano. E non guasta affatto se in questo Neo Mod finiscono dentro anche un po’ di psicoanalisi, con i suoi tabù e le sue simbologie sessuali, insieme a flashback e flash-forward inseriti ad arte. Flusso di coscienza e monologhi dal sapore modernista, dicevamo, che solo loro riescono a farci vivere in prima persona la vera natura del protagonista con tutti i suoi istinti, le sue passioni e perché no … anche la sua filosofia
. Poco importa se sull’altare di questo Cammino introspettivo le sacrosante regole della grammatica e dell’ortografia delle volte vengano abolite, se altre volte la punteggiatura venga esagerata o stravolta e se, come spesso capita, più parole vengano fuse insieme per creare idee, profumi, sensazioni e sapori. Un mondo di cose nuove o forse solo sopite nel nostro inconscio. E poi è proprio bellissima oltre che straordinaria questa trovata di Corto Monzese di far dialogare il protagonista del racconto con Willard e il com.te Kurtz, utilizzando le frasi di Apocalypse Now
senza cambiarle di una virgola. Un gioco in cui si diverte tantissimo anche se, di sicuro, non dev’essere stata impresa facile inserire le tessere/tematiche di Street Guru
in un puzzle preesistente, come quello coppoliano, incastrandole alla perfezione in modo certosino. Il suo libro allora diventa il terzo film della saga Vietnam di F. Coppola, immaginario, che dopo il primo e il Redux (la versione del 2001), questa volta si potrebbe chiamare Apocalypse Now – Beyond
. E Corto in questo nuovo cast diventa senz’altro Parsifal, il figlio della dinastia regale Willard/Kurtz che, contrariamente ai suoi padri, riuscirà a vedere (ma non volevamo dirlo) il Santo Graal. Corto infatti va oltre, fa ciò che nessun altro ha mai fatto … e Beyond
va letto proprio in tal senso! Inutile dire che tutti i rimandi ad Apocalypse Now
, numerosi soprattutto nelle prime pagine di Street Guru
, faranno venire l’acquolina in bocca agli amanti di questo film capolavoro. Chicche di libidine allo stato puro.
In realtà l’Autore si avvale anche della collaborazione
di altri due film, La Grande Bellezza
di Paolo Sorrentino e Il Coraggioso
di Johnny Depp. Questa tecnica citazionista di Corto Monzese, che consiste nel combinare film diversi in una nuova opera, sia per filosofia che per modalità esecutiva è del tutto differente da quella dei prodotti stilisticamente abbaglianti di Q. Tarantino. La violenza in Street Guru
non è mai gratuita, immotivata quand’anche sadica, da revenge-rape movie, da kung fu movie di Hong Kong o da spaghetti-western, il genere di film che hanno fatto la fortuna del regista DJ
statunitense, elevandolo a sovrano assoluto dell’immaginario e delle ossessioni della cultura pop. Non è un caso che Peter Bogdanovich lo abbia definito il regista più influente della sua generazione. La violenza che Corto ci racconta attraverso le sue confessioni, le sue allucinazioni … le sue azioni … e i simboli a lui tanto cari, delle volte prendendoci per mano per andarne insieme alla scoperta, è di tipo propedeutico e da intendersi come preparatoria alla conoscenza e al conseguente perfezionamento di sé stessi. È quella che serve a toccare il fondo per poi risalire dalle tenebre verso la Luce.